Obbligazioni perpetue e subordinate Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sulle obbligazioni perpetue... - Cap. 3

Hai per caso switchato dalla 9,375 su questa ?
Ps. Pensa che il 5 maggio l'ho studiato persino io .

bentornato Cris.....no la 9,37 la tengo ...oramai il valore lo vedo solo sui coco europei e relativo mercato azionario che ante crisi stava sui 4000 ora viaggia sui 3000 al contrario di quello americano che era sui 1600 e ora viaggia sui 2000.....siamo oramai all' assurdo che se una cosa e' americana .... la stessa senza nessuna differenza se e' europea vale la meta'
 
MILANO (MF-DJ)--Le banche europee, scrive MF, chiedono piu' chiarezza sui requisiti patrimoniali di secondo pilastro (Srep) e di non conteggiarli nelle soglie valide per calcolare l'ammontare massimo distribuibile (Maximum distributable amount o Mda) per dividendi, cedole e bonus. "Il calcolo del Mda dovrebbe considerare soltanto i requisiti di primo pilastro (i minimi regolamentari validi per tutti, ndr) e quelli sui buffer complessivi, senza includere i requisiti di secondo pilastro", ha scritto il presidente dell'associazione bancaria europea Ebf, Frederic Oudea, in una lettera inviata a fine marzo al commissario Ue ai servizi finanziari, Jonathan Hill. " essenziale arrivare a una soluzione comune e soddisfacente prima della fine degli Srep del 2016, in modo da prevenire la ripetizionedello stato di allarme che si e' verificato recentemente per gli Srep del 2015". La direttiva sui requisiti di capitale (Crd4), negli articoli in cui si occupa del tema Mda, fa riferimento a requisiti di primo pilastro piu' buffer, ma non e' chiara sul trattamento degli Srep.
red/lab (fine) MF-DJ NEWS 12apr 2016 08:02
 
ROMA (MF-DJ)--Acquisto delle sofferenze a prezzi attuali di carico. Potrebbe essere questa la vera sorpresa dell'operazione Atlante. Lo scrive Il Sole 24 ore spiegando che il fondo potrebbe infatti acquistare le sofferenze bancarie a un prezzo non lontano da quello a cui sono iscritte in bilancio. Una novita' questa, prosegue il giornale, che sarebbe stata prospettata nel corso dell'incontro tecnico avvenuto ieri al Mef e la cui realizzabilita' pone problemi di non poco conto vista la dimensione del problema. Ma se confermata, la mossa avrebbe una rilevanza decisiva per il settore del credito domestico perche' permetterebbe di alleggerire il fardello da 87 mld di non performing loans netti senza pero' procurare perdite ingenti. Per quanto riguarda gli interventi sulle ricapitalizzazioni -e in particolare su Veneto Banca e B.P.Vicenza che sono imminenti- la sgr indipendente che gestisce il fondo potra' sottoscrivere direttamente le azioni di nuova emissione in maniera coordinata con gli altri membri del consorzio di garanzia. Non solo: e' previsto, spiega il quotidiano, che il fondo possa anche intervenire in private placement, ovvero aumenti di capitale riservati "eventualmente indirizzati anche al solo Fondo Atlante". Il dossier di 18 pagine contenente i dettagli sul funzionamento del fondo Atlante e' in questi giorni all'attenzione degli investitori.

vs (fine) MF-DJ NEWS 12 apr 2016 10:07
 
ROMA (MF-DJ)--Acquisto delle sofferenze a prezzi attuali di carico. Potrebbe essere questa la vera sorpresa dell'operazione Atlante. Lo scrive Il Sole 24 ore spiegando che il fondo potrebbe infatti acquistare le sofferenze bancarie a un prezzo non lontano da quello a cui sono iscritte in bilancio. Una novita' questa, prosegue il giornale, che sarebbe stata prospettata nel corso dell'incontro tecnico avvenuto ieri al Mef e la cui realizzabilita' pone problemi di non poco conto vista la dimensione del problema. Ma se confermata, la mossa avrebbe una rilevanza decisiva per il settore del credito domestico perche' permetterebbe di alleggerire il fardello da 87 mld di non performing loans netti senza pero' procurare perdite ingenti. Per quanto riguarda gli interventi sulle ricapitalizzazioni -e in particolare su Veneto Banca e B.P.Vicenza che sono imminenti- la sgr indipendente che gestisce il fondo potra' sottoscrivere direttamente le azioni di nuova emissione in maniera coordinata con gli altri membri del consorzio di garanzia. Non solo: e' previsto, spiega il quotidiano, che il fondo possa anche intervenire in private placement, ovvero aumenti di capitale riservati "eventualmente indirizzati anche al solo Fondo Atlante". Il dossier di 18 pagine contenente i dettagli sul funzionamento del fondo Atlante e' in questi giorni all'attenzione degli investitori.

vs (fine) MF-DJ NEWS 12 apr 2016 10:07

La prima cosa che mi salta all'occhio è la capitalizzazione di partenza di atlante 5 miliardi. Sembrano pochi.
 
ANDRÀ MOLTO PEGGIO, PRIMA DI ANDARE MEGLIO Atlante, la leva di debito e il cielo del credito - Phastidio.net

Atlante, la leva di debito e il cielo del credito

Pubblicato il 12 aprile 2016 in Economia & Mercato/Italia

Il nuovo veicolo destinato a portare sulle proprie spalle il cielo del credito italiano sta vedendo la luce. Si chiamerà, piuttosto opportunamente, Atlante, sarà la risposta di sistema ad un sistema che rischia di cadere a pezzi. Parte con l’ambizione di generare effetti benefici e sinergici sul costo del capitale delle banche ma rischia, se utilizzato impropriamente, solo di diffondere le tossine anche alle parti sane dell’organismo della finanza italiana.


Il capitale iniziale di cui Atlante sarà dotato dovrebbe essere dell’ordine di 5 miliardi di euro. Che sono del tutto insufficienti per agire su quella che dovrebbe essere la leva per arrestare la diffusione dell’ammaloramento nel sistema bancario: le sofferenze. Che oggi ammontano, al netto delle rettifiche già iscritte a bilancio, a poco più di 80 miliardi di euro. Ovvio che il veicolo non dovrà asportarle tutte (pare solo le tranche mezzanine delle cartolarizzazioni previste dalla garanzia pubblica) ma resta il punto dirimente: a quale prezzo? In media le sofferenze sono coperte al 56% del valore nominale dei crediti sottostanti. Per evitare alle banche di incassare perdite da realizzo che ne eroderebbero il capitale, bisogna chiedersi se un prezzo medio di cessione a 44 possa essere considerato realistico.

Si dice che sinora le banche non hanno ceduto le proprie sofferenze perché le società specializzate avrebbero offerto troppo poco, puntando ad elevati tassi di rendimento dell’investimento. “Sulle sofferenze serve più tempo, e molta pazienza”, è il ritornello delle banche e della politica. Indubbio che il tempo giochi un ruolo: se il recupero del credito in sofferenza avvenisse in tempi ridotti, grazie ad una più efficiente giustizia civile, il valore delle sofferenze aumenterebbe. Ma non scordiamo che dietro ai prestiti in sofferenza ci sono debitori. Si potrebbe anche legiferare che, se hai un mutuo e non paghi poche rate, perdi la casa subito e finita lì (ricorda qualcosa?). Ma ci sarebbe un ovvio impatto sociale. Per evitare che un credito incagliato si trasformi in sofferenza serve rapidità di azione a vantaggio del creditore. Ma spesso tale rapidità di azione finirebbe con l’ammazzare il debitore, ad esempio nel caso di aziende affidate. Quindi, anche se la politica e i media ritengono che il proiettile d’argento siano i tempi di recupero del credito, non scordiamo che dietro questi tempi ci sono aziende e famiglie.

Ma c’è anche un altro problema, che poi è sempre quello: quante delle sofferenze sono assistite da garanzie, e quante non lo sono? Se abbiamo tra le mani crediti non garantiti erogati a famiglie ed aziende, queste ultime magari già fallite, quanto possiamo recuperare? In breve, si fa presto a dire che “serve tempo”, ed è certamente vero. Ma se i prestiti in sofferenza non hanno un “substrato” recuperabile, il loro valore resta prossimo allo zero. E questo ci riporta ad Atlante: se pagherà troppo le sofferenze, finirà col realizzare una perdita che intaccherà anche il suo capitale, e dovrà essere ricapitalizzato dai suoi azionisti. Anche ammettendo che il nuovo veicolo non sia “esoso” (ma esiste comunque una cosa chiamata rischio-rendimento), e quindi si accontenti di rendimenti molto bassi (cioè “politici”) sulle sofferenze acquisite, se invece che utili realizzasse perdite, il problema sarebbe solo spinto più in là. Inoltre, resta da valutare il grado di leva finanziaria necessario ad Atlante. Con 5 miliardi di mezzi propri quanto debito si deve aggiungere, per portarsi a casa un importo significativo di sofferenze? Ve lo diciamo noi, ne serve molto. Che rating avrà il debito di Atlante, quindi? Chi lo sottoscriverà? Le stesse banche a cui Atlante comprerà le sofferenze? Il rischio di intossicare un sistema già intossicato usando scatole cinesi è non trascurabile.

Scendiamo nel dettaglio tecnico: Atlante comprerà le tranche più junior delle cartolarizzazioni delle sofferenze, dato che le tranche senior dovrebbero essere piazzate sul mercato attraverso la garanzia pubblica data dalle Gacs, che tuttavia ad oggi non è stata ancora attivata, forse perché preliminarmente ad essa serve proprio che la banca collochi la tranche mezzanina. Ma quale sarà il prezzo a cui Atlante comprerà? Dipende da banca a banca, cioè dalla qualità delle sofferenze di ogni istituto. Se tale qualità è bassa, cioè il valore di recupero atteso è basso, la tranche mezzanina sarà di grande dimensione e dovrà rendere necessariamente molto. Quindi si torna al via. A meno che Atlante non decida di sussidiare l’acquisto, accontentandosi di un rendimento inferiore. Cioè ponga le basi per il suo successivo dissesto, nel momento in cui su quelle tranche realizzerà delle perdite. Se non c’è mercato, ci sono solo perdite attese. Ma forse Atlante seppellirà le Gacs e procederà ad acquistare pacchetti di sofferenze non cartolarizzate.

Si dice in queste ore che, se la rimozione delle sofferenze avrà successo, il costo del capitale proprio delle banche scenderà di molto, e forse che gli aumenti di capitale potranno avvenire senza ricorrere ad una rete di protezione. Può essere, ma tutto dipenderà dal modo in cui l’intera costruzione verrà gestita. Atlante potrà effettuare aumenti di capitale riservati, cioè come piazzamenti privati; potrà anche acquistare strumenti di capitale delle banche, come gli Additional Tier 1, i cosiddetti CoCo bonds, che sono ibridi tra debito e capitale. I suoi azionisti parteciperanno al suo capitale ciascuno in misura inferiore al 20% per non consolidare nei propri conti le banche di cui il fondo divenisse controllante, dopo gli aumenti di capitale. E sin qui, ha senso. Ma la forma non basta, serve pure la sostanza. Che governance avranno le banche che finiranno con l’avere Atlante come proprietario? E Atlante diverrà il guardiano di un’oligarchia asserragliata in un fortino che sta cadendo a pezzi?

Le fondazioni bancarie, a cui per lustri è stato detto che dovevano liberarsi delle partecipazioni bancarie e diversificare il portafoglio, rischiano di (ri)trovarsi a possedere un portafoglio di titoli bancari. Il tempo dirà se questa audace operazione di ingegneria finanziaria di sistema contribuirà a risolvere il problema o accelererà l’implosione del medesimo. Resta il punto di base: il tempo delle scorciatoie è terminato, in Italia. E non è colpa dei tedeschi o di Bruxelles.
 
oggi stanno stringendo bene mps e carige

ho visto anche un po' di interesse per il tier1 di mps, chissà che non inizino a considerare che non fallirà più e che anche il tier1 prima o poi rincomincierà a pagare le cedole...
 
Ultima modifica:
ANDRÀ MOLTO PEGGIO, PRIMA DI ANDARE MEGLIO Atlante, la leva di debito e il cielo del credito - Phastidio.net

Atlante, la leva di debito e il cielo del credito

Pubblicato il 12 aprile 2016 in Economia & Mercato/Italia

Il nuovo veicolo destinato a portare sulle proprie spalle il cielo del credito italiano sta vedendo la luce. Si chiamerà, piuttosto opportunamente, Atlante, sarà la risposta di sistema ad un sistema che rischia di cadere a pezzi. Parte con l’ambizione di generare effetti benefici e sinergici sul costo del capitale delle banche ma rischia, se utilizzato impropriamente, solo di diffondere le tossine anche alle parti sane dell’organismo della finanza italiana.


Il capitale iniziale di cui Atlante sarà dotato dovrebbe essere dell’ordine di 5 miliardi di euro. Che sono del tutto insufficienti per agire su quella che dovrebbe essere la leva per arrestare la diffusione dell’ammaloramento nel sistema bancario: le sofferenze. Che oggi ammontano, al netto delle rettifiche già iscritte a bilancio, a poco più di 80 miliardi di euro. Ovvio che il veicolo non dovrà asportarle tutte (pare solo le tranche mezzanine delle cartolarizzazioni previste dalla garanzia pubblica) ma resta il punto dirimente: a quale prezzo? In media le sofferenze sono coperte al 56% del valore nominale dei crediti sottostanti. Per evitare alle banche di incassare perdite da realizzo che ne eroderebbero il capitale, bisogna chiedersi se un prezzo medio di cessione a 44 possa essere considerato realistico.

Si dice che sinora le banche non hanno ceduto le proprie sofferenze perché le società specializzate avrebbero offerto troppo poco, puntando ad elevati tassi di rendimento dell’investimento. “Sulle sofferenze serve più tempo, e molta pazienza”, è il ritornello delle banche e della politica. Indubbio che il tempo giochi un ruolo: se il recupero del credito in sofferenza avvenisse in tempi ridotti, grazie ad una più efficiente giustizia civile, il valore delle sofferenze aumenterebbe. Ma non scordiamo che dietro ai prestiti in sofferenza ci sono debitori. Si potrebbe anche legiferare che, se hai un mutuo e non paghi poche rate, perdi la casa subito e finita lì (ricorda qualcosa?). Ma ci sarebbe un ovvio impatto sociale. Per evitare che un credito incagliato si trasformi in sofferenza serve rapidità di azione a vantaggio del creditore. Ma spesso tale rapidità di azione finirebbe con l’ammazzare il debitore, ad esempio nel caso di aziende affidate. Quindi, anche se la politica e i media ritengono che il proiettile d’argento siano i tempi di recupero del credito, non scordiamo che dietro questi tempi ci sono aziende e famiglie.

Ma c’è anche un altro problema, che poi è sempre quello: quante delle sofferenze sono assistite da garanzie, e quante non lo sono? Se abbiamo tra le mani crediti non garantiti erogati a famiglie ed aziende, queste ultime magari già fallite, quanto possiamo recuperare? In breve, si fa presto a dire che “serve tempo”, ed è certamente vero. Ma se i prestiti in sofferenza non hanno un “substrato” recuperabile, il loro valore resta prossimo allo zero. E questo ci riporta ad Atlante: se pagherà troppo le sofferenze, finirà col realizzare una perdita che intaccherà anche il suo capitale, e dovrà essere ricapitalizzato dai suoi azionisti. Anche ammettendo che il nuovo veicolo non sia “esoso” (ma esiste comunque una cosa chiamata rischio-rendimento), e quindi si accontenti di rendimenti molto bassi (cioè “politici”) sulle sofferenze acquisite, se invece che utili realizzasse perdite, il problema sarebbe solo spinto più in là. Inoltre, resta da valutare il grado di leva finanziaria necessario ad Atlante. Con 5 miliardi di mezzi propri quanto debito si deve aggiungere, per portarsi a casa un importo significativo di sofferenze? Ve lo diciamo noi, ne serve molto. Che rating avrà il debito di Atlante, quindi? Chi lo sottoscriverà? Le stesse banche a cui Atlante comprerà le sofferenze? Il rischio di intossicare un sistema già intossicato usando scatole cinesi è non trascurabile.

Scendiamo nel dettaglio tecnico: Atlante comprerà le tranche più junior delle cartolarizzazioni delle sofferenze, dato che le tranche senior dovrebbero essere piazzate sul mercato attraverso la garanzia pubblica data dalle Gacs, che tuttavia ad oggi non è stata ancora attivata, forse perché preliminarmente ad essa serve proprio che la banca collochi la tranche mezzanina. Ma quale sarà il prezzo a cui Atlante comprerà? Dipende da banca a banca, cioè dalla qualità delle sofferenze di ogni istituto. Se tale qualità è bassa, cioè il valore di recupero atteso è basso, la tranche mezzanina sarà di grande dimensione e dovrà rendere necessariamente molto. Quindi si torna al via. A meno che Atlante non decida di sussidiare l’acquisto, accontentandosi di un rendimento inferiore. Cioè ponga le basi per il suo successivo dissesto, nel momento in cui su quelle tranche realizzerà delle perdite. Se non c’è mercato, ci sono solo perdite attese. Ma forse Atlante seppellirà le Gacs e procederà ad acquistare pacchetti di sofferenze non cartolarizzate.

Si dice in queste ore che, se la rimozione delle sofferenze avrà successo, il costo del capitale proprio delle banche scenderà di molto, e forse che gli aumenti di capitale potranno avvenire senza ricorrere ad una rete di protezione. Può essere, ma tutto dipenderà dal modo in cui l’intera costruzione verrà gestita. Atlante potrà effettuare aumenti di capitale riservati, cioè come piazzamenti privati; potrà anche acquistare strumenti di capitale delle banche, come gli Additional Tier 1, i cosiddetti CoCo bonds, che sono ibridi tra debito e capitale. I suoi azionisti parteciperanno al suo capitale ciascuno in misura inferiore al 20% per non consolidare nei propri conti le banche di cui il fondo divenisse controllante, dopo gli aumenti di capitale. E sin qui, ha senso. Ma la forma non basta, serve pure la sostanza. Che governance avranno le banche che finiranno con l’avere Atlante come proprietario? E Atlante diverrà il guardiano di un’oligarchia asserragliata in un fortino che sta cadendo a pezzi?

Le fondazioni bancarie, a cui per lustri è stato detto che dovevano liberarsi delle partecipazioni bancarie e diversificare il portafoglio, rischiano di (ri)trovarsi a possedere un portafoglio di titoli bancari. Il tempo dirà se questa audace operazione di ingegneria finanziaria di sistema contribuirà a risolvere il problema o accelererà l’implosione del medesimo. Resta il punto di base: il tempo delle scorciatoie è terminato, in Italia. E non è colpa dei tedeschi o di Bruxelles.

Interessante articolo.
Che sia ingegneria finanziaria e anche audace non c'è dubbio.
Si tira a campare e si guadagna tempo, come al solito; a questo c'ero arrivato anch'io.

Buon per noi cmq , almeno per un pò; intanto in questi gg ho fatto il pieno di carige , vicenza e mps brevissime; poi si vedrà...
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto