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MILANO (MF-DJ)--L'Italia non dovrebbe usare i soldi dei contribuenti per sostenere le banche in difficoltà in quanto andrebbe a violare le nuove norme europee in materia di salvataggi bancari.
Lo ha affermato Jeroen Dijsselbloem. Il presidente dell'Eurogruppo ha puntualizzato infatti che "ora abbiamo regole europee chiare su come affrontare queste situazioni e su chi deve pagare il conto". Il premier italiano Matteo Renzi "vorrebbe che noi sospendessimo temporaneamente le norme ma penso che non dovremmo farlo. Se una banca è nei guai, sono gli investitori a dover sostenere le perdite".
Dijsselbloem, da sempre strenuo difensore delle normative comunitarie sul salvataggio degli istituti di credito, ha inoltre sottolineato che aggirare le regole invierebbe un segnale negativo agli investitori in Germania, Francia e in altre banche europee. "Proteggere gli investitori a spese dei contribuenti appartiene al passato", ha aggiunto il numero uno dell'Eurogruppo, respingendo le richieste dell'Italia sulla concessioni di margini di manovra in scia alle turbolenze post Brexit.
"Non c'è alcun collegamento diretto tra le banche italiane e la Brexit. C'è un effetto indiretto, ma i problemi" degli istituti di credito del Paese "sono molto più vecchi. In molti altri Stati europei le banche sono già state puntellate, ristrutturate, nazionalizzate e quindi rivendute. L'Italia ha ancora un sacco di lavoro da fare", ha concluso Dijsselbloem.
MILANO (MF-DJ)--L'Italia non dovrebbe usare i soldi dei contribuenti per sostenere le banche in difficoltà in quanto andrebbe a violare le nuove norme europee in materia di salvataggi bancari.
Lo ha affermato Jeroen Dijsselbloem. Il presidente dell'Eurogruppo ha puntualizzato infatti che "ora abbiamo regole europee chiare su come affrontare queste situazioni e su chi deve pagare il conto". Il premier italiano Matteo Renzi "vorrebbe che noi sospendessimo temporaneamente le norme ma penso che non dovremmo farlo. Se una banca è nei guai, sono gli investitori a dover sostenere le perdite".
Dijsselbloem, da sempre strenuo difensore delle normative comunitarie sul salvataggio degli istituti di credito, ha inoltre sottolineato che aggirare le regole invierebbe un segnale negativo agli investitori in Germania, Francia e in altre banche europee. "Proteggere gli investitori a spese dei contribuenti appartiene al passato", ha aggiunto il numero uno dell'Eurogruppo, respingendo le richieste dell'Italia sulla concessioni di margini di manovra in scia alle turbolenze post Brexit.
"Non c'è alcun collegamento diretto tra le banche italiane e la Brexit. C'è un effetto indiretto, ma i problemi" degli istituti di credito del Paese "sono molto più vecchi. In molti altri Stati europei le banche sono già state puntellate, ristrutturate, nazionalizzate e quindi rivendute. L'Italia ha ancora un sacco di lavoro da fare", ha concluso Dijsselbloem.