Obbligazioni perpetue e subordinate Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sulle obbligazioni perpetue... - Cap. 3

Deutsche Lufthansa AG is working with banks on a plan to raise about 3 billion euros ($3.7 billion) in equity to help repay its state coronavirus bailout, according to people familiar with the matter.
The timing and size of the capital increase will be subject to market conditions and could come as soon as June, the people said.
Europe’s largest airline received a 9 billion-euro state bailout last year after the coronavirus pandemic ended a decades-long boom in air travel. The new funding would provide enough cash to repay a chunk of a 5.5 billion-euro silent participation still held by the German state. Lufthansa’s executive pay and M&A activity is restricted until it’s repaid the government.
A spokesman for Lufthansa declined to comment. Shares of the carrier group, which also includes Swiss, Brussels Airlines and Austrian Airlines, have gained around 5% since the start of the year. BBG
 
Banca Ifis ha chiuso il primo trimestre del 2021 con un utile netto a 20,1 milioni di euro e crescita a doppia cifra dei ricavi nei core business. Lo comunica l'istituto in una nota al termine del cda, che ha approvato i conti al 31 marzo. Quanto al dividendo, è stato stabilito a 0,47 euro per azione, in pagamento il 26 maggio.
La posizione patrimoniale rafforzata con Cet1 all’11,77% (+0,48% rispetto al 31 dicembre 2020). Il margine di intermediazione totale è risultato pari 137,7 milioni di euro, in crescita del 30% rispetto al primo trimestre 2020. Nel primo trimestre, continua Banca Ifis, il costo del credito è risultato pari a 16 milioni di euro inclusi gli 8 milioni di euro di accantonamenti addizionali su crediti in bonis nell’ambito di ulteriore prudenza in relazione allo scenario Covid-19. E' solida la posizione di liquidità: circa 1,2 miliardi di euro al 31 marzo tra riserve e attivi liberi finanziabili in Bce (Lcr superiore a 1.400%). La raccolta retail è stabile a 4,5 miliardi di euro.
La banca ha raggiunto il massimo storico per i recuperi di cassa sui portafogli Npl acquistati che si attestano a 81 milioni di euro (+24%) e ottima performance dei ricavi nel Commercial e Corporate Banking (+21%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A fronte di un contesto macroeconomico in miglioramento, si registrano segnali positivi da parte dei clienti: oltre un terzo ha scelto di anticipare la ripresa dei pagamenti delle rate che beneficiavano delle moratorie.
 
ringrazio Rottweiler per le segnalazioni

e ringrazio il Negus per l'ottimo file che mette a disposizione della comunità

se posso, suggerirei di aggiungere un campo per il futuro, quello della data di comunicazione dell'esercizio delle call
guardando le passate call esercitate permetterebbe di capire meglio il comportamento delle varie banche nell'esercizio delle call
 
UniCredit SpA has received from the Single Resolution Board and Banca d'Italia the updated decision on the Minimum Requirement for Own Funds and Eligible Liabilities (MREL): this supersedes the previous one communicated in December 2019, which set the MREL equal to 10.67 percent of Total Liabilities and Own Funds (TLOF) and applicable from 30 June 2022.
From 1 January 2022, UniCredit SpA shall comply, on a consolidated basis, with an intermediate MREL equal to the maximum between 20.73 percent of Risk Weighted Assets (RWA) - plus the Combined Buffer Requirement (CBR) applicable at that point in time - and a 5.90 percent of leverage ratio exposures (LRE).
From 1 January 2024, the consolidated MREL will become 'fully loaded' and will be set equal to the maximum between 21.40 percent RWA - plus the applicable CBR - and 5.90 percent LRE.
Starting from 1 January 2022, UniCredit SpA will also have to comply with a subordinated MREL, i.e. to be met with subordinated instruments, equal to the maximum between 11.79 percent RWA - plus the applicable CBR - and 5.68 percent LRE. Both these amounts already take into account the 'senior allowance', i.e. the possibility to meet part of the subordinated requirement with senior (non-subordinated) instruments.
All these requirements shall be met with consolidated Own Funds plus Eligible Liabilities issued by UniCredit SpA only.
 
Ieri si è consumato, salvo sviste, il mancato richiamo di 2 CMS. La situazione CMS si può così riassumere, al momento:

+i 2 di DB, 1 dei BFCM, l'RZB saranno molto probabilmente richiamati a dicembre
+tra la settimana prossima e dicembre i candidati alla call sono BPVN, ING, Santander, Sydbank, Jyske, le filiali BFCM, BBVA
+altri CMS vanno al 2022, probabilmente all'inizio

In teoria tutti questi titoli sono seri candidati alla call, ma occhio! In alcuni Paesi il quadro legislativo non è chiaro e non sono ancora esclusi interventi che potrebbero superare il problema di "infezione" denunciato dall'EBA. Quanto sia importante il "fattore infezione" è confermato da SocGen, che lo ha citato come principale causa di redemption nel recente comunicato relativo alle sue Discos.

Se detenessi un CMS seguirei con attenzione, tra le altre cose, gli sviluppi legislativi nel Paese di quell'emittente...

Poi ci sono le Discos, ma quella è un'altra storia...
 
Ieri si è consumato, salvo sviste, il mancato richiamo di 2 CMS. La situazione CMS si può così riassumere, al momento:

+i 2 di DB, 1 dei BFCM, l'RZB saranno molto probabilmente richiamati a dicembre
+tra la settimana prossima e dicembre i candidati alla call sono BPVN, ING, Santander, Sydbank, Jyske, le filiali BFCM, BBVA
+altri CMS vanno al 2022, probabilmente all'inizio

In teoria tutti questi titoli sono seri candidati alla call, ma occhio! In alcuni Paesi il quadro legislativo non è chiaro e non sono ancora esclusi interventi che potrebbero superare il problema di "infezione" denunciato dall'EBA. Quanto sia importante il "fattore infezione" è confermato da SocGen, che lo ha citato come principale causa di redemption nel recente comunicato relativo alle sue Discos.

Se detenessi un CMS seguirei con attenzione, tra le altre cose, gli sviluppi legislativi nel Paese di quell'emittente...

Poi ci sono le Discos, ma quella è un'altra storia...

RZB molto deludente.

Grazie per l’update.
 
L’indice dei titoli bancari europei, dopo aver perso metà del valore, è oggi appena il 2 per cento al di sotto del livello pre Covid (fine 2019), poco distante dall’indice generale. Tra le banche italiane, Intesa è ritornata ai livelli pre Covid, mentre l’andamento delle altre nello stesso periodo è stato dominato dalle indiscrezione su ipotesi varie di fusioni e acquisizioni, che hanno avvantaggiato Bpm (+ 26 per cento rispetto a fine 2019) e nociuto a Unicredit e Bper (rispettivamente, - 23 e -35). I valori delle banche in borsa dipendono prevalentemente dalle prospettive dell’economia e dalle attese circa la politica monetaria della Bce: pertanto la dinamica dei prezzi riflette il convincimento del mercato che le conseguenze economiche della crisi da Covid nell’Eurozona saranno presto riassorbite, senza strascichi duraturi, e che le politiche messe in atto da Bce e governi sosterranno questo scenario di crescita.
Valutazioni coerenti con le previsioni di consenso, con un Pil dell’Eurozona in crescita quest’anno del 4,1 per cento (4,3 per l’Italia), e del 4 nel 2022, in linea con gli Usa. Sempre stando al consenso, la ripresa globale sarà sostenuta dal mantenimento di politiche monetarie espansive, con i tassi di intervento delle banche centrali invariati fino al 2023 (a 0,25 negli Usa e -0,5 nell’area euro).
Crisi asimmetrica
Il primo rischio che il mercato minimizza è lo strascico di sofferenze che seguirà alla crisi. L’analisi prevalente è che non esista un rischio sistemico per le banche europee, perché la crisi è stata asimmetrica, come lo è stata la politica degli accantonamenti delle banche nei vari paesi. A differenza delle crisi precedenti, il crollo dell’attività economica si è infatti concentrato nei settori legati a tempo libero, ristorazione-alberghiero e commercio al dettaglio, mentre sono rimasti relativamente indenni quelli manifatturiero, industriale, servizi alle imprese e di pubblica utilità, grande distribuzione e immobiliare, che sono anche quelli verso i quali le banche hanno la maggiore esposizione. Dato confermato dall’andamento dei crediti in moratoria (regime che finirà quest’anno) e con garanzia statale, poiché coinvolgono debitori in temporanea difficoltà e quindi costituiscono un buon previsore dell’evoluzione futura delle sofferenze.
Alcune analisi mostrano come le garanzie statali siano state concesse prevalentemente a imprese medio-grandi con livelli di indebitamento sostenibili: è pertanto probabile che questi crediti in larga parte rimarranno in bonis (di fatto sono rifinanziamenti a tassi più vantaggiosi). Il problema potenziale è nei crediti in moratoria perché erogati prevalentemente a famiglie e piccole imprese, e ancora in crescita in tutta l’Eurozona nel quarto trimestre, prima della seconda ondata Covid. A fine 2020, tuttavia, la percentuale di questi crediti ancora in moratoria rispetto al totale dei prestiti nell’Eurozona era molto contenuta (dal quasi zero della Germania all’1 per cento di Francia e Belgio) salvo che in Italia (6 per cento) e Spagna (2,5), paesi che per la caratteristica delle loro economie (maggiore esposizione al turismo e tempo libero) e la numerosità di imprese individuali e di piccole dimensioni sono stati più colpiti; ma anche quelli dove le banche hanno fatto minori accantonamenti rispetto alla media storica. Le sofferenze quindi non costituiscono un rischio sistemico per l’Eurozona, ma un elemento di relativa debolezza delle banche italiane (e spagnole), che le eventuali fusioni di cui si parla non risolvono, ma addirittura potrebbero aggravare se, per migliorare le valutazioni in ottica negoziale, non si adottassero criteri prudenziali. Sarebbe invece auspicabile che le nostre banche approfittassero della congiuntura favorevole dei mercati per accelerare gli accantonamenti.
Inflazione
Lo scenario di una forte ripresa nell’Eurozona, continuamente rivista al rialzo, e che troverà il suo apice nella seconda metà dell’anno, rende probabile l’inizio della riduzione degli acquisti dei titoli di stato da parte della Bce già a partire da luglio, specie se i nuovi dati confermassero la solidità della ripresa, l’eliminazione delle restrizioni Covid per la stagione estiva, e l’accelerazione del piano vaccinale. Dagli 83 miliardi di acquisti ad aprile è ipotizzabile che si scenda a 40 a fine anno, con una dinamica analoga a quella del secondo semestre dello scorso anno.
La forza della ripresa rende invece poco credibile lo scenario di consenso per l’inflazione con un picco quest’anno all’ 1,6 per cento, per poi ridiscendere all’1,3 nel 2022, specie alla luce del dato americano di aprile, 4,2 per cento, di gran lunga superiore alle attese. Una riduzione degli acquisti Bce e un aumento delle aspettative di inflazione causeranno un rialzo generalizzato dei rendimenti dei titoli in euro, specialmente sul lungo termine, rendendo la curva dei tassi molto più ripida, visto che la Bce manterrà inalterati quelli ufficiali a breve. Un rialzo peraltro già iniziato, anche perché i tassi negativi fino a 10 anni nel mercato principale dei Bund non sono più giustificabili; e che trascinerà al rialzo anche quelli sui Btp visto che la Bce interviene per stabilizzare lo spread, non il livello dei tassi tedeschi.
Banche e finanza pubblica
Una curva più ripida migliora il margine di interesse delle banche perché possono lucrare il divario crescente tra rendimento degli investimenti a più lunga durata e il costo nullo o negativo dei depositi. Per le nostre banche però, può essere un’altra fonte di debolezza se l’aumento dei tassi dei Btp, assieme ai minori acquisti della Bce, diventassero una fonte di stress per i conti dello Stato, visto che detengono un quarto del suo debito (tra titoli e prestiti), e nonostante abbiano dimezzato, stando gli ultimi dati, i 67 miliardi di titoli acquistati da inizio pandemia.
Se veramente si vuole l’unione bancaria bisogna spezzare il legame tra banche e finanza pubblica, altrimenti è utopistico immaginare che depositi tedeschi finanzino il debito pubblico italiano, o di altri paesi. Bisognerebbe invece fornire alle banche europee un unico safe asset in euro invece dei titoli di stato dei vari paesi: un ottimo candidato esiste ed è il debito comunitario per finanziare il Next generation Eu. È una priorità per il futuro del sistema finanziario dell’Eurozona del post Merkel.
Solo l’unione bancaria, incentivando le aggregazioni transnazionali, con le conseguenti economie di scala, premetterebbe poi di risolvere l’intrinseca debolezza della scarsa redditività del sistema europeo: anche per il 2022 gli analisti stimano una redditività media sul capitale di poco superiore al 6 per cento, ancora insufficiente e inferiore al 10 delle americane.
DOMANI/Penati
 

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