un,dos,tres,un pasito bailante by mototopo

Il grafico che non fa dormire il Berny
 

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Il grafico che non fa dormire il Berny

Negli ultimi 30 giorni, la quantità di oro venduta ha testato il record assoluto. L'ipotesi più accreditata è che questi smobilizzi siano collegati all'adozione di ulteriori misure di politica monetaria...



New York - Quanto deciderà di fare Ben Bernanke nell'ultima riunione della Federal Reserve del 2012 potrebbe essere preannunciato dal grafico allegato. Grafico che tiene il numero uno della Banca centrale americana ben sveglio.

La chart mette infatti in evidenza quanto è accaduto negli ultimi trenta giorni: di fatto, in questo lasso di tempo, la quantità venduta di oro ha testato il record assoluto.

L'ipotesi più accreditata è che questi smobilizzi siano collegati all'adozione di ulteriori misure di politica monetaria accomodante da parte della Banca centrale americana.

Come si vede nel grafico un periodo in cui le vendite sono salite in modo particolare è stato quello successivo al QEternity, ovvero a quando Bernanke ha annunciato, lo scorso 13 settembre, un acquisto praticamente illimitato di bond mortgage-backed security, titoli legati ai mutui ipotecari, per un valore di 40 miliardi di dollari al mese.

Il grafico che tiene sveglio il presidente della Fed Ben Bernanke. La vendita in milioni di dollari di oro e argento.


Ma il "mistero" sul perché i lingotti siano stati venduti a man bassa nell'ultimo mese è aperto.
 
buon giorno Andrea,
sotto il video c'è un'accesa discussione.
Mi auguro che vi parteciperai attivamente.


[ame=http://www.youtube.com/watch?v=x-azbjkdpEE]Signoraggio: le basi (false) del complotto e creazione delle banconote (1/2) - YouTube[/ame]
 
molto serenamente,gli hanno insegnato male e ripete a pappagallo,ciao.ricordate solo il post sul trading secondo noi,in cui goldman sachs calcolava per l a bce solo x l'anno 2011 e confermata da soros,2700 miliardi di euro di signoraggio,solo sugli interessi,fonte g.s. bisogna anche ricordarsi che quando la bce ,stampa fisicamnete banconote. l'8% di cio' che stampa ,se lo trattiene. il signore del video puo' chiedere a goldan sachs. eh
 
mat se avete piacere nel confutare.vi do una dritta. digitate .procuratore generale della repubblica tarquini.contro la truffa del signoraggio.e' stato qui da me per parecchio tempo,poi si e' trasferito a brescia .se lo dite al signore del video
 
credit agricole e' a leva 1 : 66 nn so se avete avuto occasione di sentire giulietto tremonti da santoro.ha detto le stesse cose che diciamo da molto tempo qui.possiamo candidarci eh- vi era anche abete ,detto pino,meglio che nn presenzi in televisione
 
La Germania ha più debiti di noi ma finge di non saperlo

Giovanni Del Re

Il Paese più virtuoso sul fronte del debito nell’eurozona? É l’Italia, molto migliore della Germania. Non è uno scherzo, ma il frutto di un serissimo studio della fondazione tedesca Stiftung Marktwirtschaft, presieduta dall’economista Bernd Raffelhüschen, professore di Scienze finanziarie all’Università di Friburgo. Dopo la telefonata Merkel-Monti ripubblichiamo la nostra analisi.







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21 giugno 2012 – Il Paese più virtuoso sul fronte del debito nell’eurozona? É l’Italia, molto migliore della Germania. Non è uno scherzo, ma il frutto di un serissimo studio della fondazione tedesca Stiftung Marktwirtschaft (“Economia di mercato”), presieduta dall’economista Bernd Raffelhüschen, professore di Scienze finanziarie presso l’Università di Friburgo, in Germania, ed esperto di evoluzione demografica. Due giorni fa il professore, elogiando l’Italia, ha accusato il governo tedesco di seguire un percorso di indebitamente insostenibile a colpi di «regali» nel campo dello Stato sociale.

Lo studio della Fondazione – pubblicato a fine 2011 ma passato, curiosamente, piuttosto inosservato, almeno dalle nostre parti – stila una vera e propria classifica della sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche (sulla base dei dati 2010) dei 12 Stati fondatori dell’euro (esclusi sono dunque i cinque “ultimi arrivati”: Slovenia, Slovacchia, Estonia, Cipro e Malta). Il titolo del relativo comunicato stampa la dice lunga: «Italia urrà, Lussemburgo puah». La classifica tiene conto non solo di quello che la fondazione chiama «esplicito» (il «classico» debito pubblico, pari a circa il 120% del pil per l’Italia), ma anche il debito implicito legato soprattutto all’invecchiamento: pensioni in maturazione nei prossimi anni, la spesa sanitaria, il saldo primario e quant’altro.
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«Sono possibili calcoli molto precisi sulla scorta dei dati ufficiali, ad esempio sul numero di persone che andranno in pensione nei prossimi anni», spiega a chi scrive lo stesso Raffelhüschen. «Il debito implicito – aggiunge – dipende in modo decisivo dal previsto aumento delle spese legate all’invecchiamento». Per la Germania, ha detto il professore a Berlino, il quadro non è allegro: riforma fiscale, pensionistica (con generose integrazioni delle minime), aumento delle prestazioni sanitarie per alcune malattie tipiche della cosiddetta terza età (ad esempio l’Alzheimer), faranno esplodere nei prossimi anni il debito tedesco. Una cifra per tutte: secondo il professore nel 2050 lo Stato tedesco e i länder dovranno spendere 1.360 miliardi di euro solo per le pensioni (di cui 870 miliardi di euro per 1,38 milioni di dipendenti pubblici). Una cifra colossale, se si pensa che l’attuale debito pubblico della Germania (quello “esplicito”) è intorno ai 1.900 miliardi.
Per l’Italia, invece, il quadro è molto migliore: il Belpaese, dice l’economista, «dopo la Francia (che comunque è solo quinta nella «classifica», ndr) secondo le nostre stime sarà il Paese con il più basso incremento di spese per pensioni, sanità e assistenza per anziani». Inoltre, sottolinea l’economista, «il saldo primario italiano è molto incoraggiante». In questo senso, si legge nello studio, «l’Italia non solo precede chiaramente la “locomotiva” Germania, ma anche tutti gli altri stati dell’Euro a 12. E dunque l’Italia può contare, a lungo termine, su uno sviluppo positivo delle finanze pubbliche».
Passiamo alle cifre: secondo lo studio, nel 2010 il debito «esplicito» italiano era pari al 118,4% del Pil, quello «implicito», per le ragioni già indicate, al 27,6%, il più basso di tutta l’eurozona a 12. Il totale del debito «vero» dell’Italia in quell’anno era dunque, secondo lo studio, pari al 146% del Pil: di qui il primo posto. Se andiamo a vedere la Germania, seconda «classificata», il debito «esplicito» era dell’83,2% del Pil, ma quello «implicito» del 109,4 per cento. Totale: 192,6%, quasi il 50% più dell’Italia. La cosa più sorprendente, però, è chi troviamo nei piani bassi della classifica, come si intuiva dal titolo: se all’ultimo posto è l’Irlanda, Paese già sotto programma di aiuti, che arriva alla quota complessiva di 1.497,2% del Pil (di cui 1.404,7% di debito «implicito»), al penultimo, però, e peggio della Grecia (terzultimo posto), troviamo nientemeno che il ricco e tranquillo Lussemburgo: se il suo debito pubblico «ufficiale» nel 2010 era pari ad appena il 19,1% del Pil (e infatti il Granducato è considerato tra i paesi più «virtuosi» dell’eurozona), la bomba previdenziale-demografica porta al 1.096,5% del Pil il debito «implicito», per un debito totale del 1.115,6% del Pil.
«Il sistema pensionistico e previdenziale lussemburghese - spiega ancora Raffelhüschen – è follemente generoso e completamente insostenibile a lungo termine. Del Granducato si può dire che ha davanti a sé tutte le riforme che paesi come Italia o Spagna stanno attuando dolorosamente in questi anni». Del resto non molto bene sta la “virtuosa” Olanda, ottava in classifica, che a fronte di un debito «dichiarato» del 61% del Pil, secondo lo studio della Stiftung Martkwirtschaft ha un debito implicito del 431,8% del Pil, per un totale del 494,6%. Certamente sta peggio del Portogallo (sesto in classifica), e appena meglio della Spagna (nono posto).
L’Italia, sostiene l’economista, invece «non deve fare altro che proseguire il cammino iniziato, guai a invertire la rotta e tornare ad aumentare la spesa per lo Stato sociale». Un monito che a molti, certo, dalle nostra parti non piacerà tanto. Se però Raffelhüschen ha ragione, questa situazione ci consentirà, tra qualche decennio, di stare molto meglio di paesi come il Lussemburgo, ma anche la Germania. E infatti nei calcoli della sua Fondazione, l’Italia – rispetto ai dati del 2010 – ha un reale bisogno di correzione, per garantire la piena sostenibilità del debito, del 2,4% del Pil (una quarantina di miliardi di euro) – contro, ad esempio, il 12% del Lussemburgo, o il 4% della Germania.
«Sempre che – commenta cinico l’economista – qualcosa non ammazzi prima l’Italia». Perché se a lungo termine, come abbiamo visto, le prospettive italiane sono piuttosto buone, il problema è «a breve-medio termine», spiega il professore. «Vista la bassa crescita – recita il rapporto – gli avanzi primari basteranno al massimo a stabilizzare il debito italiano nei prossimi anni, ma resteranno ben lungi dal ridurlo in modo significativo». Ed è quello cui, ahimé, guardano i mercati, i quali, aggiunge serafico lo studioso, «ragionano in orizzonti molto più brevi, non hanno la pazienza di guardare alle prospettive nell’arco di decenni». E già, perché se dessero retta alla classifica di lungo termine del professor Raffelhüschen, gli spread tra Italia e la Germania dovrebbero essere esattamente al contrario. Magari ci arrivano.



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europee falliscono, la Morgan può perdere 30 miliardi di dollari, 2 miliardi in più del totale dei suoi assets, pur sostenendo di non avere alcuna esposizione verso le banche francesi: in realtà, l’esposizione deriva da assicurazioni, derivati e swaps. Ecco perché a Washington sono terrorizzati – e perché il Segretario al Tesoro Tim Geithner continua a supplicare gli europei di salvare la Grecia e le altre nazioni indebitate.
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Visto che non sono certo un’autorità in fatto di banche e finanza, lascio la parola all’esperto. Ho scovato uno splendido articolo di qualche giorno fa che ci spiega, nero su bianco, perché gli Stati Uniti si stanno tanto interessando al debito europeo. Lo scrive Robert Reich, Docente di Politiche Pubbliche all’Università di Berkeley, California, ex Segretario del Lavoro del Presidente Clinton e autore di tredici libri. Vi traduco alcuni brani, qui l’originale.
Oggi Ben Bernanke ha unito la sua voce a quella di coloro che sono preoccupati per la crisi del debito europea. Ma perché esattamente l’America dovrebbe essere così preoccupata? Si, esportiamo in Europa – ma le esportazioni non finiranno. E in ogni caso, sono una goccia nel mare dell’economia statunitense.

Se volete sapere la vera ragione, seguite i soldi. Un default greco (o irlandese, spagnolo, italiano o portoghese) avrebbe sul nostro sistema finanziario lo stesso effetto dell’implosione della Lehman Brothers nel 2008. Il caos finanziario. (…)
Un default della Grecia o di qualsiasi altra nazione europea affogata nei debiti può facilmente colpire le banche tedesche o francesi, che hanno prestato molto alla Grecia. Ma è qui che entra in ballo Wall Street. Wall Street ha prestato una montagna di soldi alle banche tedesche e francesi. La totale esposizione all’euro zona è pari a 2700 miliardi di dollari, e quella verso Francia e Germania rappresenta circa la metà del totale.
E non sono solo i prestiti alle banche tedesche e francesi ad essere preoccupanti. Wall Street è anche coinvolta in ogni sorta di derivati emessi dall’Europa – sull’energia, la moneta, i tassi di interesse e di cambio. Se una banca tedesca o francese fallisce, l’effetto domino è incalcolabile.
Capito? Seguite i soldi: se la Grecia crolla, gli investitori cominceranno a fuggire da Irlanda, Spagna, Italia e Portogallo. Tutto ciò farà annaspare le banche tedesche e francesi. Se una di queste banche collassa, o mostra gravi segni di stress, Wall Street è in guai seri. Persino in guai più seri che dopo la Lehman Brothers.
Ecco perché le azioni delle principali banche USA sono scese nel mese scorso. Morgan Stanley ha chiuso lunedì al punto più basso da Dicembre 2008.

Reich sostiene che se le banche europee falliscono, la Morgan può perdere 30 miliardi di dollari, 2 miliardi in più del totale dei suoi assets, pur sostenendo di non avere alcuna esposizione verso le banche francesi: in realtà, l’esposizione deriva da assicurazioni, derivati e swaps.

Ecco perché a Washington sono terrorizzati – e perché il Segretario al Tesoro Tim Geithner continua a supplicare gli europei di salvare la Grecia e le altre nazioni indebitate.

Non vi confondete: gli USA vogliono che l’Europa salvi le nazioni indebitate così che esse possano ripagare le banche europee. Altrimenti, le banche potrebbero implodere – portando Wall Street con loro. E una delle tante ironie è che alcune delle nazioni indebitate (l’Irlanda è l’esempio migliore), si trovano in tale situazione proprio perché hanno fatto un bailout alle loro banche nella crisi che è cominciata a Wall Street.
Chiuso il cerchio.
In altre parole, non è la Grecia il problema. Né l’Italia, il Portogallo, o la Spagna. Il vero problema è il sistema finanziario – centrato a Wall Street. E noi non l’abbiamo ancora risolto.

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BANCHE - La B.C.E. ammette il reddito da signoraggio

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6 dicembre 2001 - DECISIONI SULL'EMISSIONE DELLE BANCONOTE IN EURO E SULLA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO MONETARIO

Decisione relativa all'emissione delle banconote in euro

Dal 1° gennaio 2002 le banconote in euro avranno corso legale in tutti i paesi dell'area dell'euro. I biglietti del
medesimo taglio saranno identici, indipendentemente dal paese in cui verranno immessi in circolazione; essi migreranno
pertanto senza alcuna restrizione fra i diversi Stati partecipanti all'area.

Per decisione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE), la BCE e le 12 banche centrali nazionali (BCN),
che insieme compongono I'Eurosistema, emetteranno le banconote in euro.

Dall'inizio del 2002 alla BCE verrà attribuito '8% del valore complessivo dei biglietti in euro in circolazione, mentre il
restante 92% sarà emesso dalle 12 BCN. Ciascuna BCN iscriverà in bilancio una percentuale dell'ammontare
complessivo di banconote emesse proporzionale alla rispettiva quota di partecipazione al capitale della BCE. II valore
toltale dei biglietti in circolazione figurerà nella situazione contabile settimanale consolidata dell'Eurosistema pubblicata
dalla BCE.

Conformemente al principio dell'esecuzione decentrata delle operazioni dell'Eurosistema, le 12 BCN immetteranno e
ritireranno dalla circolazione tutte le banconote in euro, comprese quelle emesse dalla BCE, e prowederanno alla loro
gestione operativa.

Decisione relativa alla distribuzione del reddito monetario a decorrere dall'esercizio
finanziario 2002

L'esercizio delle funzioni di politica monetaria genera un reddito monetario denominato "reddito da signoraggio".
Conformemente allo Statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea, tale reddito,
generato nell'area dell'euro, viene accentrato e ripartito tra le BCN in proporzione alle quote versate di capitale della
BCE, in

maniera tale da assicurare che la posizione di reddito relativa delle BCN non risenta in futuro di spostamenti nella
circolazione delle banconote.

Nei tre anni compresi fra il 1999 e il 2001 il reddito da signoraggio derivante dalle banconote nazionali in circolazione
non è stato accentrato e redistribuito. Secondo la decisione del Consiglio direttivo della BCE che definisce il regime
applicabile a partire dal 2002, tutte le banconote saranno incluse fra le passività monetarie delle BCN ai fini del calcolo
del reddito monetario. Per attenuare l'impatto di tale inclusione sull'attuale posizione di reddito relativa delle BCN, essa
sarà realizzata in maniera graduale attraverso un regime transitorio. Durante il periodo di transizione, che terminerà
alla fine del 2007, il reddito monetario da ripartire fra le BCN sarà corretto tenendo conto delle differenze, nel periodo
compreso tra luglio 1999 e giugno 2001, fra l'ammontare medio delle banconote in circolazione di ciascuna BCN e quello
che sarebbe stato attribuito a ciascuna di esse in base allo schema di sottoscrizione del capitale della BCE. Questo
aggiustamento sarà ridotto gradualmente, anno per anno, fino al termine del 2007; in seguito, il reddito monetario sarà
integralmente distribuito in proporzione alle quote versate del capitale della BCE.


Banca centrale europea
Direzione Comunicazione
Divisione Stampa e informazione
Kaiserstrasse 29, D-60311 Frankfurt am Main
Tel. +49 69 1344 7455, Fax +49 69 1344 7404
Internet: http://www.ecb.europa.eu
La riproduzione è consentita purché venga citata la fonte.
http://www-ecb.int/press/pr/date/2001 /html/prO 11206-1.it.html 05/05/2008

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Schermata della pagina web del sito della B.C.E. da cui è tratto il testo (6 Dicembre 2001).


"L'esercizio delle funzioni di politica monetaria genera un reddito monetario denominato "reddito da signoraggio". Conformemente allo Statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea, tale reddito, generato nell'area dell'euro, viene accentrato e ripartito tra le BCN in proporzione alle quote versate di capitale della BCE." Questo è quanto possiamo leggere nel comunicato stampa presente sul sito della Banca Centrale Europea e di cui sopra potete vedere la schermata della pagina web.
 

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