un,dos,tres,un pasito bailante by mototopo

Cipro. Perdite sopra il 60% per i depositi over 100.000

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La perdita di valore dei depositi della Bank of Cyprus, potrebbe raggiungere il 60%, cioè più di quanto…
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fonte danestocrazia
Il Procuratore Generale Tarquini spiega la....... di Bankitalia


Da “La banca, la moneta e l’usura – La Costituzione tradita”, di Bruno Tarquini
[*], già Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello dell'Aquila (ed. Controcorrente, Napoli 2001)

"Le anomalie di un bilancio
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[…] la Banca d’Italia, nei propri bilanci, iscrive tra le poste passive la moneta che immette in circolazione. Questo ritiene di poter fare in virtù di un mero gioco di parole, che si risolve in definitiva in una presa in giro del popolo, sfruttando in modo truffaldino la formula che ancora si trova scritta sulle banconote (“Lire centomila – pagabili a vista al portatore” – firmato “Il Governatore”) e che, oggi, non avrebbe più alcuna ragione di essere, perché non significa nulla [1].

Infatti si tratta di un’obbligazione che l’istituto bancario si assumeva nel passato (nel tempo, cioè, in cui vigeva la convertibilità del biglietto di banca in oro) di convertire appunto la carta moneta nel metallo prezioso che ne costituiva la garanzia (base aurea).

Nei tempi attuali, in cui quella convertibilità è stata abolita ed è stato imposto il corso forzoso della moneta cartacea, quella “promessa di pagamento a vista” ha perduto ogni contenuto e non può, quindi, avere alcun valore. Tuttavia la Banca d’Italia ritiene ancora di potersene avvalere, confidando che la mera apparenza, che ancor oggi conservano i biglietti di banca, di cambiali a vista, e quindi formalmente di debito, le possa consentire legittimamente di considerare la moneta immessa in circolazione come una propria passività da iscrivere in bilancio tra le poste passive. Ed è noto come l’aumento artificioso del passivo, in un bilancio societario, determini un illecito annullamento dell’attivo [2].

Quindi l’Istituto di Emissione immette in circolazione banconote che sono non solo prive di alcuna copertura (neanche parziale) o garanzia, ma anche strutturate come false cambiali, che da un lato offrono una parvenza di legalità alla loro iscrizione nel passivo dell’azienda, dall’altro costituiscono un “debito inesigibile”, come affermano le stesse autorità monetarie, inventando una fattispecie giuridica di cui facilmente si può misurare l’assurdità. A parte, infatti, che la inesigibilità non può che riguardare il credito (perché è questo che, caso mai, non può essere esatto), con la formula del “debitore inesigibile” si fa decidere allo stesso debitore di non pagare il debito.

Una cosa è dire che “il credito” è inesigibile perché il debitore non può pagare, altra cosa è invece dire che esso è inesigibile perché il debitore (la Banca Centrale) per legge ha la garanzia di non dover pagare.

Riassumendo, delle due l’una: o la Banca d’Italia non è proprietaria della moneta al momento dell’emissione (come hanno affermato i rappresentanti del governo rispondendo alle interrogazioni parlamentari) ed allora appare del tutto ingiustificato che ne tragga un utile, tanto più che la banca stessa assume di essere debitrice dei simboli monetari emessi, così da iscriverli come posta passiva nel proprio bilancio; oppure la Banca Centrale (contrariamente a quanto dichiarato dai due Sottosegretari di Stato) è proprietaria di quella moneta e con giustificazione (solo apparente) ne ritrae un utile dal suo prestito al sistema economico nazionale, ma allora assume i contorni di un fatto illecito far figurare come poste passive operazioni che sono invece indubbiamente attive."

Note:
[*] Bruno Tarquini è nato ad Avezzano (L’Aquila) nel 1927. Laureatosi in giurisprudenza nel 1948 presso l’Università di Roma, è entrato giovanissimo in magistratura, percorrendone tutti i gradi. E’ stato pretore a Roma e, dal 1955, al Tribunale di Teramo, prima come giudice, poi come presidente; nel 1986 è stato trasferito alla Corte d’Appello dell’Aquila, dove ha svolto le funzioni di presidente della sezione penale e della Corte d’Assise di secondo grado, infine, nel 1994, è stato nominato Procuratore Generale della Repubblica presso la stessa Corte d’Appello. Gli studi giuridici e l’attività professionale non gli hanno impedito di alimentare le sue curiosità intellettuali, con particolare riguardo alla storia.

[1] Provi il cittadino a presentarsi ad uno sportello qualsiasi della Banca d’Italia, esibisca una banconota contenente quella (ormai inutile) promessa di pagamento e chieda di essere “pagato a vista”. E’ probabile che venga preso per matto!

[2] Sarebbe di certo giuridicamente infondato sostenere la legittimità della indicazione nel passivo della moneta al momento della emissione (ed a maggior ragione durante la sua circolazione), facendo ricorso a quanto stabilisce l’art.2424 del codice civile, secondo il quale il bilancio delle società per azioni deve indicare nel passivo (tra l’altro) anche “il capitale sociale al suo valore nominale…”, poiché non vi è alcun dubbio che nella massa di moneta creata e messa in circolazione dalla Banca Centrale non può sicuramente identificarsi il capitale sottoscritto e depositato dagli azionisti (“partecipanti”), dei quali costituisce un credito e,
quindi, per la società un debito. Quella moneta la stessa Banca d’Italia – come si dirà più oltre – la definisce “merce”.


siamo assolutamente privi di un sistema finanziario permanente. Quando si arriva ad avere un quadro completo della situazione, la tragica assurdità della nostra situazione disperata sembra quasi incredibile, ma di fatto è così. E' la materia più importante su cui dovrebbe investigare e riflettere le persone intelligenti. E' così che la nostra attuale civiltà potrebbe crollare, a meno che non si arrivi a una maggiore comprensione del fenomeno e non si adottino al più presto le misure necessarie" (Robert H. Hemphill, ex dirigente Federal Reserve di Atlanta)
 
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IN EUROPA HANNO CONFERMATO CHE NEL CASO DI FALLIMENTO DELLE BANCHE PERDERANNO TUTTO GLI AZIONISTI, GLI OBBLIGAZIONISTI E I CORRENTISTI

LA REGOLA DEI 100.000 EURO E' TUTTA DA VERIFICARE (avete letto bene come funziona...) e LE PERDITE POTREBBERO COLPIRE ANCHE ALTRI ASSETS DEL CLIENTE..QUESTA E' UNA GUERRA E LA GUERRA NON HA REGOLE..IL PIU' FORTE DECIDE E VINCE...MAI TROVARSI VICINO AGLI SCONTRI ...SEMPRE LONTANO...POSSIBILMENTE IN UN PAESE FUORI DALL'EURO...

MONTEPASCHI

La banca guidata da Fabrizio Viola ha visto CROLLARE il margine della gestione finanziaria e assicurativa, che esprime il totale dei ricavi del gruppo, del 6,2% a 4.994,9 miliardi. Andando a vedere la composizione dei ricavi, il calo a due cifre del margine di interesse (-18,1% a 2.829,6), la principale fonte di introiti per la banca, è stato seguito daL CROLLO delle commissioni (-7,4% a 1.632,8 milioni) mentre una mano è arrivata dalla negoziazione e riacquisto di titoli, che ha chiuso con un utile di 454 milioni (più di sei volte il risultato 2011). IN PRATICA IL BILANCIO DELLA BANCA E' STATO SALVATO DAL TRADING OBBLIGAZIONARIO...MA IL PRIMO TRIMESTRE DEL 2013 E' ANDATO MOLTO MOLTO PEGGIO


qua trovate i numeri del fallimento del MONTEPASCHI...una storia italiana

CAPITALIZZAZIONE 2 MILIARDI

PERDITA DI 3,2 MILIARDI

DERIVATI PER OLTRE 38,4 MILIARDI (in aumento) PENSATE CHE I DATI DI BILANCIO SONO STATI INFLUENZATI POSITIVAMENTE DALLO SPREAD IN DIMINUIZIONE NEL QUARTO TRIMESTRE...OGGI CHE LO SPREAD STA SALENDO E' CAOS DA DERIVATI

CREDITI IN SOFFERENZA PER OLTRE 17 MILIARDI (e il peggioramento della crisi economica fa pensare che i prossimi trimestri tale cifra salira' di qualche miliardo)

DEPOSITI DEI CLIENTI IN CALO DI 11 MILIARDI (-7,2% DEL TOTALE)



IL PROSSIMO TRIMESTRE CI SARANNO DA PAGARE INTERESSI STRATOSFERICI PER 4 MILIARDI DI TREMONTI BONDS..

MIGLIAIA DI LICENZIAMENTI ENTRO POCHI MESI

400 FILIALI DA CHIUDERE (pensate a quanto hanno pagato le filiali di antonveneta.. circa 12 milioni di euro l'una)

LE BALLE DI VIOLA E PROFUMO..

Il 7 febbraio scorso, dopo la rivelazione dello scandalo derivati, i vertici della banca senese avevano escluso una "bank run". Viola aveva detto: "Non è in corso alcuna fuga dei correntisti da Mps" sebbene, "com'è logico soprattutto nella componente più volatile della raccolta, come fondi e istituzionali, ci sono stati dei pubblicato da ml.............................................pubblicato da ml

moto ce la fai a trovare tra le tue carte :D qualche dato che riguardi lo ior in questo contesto ?'
 
in generale possiamo anticipare che esistono due principali casistiche di crisi bancaria, le quali partendo da diverse premesse possono ugualmente portare una banca al fallimento: la crisi di insolvenza e la crisi di liquidità. L’insolvenza, nella sua accezione più comunemente utilizzata, può essere definita come l'incapacità di rimborsare i propri debiti. Questo di solito accade appunto per due motivi differenti. In primo luogo (crisi di insolvenza), per qualche ragione legata all’andamento dei “mercati” la banca può ritrovarsi a dovere ai suoi creditori più di ciò che possiede o gli è dovuto dai suoi debitori. Nella terminologia contabile, questo significa che le proprie attività valgono meno delle passività.In secondo luogo (crisi di liquidità), una banca può diventare insolvente se non riesce più a pagare i propri debiti a scadenza, anche se sulla carta le proprie attività valgono più delle passività. Questo fenomeno è noto come insolvenza da flusso di cassa negativo o mancanza di liquidità.



Crisi di insolvenza



Una banca può diventare insolvente per due principali ragioni: un aumento dei prestiti in sofferenza, degli incagli, degli insoluti perché a causa di crisi economica diffusa i clienti non riescono più a pagare regolarmente tutto o una parte del prestito contratto oppure gli investimenti finanziari fatti dalla banca (titoli, azioni, prestiti) subiscono un forte deprezzamento del loro valore di mercato. In generale, una crisi economica persistente che porta alla progressiva deflazione dei prezzi può condurre una banca ad essere insolvente, senza però che questa condizione venga percepita dalla gente, dagli analisti o dagli stessi dirigenti della banca. Quando una banca concede un prestito cerca infatti di cautelarsi dal fenomeno della deflazione calcolando un margine di sicurezza (che in genere oscilla fra il 20% e il 30%, ma nei casi più prudenziali arriva fino al 50%) fra il prestito erogato e il bene ricevuto in garanzia dal mutuatario. Nell’esempio più classico del prestito ipotecario, la banca riceve in garanzia un bene che può essere una casa del valore di €100.000, fornendo al cliente un prestito che non copre l’intero valore ma solo una parte (con un margine di sicurezza del 20%, il prestito sarà di €80.000). Ciò significa che se il valore della casa dovesse intanto deprezzarsi per più del 20%, la banca sarebbe “teoricamente” insolvente fino a quando il cliente paga regolarmente le sue rate. Se il cliente non dovesse più riuscire a pagare le rate, la banca subirebbe una perdita in conto capitale pari alla differenza fra il prestito erogato e il valore attuale di realizzo dalla vendita della casa. Mentre per quanto riguarda gli interessi incassati con il pagamento delle prime rate, questi fondi servirebbero principalmente a coprire i costi operativi sostenuti dalla banca (costi del personale, costi generali, costi amministrativi etc).




Se allarghiamo la nostra visione all’intero sistema bancario nazionale, come può essere quello di Cipro, bisogna sempre avere chiaro che il collasso inizia con il fallimento di una singola banca, che si diffonde poi per contagio o effetto domino alle altre banche del sistema. In linea di principio, dovrebbe essere facile dire quando una singola banca è fallita. In pratica però non è sempre così, perché non è semplice e immediato desumere dai bilanci della banca la sua condizione di insolvenza o fallimento. Vediamo dunque adesso nel primo esempio qualitativo cosa accade concretamente al bilancio della banca quando un cliente non riesce più a rimborsare il suo prestito. Mentre nel secondo esempio numerico analizzeremo invece, in modo più approfondito e puntuale, il caso del deprezzamento degli investimenti fatti dalla banca.


Passo 1: Inizialmente la banca si trova in una posizione finanziariamente solvibile come si può vedere dal bilancio semplificato riportato sotto. In questo bilancio, le attività sono molto più grandi delle passività, in modo che ci sia un margine di attività più liquide (riserve, contanti, titoli) superiore al patrimonio netto degli azionisti (shareholder equity). Il capitale azionario è semplicemente la differenza fra il totale delle attività e il totale delle passività , ovvero dei debiti contratti con creditori che non sono soci della banca. Il suo calcolo può essere utile per capire cosa viene lasciato agli azionisti nel caso estremo in cui la banca fosse costretta a vendere tutte le attività e a ripagare tutti i suoi debiti. In altre parole:
Attività-Passività = Patrimonio Netto




Nella situazione sopra indicata, il capitale azionario è positivo, e la banca è solvibile (le attività sono maggiori delle passività).


Passo 2: Alcuni dei clienti della banca cominciano a diventare insolventi per quanto riguarda il rimborso dei prestiti contratti. Inizialmente ciò non è un problema perché la banca può assorbire gli insoluti fino al valore del suo capitale azionario senza che i depositanti subiscano eventuali perdite o haircut come nel caso di Cipro (anche se gli azionisti perderanno una parte del valore del loro patrimonio netto). Tuttavia, si supponga che sempre più debitori della banca comincino ad avere maggiori difficoltà a rimborsare i loro prestiti, o semplicemente non riescano a pagare in tempo per un certo numero di mesi. La banca può decidere ora che questi prestiti siano semplicemente incagliati o insoluti (bad loan) e in seguito riscrivere a bilancio questi prestiti, dando loro un nuovo valore, che può anche essere zero (qualora la banca si aspetta di non ottenere indietro più alcun rimborso da parte dei mutuatari).




Passo 3: Se diventa certo per la banca che le sofferenze non sono più rimborsabili (insoluti), essi possono essere rimossi dal bilancio, come indicato nello schema aggiornato riportato qui sotto.





Ora, una volta che i bad loan superano il valore del patrimonio netto, le attività della banca valgono meno delle sue passività. Questo significa che anche se la banca riuscisse a vendere tutte le sue attività al valore iniziale di iscrizione a bilancio, sarebbe ancora incapace di rimborsare tutti i suoi depositanti. In questo momento la banca è tecnicamente insolvente e basta una piccola diffusione di incertezza e di panico fra i depositanti per scatenare la corsa agli sportelli e mettere in ginocchio la banca (zombie bank, banca sostenuta soltanto dalle operazioni di rifinanziamento della Banca Centrale, perché molto probabilmente le altre banche si rifiuteranno di concedere prestiti sul mercato interbancario).


Vediamo adesso con i numeri cosa accade alla banca in caso di deprezzamento improvviso delle sue attività. Cominciamo sempre ad analizzare il bilancio semplificato di una banca. Le Attività (assets) della banca comprendono tutti i beni (finanziari e reali) di valore che possiede. Nel caso specifico questa banca ha 50 di riserve sotto forma di depositi presso la Banca Centrale, denaro contante nelle sue macchine ATM e altri beni che indichiamo genericamente con il termine "cassa" (cash). Inoltre la banca ha fornito prestiti a consumatori e imprese (loans), che rappresentano l'elemento più grande per la maggior parte dei bilanci bancari (nel nostro caso 600). La banca detiene anche titoli (securities), come le obbligazioni del governo o di grandi imprese private (comprese altre banche), del valore di 350. Un bilancio reale di una banca includerebbe altri beni e prodotti più specifici (come gli immobili e gli affidamenti sui conti correnti) che possiamo per il momento trascurare.










Le Passività(liabilities) includono tutti i beni che la banca deve agli altri. I depositi sono la categoria di passività in assoluto più grande ed estesa per la maggior parte delle banche. Le banche però raccolgano fondi da altri creditori o da altre banche utilizzando strumenti diversi dai depositi, come ad esempio, attraverso la vendita di obbligazioni e tramite i prestiti a breve termine nei mercati interbancari. Alcuni di questi strumenti hanno precise garanzie sottostanti (obbligazioni senior o operazioni di pronti contro termine con cessione di collaterale) e altri invece non sono garantiti (obbligazioni subordinate o junior).




Come abbiamo già detto prima, definiamo il Patrimonio Netto (capital equity), che rappresenta la partecipazione degli azionisti della banca, come il totale delle attività meno il totale delle passività. Le aziende industriali come pure le società commerciali (negozi al dettaglio o all’ingrosso) hanno spesso un capitale proprio pari a metà o più delle attività. La nostra banca ha invece un capitale proprio (100) pari ad appena il 10% cento del patrimonio complessivo (1000), che è un caso tipico per il settore bancario, mentre tutto il resto viene finanziato con l’indebitamento (900). Diciamo che una banca con un basso rapporto del capitale proprio rispetto alle attività ha un alto grado di leva finanziaria.




È chiaro da queste definizioni iniziali che qualsiasi perdita di valore delle attività della banca, mentre lascia invariate le passività, ridurrà invece della stessa entità il capitale proprio di una banca. Le ragioni più comuni per una perdita del valore patrimoniale sono il fallimento dei debitori che non riescono più a rimborsare i prestiti (rischio di credito, credit risk) o il deprezzamento sul mercato dei titoli e delle attività che la banca possiede (rischio di mercato, market risk). Se le perdite sono abbastanza ingenti, il capitale proprio finisce per azzerarsi, il valore delle passività supera quello delle attività, e la banca diventa tecnicamente insolvente. Il fallimento vero e proprio avviene però soltanto quando i depositanti e gli altri creditori della banca paventano questa condizione di insolvenza e iniziano a chiudere i depositi o a non rinnovare più i prestiti in essere con la banca.




Nel caso di Cipro, le più grandi perdite delle banche sono venute dal deprezzamento degli investimenti in titoli di stato greci, che hanno perso valore a causa della crisi finanziaria e dei successivi haircuts, che il governo greco ha dovuto accettare per ricevere gli aiuti di salvataggio della trojka (UE, BCE, FMI). Lo schema di bilancio riportato sotto mostra cosa accade alla banca prima e dopo la perdita di 100 sui titoli di stato. Dopo la perdita, le attività della banca sono scese a 900 mentre le passività di 900 rimangono invariate. Il capitale proprio — attività meno passività — si è azzerato e la banca risulta tecnicamente insolvente. Ogni successivo deprezzamento delle attività comporterà una mancata copertura delle passività, che per loro definizione non possono essere intaccate (almeno nella quota considerata garantita), a meno di drastiche ristrutturazioni interne (come quella occorsa a Cipro). Già quando sui mercati si diffonde il timore che una banca potrebbe non garantire più le cedole o addirittura il capitale delle proprie obbligazioni junior o subordinate, sarà sempre più complicato trovare nuovi operatori disposti ad investire nei titoli della banca (se non a rendimenti insostenibili), che rimane praticamente isolata e sempre più dipendente dai rifinanziamenti della Banca Centrale.










In pratica però non è sempre facile e immediato capire se una banca è solvente o meno guardando solo il suo bilancio. Ci sono due ragioni principali per questo problema.In primo luogo, non tutte le attività di una banca sono iscritte a bilancio al valore di mercato (mark to market). Ciò significa che il valore contabile degli attivi riportati in bilancio non riflette sempre il valore di realizzo attuale al quale potrebbero essere venduti.In secondo luogo, ad alcune voci di bilancio sono assegnati valori a fini normativi e patrimoniali diversi dai valori che avrebbero avuto in base ai normali standard di contabilità ordinaria. Di conseguenza, il capitale sociale, come misurato dalle autorità di regolamentazione, può essere spesso molto maggiore del capitale come risultato della semplice sottrazione delle passività dalle attività.Per questo motivo i regolatori sono spesso gli ultimi ad accorgersi e a dichiarare che le banche sono fallite, anche molto tempo dopo che il fatto è ormai acclarato ed evidente a tutti gli altri osservatori, operatori, analisti. Questo è esattamente ciò che è accaduto nel caso di Cipro. In base a qualsiasi misura contabile di buon senso le banche cipriote erano da tempo insolventi, ma solo negli ultimi giorni la Banca Centrale Europea (BCE) ha ufficialmente ammesso la necessità di una procedura di ristrutturazione.


Crisi di liquidità


Il deprezzamento degli attivi è sempre la causa principale di fallimento di una banca, ma la corsa agli sportelli (bank run) può essere un evento che contribuisce ad accelerare i tempi di implosione. La forma classica del bank runsi verifica quando i depositanti si affrettano a ritirare il loro denaro da una banca perché temono che a breve diventerà insolvente. A volte, come nel caso di Cipro, i regolatori cercano di fermare la corsa chiudendo temporaneamente le banche, ma anche quando le banche erano chiuse, i ciprioti hanno continuato a svuotare i depositi e a prelevare il contante presso tutti gli sportelli bancomat ancora attivi sull’isola. I problemi di liquidità però non sono sempre dovuti ai prelievi in massa dei depositanti. Essi possono anche derivare dal rifiuto da parte dei creditori (tipicamente le altre banche operative sul mercato interbancario) di rinnovare i prestiti a breve termine della banca, quando il rischio di fallimento diventa più incombente. Nell'esempio qualitativo riportato di seguito viene illustrato come una banca può diventare insolvente a causa del fenomeno della corsa agli sportelli.


Passo 1: Inizialmente la banca è in una posizione finanziariamente sana come evidenziato dal suo bilancio (le attività valgono più delle passività). Anche se alcuni clienti diventano insolventi per quanto riguarda il rimborso dei loro prestiti (una certa percentuale di insoluti è sempre messa in conto dai funzionari della banca), c'è un elevato margine di capitale azionario a protezione di eventuali perdite dei depositanti.


Passo 2: Per qualsiasi motivo (magari a causa di un eccesso di panico dovuto a una prolungata crisi finanziaria) le persone iniziano a ritirare il loro denaro dalla banca. I clienti possono richiedere il prelievo di contanti, o possono chiedere alla banca di effettuare un trasferimento tramite bonifico dal loro vecchio conto al loro nuovo conto presso altre banche reputate più solide. La banca detiene una piccola quantità di denaro contante in cassa, rispetto al totale dei depositi, quindi le banconote possono esaurirsi rapidamente. Tuttavia la banca mantiene anche una certa quantità di riserve sul suo conto presso la Banca Centrale, che può essere utilizzata per effettuare elettronicamente i trasferimenti verso le altre banche o essere convertita in banconote qualora i clienti preferiscano prelevare direttamente i contanti.


L'effetto di questi continui prelievi di contanti o bonifici elettronici dalla banca verso l’esterno è quello di ridurre contemporaneamente le attività liquide della banca e le sue passività (sotto forma di depositi dei clienti). Questi movimenti in uscita possono continuare fino a quando la banca esaurisce il contante della cassa e le riserve presso la Banca Centrale.A questo punto, la banca può vendere in fretta le obbligazioni, le azioni e il resto delle attività più liquide, per raccogliere denaro contante supplementare e riserve di Banca centrale, in modo da poter continuare a rimborsare i clienti. Tuttavia, una volta che queste attività liquide sono state esaurite, la banca non sarà più in grado di soddisfare la domanda di prelievi di contante o bonifici elettronici per conto dei suoi clienti:


Come si può però vedere dallo schema sopra, in questo preciso momento la banca è ancora tecnicamente solvibile. Tuttavia, sarà impossibile effettuare eventuali ulteriori prelievi o bonifici perché la banca è letteralmente a corto di contanti e a secco di riserve della Banca Centrale. Se la banca non è in grado di prendere in prestito denaro aggiuntivo o riserve da altre banche o dalla stessa Banca Centrale, l'unico modo per raccogliere nuovi fondi sarà vendere le sue attività meno liquide, cioè quelle collegate ai prestiti concessi in passato (come possono essere per esempio i titoli cartolarizzati).


E qui iniziano i veri problemi per la banca. La banca ha bisogno di denaro contante o di riserve di Banca Centrale rapidamente (cioè oggi). Ma qualsiasi altra banca o investitore interessato, considerando l'entità e la rischiosità delle attività illiquide da acquistare, avrà bisogno di tempo per conoscere e stimare la qualità di quei beni (saranno quei prestiti sottostanti effettivamente rimborsati dai clienti?). Sono necessarie settimane o addirittura mesi, e il lavoro scrupoloso di esperti professionisti di risk management, per valutare a fondo la qualità di attivi pari a milioni o forse anche miliardi di euro. Se la banca ha davvero bisogno di vendere in fretta, l'unico modo per convincere l'acquirente a comprare un insieme di attività creditizie illiquide di cui non si conosce bene il valore effettivo è quello di offrire uno sconto significativo. La banca a corto di liquidità sarà probabilmente costretta ad accontentarsi di una frazione del vero valore di mercato delle sue attività.


Ad esempio, la banca può avere un insieme di attività creditizie del valore di un €1 miliardo. Tuttavia, siccome è costretta a vendere rapidamente potrebbe ricevere solo €800 milioni. Se il capitale azionario è inferiore a €200 milioni, la banca diventa tecnicamente insolvente, perché le attività non riescono più a bilanciare le passività (guarda schema sotto).






Se una banca avesse illimitate riserve di contanti o potesse sempre vendere i suoi attivi e titoli al valore effettivo riportato in bilancio, una qualsiasi forma di bank run non potrebbe causare insolvenza. Semplicemente la banca ridurrebbe le attività e le passività in eguale misura, lasciando invariato il capitale sociale. Tuttavia, non tutte le attività della banca sono completamente e immediatamente liquide, cioè in grado di essere convertite in denaro contante al loro pieno valore con breve tempo di preavviso. Quello che spesso succede, come abbiamo già detto, è che una banca che subisce prelievi di massa può esaurire rapidamente le riserve di contanti e di altre attività liquide. Dopo di che la banca può essere costretta a svendere le attività meno liquide a prezzi molto bassi, trovandosi presto in gravi difficoltà. Siccome gli attivi non sono contabilizzati al valore di mercato, il prezzo di una rapida vendita potrebbe essere ben al di sotto di quello che la banca poteva ricavare mantenendo l’attivo fino a completa scadenza e maturazione. Quando un bank run impone ad una banca di vendere attivi per molto meno rispetto ai valori iscritti a bilancio, il patrimonio totale si riduce di più delle passività e il capitale sociale scende rapidamente verso lo zero. La discesa del valore delle azioni quotate in borsa della banca riflette in qualche maniera la degradazione del suo capitale sociale, perché gli operatori più esperti e informati sono a conoscenza dei problemi strutturali della banca e saranno disposti a comprare le sue azioni solo ad un prezzo sempre più prossimo al valore contabile ricavabile dal bilancio.




Passando ai numeri, nello schema sotto viene illustrato cosa accade ai bilanci di una banca apparentemente solvibile prima e dopo un bank run. In questo caso immaginiamo che i depositanti ritirino improvvisamente 300. Per garantire i prelievi la banca utilizza innanzitutto i 50 di riserve di contanti. Quando questi vengono esauriti, la banca tenta di vendere in fretta alcuni dei suoi titoli. Tuttavia, quando si tenta di vendere in breve tempo, forse in un momento in cui il mercato è nervoso perché altre banche sono pure minacciate di fallimento, la banca deve accettare prezzi molto al ribasso. In questo caso ipotizziamo che la banca deve vendere tutti i suoi titoli, precedentemente valutati a 350, per ottenere il restante 250 che ha bisogno per pagare i depositanti. Alla fine, anche se le passività della banca rientrano di soli 300, il valore del proprio attivo è sceso invece di 400, il capitale sociale si è azzerato e la banca diventa ugualmente insolvente.





post by piero valerio
da tempesta perfetta
 
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Riserva Frazionaria per DUMMIESScritto da Francesco Carbone Venerdì 25 Novembre 2011 16:02
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Poniamo che di questi tempi vi venga in testa un'idea del tutto balorda: decidete di andare in banca a ritirare gran parte dei soldi che riposano sul vostro conto corrente. Non so, forse, stupidamente, siete convinti che essi possano stare più al sicuro da qualche altra parte. Forse, spaventati da trasmissioni demenziali che propongono il divieto di usare il contante, avete pensato che sarebbe meglio darsi una mossa e prelevarne una parte finchè si è in tempo.

In fondo non importa la ragione, voi semplicemente avete avuto questa balzana idea di andare in banca a prelevare parte dei vostri soldi in contante.

Entrate dopo aver svuotato almeno due volte le tasche nel portaoggetti, vi presentate allo sportello e reclamate il vostro ammontare costituito da almeno quattro cifre. Per ammontari più modesti non perdete neanche tempo, ricordatevi che c'è sempre a disposizione il bancomat, meraviglia del progresso e frutto dell'ingegno imprenditoriale, il quale vi offre il vantaggio di non costringervi a svuotare le tasche prima di unirvi agli altri clienti con il numerino in mano e in attesa di essere serviti.

Lo sportellista di banca, piuttosto allarmato soprattutto nel caso in cui l'ammontare richiesto sia non di quattro, ma addirittura di cinque cifre, chiama subito il direttore che arriva ansimando e comincia: la legge di qua, le disposizioni di là, la circolare di sopra, per l'antiriciclaggio di sotto, però ci voleva il preavviso... bla bla bla.. insomma per farla breve è chiaro che il vostro malloppo non ve lo sganciano volentieri. Leggendo alcune esperienze pubblicate sul web, qualche cliente più esuberante a questo punto si incazza pure alzando la voce e dicendo: «Ma stiamo scherzando?? Quei soldi sono miei, ho diritto a riaverli»!

A tal punto i casi sono due: o sganceranno quanto richiesto con evidente malumore, intimoriti soprattutto dagli schiamazzi che state facendo, oppure, rivelandosi ben più tosti e ostinati di quanto aveste creduto in prima battuta, vi convinceranno a ritornare un altro giorno.

In questo secondo caso, quando tornerete qualche giorno dopo potrete finalmente mettere le mani sul conquibus tanto a lungo trattenuto. Contenete però la vostra gioia, soprattutto nel caso in cui l'ammontare prelevato superi abbondantemente i venti o trentamila euro. La possibile visita di cortesia della Guardia di Finanza a casa vostra potrebbe infatti suscitare qualche perplessità e abbattere la vostra soddisfazione. Benché pare pongano solo qualche innocua domanda sulle ragioni della detestabile azione appena commessa, la sensazione di sentirsi implicitamente considerati al livello di uno sporco evasore, di un pericoloso bandito, di un esecrabile spacciatore, ai più non risulta affatto gradita.

In ogni caso, dopo aver portato a termine con successo la vostra balorda azione di ritirare il contante dalla banca, prendetevi qualche secondo e fate lavorare il cervello, fermatevi cioé a riflettere e ponetevi la seguente domanda:

DI CHI ERANO VERAMENTE QUEI SOLDI che figuravano a saldo del vostro conto corrente e che siete andati a reclamare con tanta tracotanza??

Sembra una domanda stupida, e invece si tratta di una delle domande più importanti del mondo.

Ponendoci questa domanda, infatti, caschiamo diritti di fronte all'INGHIPPO giuridico più eclatante e ben celato di tutti i tempi che tanti disastri sociali ed economici ha creato negli ultimi secoli.

Ripetiamo bene la domanda: DI CHI SONO VERAMENTE QUEI SOLDI che figurano sul vostro conto corrente??

Vediamo cosa recita la legge, cioè l'articolo 1834 del codice di civile:

"Nei depositi di una somma di danaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria alla scadenza del termine convenuto ovvero a richiesta del depositante, con l’osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi"

ATTENZIONE alle sfumature: la banca ne acquisisce la proprietà! Cioè quei soldi SONO per legge DELLA BANCA che è tenuta a restituirli a RICHIESTA DEL DEPOSITANTE (?!?depositante???!!) con l’osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi (avevano ragione sul preavviso, avevano ragione loro!).

In altre parole, questi soldi finchè non vi presentate a riprenderli e finchè effettivamente non ve li consegnano in mano, SONO di PROPRIETA' della banca benchè risultino apparentemente VOSTRI nel VOSTRO saldo di conto corrente.

E qua nella testa dei meno distratti sorge spontanea una bella domanda. Nel momento in cui la banca era DIVENTATA PROPRIETARIA dei VOSTRI soldi che avevate versate sul VOSTRO conto corrente, cosa diavolo ci aveva fatto? Li aveva messi da parte per custodirli, o li aveva usati per svolgere i propri affari?

Formuliamo la domanda in altra maniera.

Quei soldi presenti sul vostro conto corrente sono davvero a vostra disposizione (con l'osservanza del periodi di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi) o sono stati prestati dalla banca a qualcun altro. E in tal caso, per quanto tempo li ha prestati?

Suvvia! Siate onesti! Se non siete proprio degli ingenuotti degni di un quadro naif, non potrete che dare la risposta giusta!

Ovvio che quei soldi la banca li ha prestati a qualcuno! Altrimenti come farebbe la banca a pagarvi gli interessi (peraltro ormai ridicoli) sulle giacenze di conto corrente? Ma allora, perchè avete schiamazzato dentro la banca reclamando i soldi all'istante! Stando così le cose, VOI non siete un DEPOSITANTE. VOI quei soldi li avete PRESTATI alla banca, non li avete DEPOSITATI in banca.

Riprendo dalle lezioni di Huerta de Soto:

"Se qualcuno venisse da noi e ci dicesse: «deposita i soldi presso di me, te li custodisco per bene, te li lascio sempre a completa disposizione e in più ti pago anche gli interessi», senza dubbio ci suonerebbe come un ottimo affare. Ma per credere che sia tutto vero bisognerebbe essere degli idioti. E' ovvio che c’è l’inganno, che c’è il trucco. Eppure sono proprio gli stessi termini che ci propone il banchiere e che accettiamo nel contratto di conto corrente".

Capito il trucco? Ci chiamano depositanti, la legge stessa ci definisce depositanti, ma in realtà noi siamo dei prestatori, siamo dei mutuanti!!!

Quindi se la banca questi soldi a sua volta li ha prestati a qualcuno (e non li ha prestati certo per 3-4 giorni o per una settimana), come diavolo fa a poterli restituire così, su due piedi, su improvvisa richiesta, o a distanza di qualche giorno, a chiunque si presenti in banca per ritirarli??

Ohibò. Signori, forse state cominciando ad avere qualche legittimo sospetto che fa sorgere altre domande.

Forse a questo punto vi chiederete anche, ma quando paghiamo o preleviamo con il bancomat una cifra inferiore, non vale lo stesso ragionamento? Come facciamo a disporre di una cifra che in realtà è di PROPRIETA' della banca e nel frattempo è stata prestata a qualcun altro magari per un periodo di tempo di due o tre anni? Ma che razza di magia è questa?

Insomma se questi euro li abbiamo prestati alla banca, e la banca li ha prestati a qualcun altro, essi sono quindi in mano o nel conto corrente ANCHE di qualcun altro.

Come fanno quindi gli stessi dannati euro ad essere a vostra disposizione anche sul vostro conto corrente?

Ancora una volta, quindi, chiediamoci: DI CHI SONO VERAMENTE QUESTI SOLDI?? Chi è il vero proprietario di questi fantomatici soldi? VOI, LA BANCA o il SOGGETTO TERZO al quale sono stati prestati?

Il bello, o il brutto, vedete voi, è che la banca quegli stessi soldi li ha prestati non a uno solo, ma ad altri nove soggetti ciascuno dei quali, proprio come fate voi li tiene su un conto corrente ed esattamente come voi pensa di essere il legittimo proprietario e pensa di disporne liberalmente (almeno fino alla scadenza del termine convenuto dal prestito concesso dalla banca).

QUINDI LA RISPOSTA QUALE E'?

CHI HA IL PIENO DIRITTO DI PROPRIETA' SU QUESTI SOLDI?

SONO DIECI SOGGETTI TUTTI CONTEMPORANEAMENTE?

E' possibile mai questa assurdità??

AHIME'... signori, questa assurdità è possibile: questa magia non è niente altro che la riserva frazionaria. Un paradosso frutto di un aborto giuridico creato appositamente per concedere al banchiere un privilegio unico ed estremamente potente.

La riserva frazionaria è anche la ragione per cui da che mondo è mondo si verificano forti cicli economici, accompagnati da devastanti crisi bancarie e sistemiche. Non sono gli speculatori, non sono i terremoti, non sono i commercianti o gli evasori, non sono la globalizzazione. i CDS, gli spread, lo short selling, o qualche altra diavoleria. E' la riserva frazionaria!

Con la Tragedia dell'Euro, con la crisi del Dollaro, con la crisi globale di questo III millennio siamo solo davanti al peggior ciclo e alla peggiore crisi di tutti i tempi. L'immensa forza devastatrice che questa crisi porta con sé e di cui abbiamo appena visto una prima leggera manifestazione nel 2008 e una seconda ancora leggera in questi ultimi mesi, è resa possibile dall'intervento sistematico delle banche centrali che per quasi 100 anni hanno posticipato il giorno della resa dei conti: quello in cui i 10 presunti proprietari della stessa cifra di denaro si presenteranno allo stesso sportello per richiedere lo stesso ammontare di denaro.

Ammontare di denaro, tuttavia, che non è più niente, solo un numero, al più un pezzo di carta colorato riproducibile a volontà dalla banca centrale. Però, quella riproduzione fisica a volontà, necessaria per soddisfare solo la metà di quei 10 proprietari, avrebbe conseguenze devastanti. Non a caso, con la scusa di fare la guerra a quegli appestati meglio noti come evasori fiscali, da qualche tempo è partita la campagna mediatica mirata a vietare, tassare, o abolire il contante.

E' infatti togliendo alla gente l'ultima pretesa di rivalere la proprietà del denaro su qualcosa di fisico, cioé smaterializzando al 100% il denaro, che l'aborto giuridico sottostante alla riserva frazionaria potrebbe essere tenuto nascosto ancora a lungo, mentre gli inevitabili effetti negativi ad esso collegati potrebbero essere posticipati ancora per qualche anno.

La sostanza tuttavia non cambia, il problema sotto c'è, si è stratificato per cento anni, oggi è enorme, la sua risoluzione sarà dolorosissima, e continuando a posticiparla con qualche escamotage tipo tassare o vietare il contante non si farà che aggravarla ancora.

Quindi se ancora non l'avete capito, questa crisi, questa enorme crisi non è niente altro che il risultato di una TRAGEDIA GIURIDICA. Al fine di privilegiare l'attività bancaria rispetto a ogni altra attività commerciale, per motivi ben noti a chi del tutto idiota non è, la legislazione sul contratto di deposito bancario ha lasciato una ampia e drammatica zona di grigio sulla proprietà del denaro che si muove attraverso il sistema bancario.

Se ogni conflitto, problema, crisi, è sempre riconducibile ad una cattiva definizione dei diritti di proprietà, la proprietà sul denaro bancario rimane totalmente indefinita e confusa a causa di un contratto che non costituisce né un deposito né un prestito ma vuole essere entrambe le cose allo stesso tempo. Questo è l'errore più tragico di tutti che sta a monte di qualunque problema economico del passato e del presente.
 

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