un,dos,tres,un pasito bailante by mototopo

domenica 16 dicembre 2012

GIURISTI E ECONOMISTI: CRONACHE DA UN FRONTE PER DIFENDERSI DALLA "PRE-COMPRENSIONE". OVVERO: IL PENSIERO RAZIONALE CHE RENDE ONORE ALLA GERMANIA



Vostra Eccellenza, che mi sta in cagnesco
per que’ pochi scherzucci di dozzina,
e mi gabella per anti-tedesco
perché metto le birbe alla berlina...

(Giuseppe Giusti: il "fatto" che ispira la nota poesia risorgimentale si svolge a Milano, ma il poeta era, non a caso, toscano, pistoiese...ciao Sil-viar!)

"Chi vuol comprendere un testo è anzitutto disposto a farsi dire qualcosa da esso:

una conoscenza ermeneuticamente educata deve pertanto essere sin dall'inizio sensibile all' "alterità del testo". Una tale sensibilità non presuppone però
nè una obiettività neutrale, nè tantomeno un oblio di sè,
ma include e tematizza l'acquisizione dei propri presupposti e pregiudizi."
(H.G.Gadamer - )​

1- Premessa.
Sedetevi e mettetevi comodi perchè qui affronteremo un nodo fondamentale, "topico", della questione che ci porta a tanto "dibattere" sui blog(s) più disparati. E, necessariamente, non potrò essere troppo "sintetico".
Il problema, lo dico subito, è la "comunicazione" tra giuristi e economisti....italiani. E di quanto oggi si impone, più che mai di scambiarsi informazioni e l'accesso vicendevole alle rispettive tecniche di analisi.
Prendiamo le mosse da questo scambio di idee avvenuto tra il sottoscritto e il professor Piga.
Gustavo Piga, nel suo interessantissimo blog - che ha il merito di portare avanti un'analisi accuratissima dell'erroneità delle politiche di austerity, in quanto pro-cicliche, indicando al contempo le vere "riforme strutturali" a cui occorrerebbe porre mano in Italia- critica, con giusti argomenti, il "modo" in cui si sta realizzando la vigilanza BCE sul sistema bancario europeo.
Piga non me ne vorrà, anzi, conoscendone l'attitudine, spero apprezzerà, se riporto su questo libero blog ciò che è avvenuto sul suo libero blog (in fondo i "diritti di autore", in questo caso, sono "comuni" :-))
Ritenendo di "adiuvare" le tesi da lui sostenute, commento:
"Caro prof.,
ma lo sa che non è vero che la BCE, in base alla norme pattizie e di Statuto sue “proprie” (artt.127 TFUE e 2 Stat,protocollo 4 ai Tr.) deve SOLO far salva la “stabilità dei prezzi” ma DEVE anche “contribuire a realizzare gli obiettivi dell’Unione definiti nell’art3 del TUE, tra cui la “piena occupazione” (par.3)?

Che la sua missione le imponga un “contemperamento” di tali obiettivi e non una semplice incondizionata realizzazione del primo risulta dal criterio ermeneutico di “bone fide” e di rilevanza delle clausole alla luce della “causa” (cooperativa) e dei principi fondamentali (“sociali”, espressamente enunciati) del Trattato istitutivo.http://orizzonte48.blogspot.it/2012/12/per-chinon-guardasse-solo-google-e.html.
Quanto alle regole che Commissione, anzitutto, e BCE (comunque soggetta ai principi generali procedimentali dell’azione UE) si sono dettate in materia “controllo bancario”, va segnalato che tali autorità sono (auto)vincolate a emanarle previo “RIA” (regularoty impact assessment)
http://orizzonte48.blogspot.it/2012/12/accertamento-dellimpatto-regolatorio.html
Pare, in definitiva, che gli organi comunitari usino una sospetta fretta che implica una “violazione” sistematica, nella lettera e nello Spirito, degli stessi trattati: ma lo sa che l’art.11 Cost, correttamente inteso secondo la più autorevole dottrina costituzionalista, imporrebbe al nostro governo di “denunciare” queste violazioni?"
Risposta del professore:
"In realtà lei ha ragione e torto: “Without prejudice to the objective of price stability”. Quindi preferenze lessicografiche che danno priorità alla lotta all’inflazione. Quindi un contempearmento condizionato.
Sull’AIR (aspetto su cui sono fissato) la ringrazio di cuore: è essenziale e leggerò con attenzione il suo post"

Replica del sottoscritto:
"Sì il problema lessicale me lo ero posto anche io.
Però, sul piano di una corretta tecnica di interpretazione, trascura che:
1) il testo in italiano (“fatto salvo l’obiettivo”) è giuridicamente equivalente e non subordinato al testo inglese (e d’altra parte la legge di ratifica è sulla traduzione in italiano);
2) per tradizione del diritto e anche dello jus cogens internazionale (che racchiude i principi comuni alle nazioni civili) nella “apparente” conflittualità tra due proposizioni normative, prevale l’interpretazione alla luce dello scopo fondamentale dell’accordo (cooperativo e comunque definito dal principio essenziale di cui al’art.3, par.3, richiamato continuamente anche nella sua dizione materiale nelle disposizioni del trattato) ;
3) dunque il contemperamento dei due principi si “impone” proprio in queste situazioni “congiunturali” di conflitto di obiettivi politici (altrimenti, come sta facendo ora la BCE, una clausola di principio fondante sarebbe “tam quam non esset”), cioè il contemperamento non può arrivare MAI all’ “incondizionato” prevalere, attuale, della stabilità dei prezzi, che è proprio, tra l’altro il problema economico che afflige il riequilibrio interno all’area;
4) gli strumenti del diritto non sono così facili e “scontati” da maneggiare, e servono proprio a trovare le vie d’uscita negoziali. Se li si ignora ci si arrende alla legge del “più forte costituito”, cioè all’asimmetria strutturale (De Grauwe).
Che i trattati correttamente intesi NON consentono"



3- La "precomprensione" e l'intepretazione dei testi giuridici. L'ausilio che ci viene dal pensiero tedesco.
La questione ora vista deriva in realtà da uno dei problemi più indagati dalla teoria generale del diritto. Sul quale si sono cimentati non solo i più illustri filosofi del diritto italiano (Betti, Calcaterra, Bobbio), ma che è stato decisivamente indagato dai pensatori tedeschi. Con conclusioni interessantissime, che partono da Aristotele, Cicerone, Ulpiano, e Leibniz (per citarne alcuni) e sono culminate nel concetto di "precomprensione", intesa come "anticipazione del senso" dell'interpretazione anteriore, cioè "pregiudiziale" alla stessa lettura del dato normativo.
Va da sè (per i più appassionati di linguistica e di psicanalisi) che il fenomeno di tale "anticipazione pregiudiziale del senso" lo si è anche indagato alla luce di...Freud e Lacan. Ma ovviamente vi risparmio questo interessantissimo versante.
Il concetto di "precomprensione" lo dobbiamo, in particolare a Gadamer, per alcune forme a Wittengstein, e a Viehweg. Come ci illustra questo interessantissimo studio non a caso intitolato "Ermeneutica e pluralismo":
"L’interpretazione in quanto tale non è mai un fine ultimo. Si interpreta al fine di comprendere. Ma a sua volta il comprendere, a differenza del conoscere puro e semplice, ha un carattere pratico, cosicché esso porta in sé le ragioni per cui si vuole comprendere. Anzi queste ragioni precedono il comprendere e contribuiscono a determinare e ad orientare la precomprensione.
L’interpretazione come attività acquista un senso proprio perché avviene all’interno di una preliminare comprensione, che è il vero e proprio luogo del «senso». Ogni attività ha un significato solo all’interno di una totalità di senso. Di conseguenza la comprensione precede e condiziona l’interpretazione che a sua volta la sviluppa, la corregge e la libera dai fraintendimenti."


Viehweg, nella sua fondamentale opera, "Topica e giurisprudenza" (Giuffrè, 1962; ed.originale in tedesco del 1953), aggiunge un tassello importante che ci fa capire come "l'anticipazione pregiudiziale del senso" delle norme, e questo è il caso dei trattati, discendendo da un condizionamento politico, psicologico, sociale - inteso come riflesso degli assetti dominanti sulle "ragioni del comprendere" del singolo interprete- sia particolarmente pericolosa perchè l'interpretazione giuridica, cioè delle norme, è "al fondo collegata ad un problema perenne che è quello della giustizia".
Cioè, la precomprensione, mascherata in operazioni apparentemente logiche, può condurre a interpretazioni che "vulnerano" la giustizia, l'equità (giustizia del caso concreto), la verità dinamica la cui ricerca dà senso al diritto.
A queste premesse culturali, i tedeschi sono molto attenti, tanto che come evidenziato in questo studio già citato (pag.162 e nota 853), la loro Corte costituzionale, aderendo oggettivamente al movimento di pensiero detto del "neo-costituzionalismo", che nasce dall'esigenza di dare risposte certe al problema proprio del "centralismo europeista" che rischia di stravolgere la portata delle Costituzioni nazionali, afferma, a partire dal noto caso Lutz:
i) la garanzia costituzionale dei diritti individuali non si restringe a applicazioni dei diritti difensivi clássici (cioè include anche i "diritti sociali" ndr). Essa ingloba un ordine oggettivo di valori;
ii) i valori (o i princípi) rinvenuti nei diritti costituzionali si applicano in "tutte le aree del diritto" (includendo chiaramente anche quello europeo, ndr), producendo un effetto "radiante" su tutto il sistema legale;
iii) i princípi tendono a collidere. Le collisioni si risolvono attraverso la ponderazione (balancing).
Dunque MAI attraverso l'incondizionato prevalere di un principio, anche allorchè tale prevalere è suggerito da una lettura linguistica che, pervenendo a una soluzione rimozionale di uno dei principi confliggenti, denota in sè il pericolo della "precomprensione".
E questo MAI vale a maggior ragione per la BCE.


3- Un problema che non si può più "nascondere" a noi stessi.
Ora è chiaro che il problema non è sul "singolo argomento" (importantissimo e "sintomatico") del modo di intendere la "mission" della BCE alla luce degli artt 127 TFUE e 2 del suo Statuto.
Ma coinvolge tutta la ambigua e, sicuramente difettosa, impalcatura dei trattati, come abbiamo cercato di dire in questo post, tra i più letti...in questo blog (migliaia di lettori: grazie!).
Dunque: se non ci si decide a leggere i trattati in modo sistematico, "causale"(alla luce dello scopo essenziale che si prefiggono) e secondo "buona fede" (cioè tenendo conto delle ragionevoli attribuzioni di significato che le altre parti possono prevedibilmente attribuirgli), si rischia che le analisi economiche "correttive" delle distorsioni che si vogliono evitare partano in salita e perdano di forza "politica", dato che il diritto è il vero correttivo all'arbitrio della politica, inteso come "legge del più forte".
E questo tipicamente può orientare proprio la "precomprensione" nella successiva lettura dei trattati e, a sua volta, condizionare anche l'intepretazione economica dei fatti, conducendo entrambe, così intrecciate nel caso dei trattati UE-UEM, al di fuori di una possibile "riconduzione a giustizia" dello stesso quadro dei rapporti tra aderenti ai trattati stessi.
Che poi, metodologicamente, l'interpretazione dei trattati debba procedere nel modo da me indicato, non lo dice la mia modesta persona, ma lo dice la fonte fondamentale che vincola quasi tutti gli Stati civili (che l'hanno ratificata) e certamente gli Stati europei, cioè la Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati.
Riporto le norme della Convenzione in rilievo:
Articolo 31
Regola generale di interpretazione
1. Un trattato deve essere interpretato in buona fede seguendo il senso ordinario da attribuire ai termini del trattato nel loro contesto e alla luce del suo oggetto e del suo scopo.
2. Ai fini dell'interpretazione di un trattato, il contesto comprende, oltre al testo, il preambolo e gli allegati ivi compresi:
ogni accordo in rapporto col trattato e che è stato concluso fra tutte le parti in occasione della conclusione del trattato;
ogni strumento posto in essere da una o più parti in occasione della conclusione del trattato e accettato dalle parti come strumento in connessione col trattato.
3. Si terrà conto, oltre che del contesto:
di ogni accordo ulteriore intervenuto fra le parti in materia di interpretazione del trattato o della applicazione delle sue disposizioni;
di qualsiasi prassi successivamente seguita nell'applicazione del trattato attraverso la quale si sia formato un accordo delle parti in materia di interpretazione del medesimo;
di qualsiasi regola pertinente di diritto internazionale applicabile nei rapporti fra le parti.
4. Un termine verrà inteso in un senso particolare se risulta che tale era l'intenzione delle parti.

Articolo 32
Mezzi complementari di interpretazione
Si può fare ricorso ai mezzi complementari di interpretazione, e in particolare ai lavori preparatori e alle circostanze nelle quali il trattato è stato concluso, allo scopo, sia di confermare il senso che risulta dall'applicazione dell'art. 31, sia di determinare il senso quando l'interpretazione data in conformità all'articolo 31:
lascia il senso ambiguo o oscuro; oppure
conduce ad un risultato che è manifestamente assurdo o irragionevole.

Articolo 33
Interpretazione dei trattati autenticati in due o più lingue
1. Quando un trattato è stato autenticato in due o più lingue, il suo testo fa fede in ciascuna di queste lingue, a meno che il trattato non disponga o che le parti non convengano che in caso di divergenza prevalga un testo determinato.
2. Una versione del trattato in una lingua diversa da una di quelle in cui il testo è stato autenticato sarà considerata come testo autentico solo se il trattato lo prevede o se le parti si sono accordate in tal senso.
3. Si presume che i termini di un trattato abbiano lo stesso significato nei diversi testi autentici.
4. Salvo il caso in cui un testo determinato sia destinato a prevalere ai sensi del paragrafo 1, quando il raffronto dei testi autentici fa apparire una differenza di senso che l'applicazione degli articoli 31 e 32 non permette di eliminare, si adotterà il senso che, tenuto conto dell'oggetto e del scopo del trattato, permette di meglio conciliare i testi in questione
.

Ora è chiaro che i criteri sopra enunciati paiono darmi ragione nella querelle interpretativa col professore (cioè non avrei la parte di "torto" che mi attribuisce), se non altro perchè il sottoscritto (essendo principi interpretativi sostanzialmente comuni a quelli seguiti nel nostro ordinamento e che utilizzo per mestiere da circa 30 anni) avrebbe un indubbio vantaggio professionale che sarebbe "sleale" fa pesare nella "disputa" (ma preferisco vederla come un "chiarimento" dialettico).
C'è una chiara gerarchia di criteri interpretativi e quello dell'art.31, primo comma, è con certezza il più importante (lo dice lo stesso ordine espositivo e la tradizione plurisecolare dell'ermeneutica negoziale).
Però, siccome non sono abituato a "darmi ragione", ma a dare ragione a...chi la ha, pongo l'accento sul "contesto" e sulla "prassi": sussiste il rischio che, se non ci si basa rigorosamente e coerentemente sulla buona fede e sul criterio dello scopo essenziale, uno Stato parte di un trattato consenta, contro il proprio chiaro ed obiettivo interesse, prassi che possono dar luogo ad un contesto asimmetrico.
Che è, per definizione, contrario all'art.11 della Costituzione, come abbiamo visto in questo post


Ed è esattamente quello che sta accadendo in questa fase storica rispetto ai trattati UE-UEM!


4- La "duplice" precomprensione" di giuristi ed economisti e i suoi effetti alteranti la sostanza di "giustizia" del diritto europeo.
Ma come ciò (che abbiamo visto al par. precedente) può accadere? Cioè che uno Stato non sappia fare i propri interessi nella applicazione di un trattato così importante per la sua stessa "sopravvivenza democratica"?
Nonostante taluni (non consapevoli dei termini giuridici della questione e non "familiari" con le tecniche del diritto) mi accusino di essere complottista, la mia spiegazione è invece, credo, rigorosamente tecnico-giuridica, agganciandomi peraltro alle più autorevoli voci della teoria generale dell'interpretazione giuridica cioè alle teorie di Gadamer e di Viehweg e all'affermarsi del "neocostituzionalismo".
Il fatto, è che, ripeto, le "ragioni del comprendere" sono affette da precomprensione sia da parte degli economisti, che non conoscono e non sono tenuti a conoscere, e quindi non è una "colpa", le corrette (e complesse) operazioni interpretative stabilite dalle disposizioni giuridiche, nazionali e internazionali, sia da parte dei giuristi, che non si accostano all'applicazione di questi principi interpretativi (che conoscono molto bene) con la consapevolezza dei problemi economici evidenziati dagli economisti. E anche qui non è una colpa.
In questo gap di reciproca comunicazione finisce per crearsi uno spazio di precomprensione, per cui:
1) i giuristi credono che le ragioni economiche dei trattati siano solo quelle che "politicamente", e "non" nei trattati stessi (nelle loro concrete disposizioni, come abbiamo visto), sono enunciate, e cioè una presunta armonizzazione delle economie e ed il perseguimento cooperativo del benessere comune dei popolo aderenti ai trattati (che è esattamente ciò che fin dall'inizio era problematico e che ora si sta manifestando come semplicemente non vero, in fatti drammaticamente inoppugnabili);,
2) mentre gli economisti tendono (in prevalenza) a leggere i trattati sulla base della "precomprensione" che le Costituzioni da una part, e le norme e le prassi europee, dall'altra, non possano collidere e se collidessero, bisogna adattare l'intepretazione esclusivamente alla versione propugnata dalle istituzioni europee, partendo da questa (fallace) sicurezza per finire in una (eventuale) critica molto più difficile da sostenere, perchè non supportata dal diritto e dalla coessenziale ricerca della giustizia.

5- La "precomprensione sul versante giuridico".
Ho parlato della precomprensione rispetto a un caso suscitato da un economista, ma ora è giusto che esemplifichi come il pericolo, collettivamente, lo corrano in concreto anche i giuristi.

Su questo blog mi ha scritto, commentando, Luigi Maruotti, senza alcun nickname, con la consueta civiltà e limpidezza d'animo che contraddistingue la sua grande figura di alto magistrato.
Ma mi hanno scritto pure (nell'ordine significativo che loro conoscono :-)...), swing-wing, quarantotto-bis (:-)), grumpy1893 e, last but not least, Luca Cestaro.
Voi non lo potete sapere, ma ve lo dico io: si tratta, per tutti i nomi e nickname ora citati, del "Gotha" (e non esagero) del pensiero giuridico-giurisprudenziale italiano.
La loro attenzione mi onora e il loro contributo scientifico è il meglio che si può avere per la democrazia costituzionale.
Ora, Luigi mi ha posto un problema in questi termini:
"...Personalmente, mi sono spesso chiesto quale sia il 'nocciolo duro' dei diritti fondamentali (in un ordinamento 'multilivello'), nelle dinamiche che inevitabilmente sorgono quando le risorse economiche scarseggiano.
Il dibattito in corso, dunque, mi interessa moltissimo.
Per il momento, mi limito a riflettere sui contributi finora da tutti voi forniti e mi riservo di tornare sull'argomento.
Cari saluti a tutti.
Luigi Maruotti (amico e collega di Luciano Barra Caracciolo
)"

Al che ho risposto:
"Caro Luigi, sai qual'è il punto cruciale: ma chi lo dice che le risorse scarseggiano?
Scarseggiano solo in una impostazione incostituzionale della gestione delle risorse dello Stato e accettata con strana "leggerezza" a partire dallo SME e dallo strettamente connesso divorzio tesoro-banca d'Italia. V.qui per capire un pò meglio:
Il debito pubblico italiano. Da dove viene fuori?
Per una visione più d'insieme, v. il libro di Alberto Bagnai "Il tramonto dell'euro".
Poi ne riparliamo: in effetti solo i vincoli monetari e la follia ideologica delle politiche degli ultimi 20 anni ci hanno portato in questa condizione. Ma l'Italia avrebbe risorse e capacità imprenditoriali per eccellere, checchè ne dicano questi strani "soggetti", ma naturalmente al di fuori di questa gabbia UEM-euro-banca centrale indipendente dalla democrazia, ma dipendente dal sistema bancario (su cui infatti vigila per modo di dire dato che le regole cui si attiene considerano solo la posizione dei "vigilati"...e da domani la BCE farà ancora peggio).
C'è assoluto bisogno che gente come te comprenda questi fattori allucinanti ed esca da "Matrix"... :-)PS: anche l'ultimo post ti da' un frammento di queste nozioni
"


La precomprensione, che ripeto non è una colpa, di fronte all'enorme sforzo che impone una effettiva conoscenza interdisciplinare, che qui auspichiamo, risiede nel fatto che si dia per scontato che "le risorse economiche scarseggiano" anche se si vede la consapevolezza che ciò sia collegato a un ordinamento multilivello.
Ma il punto è allora questo: è legittimo, alla luce dell'art.11 Cost., che un "ordinamento multilivello" conduca a una situazione per cui, IN ASSENZA DEL SUO INFLUIRE SULL'ASSETTO DEL NOSTRO STATO, le risorse NON scarseggerebbero?
E' evidente infatti che le risorse "non scarseggerebbero", al netto di 30 anni di vincoli valutari, - e cioè:
a) prima di tassi di sconto che "bankitalia indipendente" ha tenuto alti per sostenere un livello di cambio (SME) che ha provocato l'ammontare "eccessivo" dell'attuale debito pubblico quasi esclusivamente a causa degli interessi passivi (che tutti noi paghiamo con tasse crescenti);
b) poi del successivo obiettivo di raggiungere gli obiettivi di Maastricht, che ha vincolato al costante avanzo primario del pubblico bilancio, che in sè comprime risparmi e investimenti privati e pure quelli pubblici e quindi la crescita stessa.
Tanto più che l'indipendenza della politica monetaria dal governo democraticamente rappresentativo e la fissazione dei tassi del debito lasciata alle dinamiche dei mercati (cioè dei creditori) costituisce un intrinseca limitazione da cui, poi, è difficile uscire, perchè assimila lo Stato a un qualsiasi cliente del sistema bancario, esponendolo alla stima di solvibilità prima e alla tendenza speculativa di breve periodo (per definizione) che compiono gli investitori finanziari, quindi assoggettandolo a logiche che sono estranee al programma di realizzazione di valori-obiettivi che sono propri della Costituzione. Come ben sa il Giappone.
E, preliminarmente, in assenza di livelli di cambio "innaturali" e immodificabili, l'Italia avrebbe avuto, come comprovano le serie storiche della bilancia dei pagamenti, un ("almeno" più frequente) attivo delle partite correnti e una connessa crescita che avrebbero senz'altro abbassato il rapporto debito/PIL.
Tutto ciò non è controfattuale, cioè ipotetico, perchè basta guardare ai fondamentali economici italiani successivi all'uscita dallo SME nel 1992 (peraltro compressi dal coevo irrompere di Mastricht) e al rientro nello stesso nel 1997, in vista dell'adozione dell'euro, per capire che l'Italia avrebbe potuto crescere in base al semplice schema della "legge", o meglio, del modello di crescita di Thirlwall .
Conclusione che dal punto di vista economico è, adesso più che mai, dopo i dati (quantomeno scoraggianti) di 14 anni di euro, scienticamente attendibile.
E a cui aggiungo questo link alla rivista economica Bloomberg, per chi se lo fosse perso e a giovamento di Luigi, dove tutte queste premesse economiche spingono verso l'opportunità di un vantaggioso abbandono dell'euro per l'Italia.
E' non si tratta di teorie isolate, nel quadro europeo, tanto che oggi più che ormai in Francia se ne parla apertamente su Le Monde.


Ma in conclusione, spero che Luigi si legga questo post e che riesca a trovare il tempo per guardarsi pure ciò che è contenuto nei links.
Perchè Luigi non è uno qualsiasi. E' un autentico "maestro" del pensiero giuridico italiano degli ultimi decenni, come sanno i suoi molti allievi che oggi siedono nei posti più alti delle funzioni giurisdizionali e, non solo, ma in generale "istituzionali", dell'ordinamento italiano.



Quarantotto a 17:17
 
Draghi a Monti: nessuna ripresa nel 2013. L'Italia peggiorerà

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Mario Monti è in campagna elettorale e dice che tutto va bene.
Anzi lodando il suo governo ha pure detto, nel messaggio di auguri natalizi per i ragazzi, "il 2013 sarà l'anno della crescita".
Se lo dice lui dobbiamo credergli?
Ormai con un Paese stremato dalla pressione fiscale e con le tasche vuote per pagare l'Imu, si spera che per una volta il Prof abbia ragione.
Ma quasi sicuramente siamo davanti ad una proiezione fiduciosa sul futuro dettato dalla campagna elettorale del Prof. Ormai non fa altro che dire che tutto andrà bene il prossimo anno grazie al lavoro del suo governo. Ma a rovinargli la festa proprio oggi arriva l'altro Prof che siede a capo della Bce, il suo alterego, l'altro SuperMario Draghi.
Il presidente della Bce ha dichiarato: "L’economia resterà debole nel 2013 e l'outlook a medio termine dell’attività economica resta complicato. Le riforme economiche funzionano, sono il cammino giusto e i governi dovrebbero proseguire su questa via, anche se nel breve termine, il prezzo per i cittadini è elevato".
Tradotto: il 2013 sarà ancora un anno molto difficile e dovremo ancora continuare a pagare tasse su tasse.
Il Prof in loden allora ha mentinto sapendo di mentire?


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ITaLIA 2013 :IL FALLIMENTO E' CERTO



RIPROPONGO L'INTERVENTO A RADIO 24 DI DUE SETTIMANE FA DI MERCATO LIBERO DURANTE LA TRASMISSIONE DI OSCAR GIANNINO.


NESSUN FALLIMENTO QUINDI DELL'ITALIA? ASSOLUTAMENTE FALSO...e chi non lo spiega alle persone è un BUGIARDO O UN BANCARIO O UN GIORNALISTA O UN POLITICO!
-O FALLISCONO LE BANCHE ITALIANE...MA NON FALLISCONO PERCHE' LE HA AIUTATE E CONTINUA A FARLO SIA LA BANCA CENTRALE EUROPEA CHE IL GOVERNO ITALIANO (ultimo scandalo dopo il Ltro....Montepaschi)
-O FALLISCE L'ITALIA CON IL SUO DEBITO..MA MARIO MONTI HA MESSO UN TEMPORANEO CEROTTO....
-OPPURE FALLISCONO GLI ITALIANI PER MANTENERE IN VITA IL DEBITO DEL PAESE.
così facendo gli assets del PRIVATI ITALIANI scendono di valore, gli italiani si impoveriscono ma il paese è salvo...a un costo sociale e umano altissimo. Tasse su tasse e nessuna speranza per il futuro.


mentre la stampa ci racconta quanto bravo è stato Monti, mentre la televisione parla bene di Napolitano, mentre Berlusconi si fa invitare da tutte le televisioni per imbonire quei pochi seguaci rimasti, mentre Bersani sta preparando la sua patrimoniale lacrime e sangue, mentre Giannino si fa licenziare dal Sole 24 ore per andare alle votazioni con il suo movimento elitario, mentre Montezemolo e Casini si domandano se Monti farà loro un regalo creando il grande centro o li farà affondare nell'oblio e mentre zombie politici navigano ancora nell'agone politico....come Vendola, Fini Renzi, Tremonti e company....
ABBIAMO BLOGGER CHE SONO DEI BANCARI FALLITI, A VOLTE ALIENI A VOLTE A STATUTO SPECIALE, A VOLTE SALUZZESI, e GIORNALISTI PREZZOLATI CHE VIVONO IL LORO PICCOLO MOMENTO DI GLORIA RACCONTANDO AGLI ITALIOTI LORO LETTORI QUANTO E' FORTE L'ITALIA E CHE NON POTEVA FALLIRE E CHE L'ITALIA HA UN FUTURO...si perchè il loro problema è che IL TEMPO confermerà il loro fallimento personale...nei prossimi due anni continueranno licenziamenti bancari, nella pubblica amministrazione e in migliaia di aziende che giorno dopo giorno chiudono o si trasferiscono.
TASSE SUL REDDITO, IMU, TASSE SUI RIFIUTI, REDDITOMETRO, REDDITEST, SPESOMETRO, EQUITALIA, AGENZIA DELLE ENTRATE, BURACRAZIA, MAGI...



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counterpunch.org

Venezuela, un aggiornamento sui fattori sociali decisivi in materia di sanità


Mentre il presidente del Venezuela Hugo Chávez lotta per la vita a Cuba, la stampa liberale dai due lati dell’Atlantico (ad es., El Pais”) continua a criticare il suo governo. Il significato della sua vittoria (ha superato il suo rivale di 12 punti) deve ancor essere ben analizzato, evidentemente. E’ incredibile che Chávez abbia vinto, malato di cancro, attaccato dai media locali e internazionali (si pensi all’elezione di Syriza in Grecia) e, sebbene raramente riconosciuto, con una mappa elettorale estremamente orientata verso le classi medio alte, con barriere geografiche e difficoltà di accesso ai documenti di identificazione da parte della classe operaia.

Tra i fattori più incisivi del successo del governo Chávez e della sua schiacciante vittoria in queste ri-elezioni di ottobre 2012, vi è la riduzione della povertà, resa possibile dalla ripresa del controllo della compagnia petrolifera nazionale PDVSA, e dall’utilizzo delle abbondati entrate non a beneficio di un piccolo gruppo, così come fece il governo precedente, bensì per la costruzione di infrastrutture ed investendo in servizi sociali di cui tanto avevano bisogno i venezuelani. Negli ultimi 10 anni il governo ha aumentato la spesa per servizi sociali del 60,6% per un totale di 772 miliardi di dollari.

La povertà non si misura solo dalla scarsità delle entrate economiche, né il benessere si può giudicare dalla sola assenza di malattie. Sono interconnessi tra loro e soggette a più fattori, ovvero determinate da una serie di processi sociali. Per dare un quadro oggettivo del progresso reale risultante dalla rivoluzione bolivariana in Venezuela negli ultimi 13 anni, è essenziale esaminare alcuni dei dati chiave disponibili in materia di fattori sociali determinanti per il benessere e la povertà: educazione, diseguaglianza, lavoro e reddito, sicurezza alimentare, assistenza sociale e servizi.

Se osserviamo i fattori che determinano il benessere, notiamo che il Venezuela è attualmente il paese di quella regione geografica con il minor dislivello sociale (misurato con Coefficiente di Gini) che ha ridotto la diseguaglianza del 54% e la povertà del 44%. La povertà è passata da un tasso del 70,8% nel 1996 al 21% nel 2010. La povertà estrema si è ridotta dal 40% del 1996 al 7.3% nel 2010. Circa 20 milioni di persone hanno beneficiato dei programmi anti-povertà, chiamati “Misiones” (fino ad oggi 2,1 milioni di anziani hanno ricevuto pensioni di anzianità- ovvero il 66% della popolazione mentre prima dell’attuale governo solo 387.000 persone ricevevano una pensione).

L’istruzione è un fattore determinante per la valutazione del benessere e della povertà di un popolo e il governo bolivariano ha dato all’istruzione particolare importanza, destinando ad essa più del 6% del PIL. L’UNESCO afferma che l’analfabetizzazione è progressivamente diminuita e che Venezuela è il terzo paese della sua regione per tasso di alfabetizzazione. L’istruzione è gratuita dall’asilo nido all’università; il 72% dei bambini frequenta un asilo pubblico e l’85% dei ragazzi in età scolare frequenta la scuola. Ci sono migliaia di scuole rimesse a nuovo, tra le quali 10 nuove università. Il paese è al secondo posto in America Latina, e il quinto in scala mondiale, per numero di studenti universitari. E’ infatti vero che 1 venezuelano su 3 è iscritto ad un programma educativo o percorso di studi. E’ inoltre un gran risultato che il Venezuela sia oggi, al pari della Norvegia, il quinto paese al mondo dal punto di vista della felicità della popolazione.

Prima del governo Chàvez nel 1998, il 21% della popolazione era denutrita. Il Venezuela ha ora istituito una rete di distribuzione alimentare assistita comprensiva di alimentari e supermercati. Mentre nel 1980 il 90% del cibo era importato, ora le importazioni sono meno del 30%. Misión Agro-Venezuela ha concesso 454.238 prestiti a produttori agricoli e 39.000 di essi hanno ricevuto un prestito solo nel 2012. 5 milioni di venezuelani ricevono cibo gratuito, 4 milioni di essi sono bambini nelle scuole e 6.000 cucine sfamano 900.000 persone. La riforma agraria e le politiche di sostegno rivolte ai produttori agricoli hanno migliorato la catena di distribuzione alimentare domestica. I risultati di tutte le misure adottate in materia di sicurezza alimentare sono un tasso di malnutrizione pari solo al 5% e la denutrizione infantile che è scesa dal 7,7% nel 1990 al 2,9% di oggi. Sotto tutti i punti di vista questo è un notevole risultato per la sanità.

Di seguito sono elencati alcuni dei più importanti dati a disposizione in materia di sanità pubblica [iv],[v],[vi]:

*calo della mortalità infantile dal 25 per mille nel 1990 al 1 per mille nel 2010;

*Accesso ad acqua acque pulite per il 96% (dato impressionante) della popolazione (che era uno degli obiettivi della rivoluzione);

*Nel 1998 si potevano contare 18 dottori ogni 10.000 abitanti, oggi sono saliti a 58 e la sanità pubblica conta 95.000 medici;

*Ci sono voluti decenni di governi precedenti per costruire 5.081 ospedali, mentre in soli 13 anni il governo bolivariano ne ha costruiti 13.721 (un incremento del 169,6%);

*Barrio Adentro (ovvero il programma di assistenza reso possibile dall’aiuto di 8.000 medici cubani) ha salvato la vita a circa 1,4 milioni di persone in 7.000 ospedali e conta 500 milioni di visite;

*Solo nel 2011, 67.000 venezuelani hanno ricevuto gratuitamente farmaci di norma costosi per 139 diverse patologie tra cui il cancro, l’epatite, l’osteoporosi, la schizofrenia e altre; ci sono ad oggi 34 centri per le dipendenze;

*In 6 anni 19.840 senzatetto sono entrati in programmi speciali, e praticamente non ci sono bambini di strada;

*Il Venezuela ha oggi la più grande unità di terapia intensiva della regione;

*Una rete di 127 farmacie pubbliche vende medicine a prezzi agevolati permettendo di risparmiare il 34-40%;

*51,000 persone hanno ricevuto trattamenti oculistici specializzati grazie al programma oculistico “Mision Milagro” che ha ridato la vista a 1,5 milioni di venezuelani;

Le vicende del 2011, anno in cui forti piogge tropicali hanno lasciato senzatetto 100.000 persone, sono un esempio di come il governo abbia saputo prontamente rispondere ai bisogni reali della popolazione. Gli sfollati vennero immediatamente messi al sicuro in edifici pubblici ed alberghi e, in 1 anno e mezzo soltanto, il governo ha costruito 250.000 case. Il governo non è ovviamente riuscito a guarire tutte le piaghe sociali, ma i venezuelani riconoscono che, nonostante le mancanze e gli errori commessi, questo governo sta dalla parte del popolo e cerca di utilizzare le risorse per soddisfare i bisogni del popolo stesso. In questo quadro si noti anche come la democrazia venezuelana promuova un’intensa partecipazione alla vita politica, con 30.000 consigli comunali che identificano i bisogni sociali a livello locale e monitorano la soddisfazione, permettendo così alla popolazione di essere protagonista dei cambiamenti che loro stessi vorrebbero.

L’economia del Venezuela è caratterizzata da un debito basso, ampie riserve petrolifere e risparmi elevati, e nonostante questo gli economisti occidentali che contestano Chàvez ripetono ad nauseam che l’economia del Venezuela non è “sostenibile” e ne preannunciano il collasso non appena i ricavi derivati dal petrolio cesseranno. Ironicamente essi non preannunciano invece tale sorte ad altre economie basate sul petrolio quali il Canada o l’Arabia Saudita. Ignorano forse per convenienza che la riserva petrolifera del Venezuela, pari a 500 miliardi di barili, sia tra le maggiori al mondo e considerano l’investimento sociale dei ricavi derivati dal petrolio uno spreco o un futile sforzo. In ogni caso negli ultimi 13 anni il governo bolivariano ha costruito un sistema industriale e agricolo senza pari nei 40 anni di governi precedenti e la sua economia si va rafforzando anche sullo scenario di una crisi finanziaria globale.

Uno dei fattori che indica una crescente diversificazione dell’economia è il fatto che lo stato oggi ricava tanto dalle tasse quanto dal petrolio grazie al consolidamento della capacità di riscuotere le tasse e di ridistribuire la ricchezza. In un solo decennio, lo stato ha riscosso USD 251,694 milioni di tasse, più delle entrate annue derivate dal petrolio. Alcuni dei più importanti dati in campo economico sono l’abbassamento della disoccupazione dall’11,3% al 7,7%; le persone che godono dei benefici di un’assicurazione socio-sanitaria sono raddoppiate, il debito pubblico, che era del 20,7% del PIL è ora al 14,3%, le economie indigene locali hanno beneficiato della diffusione delle cooperative. In un quadro più generale, l’economia del Venezuela è cresciuta del 47,4% in 10 anni, ovvero del 4,3% all’anno[viii].

Sono molti i paesi europei che guardano con invidia a questi dati. Gli economisti che studiano da anni l’economia del Venezuela affermano che “Ciò che si preannuncia in merito al collasso economico, al bilancio, alla crisi o altri pessimisti pronostici, così come molte altre previsioni economiche spesso si rivela sbagliato. La crescita economica del Venezuela oggi è sostenibile e potrebbe continuare su questi ritmi a lungo se non addirittura migliorare.”[ix] .

Secondo il Global Finance e il World Factbook della CIA, il Venezuela presenta i seguenti indicatori economici.[x]: tasso di disoccupazione dell’ 8%; debito pubblico pari al 45,5% del PIL (mentre quello dell’Unione Europea è dell’82,5%); una vera crescita del PIL: il reddito pro-capite è di USD 13.070. Nel 2011 l’economia del Venezuela ha superato ogni aspettativa con una crescita del 4,2% ed ha raggiunto il 5,6% nella prima metà del 2012. Il rapporto tra PIL e debito è al di sotto di quello di Stati Uniti e Regno Unito, meglio dei paesi europei; l’inflazione, problema endemico per molti decenni, è in calo da quattro anni, con un tasso del 13,7% nell’ultimo trimestre del 2012. Anche il The Wall Street Journal sostiene che il mercato azionistico del Venezuela, che ha raggiunto un picco storico ad ottobre 2012, è il migliore al mondo, e i titoli del Venezuela sono considerati tra i più redditizi dei mercati emergenti.

La vittoria di Hugo Chàvez ha avuto un forte impatto mondiale, molti gli riconoscono di aver promosso un cambiamento radicale non solo nel suo paese ma nell’intera America Latina dove sono stati eletti altri governi progressisti, ribilanciando gli equilibri locali. La vittoria è ancor più significante se si pensa all’enorme sostegno politico e strategico dato ai partiti e ai media dell’opposizione da parte di agenzie ed alleati statunitensi. Dal 2002 Washington ha finanziato per 100 milioni di dollari l’opposizione in Venezuela e 40-50 milioni di dollari solo quest’anno per via delle elezioni. Il popolo del Venezuela non ha dato retta alla propaganda contraria rivolta al presidente dai media che sono per il 95% privati e anti-Chàvez[xii].

Il cambiamento progressivo nella regione ha fatto sì che sorgessero infrastrutture per un Sud America davvero indipendente con organizzazioni di integrazione politica come la Banca del Sud, CELAC, ALBA, PETROSUR, PETROCARIBE, UNASUR, MERCOSUR, TELESUR dimostrando così al resto del mondo che, dopo tutto, ci sono ancora alternative sociali ed economiche nel ventunesimo secolo [xiii] . I livelli del debito in America Latina, seguendo modelli di sviluppo diversi da quelli del capitalismo globale, in netto contrasto con l’Europa, stanno diminuendo.

I cambiamenti in Venezuela non sono astratti. Il governo del presidente Chàvez ha significativamente migliorato le condizioni di vita dei Venezuelani e li ha coinvolti in una partecipazione politica attiva per conseguire tale obiettivo [xiv]. Questo nuovo modello di sviluppo sociale ha avuto un impatto straordinario su tutta l’America Latina, inclusa la Colombia negli ultimi tempi, e i governi centristi, che sono la maggioranza nella regione e che tendono progressivamente sempre più a sinistra, vedono il Venezuela come un catalizzatore in grado di portare maggiori livelli di democrazia, sovranità nazionale e progresso economico e sociale nella regione[xv]. Nessuna sorta di retorica neoliberale può confutare i fatti. Dozzine di esperti ostinati potrebbero dibattere all’infinito sul fatto che la Rivoluzione Bolivariana sia o meno di stampo socialista, se essa sia riformista o rivoluzionaria (è probabile che sia entrambe le cose), ma alla fine i risultati importanti di cui sopra sono un dato di fatto. Questo più di ogni altra cosa fa infuriare gli oppositori sia in Venezuela che nei pesi neo-colonialitsti. L’”obbiettivo” ed “empirista” The Economist non divulgherà questi dati, e preferirà ancora una volta preannunciare il crollo finanziario imminente del Venezuela ed El Pais in Spagna, preferirà parlare di uno degli artefici di Caracazo (il macello di 3.000 persone a Caracas durante la protesta contro l’austerity del 1989), il ministro della finanza del precedente governo Moises Naim, continuando con l’ossessione anti-Chàvez. Ma nessuno può controbattere il fatto che nello Human Development Index (Indice di Sviluppo Economico, n.d.t.) delle Nazioni Unite, il Venezuela si trovi al sessantunesimo posto su 176 paesi, avanzando di 7 posizioni in 10 anni.

Ed è questa la ragione per cui la rivoluzione bolivariana di Chàvez sopravviverà anche dopo la morte del leader socialista venezuelano.

Carles Muntaner è professore di Infermieristica, Sanità Pubblica e Psichiatria all’Università di Toronto. Ha lavorato per più di 10 anni sugli aspetti della sanità pubblica nella rivoluzione bolivariana, ad esempio “History Is Not Over. The Bolivarian Revolution,
Barrio Adentro and Health Care in Venezuela”, scritto da Muntaner C, Chung H, Mahmood Q and Armada F. e “The Revolution in Venezuela” di T. Ponniah and J. Eastwood, Harvard University Press, 2011. María Páez Victor è una sociologa venezuelana, specializzata in salute e medicina.
Joan Benach è professore di sanità pubblica allla Universitat Pompeu Fabra, di Barcellona. Ha collaborato per molti studio sulle politiche sanitarie nella rivoluzione bolivariana


Fonte: Counterpunch: Tells the Facts, Names the Names
 
ROMA, 21 dicembre (Reuters) - Con il via libera di ieri in Senato alla legge del bilancio in pareggio, oggi la Camera dei deputati approverà definitivamente la legge di Stabilità, ultimo passo prima che Mario Monti salga al Colle per rassegnare le dimissioni aprendo la strada alle elezioni anticipate del 24 febbraio.
Nonostante la fine disordinata della legislatura, l'Italia riuscirà comunque a scongiurare l'esercizio provvisorio, che in mancanza della legge di bilancio avrebbe costretto l'esecutivo alla gestione ordinaria dal mese di gennaio, e a mantenere uno degli impegni più importanti assunti sottoscrivendo il Fiscal compact, il nuovo Patto di stabilità europeo.
La legge che dà attuazione al principio costituzionale del bilancio in pareggio limita il ricorso all'indebitamento "esclusivamente in caso di eventi eccezionali": periodi di grave recessione economica, gravi crisi finanziarie e calamità naturali. Le Camere dovranno approvare lo scostamento dei saldi, misurati comunque al netto del ciclo e delle una tantum, "a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti". La legge istituisce anche l'Ufficio parlamentare di bilancio, la versione italiana del Congressional budget office americano. L'Ufficio, composto di tre membri, avrà il compito di verificare gli andamenti di finanza pubblica e il rispetto delle regole di bilancio, rompendo il monopolio della Ragioneria generale dello Stato.
 
Ecco la pietra tombale alla ripresa economica.
Una domanda..........ma i tre membri saranno del FMI o della BCE ?
E i futuri tagli decisi per evitare ulteriore indebitamento riguarderanno la sanità, l'istruzione , le pensioni i servizi oppure aumenteranno ancora la pressione fiscale ?
 
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IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO E' IMMORALE!!!



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...


ALMENO ABBIANO RISPETTO PER CHI CI RIMETTE LA PROPRIA VITA, PER I PADRI E MADRI DI FAMIGLIA CHE PERDONO IL POSTO DI LAVORO, PER TUTTI COLORO CHE CONDUCONO UNA VITA DI STENTI SOLO PERCHE' L'INGORDIGIA DI QUESTI PERSONAGGI NON VEDE ALTRA SOLUZIONE CHE NON SIA QUELLA DI TOGLIERE A CHI ORMAI HA BEN POCO.



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Il 19 agosto Angelo Di Carlo, l'operaio che lo scorso 11 agosto, si è dato fuoco per protesta davanti Montecitorio per poi lanciarsi contro la Camera dei Deputati a causa della perdita del posto di lavoro, è morto.​



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Non aspettare che Alfano, Bersani, Casini o il Governo del banchiere Monti restituiscano l'emissione monetaria ai cittadini, impegnati TU, in prima persona, non aspettare che lo facciano altri per te.



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Divertente video dell'attore E. Brignano


"signori" POLITICI....... maaa...... non vi fate un po' schifo da soli ?






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ABC marzo 2012​


La proprietà commutativa dell’addizione dice che se cambiamo l’ordine degli addendi il risultato dell’addizione non cambia.


Facciamo un esempio:​


B + A + C = M​


A + B + C = M​


C + A + B = M​


Se i tre leader fossero seduti in modo diverso su quelle POLTRONE il risultato sarebbe sempre il Governo MONTI (BANCHIERE Goldman Sachs).​


Tagli e tasse per i cittadini e aiuti per il sistema bancario.​



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Incredibile video che dimostra come l'economia non sia poi cosi' complicata come ci vogliono far credere.
Chiunque, un contadino o un professore universitario, non c'e' differenza, tutti possono comprendere che dei priivati si stanno arricchendo sulle spalle dei popoli emettendo moneta per conto dello Stato ed i cittadini vengono letteralmente costretti a dover risanare questo debito mediante una ingiusta vessazione che sta arrivando a livelli inverosimili.
Il giornalista Irlandese Vincent Brown, distrugge a domande il banchiere Klaus Masuch (BCE).
Il banchiere non risponde alle sue domande.
CONOSCI E FAI CONOSCERE IL PROBLEMA DELLA SOVRANITA' MONETARIA E DEL SIGNORAGGIO.​


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Provate a dare una risposta a questi quesiti apparentemente banali, magari pescandola da quanto avete appreso a scuola, oppure leggendo i giornali o ascoltando la TV, la radio ecc... Probabilmente avrete qualche difficoltà a rispondere con sicurezza!
1) Di chi è il denaro (compreso quello che avete nel portafoglio)?
2) Dove prende i soldi una banca quando ve li presta?
3) Cos'è l' interesse sul prestito applicato dalla B.C.E.?
4) Cos'è il debito pubblico? A chi dobbiamo tutti quei soldi? Perchè aumenta sempre?


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ciao.elviss.ci ripropongono il 92,stile diverso ma pricipio identico.purtroppo il piano e' delineato.impoverimento strutturale.se nn ricordo male ,ho postato che in fin dei conti eravamo il paese che stava meglio di tutti e questo ci costera' in termini assoluti.nn siamo difesi da nessuno,tanto meno da chi governa e avrebbe il compito di proteggere l italia e gli italiani
 
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28/ago/2007 - Caricato da angerub
Spezzoni del discorso in parlamento del 92, processo del 93, intervista ad Hammamet del 97.



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21/dic/2008 -
buona parte del finanziamento politico è irregolare od illegale. Non credo che ci sia nessuno in questaula ...



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Bettino Craxi, in una intervista del 1997, parla dell'Europa e di come essa influirà sull'Italia visti i ...







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26/feb/2008 - Caricato da anglotedesco
Sarò impopolare lo so, ma oggi uno come Craxi è da rimpiangere. Abbiamo solo mezze calzette....una ...
 
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lascio alle persone intelligenti capire, il resto puo' continuare a fare la solita vita.mi sa che che li vedremo a fare shopping quasi tutti
 

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