un,dos,tres,un pasito bailante by mototopo

ERARIO E LE NUOVE DIRETTIVE SUI FALLIMENTI DELLE BANCHE. di Antonio de Martini
Una volta l’anno la Guardia di finanza emette il suo “bollettino della Vittoria” con una statistica illustrante le attività svolte.
Da qualche tempo, la GDF sforna i numeri senza raccordarli con quelli del periodo precedente, rendendo i rendiconti meno rendicontabili.
Anche per il bilancio dello Stato, non ricordo di essere mai riuscito a sbirciare un rendiconto di bilancio.

Certamente le cifre denunziate, nella realtà saranno destinate a diminuire a causa di ricorsi, errori materiali, prescrizioni, appelli, cassazioni e inesistenza di patrimoni su cui rivalersi.
Per ogni mille euro denunziati in questi controlli lo stato ne incassa effettivamente cento.
Prendiamo le cifre di quest’anno per buone e immaginiamo che tutti gli evasori si ravvedano e paghino tutti in contanti e senza sconti e vediamo cosa succede.
Sono stati stanati cinquemila evasori totali e recupereremo 17 miliardi di euro. Nel 2006 gli stanati erano settemila, ma l’evasione era di soli 15 miliardi. Sarebbe interessante sapere quanto hanno incassato di quella cifra a sette anni di distanza.

Poiché il nostro debito pubblico ha gia da un pezzo superato i 2000 miliardi di euro, immaginando che la panacea di 17 miliardi annui continui a pronta cassa, ci vorranno 117 ( centodiciassette ) anni per coprire il buco lasciato da Pomicino e compari.
È evidente che con questi sistemi si perseguiranno forse fini di equanimità, ma non si cava un ragno dal buco.
Il modo per non fare affondare la nave, non consiste nel pompicchiare fuori schizzetti di acqua, bensì nel turare le falle, ossia lo stato deve smettere di costare annualmente ai cittadini la metà di quanto questi guadagnano.
Esistono cinque livelli amministrativi ( circoscrizione, comune, provincia, regione, nazione) e ne bastano ampiamente due.
Durante tutta la crisi la Germania ha parlato ad Atene perché Roma comprendesse. Un terzo dei dipendenti pubblici italiani è in soprannumero a partire dai parlamentari.
Al Senato italiano, con 60 milioni di abitanti e l’85% degli abitanti proprietari della casa in cui abitano, abbiamo 315 senatori più i cinque senatori a vita ( istituto squisitamente monarchico), mentre in Germania con ottanta milioni di abitanti, i senatori sono sessantacinque, nessuno a vita, mentre solo il 45% degli abitanti è proprietario della casa in cui vive.
Che credibilità e quanta comprensione pensiamo di avere?
Nelle banche italiane ci sono oltre venticinquemila dipendenti di troppo e a fine anno emergeranno le crisi creditizie provocate dai criteri di rating accettati supinamente dalle mummie incartapecorite ( e i giovani son peggio) che le governano.
Licenziare impiegati in questo periodo di crisi non avrebbe altro effetto che acuire la crisi, eliminando dal mercato altri consumatori. Pare però che la scelta fatta sia questa.
Ad ammettere le perdite e sofferenze registrate nel 2013 la maggior parte delle banche andrebbe verso il fallimento tecnico.
I governi che si sono succeduti hanno tutti in comune l’incapacità di rilanciare l’economia e chi pensa che ci riescano in futuro, si illude.
Le scelte sono:
a) L’emissione di Bond europei che non incidano sul debito pubblico nazionale degli Stati.( dipende da Ecofin e da BCE)
b) La svalutazione competitiva dell’Euro ( dipende da BCE)
c) La dichiarazione di bancarotta delle banche o addirittura dello Stato ( dipende da noi).
In caso di bancarotta di una banca, il recente precedente di Cipro approvato dall’Ecofin , prevede che per coprire il buco vengano usati i denari dei correntisti ( non quelli degli azionisti o degli amministratori).
Ci viene promesso che si occuperanno di noi dopo le elezioni tedesche e in breve avremo tutti nuovamente credito e lavoro e la Merkel rinfodererà gli artigli. Dato e non concesso che venga rieletta dopo una campagna elettorale tanto inconsistente, scopriremo, come documentato dal generale Mario Mori nel recente editoriale su Lookout , che Deutsche Bank e Commerzbank sono sedute su voragini tali che quella del Monte dei Paschi sembrerà un furto di caramelle.
Facciamo finta di credere alla storiella che ” in autunno verrà il bello” , ma allora perché l’Ecofin ha fissato nelle scorse due riunioni solo le regole da seguire in caso di fallimento ?
come mai nessuna di queste nuove regole protegge i risparmiatori penalizzando gli amministratori e invece stabiliscono che se gli amministratori falliscono, pagano i clienti correntisti della banca invece che gli azionisti ?
Si chiama privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite.
Il nome tecnico di truffa.
 
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DI HARVEY WASSERMAN
counterpunch

Proprio quando sembrava che le cose potessero essere sotto controllo a Fukushima, scopriamo che sono peggio che mai.

Smisuratamente peggio.

Adesso quantità massicce di liquidi radioattivi stanno scorrendo dall’area del reattore distrutto nell’Oceano Pacifico. E la loro composizione è di gran lunga più letale del ‘semplice’ trizio di cui abbiamo letto sui giornali finora.



La Tepco, proprietaria/dirigente – e uno dei più grandi e tecnologicamente avanzati fornitori al mondo – ha fatto tutto tranne che ammettere di non essere in grado di controllare la situazione. Il suo comportamento meschino ha spinto l’ex commissario della Nuclear Regulatory Commission americana, Dale Klein, ad accusare: “Non sapete cosa state facendo.”

Il governo giapponese sta intervenendo. Ma non c’è alcuna garanzia, e nemmeno probabilità, che possa fare di meglio.

In effetti, non c’è alcuna certezza riguardo a cosa stia causando questa ondata di morte e distruzione totalmente fuori controllo.

A distanza di circa 16 mesi dall’esplosione di tre dei sei reattori nell’area di Fukushima Daichi, nessuno è in grado di dare una spiegazione definitiva riguardo cosa stia accadendo lì o come affrontare la situazione.

La congettura più convincente adesso si basa sul fatto che, molto semplicemente, l’acqua scorre verso il basso.

Oltre alla sua posizione in una zona soggetta a terremoti e tsunami, la centrale Fukushima I era posta in corrispondenza di una grande falda acquifera.

Questo dato critico non è stato specificato in quasi nessuna delle discussioni sull’incidente, da quando è avvenuto.

Ci possono essere pochi dubbi a questo punto riguardo al fatto che l’acqua in quella falda sia stata completamente contaminata.

Subito dopo il disastro dell’11 marzo 2011, la Tepco portò l’opinione pubblica a credere che essa aveva per lo più contenuto il flusso di acque contaminate verso il Pacifico. Ma ora ammette non solo che quella era una menzogna, ma che le quantità di acqua in questione sono molto grandi, a quanto pare 1800000 litri al giorno.

Parte di quell’acqua potrebbe provenire dalla falda acquifera. E un’altra parte consistente scorre giù dai ripidi versanti delle colline giapponesi attraversando l’area della centrale e poi finendo nel mare.

Finora, l’azienda e le autorità hanno assicurato all’intero pianeta allarmato che le sostanze contaminanti nell’acqua sono rappresentate per lo più dal trizio. Il trizio è un isotopo relativamente semplice con un tempo di dimezzamento di 12,3 anni. I danni alla salute da esso provocati possono essere rilevanti, ma il suo breve tempo di dimezzamento è stato sfruttato per diffondere l’illusione che non sia niente di veramente preoccupante.

I rapporti adesso indicano che la fuoriuscita a Fukushima contiene anche importanti quantità di elementi radioattivi quali iodio, cesio e stronzio. Il che, a sua volta, fa presumere che ci siano altre cose di cui finora non abbiamo avuto notizia.

E queste notizie sono davvero pessime.

Lo iodio-131, ad esempio, può essere assorbito dalla tiroide, dove emette particelle beta (elettroni) che danneggiano i tessuti. La piaga delle tiroidi danneggiate è già stata riscontrata addirittura nel 40% dei bambini della zona di Fukushima. E la percentuale non può che aumentare. Nei giovani, questo può arrestare la crescita sia fisica che mentale. Negli adulti causa un’ampia gamma di disturbi collegati, compreso il cancro.

Del cesio-137 proveniente da Fukushima è stata trovata traccia nel pesce pescato sino alla California. Si diffonde nel corpo, ma tende ad accumularsi nei muscoli.

Il tempo di dimezzamento dello stronzio-90 è di circa 29 anni. Si comporta come il calcio e va nelle nostre ossa.

La presenza di questi isotopi fra quelli scaricati nel Pacifico è la peggior notizia che giunge dal Giappone da Hiroshima e Nagasaki, di cui ricordiamo i bombardamenti di 68 anni fa proprio in questa settimana, e la cui ricaduta nucleare è stata abbondantemente superata a Fukushima.

Infatti, gli esperti giapponesi hanno già stimato che la quantità di ricaduta di Fukushima sia di 20-30 volte più alta di quella dei bombardamenti del 1945. Le ultime rivelazioni manderanno questo numero alle stelle.

Ma soprattutto il dato di fatto è questo: Non c’è assolutamente alcuna indicazione su come o quando questa fuoriuscita letale verrà arrestata.

Finora, la Tepco ha costruito un gran numero di cisterne nell’area per contenere quanta più acqua contaminata possibile. Ma la compagnia non riesce assolutamente a raccoglierla tutta, e lo spazio a disposizione si sta esaurendo.

In alcune delle cisterne, ovviamente, si sono già aperte delle falle.

Non si sa con certezza se la fuoriuscita stia accelerando. La Tepco ha iniettato nel terreno prodotti chimici per indurirlo e quindi formare un muro tra i reattori e il mare.

C’è anche una surreale discussione riguardo all’ipotesi del sovra-raffreddamento di una parte dell’area per creare dal nulla un muro di ghiaccio. Ma l’acqua sicuramente è in grado di aggirare questi deboli stratagemmi.

Potrebbero ancora dire che questa massiccia perdita sia un fenomeno temporaneo, ma non è più credibile. L’area è ancora imprevedibilmente radioattiva. E rimane poco chiaro cosa sia successo ai noccioli fusi dei tre reattori esplosi.

La recente apparizione di un pennacchio di vapore suscita la paura che la fissione possa ancora essere in atto da qualche parte nell’area.

Non è neppure chiaro cosa succederà alle centinaia di tonnellate di combustibile esaurito depositato precariamente in una piscina di raffreddamento a 30 metri di altezza sopra l’Unità 4.

Sorreggere questo sistema di raffreddamento fino a quando le barre di combustibile potranno essere rimosse (e non è chiaro quando questo succederà) è una sfida seria.

Se dovesse venire un terremoto prima che ciò sia possibile, e se quelle barre di combustibile dovessero precipitare al suolo dove, con il loro rivestimento di zirconio, potrebbero prendere fuoco all’aria aperta, le conseguenze non potrebbero che essere apocalittiche.

E mentre accade tutto questo, il nuovo governo giapponese pro-nucleare continua a parlare di far ripartire i 48 reattori spenti dopo l’incidente.

La Tepco è stata tra i fornitori a spingere perché riprenda l’attività negli altri suoi stabilimenti.

Negli USA, si parla di reattori atomici che in qualche modo risolverebbero la crisi del surriscaldamento globale.

Ma quello che adesso sappiamo tutti molto bene a Fukushima è che la peggior catastrofe atomica del mondo è tutto fuorché finita.

L’unica cosa prevedibile è che arriveranno notizie peggiori.

E quando arriveranno, il nostro pianeta ogni giorno più fragile sarà ulteriormente irradiato, a un prezzo inimmaginabile per tutti noi.

Harvey Wasserman cura il sito Breaking Nuke News | NukeFree.org ed è autore di SOLARTOPIA! Our Green-Powered Earth. Il suo programma SOLARTOPIA GREEN POWER & WELLNESS SHOW può essere ascoltato su www.prn.fm . Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Home Luckily.com

Fonte: CounterPunch: Tells the Facts, Names the Names
Link: The Fukushima Nightmare Gets Worse » CounterPunch: Tells the Facts, Names the Names
13.08.2013

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SARA IOTTI
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Quali i piani dell’oligarchia finanziaria europea per l’Italia
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23 agosto 2013 |
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Autore Luciano Lago | Stampa articolo

di Luciano Lago
Per comprendere dove ci stanno portando le centrali di potere esterno che dirigono il sistema italiano, bisogna fare un passo indietro e ricordare quanto accaduto tra il 2011 ed il 2012.
Dopo aver utilizzato con successo (a loro vantaggio) il ” fiduciario” Mario Monti, paracadutato dall’alto al governo (il “golpe bianco”, a giudizio di molti analisti, avvenuto con assenso della Merkel, di Mario Draghi, oltre all’esimio pres. Napolitano) che ha lavorato con la finalità di dare garanzie e trasferire risorse finanziarie ottenute dal risparmio dei cittadini italiani (tramite incremento delle imposte) alle grandi banche tedesche e francesi, affossare l’economia italiana ed il sistema industriale che era il principale “competitor” rispetto al sistema dell’industria manifatturiera tedesca., l’oligarchia finanziaria ha poggiato i suoi piani sul vecchio presidente Napolitano (rieletto per la seconda volta in deroga alla prassi istituzionale) per ottenere un proseguimento dello stesso tipo di governo, cambiando il premier nella persona di Enrico Letta.
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:lol::lol::lol::lol::lol:Tutte le Mps tedesche di cui la Merkel non parla

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Le banche territoriali hanno 637 miliardi di crediti dubbi. Colpa degli inciuci con la politica

BERLINO – Sulle elezioni tedesche c’è una mina da 637 miliardi pronta a esplodere. Si tratta del complesso degli attivi da ristrutturare in pancia alle banche del Paese. La cifra, pari al Pil annuale dell’Olanda, è stata calcolata dalla Reuters sulla base dei conti 2012 dei primi 11 istituti di credito per asset. Bond greci, mutui subprime, bond municipali americani e prestiti al settore navale, «portafogli il cui smantellamento non mi sorprende se impiegherà vent’anni», ha detto all’agenzia stampa Andreas Steck, partner dello studio legale Linklaters. Tuttavia, è nella gestione delle Landesbanken, le banche territoriali controllate dagli enti locali, che si nascondono potenziali casi simili al Monte dei Paschi. Inciuci tra finanza e politica che hanno comportato trucchetti contabili e malagestione. Una situazione esplosiva. Per capirne la portata basta un dato: il 45% del settore bancario tedesco è in mano al pubblico, escludendo il 25% dello Stato in Commerzbank, seconda banca tedesca dopo il gigante Deutsche Bank.
Qualche settimana fa l’economista Luigi Zingales ha scritto senza mezzi termini sul Sole 24 Ore: «Nel 2008, quando si scoprì che le Landesbanken erano imbottite di mutui subprime americani, il governo di Berlino intervenne a salvarle con uno stanziamento di 500 miliardi di euro a spese dei contribuenti. Nel 2010, quando le banche tedesche erano molto esposte – per qualcosa come 535 miliardi di euro – verso i titoli di Stato di Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna, i contribuenti europei e la Bce diedero una mano a riportare a casa buona parte di quel denaro. La minaccia più seria per i contribuenti tedeschi non è la dissipatezza del sud Europa, ma le banche teutoniche». E infatti il principale motivo per cui la Germania si è sempre opposta all’Unione bancaria, che implica una pesante cessione di potere decisionale a Bruxelles, sembra sia proprio lo stato di salute delle Landesbanken.

Ovviamente il tema è sottaciuto. Le ragioni sono chiare, secondo quanto spiega a Linkiesta Jörg Rocholl, presidente della European School of Managment & Technology (ESMT) in Germania. Diversamente da quanto accaduto in Italia con Mps, « la responsabilità per le perdite delle Landesbank giace in entrambi i due grandi partiti che si confrontano in campagna elettorale. Nei singoli Land (Stati federali, ndr) abbiamo visto sia governi della Cdu come dell’Spd provocare perdite significative. Sarebbe una critica che entrambi potrebbero rilanciarsi».
Questo non significa che la situazione sia meno grave. Non minimizza, l’illustre economista tedesco in un’intervista che si svolge al reparto ortofrutta del supermercato di Ackerstrasse a Berlino: «Ci troviamo in una situazione in cui i debiti sono diventati così alti che è necessario intervenire per difendere i contribuenti da ulteriore perdite. La Germania non si deve dimenticare che è stata colpita in modo molto duro dalla crisi finanziaria e in particolare proprio attraverso le Landesbank».

In un approfondimento piuttosto critico l’International Herald Tribune qualche giorno fa ha spiegato che le Landesbanken hanno «una lunga storia di inefficienza e cattiva gestione». L’ultimo caso riguarda il boss della Formula 1 Bernie Ecclestone. L’82enne è accusato dalla procura di Monaco di Baviera di aver pagato una tangente da 44 milioni di dollari a Gerhard Gribowoksky, allora presidente della landesbank BayernLB, per vendere le quote dell’istituto di credito nel campionato di automobilismo. La BayernLB, il cui azionista di maggioranza è lo Stato Libero di Baviera, è stata ricapitalizzata con 10 miliardi di euro dai bavaresi, mentre gran parte dell’ex management è finito nel mirino degli inquirenti per insider trading, così come sei ex dirigenti della Hsh-Nordbank di Amburgo. In entrambi i casi i capi d’imputazione si riferiscono – stile Mps – all’occultamento di perdite, in particolare sui derivati relativi allo shipping.

Alcuni interventi di consolidamento sono stati portati a termine, in particolare attraverso la commissione europea, come nel caso di WestLB. Inoltre, secondo Rocholl, «bisognerebbe in generale prestare attenzione a rafforzare le competenze negli organi di controllo. In queste sedi devono esserci persone competenti del settore bancario e della finanza che capiscano e sappiano interpretare la situazione». Il presidente dell’ESMT non crede che ci sia «un rischio sistemico», ma le conseguenze di mancati interventi per modificare la governancepotrebbero essere gravi: «Per la Germania significherebbe che, ora come prima, gli investimenti condotti da queste banche portino nuovi problemi: come ad esempio quelli nel settore immobiliario in Spagna, che finiscono per avere conseguenze negative anche per le economie nei paesi in cui vengono realizzati».
Dallo scorso inverno la Bafin, il regolatore del mercato finanziario, sta conducendo un censimento per tastare lo stato di salute dell’esposizione verso il settore, pari a poco meno di 100 miliardi di euro soltanto per le prime 10 banche. La discussione è in corso ed è top secret, ma sembra che la Consob tedesca abbia richiesto ulteriori approfondimenti sull’entità delle svalutazioni e sul tasso di copertura. Tanto per dare un termine di paragone, il prestito sotto forma di Monti Bond nei confronti della disastrata Mps ammonta a 4 miliardi di euro. Ovvero la medesima cifra che Commerzbank ha iscritto a sofferenza nel 2012, su un’esposizione complessiva verso il settore navale pari a 19 miliardi. Quella della Hsh di Amburgo è di 27 miliardi, tant’è che nel 2012 l’istituto ha elevato il suo tasso di copertura al 70% accantonando 1,2 miliardi, mentre la NordLB ha alzato gli accantonamenti a 598 milioni su un portafoglio di 18 miliardi. Basterà?
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La futuristica sede della Norddeutsche Landesbank, ad Hannover
Il meccanismo dei prestiti allo shipping è molto simile a quello dei mutui subprime. Anche le avvisaglie della crisi. Come nell’agosto del 2007 il congelamento dei tre fondi di Bnp Paribas (Parvest Dynamic Abs, Bnp Paribas Euribor e Bnp Paribas Abs Eonia) legati ai subprime segna convenzionalmente l’inizio della crisi Usa, così nel febbraio 2012 l’insolvenza del fondo LF 16 creato da Lloyd Fond di Amburgo, ha segnato l’inizio della fine. LF 16 investiva nell’acquisto di quote di navi, sperando che una volta varate il loro valore di mercato si sarebbe alzato o che il suo noleggio avrebbe garantito un rendimento costante nel tempo. Peccato che, causa crisi, le mega navi viaggino con carichi che non superano il 60% della stiva. E quindi in perdita. Uno studio di Alix Partners ripreso in un saggio dall’economista dei trasporti Sergio Bologna – titolato “Il crack che viene dal mare” – evidenzia che nel 2011 le perdite complessive delle prime sedici compagnie navali al mondo hanno toccato 6 miliardi di dollari, il doppio rispetto al 2007, l’indebitamento ha raggiunto i 90 miliardi e metà di loro non sono in grado di pagare gli interessi sul debito. Insomma, si rischia e molto.
Per ora, nonostante gli allarmi lanciati dalla Frakfurter Allgemeine Zeitung la scorsa primavera, la questione non è mai affiorata sulle pagine dei quotidiani. Handelsblatt, il principale foglio economico del Paese, per ora se ne guarda bene. L’adozione delle regole di Basilea III intanto procede con lentezza. Certo, c’è tempo fino al 2019, ma per ora la corsa alla compliance dei maggiori istituti non ha toccato né le Landesbanken né le 400 sparkasse, piccole banche equiparabili alle nostre Bcc. Per Simon Johnson, economista al Mit ed ex Fmi, una possibile soluzione per il sistema bancario tedesco potrebbe essere la creazione di una bad bank come quella a cui le cajas, le banche spagnole, hanno conferito gli asset immobiliari irrecuperabili in seguito allo scoppio della bolla. Nessun politico tedesco però ne parla.

Fonte: http://www.linkiesta.it/mps-landesbanken-crisi#ixzz2ci82EV1b
As:D:D:D:D:D:D:D:D:Di falliti chi sono'?????????????????????????KRAUTI DI................
 
piani dell’oligarchia finanziaria europea per l’Italia

















Fukushima, la Tepco ha perso il controllo della situazione. Il Giappone chiede aiuto al mondo


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23 agosto 2013 |
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Autore Redazione | Stampa articolo
Fukushima, la Tepco ha perso il controllo della situazione. Il Giappone chiede aiuto al mondo http://blogeko.iljournal.it/fukushima-la-tepco-ha-perso-il-controllo-della-situazione-il-giappone-chiede-aiuto-al-mondo/75943

Il Wall Street Journal – non il ciclostilato dei centri sociali – lo scrive papale papale: a Fukushima la Tepco – la società proprietaria della centrale nucleare con tre reattori in meltdown e multiple perdite d’acqua radioattiva – ha perso il controllo della situazione. Per la precisione il WSJ specifica che questa è l’opinione di molti (non espressamente nominati) esperti nucleari. Ma la sostanza non cambia di una virgola, per farsi un’opinione del genere non è indispensabile essere esperti nucleari: basta seguire il flusso delle notizie.
L’ultima, di fonte Reuters, è che secondo l’autorità nucleare giapponese la Tepco non ha sorvegliato con sufficiente cura le condizioni dei mille serbatoi in cui stocca l’acqua radioattiva (la crisi nucleare al rallentatore che va avanti dal terremoto e dallo tsunami del 2011 ha avuto un’impennata quando si è scoperto che almeno uno di essi perde).
Un particolare (omesso da Reuters) dà l’idea di cosa concretamente significhi l’ “insufficiente sorveglianza”. La Tepco – che risparmia anche sulle provette – ha installato un solo strumento per misurare il livello dell’acqua nell’intero gruppo di cinque ciclopici serbatoi intercomunicanti (ciascuno ha una capacità di 1000 tonnellate) da cui proviene la perdita. E vai a scoprire dove è il buco, posto che l’acqua è troppo radioattiva perchè qualcuno possa anche solo avvicinarsi.
Ma questo è solo un esempio, è solo una delle ciliegine che ornano (si fa per dire…) questa immane tragedia. Il quadro generale è impressionante. Così impressionante che gli orgogliosi samurai del Sol Levante, fino all’altro giorno preoccupati solo di minimizzare, ora chiedono aiuto al mondo intero.

Il vero nocciolo della faccenda è che nessuno, a due anni e mezzo dall’inizio della tragedia, sa dove si trovi – e in che condizioni sia – il combustibile nucleare che si è fuso insieme ai tre reattori. In più, fra terremoto, tsunami ed esplosioni avvenute nei primi giorni della tragedia, gli edifici della centrale nucleare – che teoricamente dovrebbero mantenere al proprio interno qualsiasi perdita radioattiva – sono più bucati di un colabrodo.
Però il combustibile, ovunque esso sia, deve essere raffreddato senza sosta. La Tepco pompa continuamente acqua sugli (ex) reattori: essa diventa fortemente radioattiva e si accumula negli scantinati e nell’intrico di tubi che costituiscono il ventre della centrale nucleare. Un ventre tutt’altro che ermetico.
Da una parte, la Tepco versa acqua. Dall’altra parte la estrae dai sotterranei: per questo l’area di Fukushima è tappezzata di serbatoi di acqua che, pur se sottoposta a parziale decontaminazione, rimane altamente radioattiva: ribadisco che la recente perdita di 300 tonnellate riguarda acqua già trattata, eppure ha una radioattività pari a 80 milioni di becquerel al litro.
Ma il bilancio dell’acqua che si accumula nei sotterranei e dell’acqua che ne viene estratta non è in pareggio. Togliere l’acqua radioattiva è come cercare di vuotare il mare con un secchiello. C’è anche l’acqua di falda: mille tonnellate di acqua di falda tutti i giorni attraversano l’area di Fukushima. E’ acqua proveniente dalle montagne che si trovano alle spalle della centrale; si getta nell’Oceano Pacifico, sul quale Fukushima si affaccia.
Si calcola che 400 tonnellate di quest’acqua entrino tutti i giorni negli scantinati di Fukushima (è l’acqua radioattiva che Tepco estrae, decontamina parzialmente e stocca); le altre 600 tonnellate vanno nell’oceano. Da due anni. Si suppone che 300 tonnellate siano radioattive e le altre 300 no.
In ogni caso i prelievi di acqua di falda effettuati nella zona attorno a Fukushima mostrano livelli elevati o elevatissimi di radioattività. Ci si è sempre concentrati sulla vana costruzione di barriere per fermare l’acqua radioattiva di falda a valle di Fukushima ed impedirle di raggiungere l’oceano. Di recente si è cominciato a parlare di un bypass da costruire a monte di Fukushima, per scaricare nell’oceano l’acqua prima che diventi radioattiva. Pare che ormai sia troppo tardi.
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