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TERREMOTO IN VENETO PRECEDUTO DA SCIE CHIMICHE


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24 agosto 2013 |
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Autore Redazione | Stampa articolo


TERREMOTO IN VENETO PRECEDUTO DA SCIE CHIMICHE di Gianni Lannes




di Gianni Lannes
Oggi terremoto bellico in provincia di Belluno, come dal prestabilito copione delle Forze Armate degli Stati Uniti d’America. Infatti è in atto nella disattenzione generale, dal 6 aprile 2009 – data della strage aquilana che è costata la vita 309 ignare persone – una strategia criminale di devastazione dello Stivale proseguita colpendo l’Emilia Romagna nel 2012 e ben 8 regioni nell’anno in corso.
Prealpi Venete (anno 2013): scie chimiche – foto Daniel De MinIl sisma è stato preceduto – come in gran parte d’ Italia – da un’intensa nebulizzazione rilasciata da velivoli NATO che hanno disperso nell’aria alluminio, bario e polimeri artificiali. Tale sistema rende l’atmosfera elettroconduttiva in modo da consentire alle onde Elf emanate dai riscaldatori ionosferici (brevetto Eastlund) di colpire le faglie primarie. Infatti il terremoto presenta un ipocentro estremamente superficiale, ad appena 9,2 chilometri di profondità.

Prealpi Venete (anno 2013): scie chimiche – foto Daniel De Min

Prealpi Venete (anno 2013): scie chimiche – foto Daniel De Min

Singolare combinazione: proprio due giorni fa ho pubblicato la lettera e le significative immagini di Daniel De Min, inviatemi proprio da Belluno, ossia dai luoghi colpiti dall’incessante inquinamento e bombardamento chimico “alleato”.
Senza alcun dubbio, siamo dinanzi a crimini contro l’umanità che culmineranno secondo le dichiarazioni pubbliche degli esperti di Stato, in un sisma (di magnitudo stimata in 7.5 gradi della scala Richter) che annienterà il Sud Italia.
suggerimenti di lettura:
http://cnt.rm.ingv.it/
http://iside.rm.ingv.it/iside/standard/index.jsp
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/08/veneto-avvelenamenti-bellici-ne.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=terremoti
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=scie+chimiche
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=haarp

Comunicato INGV

Un terremoto di magnitudo(Ml) 3.6 è avvenuto alle ore 15:59:01 italiane del giorno 24/Ago/2013 (13:59:01 24/Ago/2013 – UTC).
Il terremoto è stato localizzato dalla Rete Sismica Nazionale dell’INGV nel distretto sismico: Prealpi_venete.
I valori delle coordinate ipocentrali e della magnitudo rappresentano la migliore stima con i dati a disposizione. Eventuali nuovi dati o analisi potrebbero far variare le stime attuali della localizzazione e della magnitudo.



Dati evento

Event-ID7229558790Magnitudo(Ml) 3.6Data-Ora24/08/2013 alle 15:59:01 (italiane)
24/08/2013 alle 13:59:01 (UTC)
Coordinate 46.219°N, 12.496°E Profondità9.2 km Distretto sismico Prealpi_veneteComuni entro i 10Km
BARCIS (PN)
CIMOLAIS (PN)
CLAUT (PN)

Comuni tra 10 e 20km
CASTELLAVAZZO (BL)
CHIES D’ALPAGO (BL)
FARRA D’ALPAGO (BL)
PIEVE D’ALPAGO (BL)
PUOS D’ALPAGO (BL)
SOVERZENE (BL)
TAMBRE (BL)
ANDREIS (PN)
AVIANO (PN)
BUDOIA (PN)
ERTO E CASSO (PN)
MONTEREALE VALCELLINA (PN)
POLCENIGO (PN)
 
Il caso argentino e l'Italia, un articolo di due economisti argentini



Due amici argentini han pubblicato su il manifesto (ah, se si decidesse a pubblicare sempre cose di questa qualità!) un articolo molto utile, ma anche con una tesi controversa. Si può naturalmente concordare che un sviluppo a colpi di svalutazione per mantenere un "tasso di cambio competitivo" può non funzionare come ci si aspetta. Non è detto che le esportazioni reagiscano - esse potrebbero dipendere dalla domanda estera, per esempio l'andamento del Pil cinese condiziona la domanda di prodotti agricoli argentini. Si importa, inoltre, inflazione, e ciò comporta un minore potere d'acquisto dei salari, ciò che può tradursi in una minore domanda anche per i prodotti nazionali. Tutavia, almeno per il caso italiano, se decidessimo che la perdita della flessibilità del cambio è irrilevante, di che staremmo a lamentarci? In verità soffrire di un tasso di cambio non-competitivo è anche un grave problema. La flessibilità del cambio consente a un paese di recuperare la maggiore inflazione - e dunque la perdita di competitività delle proprie merci - rispetto all'estero, cosa che il nostron paese non ha più potuto fare. Inoltre l'Italia si adopererò, come cha spesso suggerito Augusto Graziani, di mantenere stabile il cambio col dollaro, con cui paghiamo le importazioni energentiche, e svalutare con il marco, per recuperare competitività. Il dibattito è aperto.

Un keynesismo forte fa respirare l'Argentina
*Roberto Lampa e Alejandro Fiorito (nella foto a Buenos Aires)




Il Pil si assesta a un +6%, la disoccupazione scende dal 25 al 7%, la distribuzione del reddito è in costante miglioramento. E senza l'arma della svalutazione del peso.
Agitata a mo' di spauracchio dai sostenitori ad oltranza dell'austerità targata Unione europea o incensata come paradigma da imitare dal grillismo più radicale, l'Argentina occupa ormai uno spazio indiscusso nel dibattito politico italiano: «Faremo la fine dell'Argentina » o «Bisogna fare come l'Argentina » sono diventati così due aforismi, ricorrenti e perfino abusati, nella discussione sulla crisi economica in corso. Simili giudizi sono finora restati ad un livello d'analisi estremamente superficiale, scontando per di più l'utilizzo di lenti deformanti "primo-mondiste" con le quali sovente si tenta di osservare il complesso, e talvolta contraddittorio, continente latinoamericano, piegandolo alla stringente attualità nostrana. Tuttavia, una volta inquadrato nella sua specificità, il caso argentino può effettivamente contenere alcune indicazioni cruciali per il dibattito sullo stato (comatoso) dell'economia italiana ed europea. Riteniamo utile partire dai freddi numeri. Tra il 2003 ed il 2011, il Pil argentino è cresciuto in media del 7,6% annuale; nel 2012 ha subito un rallentamento attestandosi al +1,9% (complice l'improvvisa crescita zero della "locomotiva regionale" Brasile, ma anche un brusco freno alla spesa pubblica) ed infine quest'anno si va assestando ad un +6%. Vale la pena sottolineare che, come osservato da Mark Weisbrot ed altri, la crescita argentina fino al 2011 è stata la più rapida e corposa del mondo occidentale contemporaneo. Una simile, impetuosa, crescita economica ha ovviamente implicato una forte generazione di posti di lavoro ed una drastica riduzione della disoccupazione, passata dal 25% all'attuale 7,3% nel periodo in esame (con gli ultimi indicatori trimestrali che indicano un'ulteriore contrazione). Ma, cosa ben più interessante, è stata accompagnata da un costante miglioramento della distribuzione dei redditi: l'indice di Gini (il cui alto valore indica un'alta disuguaglianza) si è infatti progressivamente ridotto fino all'attuale 0,372. Un traguardo straordinario, se paragonato al resto della regione latinoamericana: in Brasile l'indice di Gini è addirittura pari a 0,52. Simili risultati sono stati essenzialmente il frutto di una politica economica interventista e fortemente orientata all'espansione della domanda domestica, le cui chiavi sono state la politica fiscale (accompagnata da una politica monetaria accomodante, implementata da una banca centrale non più indipendente ) ed i molti trasferimenti erogati a vantaggio delle classi medio-basse. Inoltre, la tradizionale vicinanza dei governi peronisti alle centrali sindacali argentine ha prodotto una politica salariale che ha permesso ai lavoratori di tenere il passo dell'inflazione: nonostante quest'ultima sia stimata tra il 20 ed il 25%, attualmente la crescita del salario per il 2013 è prevista attorno al 25,3% (con punte del 31,2% nel settore privato), non pregiudicando il potere d'acquisto dei settori popolari. Proprio questa logica ha ispirato l'ostinato rifiuto dei governi Kirchner di svalutare il peso argentino. Non va infatti dimenticato che nei paesi in via di sviluppo gli effetti di una svalutazione sono fortemente regressivi sul piano della distribuzione dei redditi, perché, da un lato, è maggiore la quantità di beni di consumo ed investimento importati [esportati?] e, dall'altro, è più forte il rischio di un effetto trascinamento dei prezzi internazionali sui prezzi domestici. A fugare ogni dubbio, andrebbe sempre ricordato che proprio l'improvvida svalutazione del bolivar a due mesi dalle elezioni è stata all'origine dell'emorragia di voti nei settori popolari che è quasi costata la vittoria a Nicolas Maduro in Venezuela, sebbene questo dettaglio sembra essere sfuggito a molti osservatori del primo mondo. In questo senso, non appare convincente la spiegazione di quegli economisti (ad esempio, Bagnai e Frenkel) che individuano nel tasso di cambio competitivo la chiave della crescita argentina, accettando la tesi ortodossa di Rodrik relativa all'esistenza di una correlazione positiva tra il tasso di cambio e la crescita economica. Negli anni più bui della crisi globale in corso, ad es. il 2010-11, il peso argentino era infatti tornato a livelli di apprezzamento simili a quelli degli anni della convertibilità col dollaro, eppure il Pil argentino raggiungeva i picchi più alti di crescita (+9,2% nel 2010 e +8,9% nel 2011) ed il prodotto industriale cresceva ancora di più (+9,8% nel 2010 e +11,0% nel 2011). Semmai, appare plausibile il contrario: i dati sembrano indicare che la chiave dell'espansione economica argentina risiede nel forte keynesismo che ha ispirato l'azione dei suoi governi, accompagnato da un certo grado di protezionismo e allo sforzo crescente per creare uno spazio di manovra sufficiente per la politica economica, iniziato con il cruciale processo di dis-indebitamento e sganciamento dai prestiti del Fmi, che imponevano draconiane politiche di austerità. In un simile contesto, la svalutazione avrebbe effetti senz'altro regressivi ed opposti a quelli auspicati dalle autorità economiche. Né del resto sarebbero scontati i suoi effetti sui volumi del commercio estero, come ampiamente documentato nella letteratura economica argentina (ad es. Berrettoni e Castresana, 2008). Ovviamente, non vanno sottaciute le difficoltà di questo paese e le sfide che in futuro dovrà affrontare. In particolare, va rilevato che almeno una parte della nefasta eredità neoliberale degli anni '90 è ancora presente, sotto forma di un'eccessiva dipendenza dell'economia nazionale dalle importazioni e dal capitale transnazionale, specie nei settori chiave dei beni di equipaggiamento durevoli e dell'energia: tra il 2003 ed il 2011, le importazioni sono cresciute in media del 16,6% annuale mentre le esportazioni soltanto del 6,3% annuale. Ciò ha determinato un deficit nelle partite correnti, accompagnato però da un saldo delle merci ampiamente positivo. Più che evidenziare un problema di competitività, ciò è potenzialmente in grado di riprodurre un paradosso, in passato noto come ciclo di stop and go : la forte crescita del Pil innesca un'impennata delle importazioni (maggiore della crescita delle esportazioni) che genera un crescente disequilibrio di conto corrente della bilancia dei pagamenti. Per arrestare questo fenomeno si ricorre a una svalutazione, che, dato il contesto di crescita, fa schizzare l'inflazione fuori controllo, peggiora la distribuzione, raffredda l'economia e annulla gli effetti della crescita economica precedente, condannando il paese a un perenne sottosviluppo. Così come non va dimenticata l'assenza di statistiche attendibili sull'inflazione ed una certa timidezza del governo nazionale nel prendere atto delle origini di natura distributiva di questo fenomeno (che si è manifestato con forza a partire dal 2009, anno in cui il salario reale è tornato ai livelli precedenti la crisi e non è invece dovuto all'eccesso di spesa pubblica, come ad esempio argomentano Frenkel e Bagnai) e ad intervenire con un'adeguata politica dei redditi e di controllo dei capitali. Pur tuttavia, ciò che a nostro avviso merita di essere evidenziato è che mentre l'Unione europea annaspa ostaggio del pensiero economico ortodosso e delle ricette neo-liberali propugnate dalle istituzioni internazionali, proprio il Keynes meno addomesticato e l'eterodossia economica strutturalista hanno invece trovato ospitalità nei palazzi di governo dell'economia argentina. Basti ricordare, a mo' di esempio, il recente obbligo per le banche e le assicurazioni di destinare il 5% dei depositi ad investimenti produttivi in settori strategici stabiliti dal Sottosegretariato alla Pianificazione (!): ciò che in Italia farebbe gridare al regime bolscevico, sembra ancora in grado di garantire all'Argentina una crescita economica di tutto rispetto, nonostante la pessima congiuntura internazionale ed alcuni nodi irrisolti. Se ne accorgeranno il governo e gli addetti ai lavori italiani?
*Roberto Lampa (Universidad de Buenos Aires) e Alejandro Fiorito (Universidad Nacional de Lujan)
 
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"INTERVENTO MILITARE IN SIRIA" L'ADDESTRAMENTO USA DEI "RIBELLI" DAL 2011 E IL GRANDE PIANO AL COMPLETO (IL LEAK DEL MARZO 2012)

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DI TYLER DURDEN
zerohedge.com

Per tutti coloro rimasti scioccati dallo “sviluppo degli eventi” in Siria, ecco il resoconto completo di come tutto è stato orchestrato nel 2011, divulgato nel marzo 2012 da WikiLeaks.

APPROFONDIMENTO – intervento militare in Siria, stato delle forze dopo il ritiro

Rilasciato il 6 marzo 2012 alle ore 07:00 GMT

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Postato da davide il Lunedì, 26 agosto @ 22:11:32 CEST (3688 letture)
(Leggi Tutto... | 1 commento
 

cobraf di zb.argomento: Banche Centrali e Moneta, La Soluzione per l'Economia Italiana, Moneta Moderna (MMT)<LI class=article>Qui non si dice che bisogna "stampare moneta". Qui si dice che bisogna smettere di "stampare moneta" sotto forma di debito come si fa da decenni.

Ad esempio il governo Letta oggi ha annunciato un piano per stampare moneta: "Piano casa per famiglie e imprese. I prestiti diventeranno più facili. Disponibili 5 miliardi messi in campo dalla Cdp per ridare liquidità alle banche e facilitare l'erogazione di mutui. Questo è "stampare moneta", ma viene presentato con un nome diverso.

Questo è il solito schema piramidale in cui lo stato garantisce le banche le quali creano moneta sotto forma di credito, piano piano questo inflaziona i prezzi degli immobili e degli asset finanziari, poi in base ai valori inflazionati si creano altro credito ecc... hai una ripresa o un boom, ma fittizio perchè basato sul debito, seguito da un altro crac... che richiede che lo stato dia miliardi alle banche... perchè altrimenti senza di loro non c'è abbastanza credito...

Qualcuno si è accorto, ha letto da qualche parte o ha sentito dire negli annni paasati che prima del crac di Lehman del 2008 veniva stampata moneta al ritmo anche del 11% l'anno ? Immagino di no, perchè il fatto che il 90% della moneta la creano le banche sotto forma di continua espansione del credito non viene menzionato nei libri di testo e nei documenti dei governi e banche centrali.

Esiste una cortina di silenzio stampa totale su questo fenomeno per cui il partito della finanza e dei banchieri è in grado di spaventare la gente : "ahhh... vogliono stampare moneta!". Ma devi chiederti: " ... negli ultimi 20 anni la moneta è rimasta sempre quella quantità o è aumentata ? Se come è ovvio è aumentata e di più di 1500 miliardi tra l'altro, chi ha creato queste migliaia di miliardi di moneta ?"

Risposta: il sistema bancario che ha aumentato il credito al ritmo medio dell'8% annuo circa per decenni. In altre parole la moneta la vogliono continuare a stampare solo loro

Qui si dice essenzialmente che bisogna ridurre le tasse di 150 miliardi dai 750 miliardi attuali, quindi ridurre il peso dello stato e lo puoi fare se smetti di creare moneta sotto forma di debito, come continuano a fare, vedi appunto il governo Letta oggi.

Qui si propone essenzialmente di ridurre le tasse di 150 miliardi e di smettere di stampare moneta sotto forma di debito. Se smetti di stampare moneta sotto forma di debito automaticamente puoi ridurre le tasse e il peso dello stato

Se riduci le tasse di 150 miliardi lo stato incasserebbe 600 miliardi e dato che spende attualmente 700 miliardi più altri 80 miliardi di interessi avrebbe un buco contabile di 780-600 = 180 miliardi circa. Per coprire contabilmente questa cifra lo stato ha diverse opzioni DIVERSE DALL'INDEBITARSI, che alla fine consistono tutte nel farla addebitare al bilancio della Banca Centrale e lasciarla li perchè la Banca Centrale risponde solo a Dio se esiste e se non esiste a nessuno proprio.

Chiamare questo addebito "STAMPARE MONETA" è fuorviante perchè implica che finora la moneta non viene stampata o creata. Ma questo è ridicolo se solo ci pensi un attimo. Devi chiederti semplicemente: la quantità di moneta nel 2010 era uguale a quella di 10 o 20 anni prima ? Ovviamente no, quindi la moneta viene creata o "stampata" in ogni caso. E se controlli quanta scopri che è cresciuta sempre a ritmi medi del 6-8% l'anno in tutti i paesi occidentali. Il problema non è creare moneta che è qualcosa viene fatto comunque in modo cammuffato, ma se crearla sempre sotto forma di debito che costa il 5% annuo o di euro che costano lo 0%

E' per questo motivo che qui non si è a favore dell'uscita dall'Euro come priorità, perchè quando avevamo la lira lo stato spendeva e tassava sempre di più e poi ovviamente la lira si svalutava e si finanziavano i deficit vendendo bonds e gli interessi mangiavano il 20% della spesa pubblica ecc..

Lanci, se spingi per ridurre le tasse di 150 miliardi creandoli come moneta della banca centrale crei uno shock enorme, elimini di fatto il bisogno di aumentare il credito per i prossimi anni, inverti tutto il meccanismo della moneta. E allo stesso tempo riduci in modo massiccio il potere dello stato perchè gli togli 150 miliardi di tasse e anche 80 miliardi di cedole di interessi, ridimensioni lo stato di quasi un 20%. In questo modo in un colpo solo togli potete alla banche e allo stato.

Il fatto di essere ora alla frutta, incastrati in una depressione da una parte e dall'euro dall'altra è un occasione per proporre di sbloocare la situazione

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LEZIONI DA CIPRO. MORAL HAZARD SOPRA OGNI LEGGE



FLAVIO CI MANDA QUESTO POST E CI DESCRIVE LE AMBIGUE MANOVRE IN ATTO, AI NOSTRI DANNI, AVVIATE IN UN INQUIETANTE "CONTO ALLA ROVESCIA"...

Lezioni da Cipro.

La notizia del prelievo finale imposto a Cipro è, come al solito, passata in sordina.
Uno dei pochi a tentare di inserirsi nell’assordante silenzio mainstream è stato, inserendolo in un articolo impostato sulla situazione dell’Islanda, il solito Mauro Bottarelli.
Incuranti così del loro principale dovere (informare per rendere consapevoli i cittadini senza “predeterminare” le loro scelte) i mass media tralasciano le notizie scomode e le dovute spiegazioni del caso che aiuterebbero il cittadino a capire meglio cosa gli accade intorno e quali siano le conseguenze delle decisioni, calate dall’alto e senza il dovuto consenso o dibattito “popolare”, che a livello europeo condizionano pesantemente la sua esistenza e dei suoi connazionali.
Nel post “Further Conversations…” Quarantotto affermava: “Potrebbero ricordarsi, tutti insieme hayekkianamente, puddini nazionali e euristici, che la ben nota correlazione S-I descrive la parte del risparmio che non convertendosi in investimento (e non essendo per definizione consumata) non figura nel PIL: e allora giù con il prelievo forzoso modello cipriota sui conti dei depositanti privati delle banche PIGS .
Tra le quali, l’intero sistema bancario italiano (ricordiamoci ad esempio come e perché nacque BNL, ora Bnp Paribas ndr.) assomiglia proprio a un gigantesco porcellino di quelli salvadanaio. Da rompere per ripagare, coi soldi dei cittadini, il debito...creato dall’euro-follia (compreso quello legato ai fatidici swap)…”.

La modesta traduzione di un articolo di Jan Kregel , il cui studio è disponibile sul sito del Levy Institute , Policy Note, Aprile 2013, parte da lontano e cerca di dipanare in qualche modo i dubbi e le incomprensioni su una delle ultime regolamentazioni bancarie messe in campo in UE: l’assicurazione sui depositi, andando piano piano a finire sul pericoloso crinale del fatidico prelievo forzoso, di cui l’autore smaschera problematiche ed ingiustizia di fondo.
In prima battuta, si raccomanda la lettura dei seguenti articoli presenti su per dotarsi di un piccolo bagaglio tecnico utile ad assimilare meglio le informazioni che seguiranno.
Concludendo, Kregel aiuterà a capire, attraverso il modello Cipro come e perché questi schemi di assicurazione sui depositi verrebbero attuati, chi ne sarebbero i beneficiari, quali siano le lacune. Eventuali errori di traduzione o interpretazione sono da attribuire solo ed esclusivamente al traduttore. Buona lettura.


<B>
Che cosa c’è di sbagliato nel tassare i depositi bancari
</B>
Nel marzo di quest’anno il governo di Cipro, in risposta alla crisi bancaria che aveva colpito il paese e come parte di una negoziazione che avrebbe dovuto assicurare supporto al suo sistema finanziario da parte dell’EU e dell’FMI, propose di valutare l’applicazione di una “tassa” sui depositi, incluso un prelievo (poi eliminato dal piano governativo finale) sui depositi assicurati al di sotto della soglia garantita dei 100mila euro.
La comprensione delle doppie operazioni messe in pratica dalle banche e della relazione fra due tipi di depositi – depositi dei clienti e loro “moneta”, depositi creati dai prestiti bancari – ci aiuteranno a chiarire le problematiche di questo “prelievo”, illuminandoci sulla doppia finalità e sui limiti di tale assicurazione sui depositi.
In particolare, l’impossibilità operativa di poter distinguere i due tipi di deposito nell’ottica della creazione di un equo schema di assicurazione rivela qualcosa dell’inevitabile moral hazard che accompagna questi schemi. Inoltre tale sistema richiede a monte il supporto di una forte banca centrale che possa far rispettare gli impegni assunti. Queste sono lezioni rilevanti da tenere in considerazione nel contesto degli attuali piani per l’istituzione di un sistema di assicurazione sui depositi nell’UEM.

Dal punto di vista legale, un deposito bancario è un prestito non assicurato alla banca. E’ un prestito a chiamata, legalmente non diverso da un prestito di chiamata che una banca effettua ad uno specialista di borsa. E’ una passività per la banca, un’attività (o asset) per il depositante.
Molti paesi applicano tasse sui beni immobili o sul patrimonio, suddiviso fra attività finanziarie come obbligazioni oppure titoli azionari. Da questo punto di vista, non c’è ragione per cui un deposito bancario, così come qualsiasi altra attività (o asset), non debba essere tassato.
Analogamente, un detentore di valuta e moneta emessa da un governo è creditore chirografario (non garantito) di quel paese. Valuta e moneta sono una passività per chi le emette, ma un asset per chi le detiene, e per questo motivo potrebbero essere soggette alla tassazione di quello stesso Stato. Le nazioni che applicano tasse patrimoniali sulla ricchezza solitamente, quindi, escludono tale ipotesi (Silvio Gesell nel 1958 propose infatti questa misura come sostegno alla domanda).

Una ragione probabile che spiega questa differenza di trattamento fra le passività private che costituiscono immobilizzazioni – depositi, titoli azionari, obbligazioni – e il debito pubblico è che la tassazione delle passività del governo potrebbe essere considerata come un default o come esproprio, pratica preclusa dal contratto sociale o dalla Costituzione vigente in un determinato paese.
Non è il caso questo delle passività private, ciò significa che non c’è ragione per cui i depositi non possano essere soggetti a tassazione, ed i governi in passato hanno tassato e tassano i conti bancari privati a fini fiscali (l’Italia lo ha fatto nel 1992, quando la lira era sotto attacco speculativo, ad esempio).

Se questo è il caso, come mai l’applicazione di una tassa sui depositi bancari ha creato così tante critiche quando è stata recentemente applicata a Cipro?
Dal punto di vista fiscale, la ragione più ovvia è che questa era una tassa imprevista, applicata per soddisfare creditori particolari di uno specifico ente finanziario, e per di più di importo incerto, creando grosse difficoltà fra i contribuenti.
Nonostante si sia scritto in alcuni ambienti, per far digerire la cosa, che questa era una tassa sul presunto riciclaggio di denaro sporco proveniente della Russia, ciò non toglie che siano stati violati due dei principi fondamentali della tassazione accettati sin dai tempi di Adam Smith: “La tassa che ogni individuo è tenuto a pagare dovrebbe essere certa, e non arbitraria. Il momento del pagamento, il modo di pagamento, il quantitativo da pagare, dovrebbero essere chiari e semplici per il contribuente, e ad ogni altra persona. Altrimenti ogni persona soggetta alla tassa è messa più o meno nelle mani dell’esattore, che potrebbe sia gravarla su un contribuente antipatico o estorcere, minacciandone l’aggravamento, regali o privilegi per sé medesimo. Ogni tassa dovrebbe essere riscossa nel momento, o nel modo, in cui al contribuente sia più conveniente.” (Smith 1976 (1904) 350-51).

Sebbene le tasse patrimoniali o i prelievi forzosi non siano comuni, Keynes osserva nel suo "Tract on Monetary Reform" (1924, 67) che l’opposizione a tali imposte è basata “sul motivo che esse vìolano la sacralità intoccabile del contratto. In risposta a questa visione, Keynes sosteneva che “nulla può preservare l’integrità del contratto tra gli individui, ad eccezione di un’autorità discrezionale, quale lo Stato, che abbia la facoltà di rivedere quello che è diventato intollerabile”.

Una cosa deve essere chiara (in merito a quanto accaduto a Cipro ndt.): il prelievo forzoso non era un mezzo per generare nuove entrate governative o per alleviare l’onere del servizio del debito per il governo o delle finanze individuali. Piuttosto, ciò è servito per ripianare l’esposizione di specifici istituti finanziari al fine di poter generare un afflusso di fondi dal Fondo Monetario Internazionale e dall’UE, rendendo sostenibili le istituzioni finanziarie del paese.
L’operazione nei fatti non ha diminuito le passività del governo, ma solo le passività delle istituzioni finanziarie. E’ stata quindi una tassa imposta dal governo sulla ricchezza di specifici individui a vantaggio di specifiche istituzioni finanziarie.

Che cosa dovrebbe tutelare l’assicurazione sui depositi?
La violazione dei buoni principi fiscali non è la maggior obiezione che si potrebbe muovere all’applicazione di tale tassa.
Piuttosto, essa è stata criticata perché in aperta violazione dei principi previsti dalla legislazione UE in corso di approvazione in merito all’assicurazione sui depositi e delle proposte per uno schema condiviso di assicurazione.
Dal 2000 Cipro ha avuto uno schema di assicurazione sui depositi entro 100mila euro in accordo con le correnti direttive UE. Dal punto di vista legale, l’assicurazione garantisce lo status di creditore privilegiato e fissa a 100mila euro la responsabilità di una banca verso i suoi depositanti in caso di fallimento.
Eppure, l’assicurazione sui depositi non è motivata dall’idea di proteggere lo status giuridico dei creditori chirografari (non protetti) in caso di fallimento, quanto piuttosto dalla convinzione nell’importanza di un mezzo di pagamento sicuro e protetto per il buon funzionamento del sistema economico.
Si basa quindi su una concezione completamente diversa del deposito bancario: cioè che i depositi non sono dei prestiti ma una riserva di ricchezza. Fornire un sicuro mezzo in cui depositare la propria ricchezza consente così il risparmio e la sicurezza che supportano la domanda. Ciò inoltre supporta il trasferimento intertemporale di reddito che il sistema finanziario garantisce attraverso la sua intermediazione fra debitori e creditori.

L’idea fondamentale alla base dell’assicurazione sui depositi è quindi basata sulla concezione che il deposito è un trasferimento di potere di acquisto all’istituto finanziario beneficiario. Questo potere di acquisto è rappresentato come deposito di specifiche passività governative, moneta e valuta, che nel sistema bancario prendono il nome di riserve bancarie.
Questa è la base di partenza per definire il comportamento delle banche, che ricevono moneta e valuta e prestano valuta e moneta. La difficoltà da risolvere successivamente è il fatto che le banche, generalmente, prestano sempre molto di più di quanto ricevano in deposito. Come? Sfruttando il leveraging dato dalle convenzioni di riserva frazionaria.
Questa è la visione del sistema bancario che ha dominato l’economia, ed è stato alla base del monetarismo e delle proposte politiche di riserva al 100% per fornire stabilità al sistema finanziario. Il fatto che le banche prestino molto di più di quanto abbiano in deposito però crea il problema che l’assicurazione intende affrontare.

Tuttavia, una volta ammesso che le banche possono prestare molto di più di quanto esse detengano come riserve, è possibile dare un’altra interpretazione dell’operato delle banche.
Partiamo innanzitutto dall’idea che le banche possano “creare” moneta.
Ciò accade quando una banca effettua un prestito e quest’ultimo non è sotto forma di moneta o valuta bensì la creazione di un deposito bancario per il credito del mutuatario.
La teoria bancaria tradizionale non chiama ciò “creazione di moneta”, piuttosto la definisce creazione di “credito”. Perciò le banche non prestano più soldi di quanti ne abbiano in deposito, le banche possono creare credito perché accettano i depositi e li utilizzano come mezzo di pagamento generale in sostituzione di moneta e valuta.
Le banche inoltre hanno una duplice funzione. La prima è di accettare i depositi di passività governative, monete e valuta, detenute come riserve per la Banca Centrale o come riserve di contante. La seconda funzione della creazione del credito riguarda invece l’acquisto delle passività del settore privato in cambio della creazione di un deposito bancario, che è come già visto una passività della banca.
Questo è il prestito bancario, ed è un’operazione bancaria completamente differente. Così, in ogni momento le passività bancarie sono composte da due diversi tipi di deposito: uno è coperto dalle passività del governo quali moneta e valuta forniti dal depositante/mutuante alla banca e forma le riserve bancarie, il secondo è garantito dalla passività del mutuatario privato che è stata accettato dalla banca e non crea inizialmente riserve bancarie.

L’assicurazione bancaria creata per proteggere il potere d’acquisto del depositante è diretta al primo dei due depositi sopra menzionato, mentre il secondo è garantito dalla garanzia accettata dalla banca. Se una banca effettua prestiti troppo rischiosi, coperti dal proprio credito, ci si aspetta che il primo tipo di depositanti venga protetto e non debba essere ritenuto responsabile di tale comportamento irresponsabile.
L’assicurazione sui depositi nasce per assicurare tale scudo.
Le perdite della banca dovrebbero essere ripianate dalla banca stessa, o dai suoi azionisti e creditori non assicurati.
Questa è la base, ad esempio, di chi argomenta contro i salvataggi pubblici degli istituti di credito e dell’insistenza sul fatto che i costi dei salvataggi causati dal malgoverno dei banchieri dovrebbero essere interamente sostenuti dagli azionisti delle banche, non dai depositanti. Questo principio è inoltre esteso anche ai creditori non assicurati che non detengono alcun deposito presso la banca. Tuttavia, non è chiaro come questi creditori debbano subire un trattamento differente rispetto ai depositanti, in quanto potrebbero avere fornito alla banca moneta o valuta. L’unica differenza è che essi hanno ricevuto una passività a termine dalla banca. Ma è alquanto chiaro che anche essi non hanno responsabilità sull’operato della banca alla pari dei depositanti, assicurati e non, e che quindi vadano tutelati.

Il problema principale con questa teorica separazione fra chi dovrebbe sostenere i costi del fallimento e su come prevenire gli errori di un singolo istituto dall’avere effetti sistemici sulle altre banche, e così sull’intero finanziamento del sistema economico, è capire da dove e come i depositi siano originati.
E’ chiaro che le cause dei “bank run”, che l’assicurazione sui depositi tenta di impedire, è il risultato della mancata distinzione tra la capacità delle diverse istituzioni di redimere i propri depositi. E’ per questo motivo che l’assicurazione si vorrebbe applicare uniformemente a tutti i depositi bancari. Il fallimento e l’introduzione del pieno supporto per i depositanti della Irish Bank nella recente crisi ha evidenziato ciò, e il risultato è stata la creazione da parte dell’UE di un sistema uniforme di assicurazione sui depositi. Ma ancora più importante è l’estensione di tale assicurazione a tutti i depositanti, sia quelli creati da un deposito in moneta e/o valuta oppure dall’accettazione di una garanzia del depositante. Questa distinzione è importante perché è l’impossibilità di riscattare la posizione di quest’ultimo detentore la principale causa del fallimento bancario. Così, l’applicazione di un’assicurazione su tale tipo di deposito semplicemente elimina qualsiasi sanzione per le perdite derivanti dall’impossibilità di riscattare tali passività.

In parole povere, se io prendo in prestito dalla banca a fronte di una mia promessa di pagamento, ricevo un deposito, e poi dichiaro default (non pago), causando il fallimento dell’istituto, alla fine mi ritroverò ancora il valore del materiale acquisito col mio deposito, nello stato patrimoniale del venditore, e pure con l’assicurazione sul deposito.
Questo suggerisce che, se il sistema volesse ridurre il moral hazard sanzionando le pratiche pericolose, l’assicurazione non si dovrebbe applicare sui depositi creati dai prestiti che possano fare “default”, bensì solo sui depositi creati dai prestiti “correnti”.Sfortunatamente, risulta impossibile mettere in pratica queste distinzioni fra depositi di riserva, depositi creati da prestiti ma inesigibili, e depositi creati da prestiti che sono in corso. E’ per questo motivo che ci sono dei limiti alle dimensioni dei depositi assicurati, in base alla presunzione che il primo tipo di depositi sarà relativo a piccoli depositi delle famiglie create dal trasferimento di riserve e utilizzati come mezzi di pagamento o di riserva di valore. Ciò limita la copertura degli altri tipi di depositi. Tuttavia, questo è chiaramente iniquo per i depositi detenuti da mutuatari che hanno ancora in piedi i loro prestiti.

È la funzione di pagamento dei depositi che crea la difficoltà di distinguere tra i diversi tipi di collaterale dietro depositi. Come Hyman Minsky aveva notato, questa difficoltà è inerente la spiegazione del perché i depositi sono detenuti dal pubblico e perché le banche sono in grado di utilizzare la loro attività di deposito per creare credito:

“Nel nostro sistema, i pagamenti che le banche effettuano per i clienti diventano depositi, di solito a qualche altra banca. Se i pagamenti per un cliente sono stati fatti a causa di un accordo per un prestito, il cliente deve ora i soldi alla banca, e dovrà operare nell’economia o nei mercati finanziari in modo che egli sia in grado di adempiere ai propri obblighi verso la banca entro le scadenze stabilite. I depositi a vista hanno un valore di scambio perché un gran numero di debitori delle banche hanno doveri in sospeso che richiedono il pagamento di depositi a vista per le banche. Questi debitori lavoreranno e venderanno beni o strumenti finanziari per ottenere depositi a vista. Il valore di scambio dei depositi è determinato dall’esigenza dei debitori di detenere depositi necessari a soddisfare i loro impegni. I prestiti bancari … sono davvero uno scambio fra i debiti di una banca oggi per i crediti di una banca domani”. (Minsky 2008 [1986], 258).

La chiave per l’accettabilità dei depositi nel sistema è che i mutuatari devono ripagare la banca mutuante attraverso l’acquisizione ed il trasferimento a lei di un altro deposito. Pertanto, il deposito che il debitore riceve dalla banca come prestito è utile solamente se esso può essere utilizzato per acquisire gli input richiesti in produzione. Usato come un mezzo di pagamento, la proprietà del deposito è trasferita alle famiglie, le quali sono libere di trasferire tale diritto a qualunque banca del sistema.
Questo è ciò che viene definito il drenaggio, il canale dei depositi per la banca mutuante che genera la necessità di riserve bancarie, reperite attraverso trasferimenti sull’interbancario, usate per effettuare trasferimenti dal deposito alla banca del nuovo detentore.
A questo punto, il deposito creato originariamente dal prestito appare alla banca del nuovo acquirente come un trasferimento di riserve.
Per la banca ricevente, non c’è quindi nessuna possibilità di riuscire a distinguere questo deposito da un precedente originato da un deposito effettivo di valuta o moneta. Ed inoltre non c’è la possibilità di distinguere fra un deposito di riserve, un deposito creato con un prestito insolvente o un prestito corrente.
L’uso delle riserve per effettuare transazioni fra banche fotografa l’importanza dei depositi di moneta e valuta per la creazione del credito, in quanto in caso di mancanza di riserve reperite in questa modalità, il deposito creato dal prestito non potrebbe essere trasferito ad un’altra banca e quindi non verrebbe usato come mezzo di pagamento. Come Minsky ha evidenziato, una parte ugualmente importante dell’abilità delle banche nel creare il credito è che dopo che il debitore ha usato il deposito come mezzo di pagamento, egli deve procurarsi depositi creati da altre banche (o da sé) per poter estinguere il prestito. Pertanto, c’è una domanda per i depositi da parte delle banche sia per acquisire riserve che per rimborsare i prestiti, mentre la domanda delle famiglie per i depositi è indipendente dalla loro origine.

Di conseguenza, è impossibile distinguere tra depositi garantiti da moneta e valuta e depositi garantiti da prestiti attualmente in essere oppure inesigibili. L’attuale sistema di assicurazione dei depositi fornisce dunque una garanzia minima al primo tipo di depositi, solitamente conti correnti di proprietà delle famiglie, ma fornisce un trattamento di favore per i mutuatari di prestiti inesigibili, rispetto ai mutuatari con posizioni ancora aperte alla pari dei finanziatori o creditori non garantiti che possono non aver avuto nessuno ruolo nella condotta fraudolenta delle banche o dei suoi debitori.

L’assicurazione sui depositi crea instabilità?​
Ciò riflette semplicemente quanto affermato da Minsky a proposito della perversità degli schemi generali di prestatori di ultima istanza a supporto delle istituzioni finanziarie nell’interesse di salvaguardare la stabilità finanziaria del sistema, generando un sostegno che tende a validare le nuove “vie di prestito” e quindi “pone le basi per un’ampia accettazione e uso di nuovi strumenti finanziari” confermando e dando indiretto sostegno alle dubbie pratiche degli istituti di credito. (2008 [1986], 281)
Nel caso dell’assicurazione sui depositi, Minsky notò che essa elimina i tradizionali vincoli delle banche in merito all’esposizione al rischio nelle forma di “sorveglianza collegiale e del cliente. In un regime in cui le banche possono fallire, e falliscono, ed in cui il fallimento bancario impone perdite ai depositanti, azionisti, debitori, utenti con sofisticati servizi bancari possono agire o sul portafoglio e sul leverage della banca stessa”. Il risultato è un sistema in cui “un depositante non ha bisogno di preoccuparsi della solidità della banca con cui opera”.

Chi dovrebbe essere responsabile per l’assicurazione sui depositi?
Minsky ha anche sottolineato l’intima relazione tra la banca centrale e l’assicurazione dei depositi, che permette di comprendere meglio le attuali discussioni nell'UE.
Schemi di assicurazione sui depositi sono in genere finanziati da prelievi sulle stesse banche affiliate. Come tale, le agenzie di assicurazione sono considerati enti con personalità giuridica indipendenti sia del governo che dalle banche centrali.
Ma, come osserva Minsky, la capacità del sistema di far fronte ai propri impegni richiede implicitamente che la banca centrale convalidi i depositi assicurati di una qualsiasi banca fallita. Si tratta di una passività potenziale, che negli Stati Uniti ad esempio è rappresentata dall’esistenza di una linea di credito con il Tesoro nel caso in cui il fondo stesso si trovasse al di sotto delle necessarie esigenze.
La banca centrale deve quindi fornire a quel punto le riserve necessarie per soddisfare le richieste del sistema, e ciò è una passività potenziale della banca centrale.
In generale, i sistemi di assicurazione cercano di mantenere questo fondo in misura abbastanza grande per soddisfare le potenziali esigenze finanziarie.
Una esempio di ciò è stato l’utilizzo di una risoluzione bancaria aperta dalla Federal Deposit Insurance Corporation durante la recente crisi perché aveva ridotto al minimo l’utilizzo del fondo di convalida dei depositi, dal momento che i depositi assicurati diventano competenza della banca acquirente.

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Le proposte di assicurazione bancarie nell’UE non possono migliorare la stabilità finanziaria
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Negli attuali sistemi europei, non vi è alcuna garanzia implicita contingente da parte della Banca centrale europea (BCE), e non vi è alcuna garanzia implicita da parte dei governi nazionali.
In effetti, le difficoltà riscontrate nella recente crisi erano dovute al fatto che i governi nazionali non hanno potuto fornire le garanzie necessarie quando i loro regimi di deposito sono falliti, dato l’elevato rapporto tra depositi stessi e PIL.
La risposta è stata quella di proporre uno schema uniforme di assicurazione a livello europeo indipendente dai governi nazionali. Questo schema è stato criticato da alcuni governi per il fatto che ciò li rende responsabili della convalida dei debiti creati nei sistemi finanziari di altri paesi sui quali essi non hanno alcun controllo diretto. Tuttavia, la sorveglianza non è il principale inconveniente di questa proposta.
Piuttosto, è la mancanza di una linea di credito contingente della BCE o un implicito riconoscimento che la BCE dovrebbe fornire il sostegno necessario per sostenere questo programma.
Sembrerebbe quindi impossibile progettare un sistema di assicurazione dei depositi veramente giusto che elimini l’insito moral hazard di tali pratiche e la necessità di una garanzia contingente della banca centrale.

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Ora è possibile vedere più chiaramente i problemi creati dalla misura “fiscale” del prelievo sui depositi adottato per sostenere il sistema bancario a Cipro
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I problemi delle banche cipriote sembrano essere stati causati non da un aumento delle sofferenze sui prestiti ai residenti o anche a non residenti che rappresentavano la maggioranza degli asset delle banche. Alcuni hanno suggerito che i problemi delle banche sono stati causati da depositi esteri che fungevano da garanzia per i prestiti ai depositanti.
Tuttavia, come notato, questi depositi non sarebbero stati coperti in ogni caso dall’assicurazione, dato che il regime cipriota copre solo l’esposizione a singoli depositanti al netto dei prestiti.
Più verosimilmente, i problemi sono stati causati da investimenti effettuati attraverso gli eccessivi depositi bancari detenuti dai non residenti in titoli sovrani greci, che sono stati acquistati a prezzo scontato rispetto al nominale dalle banche dell’UE che cercavano di ridurre la loro esposizione dopo lo scoppio della crisi greca.
Le difficoltà sono iniziate quando la troika ha imposto il bail-in del settore privato ai creditori del governo greco, il che significava sostanzialmente il bail-in delle banche cipriote, producendo perdite sostanziali che hanno portato al loro fallimento.
Questa interconnessione fra l’ haircut greco e l’insolvenza cipriota ricorda l’incapacità negli Stati Uniti di notare i collegamenti tra le aziende legate alla Lehman Brothers e i fondi del mercato monetario.

Il fatto che molti dei titolari dei più grandi depositi includesse enti quali il fondo pensione nazionale, enti di beneficenza, e organizzazioni non governative, ha reso il prelievo sui depositi una misura ancora più iniqua. Non c’è da stupirsi che tali misure generino risentimento, dato che i fondi speculativi con oltre sei miliardi di euro di debito greco acquistati con forti sconti sono stati pagati per intero dopo il primo hair cut, e quelli che hanno acquistato successivamente hanno staccato notevoli profitti prima del secondo taglio, mentre le perdite sono state effettivamente sostenute dai depositanti delle banche cipriote.

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Conclusioni
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Conclusioni
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Abbiamo potuto constatare diversi grossi evidenti lacune negli schemi di assicurazione sui depositi che l’UE sta discutendo. Di seguito gli errori fondamentali evidenziati in questo studio:
- il prelievo forzoso lede due principi fondamentali del “bon ton” fiscale, e cioè che le tasse siano certe e di facile e veloce pagamento per il contribuente. Il prelievo forzoso non è né certo, né di facile estinzione.

- l’assicurazione tratta i depositi dei clienti non come passività delle banche, quali essi sono, ma come trasferimenti di potere d’acquisto, avvalorando la tesi per cui un depositante è responsabile “a prescindere” del un fallimento di una banca perché le ha prestato i soldi e mantenendo lo schema monetarista, mentre nella realtà sono i prestiti a creare i depositi e non viceversa.

- l’assicurazione sui depositi elimina le sanzioni per quelle banche che prestano senza verificare che il cliente sia “credit worthy” = Moral Hazard, la banca può prestare ancor di più senza controlli, visto che in caso di insolvenza (e di suo mancato controllo), pagheranno (non più i contribuenti, cioè lo Stato, cioè noi attraverso le tasse), ma depositanti (cioè noi attraverso i nostri conti correnti), e creditori non assicurati che non hanno avuto comunque voce in capitolo nelle decisioni di credito.

- l’assicurazione copre non solo i piccoli risparmiatori entro 100mila euro, i cui depositi sono creati dall’effettiva consegna di moneta e valuta alla banca, bensì anche chi, dopo aver ricevuto un prestito, fa “default”, cioè non paga. Ciò permette:
a) al debitore di avere sia il materiale acquistato con tali soldi sia i 100mila euro di deposito garantito
b) alla banca di avere la possibilità di rientrare comunque dal credito inesigibile = Moral Hazard;

- gli schemi di assicurazione sui depositi privilegia alcuni (mutuatari con posizioni inesigibili) a scapito di gran parte degli altri - e chi è in UEM che ha grossi problemi di credito inesigibile sparsi un po’ in tutto il vecchio continente?;

- manca completamente la possibilità che la BCE diventi Lolr, punto fondamentale su cui devono poggiare tutti gli schemi di questo genere.

Come ben afferma Bottarelli, prepariamoci al peggio:
“A dispetto di quanto promesso dalle autorità di Nicosia, i controlli sui capitali sono ancora oggi in atto e il governo ha deciso che l’haircut che dovranno subire i detentori di conti non assicurati - ovvero sopra i 100mila euro - salirà dal 37,5% al 47,5%, una mannaiata pari al dimezzamento dei propri averi.
Il perché di questa decisione così drastica ci arriva dalla stessa Banca centrale di Cipro, la quale due giorni fa ha confermato come il totale dei depositi negli istituti dell’Isola sia oggi al livello del 2007 e stia decrescendo al ritmo più veloce di sempre. Ovvero, visto che i controlli di capitale non servono a nulla, tocca alzare sempre di più la quota di soldi da “sequestrare” ai correntisti che non sono riusciti a sfuggire per arrivare alla cifra di bail-in stabilita in sede di salvataggio con Ue e Fmi. I quali, infatti, hanno detto chiaro che Cipro deve partecipare all’operazione per circa 5 miliardi, altrimenti anche i fondi derivanti da altre entità diverranno a rischio.”.

Letto ciò, ci chiediamo: ma, in caso di applicazione di tali misure di “amatiana” memoria qui in Italia, se i pesci “grossi” scappassero in massa, secondo voi a chi appiopperebbero il cosiddetto “prelievo forzoso”? Io un’idea ce l’avrei…



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lunedì 26 agosto 2013

SCHAUBLE, IL SOGNO EUROPEO E L'INCUBO (BISMARCKIANO) DEL CONTABILE



In questo interessante articolo si riferisce della polemica tedesca tra Schauble e il filososo-ultimo-esponente-della-Scuola-di-Francoforte (avete già fatto facili ironie al riguardo), Habermas.
E' importante avere la conferma che per l'ineffabile Wolfgang tutto il problema €uropeo è sempre e solo quello della finanza pubblica: "l'incubo del contabile" elevato a sistema imperiale. Per lui, fuori dal rispetto dei criteri di Maastricht, debitamente integrati dal pareggio di bilancio, "è il caos".

Schauble parla di "freni" (e te credo,! Gli piace "vincere facile"!) e l'autore dell'articolo, Jannuzzi, parla di "teoria del freno a mano tirato". Ma, considerando gli effetti sociali del pareggio di bilancio si tratta della enunciazione esplicita di un "ordine", per quanto riguarda gli Stati debitori - che, appunto, devono solo raggiungere il pareggio di bilancio ad ogni costo- guidato dalla logica "von Hayek".
Che siccome vale per i soli debitori (rammentiamo che la Germania il pareggio di bilancio l'ha già raggiunto e tutta la costruzione €uropea di salvataggio-finanziamento dei debitori si risolve in una partita di giro in cui le banche tedesche incassano tutto il...banco), è, dunque, un "von Hayek per fessi" (cioè distruggetevi il "vostro" Stato interventista e le vostre Costituzioni del welfare...noi no).

Al che poichè, lo stesso Schauble insinua la concezione di un'Europa Bismarckiana, cioè con un elevato "tasso di pianificazione e controllo" (degli altri da parte della Germania) ma senza assumersi una leadership formale, che vuol dire "contribuzione" finanziaria tedesca (cioè rinuncia a parte del malloppo che riposa, non sibolicamente, dentro i saldi Target-2...in diminuzione, peraltro), Habermas, tra le tante critiche, tira fuori quella più efficace di tutte (nella sua ottica, che è quella di un "uomo che parlava ai Ratzinger"): questa leadership luteran-finanziaria (più la seconda che hai detto Jurgen) origina una Europa bismarckiana-regolatrice che è "votata alla tutela delle elites al comando". Come, nel 1996(!), Helmut Schmidt rimproverava a Tietmeyer, non a caso l'allora presidente della Bundesbank.
Dunque, la "regolazione finanziaria" degli Stati aderenti all'Unione, in funzione dell'interesse tedesco, è LO STRUMENTO per la tutela delle sue elites, E, AL TEMPO STESSO, L'UNICO MEZZO AMMESSO PER REALIZZARE I FINI DELLA FORTE COMPETIZIONE E DELLA STABILITA' DEI PREZZI, che, semmai ci fosse stato bisogno di conferma, divengono gli essenziali principi dominanti e fondanti dell'UE, mentre l'euro nè il "suo Profeta".

Ma Germania "regolatrice" come?
Rammentiamo, allora, la fatidica affermazione del colloquio Lippman, celebre summit degli "amici" di von Hayek, alla pianificazione del "nuovo ordine" (l'unica variante è che non l'impero Bismarckiano ma quello austro-ungarico era il modello di riferimento: ma bisogna capirli erano "semplicemente" austriaci): "in questa politica neoliberale è possibile che gli interventi economici siano tanto ampi e numerosi quanto in una politica pianificatrice, ma sarà la loro natura a essere differente".
Insomma, il pareggio di bilancio per affamare la bestia-Stato, la cessione definitiva di sovranità con sua "dispersione" nel magma €uropeo, Stati (altrui) smembrati e "Grande società" €uropea che si riduce, tutto combacia, alle "elites tedesche".
Quindi la situazione è questa:
- Schauble non si sposta di un millimetro;
- mediando con la Merkel per assecondare ancor più Bundesbank, comunque rivinceranno le elezioni (non importa con quale coalizione governeranno: l'accordo verrà trovato);
- l'italo-PUD€ non avrà alcuno spazio per modificare i trattati,- visto, oltretutto che non ha saputo influire neppure sulle prassi applicative degli attuali- e, quando le nostre manovre finanziarie passeranno per il twopacks-Commissione, quest'anno e, ancor più, nel 2014, non avrà scampo: commissariamento UEM, tagli selvaggi delle funzioni-spese pubbliche e prelievi dai depositanti bancari conditi da svendite forzate degli asset pubblici...al miglior offerente.

E a RAINEWS24 ancora dicono che il dopo-elezioni tedesche consentirà una maggior "solidarietà" e tutto si risolverà in un meraviglioso clima di..."fogno"

Pubblicato da Quarantotto a 09:53 25 commenti: Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su Facebook










sabato
 
da mercato libero



CHI IN QUESTI GIORNI DI AGOSTO SI DOMANDA IL PERCHE' DI QUESTA GUERRA DOVREBBE TORNARE SUI BANCHI DI SCUOLA DI ECONOMIA . CHI NON SPIEGA IL MOTIVO DI QUESTA GUERRA E' SEMPLICEMENTE UN IGNORANTE O UN PREZZOLATO DAL SISTEMA...
BASTEREBBE CHE I GIORNALI E I POLITICI DI TUTTO IL MONDO SCRIVESSERO L'ARTICOLO CHE HO SCRITTO QUI DI SEGUITO ...E L'AMERICA SAREBBE MORTA...E SEPOLTA..INVECE, PROBABILMENTE E CON IL SUPPORTO ANCHE DEI FALSI NEMICI COME CINA E RUSSIA ....LA MANOVRA ECONOMICA INSANGUINATA AVRA' SUCCESSO..​



"Russia and China have stepped up their warnings against military intervention in Syria, with Moscow saying any such action would have "catastrophic consequences" for the region.
IN CASO DI ATTACO IN SIRIA..CINA E RUSSIA SI INCAZZERANNO E NON POCO...CON LA GUERRA L'AMERICA PRENDEREBBE DUE O TRE PICCIONI CON UN PO' DI SANGUE ARABO..
LA STORIA SI RIPETE...OBAMA, IL PEGGIOR PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, NONCHE' PREMIO NOBEL DELLA PACE VUOLE A TUTTI I COSTI LA GUERRA IN SIRIA...

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AD AGOSTO I MERCATI STANNO INIZIANDO A PREZZARE DUE FENOMENI MOLTO, MOLTO PROBABILI...
1) il rialzo dei tassi di interesse in Usa e in Europa (vedi dichiarazioni tedesche)
2) la guerra in Syria non proprio lampo..
i mercati gia' si sono espressi su come potrebbe andare a finire in caso di guerra...

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PETROLIO ...da oltre 50 giorni continua a salire senza panico e senza fare notizia...oggi ha superato i 110 dollari ma presto potremmo vederlo fra 125 e 150 dollari (gli stati uniti sono autosufficienti, grazie allo shale gas e se en fregano...anzi...ma il resto del mondo, con in testa i paesi emergenti e l'Italia soffriranno e non poco..)

ORO E ARGENTO classici beni rifugio continueranno a salire

COMMODITIES in generale andranno in su...e gia' sono molti i segnali di questa salita (stile 2007) .
Ogni volta che c'e' una guerra i prezzi di molti beni salgono..il prezzo del cibo sale, cosi' come il costo dell'energia, il prezzo del rame..
L'america non ha solo un bisogno disperato della guerra, ma ha sopratutto il bisogno disperato di UN PREZZO DEL PETROLIO ALTO (per indebolire le altre potenze economiche) E DI INFLAZIONE ALTA...per giustificare un rialzo dei tassi di interesse verso il 4% - 5% in 24 mesi
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Il mercato azionario continuera' a scendere...è evidente che la contrazione mondiale sara' elevata e superiore a quella americana..ma l'america è sui massimi e una forte discesa del mercato Usa è prevedibile. Le aziende che esportano in Asia saranno le piu' penalizzate a partire dall'alta moda ma anche alle societa' di infrastrutture. Verranno privilegiate le aziende che puntano sui consumi interni..specie di beni la cui domanda e' poco elastica..un aumento dei prezzi permetera' un aumento dei margini di profitto.
IL MARE DI LIQUIDITA' ARTIFICIALE DEGLI ULTIMI 5 ANNI STA FINENDO..E DI QUESTO ORAMAI BISOGNA PRENDERNE ATTO.
GLI EFFETTI INIZIATI IN QUESTO AGOSTO IN PAESI COME INDIA, INDONESIA, BRASILE TURCHIA POTREBBERO CONTINUARE A LUNGO...
MA NON SOLO, I PROBLEMI CI SONO E CI SARANNO CON I PAESI PERIFERICI EUROPEI E CON LE AZIENDE MOLTO INDEBITATE (il costo del debito aumentera'...e solo una discesa dello spread potrebbe evitare un aumento del costo del debito...per paesi come l'Italia..ma visto il comportamento tedesco è improbabile che avvenga..A MENO DI UN LTRO 3 DA PARTE DI DRAGHI A OTTOBRE/NOVEMBRE...anche se i tedeschi e la Bundesbank hanno gia' detto che i tassi dovrebbero salire prossimamente..quindi il LTRO potrebbe essere fatto ma a tassi in salita.)

L'immobiliare in Italia dovrebbe scendere di un 20% nei prossimi 12-18 mesi o sotto forma di discesa dei prezzi o di svalutazione dell'euro (o un mix dei due)

E' POSSIBILE CHE QUANTO ACCADUTO IN AGOSTO SIA SOLO LA PUNTA DI UN ICEBERG..IL MERCATO AZIONARIO POTREBBE ANDARE INCONTRO A UNA RECESSIONE SIA IN AMERICA CHE IN EUROPA E COME TUTTE LE RECESSIONI ...I PREZZI POSSONO SCENDERE DI UN 40% - 70% DAI MASSIMI.
PER ORA ABBIAMO VISTO SOLO UN LEGGERO DECLINO DELLE QUOTAZIONI AZIONARIE MA NESSUN PANICO NESSUN TERRORE..PER ORA..PER ORA...
Mercato Libero si attende prima o dopo del panico sul mercato. Questo avverra' quando il mare di liquidita' si ritirera' troppo in fretta. Difficilmente la Fed riuscira' a gestire questo momento economico senza generare PANICO nei prossimi 24 mesi.
QUELLO CHE ABBIAMO VISSUTO IN QUESTI ANNI E' CHE TUTTE LE BANCHE CENTRALI DEL MONDO HANNO RIEMPITO DI LIQUIDITA' ARTIFICIALE IL MERCATO E HANNO TENTATO DI SVALUTARE LA PROPRIA MONETA.​
 
Ultima modifica:
Oro: arriva la seconda gamba rialzista

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Riportiamo un articolo di Jim Sinclair di Mineset.

Sinclair e' certo che l’Oro stia iniziando la sua seconda fase rialzista del trend secolare toro. Jim sostiene che la manipolazione dei prezzi che da sempre caratterizza il mercato del metallo giallo ora giochi a suo favore.

“Le riserve di Oro Fisico da parte delle Bullion Banks sono ai minimi da anni a questa parte. Dovete sapere che i magazzini di questi ‘banksters’ sono a livelli minimi di scorte perche’ le altre parti contraenti i contratti di compravendita sui mercati sintetici (COMEX e mercati Over-The-Counter – OTC – ovvero non regolati da alcuna Autorita’ di Settore), ora esigono la consegna fisica di Oro.

Le Bullion Banks hanno sempre detenuto scorte di Oro al di sotto delle loro possibilita’ di consegna fisica, pur avevano creato l’illusione di poter far fronte alle loro obbligazioni. Ora quel gioco di apparenze si e’ rotto; le controparti esigono Oro Fisico alla consegna, non si limitano piu’ a concludere i contratti ‘futures’ prima della scadenza, come facevano tempo fa. Esse non si fidano piu’ delle Bullion Banks.

Queste ultime subiranno enormi perdite. Per farne fronte dovranno necessariamente posizionarsi ‘in acquisto’ (long position) sui mercati sintetici, in modo tale da esigere a loro volta la consegna di Oro Fisico per supplire alle loro carenze di scorte.

E questo ci riporta all’attuale fase rialzista. La domanda di Oro Fisico aumenta mentre le scorte rimangono in diminuzione."

“Dopo anni di attesa, siamo entrati nel secondo stadio del mercato toro dell’Oro. Il primo target di prezzo e’ posto a $1.650,00. Arrivati a questo i successivi target saranno molto piu’ alti.”

Ma ecco le concause e le conseguenza di questa nuova fase:

“A causa della forte richiesta, le azioni delle compagnie minerarie si rivaluteranno in modo sostanziale, influendo positivamente sulle quotazioni in rialzo del metallo giallo”;
“Alcune delle piccole e medie compagnie minerarie che oggi consideriamo ‘junior’ diventeranno ‘major’ (di grandi dimensioni). Infatti grazie a prezzi e profitti in aumento saranno in grado di fare un balzo di qualita’ e diventare piu’ grandi e competitive”;
“Il recupero di valore delle azioni delle compagnie minerarie sara’ notevole. Oggi molte di esse sono costrette a ricorrere a tagli e svalutazioni a causa delle caduta del prezzo dell’Oro, ma quando questo ricomincera’ a salire i profitti torneranno a lievitare e la ripresa delle quotazioni, in alcuni casi, sara’ spettacolare”;
“L’Argento, di riflesso, partecipera’ attivamente a questa fase rialzista; io prevedo un primo target di prezzo posto a $50,00″;


Il crollo della speculazione ribassista tramite l’Oro finanziario (paper gold) costituisce un fattore fondamentale e favorisce la seconda fase del mercato toro del metallo giallo, quindi, attualmente, le piu’ grandi istituzioni finanziarie sono costrette ad assumere posizioni rialziste sui preziosi (come potrete notare anche dalle loro dichiarazioni di target di prezzi apparse sulle maggiori testate internazionali).

“I maggiori analisti dei mercati preziosi che predissero che le quotazioni dell’oro sarebbero arrivate oltre i $1.900,00 tempo fa, hanno rivisto le loro posizioni. Bo Polny e’ di nuovo fortemente rialzista (del resto lo e' sempre stato). Charles Nenner, che alcuni mesi fa era cauto, ora e’ decisamente a favore di un forte rialzo del prezzo del metallo giallo. Bo Polny, a mio avviso, e’ sempre stato il piu’ lucido analista tecnico dei preziosi.”

“In conclusione il prezzo dell’Oro, in questa seconda fase, raggiungera’ picchi piu’ alti rispetto a quelli raggiunti nella prima fase.” Siete pronti?
 

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