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<LI class="cat-item cat-item-39">LIBRE news<LI class="cat-item cat-item-1">Recensioni<LI class="cat-item cat-item-583">segnalazioniMurdoch, Rothschild e Cheney prenotano il petrolio siriano


Scritto il 06/9/13 • nella Categoria: segnalazioni


Murdoch, Rotschild e l’intramontabile Dick Cheney: sono soci in affari per il petrolio al confine con la Siria, ma il media non ne parlano. Quali media? Milioni di americani prendono per buone le notizie della “Fox News”, del Wall Street Journal o si informano attraverso altri media mainstream di proprietà del magnate australiano. «Generalmente, questi organi d’informazione sono a favore di un’azione militare contro la Siria, ma non informano i loro spettatori e lettori che il signor Murdoch ha investito interessi nella guerra con la Siria», accusa Christopher Bollyn. Che rivela: «Murdoch è comproprietario di una compagnia israelo-americana alla quale è stato concesso il diritto di cercare petrolio nelle alture del Golan – il territorio siriano occupato da Israele». E’ perlomeno «amorale», conclude Bollyn, «che la “Fox News” non riveli queste informazioni al suo pubblico», che a quel punto sarebbe costretto a dubitare dell’attendibilità delle informazioni che riceve, dal momento che Murdoch otterrebbe enormi vantaggi personali dalla caduta del regime di Damasco.
Israele, aggiunge Bollyn in un post su “The Rebel” tradotto e ripreso da “Come Don Chisciotte”, ha accordato i diritti per la ricerca di petrolio all’interno della Siria, nel Golan appunto, alla Genie Energy. L’editore Rupert Murdoch e un finanziere dal cognome che parla da solo, lord Jacob Rothschild, sono i principali azionisti della Genie Energy. La compagnia, continua Bollyn attingendo informazioni direttamente dal sito ufficiale dell’azienda, si interessa anche di gas da argille negli Stati Uniti e di olio di scisto in Israele. E anche l’ex vicepresidente americano Dick Cheney, eminenza grigia della Casa Bianca all’epoca delle guerre di Bush, fa parte del comitato consultivo della compagnia. Secondo il diritto internazionale, dice sempre Bollyn, è illegale che Israele accordi diritti di ricerca del petrolio su territori occupati: lo chiarisce Craig Murray in un intervento apparso già nel febbraio 2013, dal titolo “Israele accorda diritti petroliferi in Siria a Murdoch e Rothschild”.
«Il tentativo di Israele di sfruttare le risorse minerarie del territorio occupato delle alture del Golan è completamente illegale per il diritto internazionale», afferma Murray. «Singapore ha fatto causa al Giappone presso la Corte Internazionale di Giustizia per lo sfruttamento del suo petrolio durante la seconda guerra mondiale». Il contenzioso era basato sulla norma internazionale in base a cui una potenza occupante è in diritto di utilizzare pozzi petroliferi già in funzionamento e utilizzati dal paese sovrano che è stato occupato, ma questo non autorizza lo sfruttamento di ulteriori future risorse: «Tra le autorità e i precedenti legali non c’è alcun disaccordo sul fatto che la realizzazione di nuovi pozzi – per non parlare delle fratturazioni idrauliche – da parte di una potenza occupante è illegale».
Il fatto che Jacob Rothschild e Rupert Murdoch abbiano investito nei tentativi di ricerca di petrolio nei territori siriani occupati, conclude Bollyn, suggerisce che siano a favore del rovesciamento del governo Assad di Damasco, «in modo da indebolire la Siria e dividere la nazione più o meno alla stessa maniera della Jugoslavia negli anni ’90». Non stupisce, peraltro, che nell’operazione-Golan compaia il nome di una vecchia volpe come Cheney, vero e proprio veterano della tattica “distruggi e ricostruisci”, viste anche le polemiche seguite ai maxi-appalti per la ricostruzione post-bellica dell’Iraq affidati alla multinazionale texana Halliburton, da cui Cheney proveniva.
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Vogliono portarci verso una Totale Distruzione Monetaria come accadde in Germania


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5 settembre 2013 |
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Autore Redazione | Stampa articolo


http://www.gamerlandia.net/2013/02/02/vogliono-portarci-verso-una-totale-distruzione-monetaria-come-accadde-in-germania/

Oggi abbiamo la necessità di un aumento del volume di denaro. Ancor più, di sovranità monetaria. Ad ogni modo, il volume di denaro dovrebbe esser aumentato fino a quando i livelli dei prezzi delle materie prime, saranno saliti al punto tale da coprire i costi di produzione e lasciare un margine di onesto profitto ai produttori di materie prime: finchè il reddito nazionale non sarà sufficiente nel portare la struttura legittima obbligazionaria privata in sospeso e finchè non si fornisca sufficiente occupazione per quelli che vorranno lavorare. Non solo i “giovani“, come vi stanno martellando l’idea nella testa, ma TUTTI. Indistintamente.
Dopo aver raggiunto tale livello, il flusso di denaro dovrebbe esser aumentato solo come aumenterebbe l’effettiva produzione fisica della ricchezza. Una volta che il livello dei prezzi raggiungerebbe il tetto necessario, ulteriori emissioni di denaro dovrebbero avvenire solo quando aumenterebbe la produzione fisica. Altrimenti, avrà luogo un ulteriore ed indesiderabile aumento dei prezzi.


Il sistema finanziario italiano potrebbe esser regolato entro pochi mesi per raggiungere il prezzo richiesto delle materie prime e per assorbire i disoccupati: TUTTI, ripeto. Non solo i “giovani“.
Per meglio comprendere, vorrei narrarvi la storia di quel che successe in Germania e di quello che – probabilmente – accadrà in Italia se il popolo italiano non si risveglierà dal torpore mediatico indotto, iniziando a prendere il controllo del sistema monetario che è nelle mani di internazionalisti anti-patriottici.
La prima guerra mondiale finì nel 1918. Il 31 marzo 1919 (poco prima della conferenza di “pace” e della firma del trattato di Versailles), i livelli dei prezzi della Germania erano più alti solo del 117%: non più di quanto non lo fossero prima dell’inizio della Prima guerra mondiale. Questo aumento dei prezzi fu più contenuto rispetto a quanto avvenne negli USA. Il debito pubblico della Germania – a partire dall’inizio della Prima guerra mondiale fino al 31 marzo 1919 - ebbe un aumento di 130MLD di Marchi. In termini di dollari, sarebbero circa 30MLD. Gli Stati Uniti aumentarono il proprio debito pubblico per un importo analogo.
La struttura finanziaria tedesca non si trovava in nessuna condizione per giustificare la distruzione della moneta, se non quella dell’intenzione pianificata con i prestatori di denaro internazionali
Secondo i termini del Trattato di Versailles, praticamente tutto d’oro della Germania fu portato via, assieme al 75% dei depositi di ferro minerale e miniere. Inoltre, portarono via tutte le sue colonie e circa il 25% di altre proprietà fisiche.
I termini del trattato furono diabolici. In realtà, diretti a distruggere il popolo tedesco. Dal momento della firma del trattato nel giugno 1919 fino agli inizi del 1922, i poteri monetari internazionali che erano controllati dalla Reichsbank e dal governo tedesco, si stavano manipolando per ottenere il controllo della proprietà fisica reale in Germania
Arrivarono al punto di cambiare drasticamente le leggi bancarie della Germania, in modo tale da poter prendere in prestito dalla Reichsbank importi illimitati ed acquistare la proprietà fisica con la consapevolezza che – successivamente – il prestito avrebbe potuto essere rimborsato con moneta senza valore (vi ricorda qualche cosa, tutto questo? Non è forse quello che sta accadendo attualmente?, ndr)
Per darvi l’idea del volume di moneta che produssero in Germania, basterà solo osservare quello che accadde al livello dei prezzi. Vorrei ricordare che – durante la guerra – i livelli dei prezzi tedeschi non fu aumentato tanto quanto lo fecero negli Stati Uniti.
Nel 1920 il livello dei prezzi in Germania aumentò del 1500% rispetto al livello prebellico. Nel 1921 raggiunse il 3500% rispetto al livello prebellico. Nel 1922 fu del 147,000% rispetto al livello prebellico e dal 23 ottobre - quando la valuta perse completamente il suo valore – fu del 709MLD% rispetto al livello prebellico.
In altre parole, gli internazionalisti predatori stamparono marchi privati ​​e li immisero nel flusso di denaro con lo scopo dichiarato di distruggere il sistema monetario della Germania. Tutto ciò, significò la distruzione di tutte le polizze assicurative e di tutte le ipoteche di proprietà reali del popolo tedesco.
I banchieri internazionali (gli stessi di oggi, ndr) si erano già preparati. Ottennero il controllo fisico della proprietà e poterono così pagare i prestiti – molti dei quali furono manipolati attraverso la privata Reichsbank – con i soldi senza valore.
Quello che successe in Germania fu definito erroneamente INFLAZIONE. Non fu un’inflazione tedesca. Fu una questione d’inflazione di denaro privato, perpetrata da intriganti internazionali. L’inflazione non fu un’inflazione dei soldi del governo. Fu un’inflazione delle banconote private della Reichsbank. I funzionari della Reichsbank – un’istituzione privata – furono responsabili per l’emissione di moneta in volume sufficiente a distruggere l’intera struttura bancaria e rendere senza valore tutto il denaro della Germania.
La stessa cosa accadrà senza dubbio in Italia ed in tutti gli Stati europei, se la gente continuerà a permettere che il sistema monetario venga manipolato da coloro che ne hanno il completo controllo negli ultimi venti anni.
Ne trarranno profitto proprio come fecero con la Germania, acquisendo il possesso delle proprietà fisiche. Con la distruzione del sistema monetario, cesseranno di esistere anche gli unici diritti per la protezione dell’individuo, della sua proprietà, dei suoi diritti civili e religiosi.
Chiunque si vorrà erudire e/o indagare sulla distruzione della valuta “tedesca” o della sua rivalutazione francese ed italiana nel 1920, dovrebbe leggere “Foreign Currency and Exchange Investigation Conducted by Gold and Silver Inquiry of the United States Senate” ai sensi della Risoluzione 469 del 67° Congresso. Questo documento non è più in stampa, ma lo potete trovare in alcune librerie.
Che dire?
Alla fine, studiare la storia vi aprirà gli occhi su molti temi. Questa si ripete perché – chi ne manovra i fili e la gestisce - ha le stesse finalità portate a lungo termine. Svegliatevi e spegnete la TV che manipola i vostri cervelli!

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Pubblicato in DOMINIO E POTERE














 
proximamente qualche articolino sui ge............ti. ne accenniamo solo alcuni componenti. Clinton. draghi,monti,campi,morgan e la family r...........d.con estratti del generale Lafayette a comprova
 
“Io sono giunto alla conclusione che tutto ciò che di economia mi è stato insegnato alla università dagli esperti della materia si è rivelato totalmente falso!” (F.D.Roosvelt a sir. Halifax, 10.08.1941)

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Nando Ioppolo, avvocato ed economista, è il presidente del Circolo degli Scipioni di Milano, associazione di liberi pensatori che ha individuato ”le ragioni della attuale crisi del capitalismo”, in tutta una serie di incredibili paradossi economici, ottimamente descritti nel video proposto.
Riflettori puntati dunque sui meccanismi auto-conservativi dell’attuale sistema economico; un sistema basato sullo indebitamento e l’impoverimento, propagandato attraverso il boicottaggio del dissenso e la capillare diffusione di unPensiero Unico, e somministrato alle masse sotto forma di ‘economia neoliberista’ e ‘finanza creativa.’
DEBITO PUBBLICO – Le banche pagano il debito pubblico con la moneta bancaria (virtuale) cioé le banche creano elettronicamente moneta che prestano agli stati che non la restituiscono piu’ e gli stati CHIEDONO UN NUOVO PRESTITO.
I proprietari di Bankitalia Banca di interesse pubblico) sono le banche (private) che Bankitalia DOVREBBE controllare. Il potere politico non esiste piu’, comanda la finanza.
Dal ’45 in poi non esiste un solo stato del mondo dove il debito pubblico sia stato rimborsato almeno in parte, quindi tutto il debito pubblico non si nullifica alla scadenza. C’è in giro moneta allo scoperto per comprare 5 volte il pianeta terra.
Dove finisce questa moneta?
La moneta bancaria è una moneta allo scoperto perchè viene creata elettronicamente dal nulla, deve solo mantenere un certo rapporto aritmetico con i depositi reali, ma questo rapporto è minimo, circa il 2% degli asset (cioè della ricchezza, compresi immobili e titoli, anche titoli fasulli)
Fonte: http://accademiadellaliberta.blogspot.it/2013/06/il-cancro-olocaustico-del-neoliberismo.html
IL CANCRO OLOCAUSTICO DEL NEOLIBERISMO DI NANDO IOPPOLO


Cari compagni di cammino, studio, scrivo e insegno da 37 anni della miserevole inconsistenza scientifica del modello pseudo-liberista che si è andato affermando negli anni ’80, sorretto da quello che dal ’95 viene correntemente chiamato “il Pensiero Unico in economia”. Ne denuncio le incongruenze sistemiche, le conseguenze sfacciatamente negative delle ricette applicate in suo nome, aggiungendo inutilmente, ogni volta, che è incredibile al proposito la latitanza degli intellettuali organici del mondo del lavoro (PMI, maestranze organizzate, organizzazioni di categoria).

Ognuno ha avuto modo di capire da sé. Se non l’ha fatto ancora, non vale la pena attendere che capisca oggi, poiché vuol dire che è solo un dotto e non uno scienziato, laddove è scienziato solo chi, per se autodidatta, verifica teoricamente e sperimentalmente gli assiomi che costituiscono il blocco assiomatico di base di una qualsivoglia tesi scientifica.

Non è più tempo di attendere. Meglio salire oggi sul mio carro. Farlo domani è la più tradizionale delle nostre arti italiche, lo so bene, ma non credo che possa funzionare anche questa volta.

Quando a fronte del peggioramento drastico del nostro PIL e dei nostri conti pubblici in soli 16 mesi di sacrifici bocconiani, in confindustria e in ogni riunione possibile e immaginabile di categoria, locale come nazionale, vengono fischiati tutti i ministri, i politici e gli economisti che porpongono altri sacrifici popolari per fare quadrare i conti pubblici sulla base dei suggerimenti/imposizioni che vengono dagli “esperti” finanziari, anche se questo accade senza che ancora venga proposta una alternativa credibile, vuol dire che siamo ormai alla resa finale dei conti tra il mondo del lavoro e quello degli strati parassitari e possidenti.

Non lasciamo che ciò assuma forme mostruose. Abbiamo il dovere intellettuale, politico, morale e spirituale di rendere dolce la transizione verso il mondo migliore che emergerà dalla ormai improcrastinabile riforma post-keynesiana delle fondamentali strutture economiche interne e internazionali.

Uniamoci e diffondiamo questa conoscenza. Facciamolo con volantinaggi, spamming web, manifestazioni pacifiche, passa-parola, ma facciamolo subito!

Negli ultimi anni ho contrastato con successo un male il cui significato ho creduto fosse lo sprone a diffondere ciò che so da ormai 37 anni e non mi sono mai impegnato abbastanza a diffondere per pigrizia verso le pazzesche resistenze pseudo-scientifiche che incontravo. Da quando mi sto impegnando con adeguata serietà, sia a livello locale che nazionale, le difficoltà che incontravo vengono superate con una facilità e una rapidità che hanno del magico. Specialmente all’interno di ogni organizzazione che frequento con lealtà e passione, ma anche da tutti. Ho postato dei video su youtube sia da solo che con altri economisti e politici anti-liberisti di varia estrazione, quali Nino Galloni, Bruno Amoroso, Guido Viale e Giulietto Chiesa. Il loro successo di pubblico è commuovente e convincente: è tempo che la verità trionfi, con amore, semplicità e bonomia, ma trionfi.

Non esiste infatti nessun vero “nemico” in quanto non esiste un vero potere organizzato intorno ad una coesa associazione che travalichi le generazioni, come avrebbero potuto esserlo la massoneria o la chiesa di Roma, piuttosto i gesuiti.

E non ne esiste nemmeno uno che sia organizzato intorno ad una struttura personale di proprietà e/o di controllo della ricchezza altrui.

Abbiamo solo conventicole di personaggi che approfittano della degenerazione delle grandi strutture proprietarie delle mega-imprese ottocentesche, le quali sono ormai da tempo autoreferenti, prive di controllo interno, nelle mani di persone che si formano nelle stesse università e frequentano gli stessi master, riconoscendosi nel medesimo credo economico pseudo-liberista. Tutto qui. Patetici in tal senso i tentativi di Bieldberg e riunioni simili di dare la illusione di una coesione che non esiste affatto e che non può esistere per ragioni strutturali interne a ciò che si vorrebbe unire.

Banche anche grandi e multinazionali a capitale polverizzato o comunque in mano di fondazioni da cui sono da tempo autonome perché si limitano a nominare dirigenti che non controllano ma di cui si fidano solo perché “si dice” che siano competenti, e che si lasciano depredare bellamente da manager che si comportano come quel mascalzone cui fosse conferita dal Tribunale la nomina di tutore di un bimbo di 4 anni privo di parenti sino alla decima generazione e con un patrimonio da 800 mln e passa, e, quindi, con il solo problema di nascondere le ruberie fatte per interesse e incuria onde semplicemente fare quadrare i conti ogni anno alla resa del bilancio!

Quale privato consentirebbe mai ai propri manager di migrare ad imprese formalmente concorrenti portandosi dietro i relativi segreti? Quale permetterebbe loro di aumentarsi da sé le prebende fino all’inverosimile e nonostante le palesi malversazioni fatte? Quali permetterebbero queste malversazioni? Quale Agnelli pagherebbe oggi Marchionne 1500 volte un dipendente Fiat quando ieri pagava Valletta appena 40 volte un suo operaio?

Non siate complottisti: la realtà è banale, in quanto ormai buona parte di queste mega-strutture sono da tempo autoreferenti, non rispondono a nessuno se non a manager che non sono per nulla fidelizzati e che non hanno nessuna cura dei patrimoni che organizzano. Manager che pensano solo a raggiungere obiettivi patrimoniali a breve per giustificare le proprie stock options e liquidazioni milionarie finchè … la pacchia dura!

Ogni deferenza nei loro confronti è immeritata. Ogni timore reverenziale è immeritato. Questo è un non-potere che si sta sfaldando da solo per incapacità assoluta di agire in modo unitario, come sarebbe da attendersi da una qualsiasi organizzazione personale o collettiva degna di questo nome. Manca infatti della minima competenza affettiva rispetto al bene comune perché non si concepisce in termini confuciani o anche solo di sana amministrazione, bensì amorali, privi di cuore e scrupoli, nella banale e diabolica convinzione che ogni vittoria si giustifichi da sé e per sè. E mancando di questo senso di responsabilità prende decisioni a intuito, separate le une dalle altre e non sufficientemente coerenti strategicamente. Non si preoccupa nemmeno del linciaggio cui verranno immancabilmente sottoposti quando sarà di dominio pubblico anche solo un millesimo delle loro responsabilità.



In definitiva, allego un breve documento illustrativo del cosa fare e perché farlo. E’ sufficiente per chiunque ha già capito o almeno può e vuole capire. In coda c’è anche una breve sintesi in inglese. Chi vuole unirsi mi contatti ed a chi non vuole farlo dico semplicemente arrivederci. Io comincio oggi. Un abbraccio, nando ioppolo. 348.5112476,[email protected],www.nandoioppolo.org,www.circolodegliscipioni.org, www.youtube.it, facebook (nando ioppolo).






COME USCIRE DALLA CRISI, IN SINTESI

Mettiamo in chiaro le questioni indispensabili per comprendere il genere di crisi che attraversiamo e come uscirne.

1)la verifica empirica dei fatti a partire dagli anni ’80, quando iniziarono ad essere applicati regolarmente i principi guida liberisti dopo il successo politico-mediatico di tatcheristi, reaganiani, monetaristi e antiliberisti di ogni estrazione, parla chiaramente, in occidente, della distribuzione sempre più sperequata, a favore dell’1% più ricco della popolazione e a danno del 99% restante, di un PIL “reale” in continua e consistente contrazione recessiva. Ciò significa che nei fatti viene da allora distribuita a favore della elite creditizio-finanziaria, delle multinazionali, dei manager, di attori, cantanti e simili, e, più in generale, dei ceti possidenti, i così detti “top incoming”, una “fetta” costantemente crescente del prodotto sociale, a dispetto dell’inesorabile contrarsi progressivo del diametro della “torta” comune da dividere. Ne discende, come minimo, la necessità di indagare se la ignoranza sistematica di queste circostanze da parte di scienza, media e politici di quasi ogni estrazione non si spieghi con la progressiva affermazione di un sistema di potere piramidale che esprime gli interessi di questo 1% soltanto e nega la diffusione delle conoscenze contrarie, necessarie per la formazione di un adeguato pensiero politico antagonista.

2)nel concreto, il modello liberista, in estrema sintesi, propone di comprimere continuamente retribuzioni e welfare, maggiorare il tempo di lavoro pro capite e precarizzare il più possibile, nonchè comprimere sistematicamente la domanda interna, iper-remunerare i capitali, detassarli e tollerare la “grande” evasione ed elusione fiscale, al fine dichiarato di: a)contenere il più possibile la inflazione e le importazioni in modo classista, ovvero senza dovere intervenire con il calmiere all’ingrosso e con contingentamenti della loro qualità e quantità, b)sedurre i detentori di capitali con la iper-remunerazione dei loro cespiti onde attrarli verso l’Italia e renderli così disponibili in maggiore quantità ed a buon mercato, c)più che compensare con esportazioni rese più competitive da queste manovre pur anti-sociali la contrazione del mercato interno che si provoca coscientemente proprio al fine di così acquisire maggiore competitività. E’ di fatto un modello orribile e comunque impossibile sia tecnicamente che storicamente, sia perché non è nemmeno pensabile un sistema-mondo in cui tutti esportano più di quanto importano, sia perché è comunque imbattibile sul fronte dei costi la concorrenza “sleale” delle imprese delocalizzate in aree dove producono sottocosto nel massimo dispregio della natura e dell’uomo (incluse quelle “proprie” cui si consente la delocalizzazione), sia perché, anche quando potesse funzionare per un certo periodo e per qualche paese, comporterebbe comunque la esportazione nei paesi “fratelli”, insieme ai propri beni e servizi, pure di tanta disoccupazione e tanti fallimenti quanti ne implica necessariamente la mancata produzione nazionale che si va a soppiantare con le proprie esportazioni. La sua applicazione comporta pertanto la ridistribuzione sempre più regressiva di un PIL in continua contrazione recessiva, a causa della continua caduta della domanda interna provocata sia dalle delocalizzazioni che dalle misure di aumento dello sfruttamento del lavoro, sia, ancora, dalle misure deflattive volte a contenere importazioni e inflazione. Nella ridistribuzione regressiva, poi, la domanda interna cala anche perché quando cala il reddito delle fasce medio-basse, prettamente consumatrici, a vantaggio di quello delle fasce alte, essenzialmente risparmiatrici, aumentano i risparmi percentuali interni a danno dei consumi percentuali interni privati e pubblici.

3)la terza cosa da tenere bene a mente è che nei sistemi mercantili si investe e si assume solo al fine di produrre una maggiore offerta che possa essere venduta con profitto sul mercato interno, al saldo dell’export-import. Ne consegue che quando la domanda interna stagna/cala senza che quella estera lo compensi, nessun incentivo dal lato della offerta (sgravi fiscali, contributi a fondo perduto e simili) può convincere un imprenditore ad assumere o investire di più solo perché farlo gli costerebbe di meno di prima, in quanto non sarebbe collocabile con profitto né all’interno né all’esterno quella maggiore offerta che si andasse a produrre con questi pur meno cari investimenti e occupati aggiuntivi. In queste condizioni, incentivare l’assunzione di donne, giovani o al sud, comporta pertanto solo il licenziamento corrispondente di uomini,non giovani e al nord.

4)la quarta cosa da sapere è che la domanda interna può essere espansa in soli tre modi tradizionali: a)con il deficit.-spending, b)con la moneta “allo scoperto”, c)con le riforme ridistributive del PIL.

-a)Il deficit-spending funziona finanziando con bond, meglio se a rendimento netto negativo, una domanda interna aggiuntiva e autonoma rispetto alla distribuzione che, come sappiamo ormai dagli studi di Keynes sulla crisi di Wall Street del 1929, promuove un processo espansivo della domanda complessiva che è un multiplo rispetto all’aumento iniziale e il cui coefficiente di moltiplicazione dipende dalla quota di domanda interna che non si risolve in aumento di offerta interna, vuoi perchè si perde in inflazione “da oligopolio”, vuoi perché viene soddisfatta dalle importazioni a causa del grave errore di optare per un regime valutario e doganale deregolamentato anche nelle fasi espansivo-inflattive. Per i liberisti è sempre e comunque una eresia optare per un regime valutario e doganale vincolistico, anche nelle fasi espansivo-inflattive, ed è per questo che sostengono la impraticabilità del defcit-spending: perché in regime deregolamentato buona parte del processo moltiplicatorio si perde in inflazione e aumento delle importazioni. Per gli antiliberisti è invece una eresia rinunciare al moltiplicatore keynesiano per la insistenza folle liberista nella deregulation anche nelle fasi espansivo-inflattive, laddove imponendo adeguati vincoli valutari, doganali (e borsisitici), nonché il calmiere all’ingrosso e la svalutazione periodica del cambio in misura pari all’eventuale differenziale di inflazione residuo, calcolano tra 4 e 7 il valore del coefficiente di moltiplicazione keynesiano: pompando di 100 mld la domanda interna con un debito aggiuntivo di, poniamo, 120 mld per capitale e interessi, si provoca infatti una espansione complessiva del PIL compresa tra i 400 e i 700 mld, il che, visto che il 50% circa dl PIL torna allo stato come imposte (+200/350), consente anche in presenza di rendimenti netti positivi dei bond l’agevole rimborso del debito acceso (-120) per espandere keynesianamente il PIL.

-b)la moneta allo scoperto consiste nella spendita per acquisti sul mercato interno di qualsiasi forma di moneta priva di controvalore corrispondente al momento della sua spendita. Il fenomeno è possibile in ragione della assenza di valore intrinseco di quasi ogni forma moderna di moneta, da quella statale a corso forzoso a quella bancaria prodotta elettronicamente grazie al sistema della riserva frazionaria, nonché alla moneta cartolare prodotta dalla finanza “creativa”. E’ la sua accettazione da parte dei venditori che discende questo effetto: perfino la moneta del falsario “funziona” se viene accettata, in quanto pur essendo priva di “copertura” al momento della sua spendita, paradossalmente la acquista lo stesso man mano che viene concretamente prodotta l’offerta che ha reso profittevole produrre e che mai sarebbe stata altrimenti prodotta! Fenomeno arcinoto da secoli in ambiente finanziario ma pressoché sconosciuto in ambito scientifico, divulgativo e politico, costituisce il “SEGRETO DEI SEGRETI” del capitalismo e la sua divulgazione cambia talmente tanto i termini del dibattito politico da porre seri problemi di mediazione del consenso e di perseguimento degli equilibri politici, quanto meno allo stato ignoti e imprevedibili, pur se ineludibili oggi, alle soglie del terzo millennio.

Se poi si considera che i bond pubblici sono abitualmente scambiati con moneta bancaria “allo scoperto” perché creata con il sistema della riserva frazionaria, va altresì concluso che anche il deficit-spending è in realtà una forma di finanziamento “allo scoperto”, così come lo è pure il gigantesco e sistematico finanziamento operato dai colossi bancari privati con la loro riserva frazionaria in favore delle multinazionali facenti parte del loro medesimo trust con prestiti di moneta bancaria virtuale continuamente rinnovata a ogni scadenza.

-c)le riforme ridistributive o “a costo-zero”, consistono in ogni intervento legislativo che sortisce l’effetto di ridistribuire PIL dalle fasce alte verso quelle basse, poiché trasforma progressivamente risparmi privati in consumi pubblici e privati e, pertanto, anche così si propelle keynesianamente la domanda interna. Si pensi al calmiere sugli interessi bancari, sui premi assicurativi e sulle utenze telefoniche e dati, piuttosto che all’equo canone sulla grande proprietà immobiliare, o, ancora, alla ridistribuzione più progressiva di retribuzioni e pensioni pur all’interno del medesimo “monte” retribuzioni e pensioni.

5)in definitiva, possiamo concludere che per uscire dalla crisi bisogna optare per un regime borsisitico, valutario e doganale vincolistico e quindi operare gli interventi keynesiani più graditi in regime di inflazione “controllata”, cambio svalutato centralmente e dazi protettivi. In assenza di mediazione del consenso e false informazioni, dovrebbero essere ostili a un simile progetto solo tutti coloro che hanno ragioni fondate di temere da simili riforme di struttura una probabile contrazione della “fetta” di PIL e di potere oggi ottenute in distribuzione, ossia l’1% più abbiente. Disgraziatamente scienza, media e politici sembrano essere stabilmente nelle mani di quell’1% ed è solo questa la vera ragione della impasse in cui ci troviamo. Uscirne è del resto d’obbligo, pena l’avvitarsi dell’intero occidente in una perversa spirale senza fine di tipo regressivo-recessiva che ci accompagnerà fino alla quasi totale disintegrazione dell’intero sistema, accelerata periodicamente da una delle tante crisi borsisitiche che la deregulation consente e favorisce, e sempre che la situazione non precipiti prima a causa di un improvviso e plausibile crack sistemico.







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