un,dos,tres,un pasito bailante by mototopo

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IL MECCANISMO GIURIDICO PER L'USCITA DALL'EURO



Riprendo da Orizzonte 48 un importante contributo sugli aspetti giuridici dell'uscita dall'euro: i trattati vanno letti per il verso giusto, e i principi fondamentali della Costituzione, ricordiamocelo, stanno al di sopra...





Alcuni concetti giuridico-interpretativi, che, nell'attuale situazione possono risultare molto importanti:

1) l'uscita dall'euro, intesa come delimitato recesso dallo status di "Stato membro la cui moneta è l'euro", senza simultanea fuoriuscita dall'Unione europea (quale specificamente prevista all'art.50 del Trattato sull'Unione-TUE), ha un fondamento normativo ricavabile deduttivamente dall'art.139 del Trattato sul funzionamento dell'Unione- TFUE;


2) ciò, in primo luogo, significa che la condizione di "Stato membro la cui moneta è l'euro" (espressamente enunciata dall'art.139 anch'essa, in contrapposizione a quella di "Stato membro con deroga"), non è obbligatoria, ma soggetta alla precondizione essenziale di una libera manifestazione di adesione in tal senso dello Stato interessato (che tale deve sempre rimanere);

3) ciò è confermato senza ombra di dubbio dal par.3 del successivo art.140, in quanto non solo la acquisizione dello status di "Stato membro la cui monetà è l'euro" consegue alla "richiesta" di tale Stato, ma la deliberazione ammissiva finale, DEVE essere adottata all'unanimità tra gli Stati già aderenti e lo stesso Stato "in deroga" che già ne abbia fatto richiesta;

4) la domanda, alquanto ingenua in termini logico-giuridici, ma resa attuale e cruciale dalla propaganda dei "banchieri" e politicanti che hanno il monopolio dell'interpretazione dei trattati, allora è: questo consenso, da manifestare sempre come presente e da attualizzare, può essere revocato, riconquistando, ovvero acquistando per la prima volta (per un paese originariamente aderente, come l'Italia), lo status di "Stato membro con deroga"?

5) la risposta, e cerchiamo di dirlo con sintesi, non può che essere positiva. Innazitutto, per ragioni letterali ancorate, appunto, all'art.139: questo dispone che "in deroga" sia lo Stato per il quale il Consiglio abbia deciso che non soddisfi le condizioni necessarie per l'adozione dell'euro. Il che, conferisce, contrariamente a quanto credevano i banchieri autori del trattato, alla "uscita" un altissimo grado di discrezionalità in capo allo Stato interessato;

6) ed infatti, il Consiglio "decide" la non ricorrenza delle condizioni di adesione all'euro, in base alla richiesta dello Stato membro dell'UE : tant'è vero che non solo nessuna norma prevede la partecipazione obbligatoria all'euro, ma che lo stesso art.140 condiziona alla richiesta-consenso successivo dello Stato in deroga la successiva ammissione. ERGO, LA DECISIONE DEL CONSIGLIO CHE ACCERTA LA "IDONEITA'" E' UN ATTO AMPLIATIVO E NON RESTRITTIVO DELLA LIBERTA' NEGOZIALE DELLO STATO CHE VOGLIA ADERIRE: COME TALE, RIMANE (per principio generale) NELLA DISPONIBILITA' DI QUEST'ULTIMO, CHE PUO' RINUNCIARVI E DECIDERE DI NON FRUIRE DELLA "PATENTE" DI PAESE CHE SODDISFA LE CONDIZIONI DI ADESIONE, REVOCANDO LIBERAMENTE QUEST'ULTIMA;

7) ciò, a maggior ragione vale nel caso in cui lo Stato-membro interessato si avveda, anche a seguito di continui richiami delle istituzioni UE-UEM, circa il mancato "mantenimento" di tali condizioni, di non soddisfare più i requisiti di adesione. Quella che, appunto, in special modo sotto il profilo dell'ammontare del debito, è la condizione attuale, ed anche originaria, italiana. Condizione ora aggravata dagli oneri del fiscal compact: ulteriore "trattato" la cui efficacia è ontologicamente e giuridicamente subordinata al possesso del (revocabilissimo) status di "Stato membo la cui moneta è l'euro";

8) insomma, tutto il trattato è congegnato in modo da delineare l'adesione all'euro come un "qualcosa in più" e di vantaggioso per il paese che vi aderisce, e, ad un "vantaggio", si può sempre rinunziare. Tanto più che tedeschi (e francesi), hanno più volte pubblicamente manifestato la posizione di considerare l'adesione italiana alla moneta unica come un sacrificio cui si sottoponevano in una pretesa prassi cooperativa, senza, inoltre, aver mai lamentato o sostenuto qualunque inadempienza dei paesi "in deroga" che non avessero ancora espressamente richiesto di aderire;

9) quindi la "decisione" del Consiglio circa la soddifazione delle condizioni necessarie per l'adesione, vale, più che mai, come "rebus sic stantibus" e, per espresso dato normativo e sistematico del trattato, non può mai considerarsi "definitiva" e irreversibile, rimanendo, per coerenza con quanto accade in sede di adesione "successiva" ai sensi dell'art.140, subordinata alla perdurante unanimità di consenso che include la altrettanto perdurante volontà positiva dello Stato già aderente;

10) la fuoriuscita dall'euro, per revoca del proprio libero consenso (che tale deve rimanere nel tempo), consente allo Stato che manifesti tale volontà di accedere allo status di membro dell'Unione "con deroga". Ciò implica che vengono meno, ai sensi dello stesso art.139, non solo i vincoli del fiscal compact, ma anche quelli, espressamente enunciati dall'art.139, derivanti dalle norme che "non si applicano" agli Stati "con deroga". Tra essi spicca anche il mancato assoggettamento ai "mezzi vincolanti per correggere i disavanzi eccessivi, art.126, par. 9 e 11";

11) Fuoriusciti così da tutti i ricatti e le ipocrisie (disomogenei) esperibili contro l'Italia in caso di "disavanzo eccessivo" (lo vuole l'Europa), persino il nodo della banca centrale indipendente troverebbe ridefinizione. E' pur vero che il divieto di acquisto del debito pubblico (e gli altri divieti di azione della banca centrale nei confronti degli enti pubblici, in generale), ai sensi dell'art.123 TFUE, permangono anche in caso di Stato membro "con deroga", ma:

a) sarebbe possibile modificare la legislazione interna per consentire alla nostra BC di compiere questi interventi sui titoli sovrani (come fa la Bank of England), dato che l'adeguamento di tale legislazione è controllato dalla UE proprio in vista della futura adesione: e dunque la sanzione all'inadempimento sta nel non rinnovare la decisione del Consiglio di ammettere il paese in quella moneta unica da cui...si è appena voluti uscire. Cioè, non c'è un vero ostacolo giuridico, come dimostra la tranquilla azione di QE e di acquisto del debito perseguita da 2 anni dalla BOE;

b) sarebbe sempre possibile, comunque, che bankitalia agisse come...i tedeschi: cioè sottraendo dalle aste i titoli non collocati al tasso desiderato, trattenendoli in un "atipico" deposito e poi acquistandoli come "se fossero" già sul mercato secondario (una finzione cui finora nulla è stato mai opposto e che, comunque, fa leva sul fatto che tale acquisto "non diretto" non è vietato dai trattati).

Risolte "questioncine" come:


- il recupero della flessibilità del cambio (e della conseguente competitività di "prezzo"...anche su un "mercato unico" ove si riaprirebbero molte prospettive);

- l'assoggettamento al fiscal compact con i suoi esborsi, per noi paradossali ed esorbitanti, per la contribuzione ai vari fondi di salvataggio per gli Stati "la cui moneta è l'euro": oltre a non aggravare il nostro debito con ulteriori "ratei", ci andrebbero restituiti circa 45 miliardi e scusate se è poco...specie di questi tempi;

- il non doversi più preoccupare del pareggio di bilancio - con la "costituzionalizzazione" ce la possiamo vedere "all'interno", in termini di violazione dei principi fondamentali della Costituzione da parte della legge di "revisione"-, delle procedure di "deficit eccessivo, (di cui certo, nemmeno ora, si preoccupano Francia e Spagna);

- la incertezza del collocamento del debito, con possibilità di calmierazione, per più vie, dell'onere degli interessi (e poi, anche qui, la collocazione istituzionale della banca centrale ce la potremmo vedere con tutta una serie di norme nazionali e non più "volute dall'Europa", quindi democraticamente modificabili);


SI RICOMINCEREBBE A RAGIONARE. ANZI, A RESPIRARE.

Tante altre cose potrebbero essere fatte, SEMPRE SUL PRESUPPOSTO, preso in considerazione IN CONDIZIONE NON DI SHOCK RICATTATORIO, CHE LA COSTITUZIONE NON PUO' ESSERE ALTERATA NEI SUOI PRINCIPI FONDAMENTALI DA ALCUN TRATTATO INTERNAZIONALE. Ma questa parte la conoscete già molto bene. LA COSTITUZIONE, LA DEMOCRAZIA, SONO PIU' FORTI DEI "VINCOLI ESTERNI": PERCHE' COSI' STA SCRITTO IN ESSA. Insomma, siamo molto più liberi di decidere il nostro destino di quanto non ci voglia far credere il PUD€.


E' SOLO UNA QUESTIONE POLITICA (purtroppo...per ora).



Pubblicato da Carmen a 01:29
 
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Il parlamento europeo e la nuova Torre di Babele


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16 settembre 2013 |
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Autore Redazione | Stampa articolo
http://www.santaruina.it/il-parlamento-europeo-e-la-nuova-torre-di-babele

Come pesci che nuotano alla ricerca dell’acqua, spesso cerchiamo conferme sul mondo che ci circonda dimenticando di guardare proprio gli aspetti più evidenti.
Così, nel tentativo di comprendere la reale natura del sistema di potere che regola le nostre vite accade di cercare risposte nei meandri più nascosti, alla ricerca di indizi da interpretare, di eventi da decifrare.
E più si procede nella ricerca, più si scopre che gli indizi non sono affatto nascosti, ma vengono ostentati con un certa divertita sfrontatezza. Accadde così che le società segrete che contribuirono alla nascita di quello che sarebbe diventato il paese più potente ed importante del XX secolo descrissero chiaramente il loro progetto politico e lo diffusero apertamente, stampandolo addirittura sull’oggetto più diffuso della loro nazione, la banconota per mezzo della quale ogni giorno milioni di persone operano i loro scambi.
La piramide tronca, simbolo di una società gerarchica in fase di costruzione, attentamente guidata da una elite di iniziati, simboleggiata dall’occhio onniveggente, passa sotto gli occhi dei cittadini americani ogni giorno, diverse volte al giorno.

Per comprenderne il significato occorre però avere delle minime conoscenze sulla valenza dei simboli, e nella nostra società questo linguaggio è totalmente trascurato.
Abbiamo così una situazione paradossale: da una parte una elite che fa ampio uso del simbolismo per comunicare i suoi piani ed i suoi obbiettivi e dall’altra una grande maggioranza di persone che di quel linguaggio ne ignora totalmente l’importanza.
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Pubblicato in DOMINIO E POTERE |
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Imposimato, Assassiga e le Brigate….Rothschild »











Cosa bolle in pentola, al di la della disinformazione mediatica…


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16 settembre 2013 |
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Autore Redazione | Stampa articolo
Fonte: http://www.nocensura.com/2013/09/cosa-bolle-in-pentola-al-di-la-della.html#_




I poteri forti vogliono far fuori Berlusconi? Oppure hanno sempre convissuto serenamente con lui? Perché fecero cadere il suo governo? Un’approfondita analisi dalla caduta del governo Berlusconi ad oggi…
Editoriale a cura di nocensura.com
Lorenzo Bini Smaghi, ex membro del
comitato esecutivo della BCE
Su “Il Giornale” di sabato 14 Settembre c’è un articolo che rilancia le rivelazioni di Bini Smaghi (membro del comitato esecutivo della BCE dal 2005 al 2011) nel suo libro, secondo il quale “i poteri forti avrebbero fatto cadere Berlusconi nel 2011 mediante lo spread perché voleva fare uscire l’Italia dall’euro“… sarebbero gli stessi poteri che oggi vogliono “togliere di mezzo” Berlusconi..
L’articolo è una sorta di “arringa difensiva” scritta dai “cani da guardia” di Silvio, è comprensibile visto che si tratta del giornale “di famiglia”. Un articolo con il quale sembrano volere “mostrare i muscoli” ai poteri forti, avvisandoli che se non viene trovata una soluzione per fare uscire pulito il Cavaliere da questa vicenda, i suoi giornali creeranno delle “noie” a quei poteri che hanno le redini del sistema, dei partiti, e che possono influenzare gli esiti della vicenda, un po’ come gli articoli contro le banche pubblicati da “Libero” nei giorni scorsi, “casualmente” il giorno precedente alla riunione della Giunta che deciderà in merito alla decadenza, e il giorno successivo alla riunione, che non è andata come Silviuccio e soci speravano.
Davvero i poteri forti sono contro Berlusconi?
Analizziamo i fatti e giudichiamo…
L’articolo cerca di vittimizzare Berlusconi agli occhi dell’opinione pubblica, facendolo passare quasi per un “martire“, punito dai poteri forti perché intendeva perseguire il bene dell’Italia e degli italiani uscendo dall’Euro. Sanno bene che la maggioranza degli italiani - e tra gli elettori del centrodestra più che nelle file del centrosinistra - c’è una gran voglia di abbandonare la moneta unica e tornare alla vecchia, compianta, lira.
In realtà, Berlusconi non ha mai rilasciato dichiarazioni che potessero far supporre, anche lontanamente, che avesse anche la minima intenzione di lasciare l’Euro: al contrario, più volte ha speso parole favorevoli all’Unione Europea. Anche quando in campagna elettorale ha cavalcato i sentimenti “anti-tedeschi” ed euroscettici diffusi tra gli italiani, pronunciando qualche vago riferimento ai danni prodotti dall’Euro e alla truffa monetaria, subito dopo ha “rassicurato” tutti, escludendo categoricamente l’ipotesi di uscire dall’euro e tantomeno dall’UE.
Salvo qualche sparata in campagna elettorale,
Berlusconi ha sempre sostenuto l’Euro e l’UE e
si è prestato agli interessi degli eurocrati sia
in parlamento che mettendo a loro disposizione
i suoi mass media, che hanno sistematicamente
censurato i trattati-capestro come il fiscal compact
e hanno contribuito a convincere gli italiani della
bontà dell’adesione alla moneta unica…
Analizzando obiettivamente l’operato dei governi Berlusconi e dei mass media che controlla, si evince la completa genuflessione nei confronti dei poteri forti che sono alla base dell’UE: Bce/banche e alta finanza, Bilderberg, Trilateral e soci: meno di quanto lo sia il centrosinistra - che di quei poteri è la massima espressione - ma certamente si è sempre ben guardato dall’inimicarseli,dimostrando la massima disponibilità verso i loro interessi e le loro direttive: per esempio delle sei leggi “regala-soldi” alle banche, (vedi il documento dell’avv. Marra) ben 3 sono state approvate dal suo governo, tra cui quella che ha innalzato la soglia degli interessi oltre la quale scatta l’usura. Il primo ritocco al ribasso della soglia per i pagamenti contanti è stato promulgato dal governo di centrodestra, che poi ha votato l’ulteriore abbassamento a 1.000€ voluta da Monti, salvo poi contestarla in campagna elettorale.

Ai “poteri forti” Berlusconi ha sempre fatto un gran comodo: i suoi mass media si sono prestati all’opera di persuasione di massa circa la bontà della moneta unica, mentre in parlamento il centrodestra -che nel 2012 ha avallato tutte le porcate del governo Monti, preoccupandosi unicamente di salvaguardare gli interessi di Berlusconi e delle caste “amiche” - ha sempre votato i provvedimenti a favore dell’Europa ed i trattati capestro che ci hanno imposto: ultimo della serie, il Fiscal Compact, approvato con i voti anche del centrodestra, ricordiamoci inoltre come i mass media di Berlusconi hanno TACIUTO scandalosamente sulla natura del trattato, SILENZIO ASSOLUTO, ed è gravissimo se pensiamo che il Fiscal Compact ha vincolato l’Italia a dover ridurre il debito pubblico dall’attuale soglia superiore al 125% al 60% in 20 “comode” rate annuali da 50 miliardi l’una.
Alfano nei mesi scorsi ha presentato un piano di
dismissioni da 400 miliardi di euro per ridurre il
debito pubblico truffa. Esattamente quello che
vogliono i banchieri e le lobby: depredare l’Italia
delle migliori (poche) aziende rimaste pubbliche
come ENI, ENEL, Finmeccanica, etc.
E’ stato proprio il PDL a proporre per primo un piano di “dismissioni” - ovvero la (s)vendita dei beni pubblici – per ricavarne 400 miliardi Dismissioni che impoveriranno il nostro paese a vantaggio delle lobby (ad iniziare da quella bancaria), delle multinazionali e degli investitori esteri. La storia ci insegna che quando lo Stato italiano ha (s)venduto aziende o altri beni, l’affare lo hanno sempre fatto gli acquirenti: per citare un paio di casi su tanti, la cessione dell’ALFA alla FIAT per 1.000 miliardi di lire: Ford ne aveva offerti il DOPPIO, ed il valore reale eraalmeno del TRIPLO… il caso Italsider, oggi Ilva: ceduta alla famiglia Riva per 800 milioni di euro, in 15 anni gli acquirenti hanno ricavato guadagni per oltre 4 miliardi di euro netti, oltre ad avere disatteso quasi tutti gli impegni assunti sul piano ambientale, inquinando selvaggiamente…
Berlusconi nel 2012 ha avallato e votato tutte le
porcate varate da Monti, filoguidato da Bilderberg-BCE
salvo poi contestarlo in campagna elettorale.
Alla luce dei FATTI, possiamo affermare con assoluta tranquillità che Berlusconi, non si è MAI contrapposto con i poteri forti, ma ha sempre coltivato i loro interessi per poter coltivare i propri e quelli delle lobby amiche. Ai potenti che hanno le redini del mondo Berlusconi ha fatto un gran comodo, sia in chiave “divide et impera” che in chiave “distrazione di massa”. Non solo perché è il proprietario dei canali televisivi più importanti d’Italia e di diverse testate giornalistiche: la politica italiana per 20 anni è stata una sorta di “referendum su Berlusconi”, con buona parte dell’elettorato che ha votato il centrosinistra non tanto per fiducia e convinzione, quanto per antipatia, fino a vero e proprio odio, nei confronti di Berlusconi, sul cui “contrasto” (di facciata, e su questioni di secondaria importanza) Di Pietro ha persino fondato un partito: che probabilmente era funzionale anche agli interessi di Berlusconi: quando qualcuno viene attaccato, c’è sempre chi si schiera dalla sua parte, e questo lui lo sa bene: altrimenti a tirare fuori le notizie che hanno stroncato la carriera di Di Pietro ci avrebbero pensato i giornali del centrodestra già molto tempo prima, un po’ come la questione della casa a Montecarlo di Fini-Tulliani emersa dopo il “divorzio” tra Berlusconi e Fini, e considerando la gestione discutibile dei fondi pubblici da parte di Di Pietro, probabilmente non avrebbero dovuto nemmeno durare molta fatica. Invece Di Pietro - che per un lungo periodo serviva per mantenere nell’orbita del centrosinistra i voti dei delusi del PD - è stato “fatto fuori” quando il centrosinistra ha deciso che non gli faceva più comodo: buona parte degli elettori dell’IDV hanno “traslocato” verso il Movimento 5 Stelle, cosa funzionale per conseguire l’ingovernabilità post-elettorale e sdoganare il “nuovo” governo di larghe intese, che altro non è che la prosecuzione del governo Monti. Il PD ha fatto di tutto per non vincere le ultime elezioni: davvero vogliamo pensare che la bomba Monte Paschi sia esplosa a pochi giorni dal voto casualmente?

Il governo del bilderberghino trilateralista aspenino Letta,
naturale prosecuzione delgoverno Monti, è stato
voluto in
primis proprio da Berlusconi: che nei 6 mesi successivi alla
nascita del governo ha (casualmente?) guadagnato oltre
1 miliardo di euro grazie all’aumento del valore azionario
di Mediaset dell’83,2% in sei mesi.
(dopo che per alcuni anni è stata tenuta nascosta…) La vittoria del centrosinistra veniva data per “scontata”, e se analizziamo i fatti, è fin troppo evidente che abbia VOLUTO perdere le elezioni: Davvero vogliamo credere che il PD ha rinunciato a candidare Matteo Renzi per rispettare quanto stabilito dalle primarie?!? Con Renzi il PD avrebbe eroso un buon 7/8% al centrodestra e avrebbe persino strappato un po’ di voti al Movimento 5 Stelle: avrebbe stravinto le elezioni, ma questo sarebbe stato un grosso problema, poiché avrebbe dovuto assumersi la responsabilità di formare il nuovo governo, che dovrà gestire molte altre riforme impopolari, anche in vista del Fiscal Compact. Il PD ha fatto una campagna elettorale sotto tono, lasciando campo libero a Berlusconi, che ha recuperato moltissimi voti: i mass media che in passato attaccavano duramente Berlusconi alle ultime elezioni non solo non lo hanno contrastato, ma il alcuni casi gli hanno fornito persino buoni “assist”. Il centrosinistra ha accuratamente evitato di vincere, conservando il “jolly” Renzi, che gli servirà per recuperare i consensi che perderà con l’operato dello scandaloso governo Letta.
Per quale motivo i poteri forti hanno
spodestato Berlusconi e imposto il
governo Monti? Non certo perché
Berlusconi volesse uscire dall’euro…
Ma torniamo a Berlusconi: perché i poteri forti hanno fatto cadere il suo governo?!?
Che a fare cadere il governo Berlusconi siano stati i poteri forti, è SICURO: hanno fatto innalzare lo spread - il parametro che determina il tasso di interesse che una nazione corrisponde sui titoli di stato - ad un livelloinsostenibile: nel periodo che superò la soglia dei ’500 punti’ l’Italia si trovava a dover corrispondere a chi detiene i titoli un tasso di interesse superiore al 6%, che su un ammontare del debito di 2.000 miliardi si traduce in 120 miliardi di euro all’anno: la bancarotta sarebbe stata inevitabile, nel giro di pochi mesi: esattamente quello che hanno fatto alla Grecia, dove lo spread ha raggiunto l’incredibile quota 1.500 punti, che avrebbe mandato “gambe all’aria” qualsiasi nazione.
Ma il motivo del golpe non è certo da ricercare nella volontà di Berlusconi di uscire dall’euro: questa strampalata teoria, che i mass media di centrodestra hanno subito rilanciato per sostenere il loro leader, è stata messa in circolo (da Bini Smaghi, un ex pezzo grosso della BCE, ndr) solo per confondere l’opinione pubblica e celare i reali motivi. Oltretutto fu ribaltato anche al governo greco fu riservato lo stesso trattamento: e certo non si trattava di un governo “euroscettico”, così come non possiamo definire tale il centrodestra italiano. In Italia come in Grecia, BCE, Bilderberg e soci, hanno voluto instaurare governi fantoccio che potessero, agevolmente, rapidamente ed in assenza di opposizione, smantellare lo stato sociale: esattamente quello che ha fatto il governo Monti, che ha prodotto più danni all’economia di un terremoto del 7° grado della scala Richter.
Il governo Monti in appena 1 anno è riuscito a smantellare
lo stato sociale, i diritti acquisiti e lo statuto dei lavoratori.
E’ riuscito a distruggere l’economia italiana favorendo la
Germania e ha fatto regali e leggi favorevoli a tutte le lobby
Probabilmente sono intervenuti con l’arma dello spread, poiché non sono riusciti a far cadere Berlusconi in altri modi, dopo che il governo, un anno prima, grazie al ”provvidenziale” aiuto dei Responsabili di Scilipoti, è sopravvissuto alla fuoriuscita del gruppo di Fini: altra circostanza che lascia perplessi. Per quale motivo, dopo più di 15 anni di partnership Fini ha deciso di mollare Berlusconi, che è il principale artefice dei successi politici che ha raccolto nel corso della sua carriera? Da essere il leader di un piccolo partito, grazie a Berlusconi (che gli ha garantito, tra le altre cose, grande visibilità ed il favore dei suoi mass media) Fini si è ritrovato a ricoprire l’incarichi importantissimi come vice-premier, Presidente della Camera dei Deputati. Era l’erede naturale di Berlusconi, presto avrebbe potuto prendere in mano le redini del Pdl… cosa lo ha convinto a fare quella mossa? Si sarà trattato di una scelta dettata da motivi ideologici? E’ totalmente destituito di fondamento ipotizzare che ci possa essere stato un disegno per fare cadere il governo Berlusconi, per giungere ad un governo di “larghe intese”? (Proposito poi fallito grazie al “cambio di casacca” di diversi deputati e senatori…)
Questo probabilmente non lo sapremo mai, ma certe circostanze fanno sorgere dubbi.
Se non ci fosse stato il “salto della quaglia” si Scilipoti e company, probabilmente ci saremmo ritrovati ad avere un “governo di larghe intese” un anno prima: i poteri forti avrebbero ottenuto il loro obiettivo senza dover utilizzare l’arma dello spread: il governo tecnico - o di larghe intese - sarebbe stato sdoganato con l’esigenza di traghettare il paese verso le elezioni, magari Mario Monti sarebbe stato nominato in qualità di pacificatore, “trait d’union” tra centrodestra e centrosinistra, e certo un governo che cade a causa di dissidi interni alla maggioranza passa più “inosservato” di uno fatto saltare con il ricatto e la minaccia dello spread, che forse è stata la “extrema ratio”. Per conseguire i propri obiettivi l’elite non poteva attendere oltre, e sono intervenuti in modo risoluto.

Quando nel mondo cadono i governi, al di la delle “apparenze”, talvolta sotto ci sono sotto intrecci, pressioni, accordi sottobanco e corruzione. Dietro numerosi golpe (in senso militare e non), ribaltoni, governi che cadono, e persino rivolte (vedi la “primavera araba”) c’è la longa manus degli Stati Uniti (o meglio, l’elite, attraverso gli USA). In ballo ci sono interessi altissimi, che valgono MILIARDI di euro: cifre rispetto alle quali lo stipendio di un “onorevole” appare la mancia di un cameriere.
Se pensiamo che talvolta emergono casi di deputati che si “vendono” anche per poche migliaia di euro…
Da quando è nato il governo Letta, Berlusconiha guadagnato oltre 1 miliardo di euro, in quanto il valore delle azioni di Mediaset è aumentato di un eccellente 83,2%, per poiperdere il 6,25% in un solo giorno(“bruciando” 120 milioni di euro) quando minacciava la crisi di governo.
(Nota: quando si ipotizza la riduzione del numero dei parlamentari, teniamo in considerazione il fatto che minore è il numero dei deputati, maggiore è la loro “importanza”; inoltre ridurli rende più “gestibile” il parlamento in vista dei voti importanti, ci sono meno ‘dissidenti’ e questo agevola i “giochi di palazzo”)
Solo un governo tecnico di “larghe intese” può permettersi di fare certe porcate e varare pesanti misure “lacrime e sangue”: se Berlusconi avesse approvato un quinto dei provvedimenti varati da Monti nel 2012 con il centrosinistra all’opposizione, sarebbe probabilmente accaduta una insurrezione popolare: per molto, molto meno in passato sono stati organizzati scioperi e cortei di protesta, per esempio quando il governo Berlusconi voleva modificare l’articolo 18: Cofferati portò al Circo Massimo di Roma più di 2 milioni di persone: una riforma, quella che voleva Berlusconi, molto più “leggera”di quella realizzata da Mario Monti un anno fa. Se non altro, la riforma dell’art.18 del centrodestra prevedeva un indennizzo ai lavoratori licenziati di 12-18 mensilità. La leader della CGIL Camusso anziché organizzare scioperi e protestare, è andata a pranzo con Mario Monti e altri esponenti del governo, con i quali si è fatta delle grasse risatealla faccia dei lavoratori, dei cassintegrati, e di chi ha perso il proprio posto di lavoro.
La sanità del governo Monti, avallato da PD-PDL-UDC:
migliaia di ospedali chiusi, reparti ridimensionati, ticket e
persino farmaci salvavita disponibili solo a pagamento!!!
Per approvare la miriade ditasse, provvedimenti anti-cittadini, anti-Italia, pro-banche e Assicurazioni, pro-Europa, pro-lobby che ha fatto Monti, era necessario imporre - dopo una accurata “strategia della tensione mediatica” - un governo di larghe intese, privo di qualsiasi opposizione, sia a livello politico e sindacale che mediatico; decine di persone si sono impiccate, ma questo a loro non importa, la cosa fondamentale è che sono riusciti a far digerire alla gente lo smantellamento dello Stato Sociale e la mattanza della democrazia e del diritto.
Sono arrivati al punto di renderedisponibili SOLO A PAGAMENTO anche i FARMACI SALVAVITA!!! Cure che costano MIGLIAIA DI EURO al mese e che sono INACCESSIBILI a quasi tutte le famiglie, salvo essere costretti a vendere la casa, dilapidare i risparmi di una vita, o magari vendere un rene (sempre se è sano) E COSA ANCORA PIU’ GRAVE, SCHIFOSA, SCANDALOSA, NESSUNO – NESSUNO!!! – HA DETTO NIENTE: politici, sindacati, mass media sono rimasti in assoluto silenzio. Un silenzio indecente che dimostra a che punto siamo arrivati, in termini di DEMOCRAZIA. La maggior parte dei cittadini ovviamente ignora questa IMMENSA porcata: qualcuno lo scoprirà, magari, nel momento del bisogno: quando gli diranno che “purtroppo” le medicine necessarie per curare la terribile malattia che lo ha colpito, o ha colpito un parente, non è dispensato dal SSN.
Il governo Monti ha prodotto più danni di uno tsunami: oltre a tutte le nuove tasse, ai rincari di quelle esistenti, ai tagli ai servizi essenziali, ha varato delle leggi che hanno provocato solo danni: sia ai cittadini che allo stato. Per esempio la batosta sulle accise del carburante, oltre a costringere i cittadini a rinunciare ad utilizzare l’auto, ha provocato un danno erariale: in quanto con la diminuzione dei consumi conseguente, le entrate per lo stato sono diminuite!!! E nonostante il governo ed i partiti fossero ben coscienti di questo, non hanno fatto marcia indietro! Anche le tasse introdotte sugli yacht hanno fatto calare a picco le entrate dello stato, con i proprietari delle imbarcazioni che si sono spostati verso i porti esteri…
Per assumere certi provvedimenti bisogna essere stupidi oppure in malafede: quale sarà il nostro caso? Giudicate voi, tenendo conto di quanto affermato dall’ex Ministro montiano Riccardi…
Riccardi accusa Monti: “Più dava legnate al paese, più la Merkel era contenta e più lui era soddisfatto”
Alessandro Raffa

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mah............................................................................. piu' casino c'e',piu' nel torbido si pesca meglio.:D se un di' uscisse la notizia che putin e Obama si tromb.....o, nn ci sarebbe da meravigliarsi:rolleyes::rolleyes::rolleyes::rolleyes::rolleyes:
 
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Fonte: http://www.nocensura.com/2013/09/basta-con-il-silenzio-i-mass-media.html



Giurista, titolare di uno degli studi legali più grandi d’Italia, specializzato in controversie bancarie e fondatore dell’Associazione FermiamoLeBanche, l’avv. Alfonso Luigi Marra contrasta lo strapotere delle banche ed il sistema ad esse collegato praticamente da una vita: dagli anni ’80 ad oggi ha assistito migliaia di imprenditori e gli ha fatto recuperare le somme che le banche gli hanno sottratto indebitamente con l’anatocismo, che consiste nella pratica - che pur essendo illegale è una prassi di tutte le banche - di calcolare sui fidi gli interessi anche sulle somme precedentemente addebitate a titolo di interessi: (fanno pagare “gli interessi sugli interessi”: mentre sarebbero dovuti solo sul capitale). In ambito anatocismo-usura le sue cause hanno fatto scuola, riprese e copiate da numerosi studi legali, così come i suoi documenti sul signoraggio, tradotti in 10 lingue, sono stati ripresi e utilizzati da numerosi autori che si sono ispirati ad essi, anche al di fuori dei confini nazionali. Per contrastare e far conoscere alla massa il signoraggio bancario, perforando il muro di silenzio dei mass media collusi, ha dato vita a numerose iniziative: ha fatto stampare il documento che spiega il signoraggio primario e secondario: di cui ha fatto distribuire massivamente milioni di copie in occasione di manifestazioni e convegni, per strada e persino davanti ai tribunali. Lo stesso documento lo ha spedito per posta a tutti gli avvocati ed i magistrati d’Italia: ”Se una categoria come gli Avvocati si ribellasse, le cose cambierebbero velocemente” sostiene l’avv. Marra. Leggi il resto di questo articolo
 
Prima manifestazione nazionale per fermare le banche e la criminalità economico finanziaria e giuridica


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18 settembre 2013 |
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da https://www.facebook.com/events/160513997488093/


La manifestazione si terrà a Roma il 24 Settembre in Piazza Cavour
La manifestazione intende richiamare l’attenzione sull’assoluta impunità di cui godono le caste dominanti che non pagano mai per i loro errori, in forza di vincoli occulti di stampo lobbystico-massonico-finanziario, e lanciare un’iniziativa referendaria per azzerare il debito pubblico come in Islanda, sollecitando misure di sospensione dei procedimenti esecutivi per le prime case e le aziende in difficoltà, facendo rete con tutte le Associazioni impegnate nella tutela della legalità, contro tutte le mafie.
PARTECIPATE IN MASSA Leggi il resto di questo articolo »

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UE, Monti va a prostrarsi e si scusa con Rehn: “da Gasparri parole incivili”


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18 settembre 2013 |
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Pubblicato da ImolaOggiNEWS, POLITICAset 17, 2013

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17 set. – Mario Monti ha telefonato questo pomeriggio a Olli Rehn, Vice Presidente della Commissione Europea, per esprimergli rispetto e solidarieta’, a nome di Scelta Civica e suo personale, per le “espressioni incivili di cui e’ stato oggetto da parte di alti esponenti del PdL in occasione della sua visita di lavoro a Roma”.
Gasparri contro Rhen e la UE: “Burocrati ottusi che uccidono i popoli”
Il senatore Monti ha manifestato al Vice Presidente Rehn particolare rammarico per le “parole inqualificabili, in se’ e in quanto pronunciate da un Vice Presidente del Senato, del senatore Maurizio Gasparri”.
Il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri ha duramente criticato il commissario europeo Olli Rehn che oggi ha criticato l’abolizione dell’Imu. “E’ ora di finirla con i caporali di giornata come questo Olli Rehn, un signor nessuno che viene in Italia a fare il supervisore.
Rifletta piuttosto sui disastri che gente come lui ha causato distruggendo l’Europa”, ha dichiarato.
“Burocrati ottusi che uccidono i popoli e fanno morire il Continente sotto la concorrenza sleale cinese e a causa di politiche economiche fallimentari”, ha chiesto. “Questo Rehn e’ persona sgradita. Prenda l’aereo e torni a casa e paghi tutte le tasse che vuole”, ha attaccato l’esponente del Pdl. “In Italia sulla prima casa l’Imu non c’e’ piu’ e non sara’ questo figuro a rimetterla”, ha concluso.


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Paesi Bassi, paladini del tetto al deficit, hanno deciso di non rispettarlo nel 2013
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17 settembre 2013 |
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Autore Redazione | Stampa articolo
16.09.2013 17:39 CEST - Redazione IBTimes Italia – Fonte: http://it.ibtimes.com/articles/55954/20130916/paesi-bassi-olanda-tetto-deficit-2013.htm
Un contrappasso ironicamente “divertente” per i Paesi Bassi: uno dei paesi che più strenuamente ha difeso il tetto al rapporto fra deficit e prodotto interno lordo del 3 per cento, ha annunciato lunedì che non farà alcun tentativo per riportare il deficit relativo al 2013 entro tale soglia.
Secondo il governo nel 2013 il budget dovrebbe assestarsi al 3,3 per cento del prodotto interno lordo, mentre l’economia dovrebbe contrarsi dello 0,5 per cento, risultando così nel secondo anno di recessione consecutivo dopo la decrescita dell’1 per cento circa del 2012.
Da alcune settimane il governo sempre più traballante a causa di proteste contro l’austerità stava cercando di trovare la quadra per decidere una combinazione di tagli alle spese e aumenti delle tasse che permettesse di riportare sul binario giusto i conti pubblici nazionali.
Dopo la pubblicazione del report del Central Planning Bureau (CPB), che tra le altre cose mostra un deficit 2014 al 3,4 per cento del Pil, i leader dei partiti di governo, i liberali di centro destra e i laburisti di centro sinistra, hanno deciso che per il 2013 non vi sarebbero state ulteriori manovre di austerità, almeno per quest’anno.
A novembre 2012, quando fu nominato l’attuale governo guidato da Mark Rutte, si prevedeva che nel 2013 ci sarebbe stata una crescita del PIL dello 0,8 per cento ed un deficit al 2,7. Tuttavia da allora il mercato immobiliare è ulteriormente declinato, l’occupazione ha continuato a peggiorare, con un tasso di disoccupazione che è aumentato del 6 per cento da allora, mentre la spesa per i consumi ha registrato un sensibile ulteriore calo.
Ci si potrebbe aspettare una qualche presa di posizione molto dura da parte delle autorità europee, ma il commissario al budget europeo Olli Rehn ha già reso noto che, a causa della nazionalizzazione di sempre maggiore parte del sistema bancario olandese, Bruxelles farà finta di non vedere, come già avvenuto per altri paesi come la Francia, che ha annunciato nella scorsa settimana un peggioramento delle sue stime.
Unico paese ad essere osservato speciale, senza però rientrare in un programma apposito (come Portogallo, Grecia e Spagna), resta quindi l’Italia, sinora considerato uno dei pochissimi Paesi che sarà in grado di non rompere il tetto al deficit nel 2013.

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