un,dos,tres,un pasito bailante by mototopo

BREAKING NEWS. MONTEPASCHI COME CIPRO: NON PAGA LE CEDOLE SU OBBLIGAZIONI SUBORDINATE...CI SIAMO..ED E' RICHIESTO DAI DITTATORI EUROPEI






Banca Monte dei Paschi di Siena has said it will not pay coupons coming due at the end of the month on three hybrid loans, as requested by European authorities as a condition for a state bailout.
LA BANCA PIU' ANTICA DEL MONDO NON PAGA I DEBITI..A CASA MIA SI CHIAMA FALLIMENTO!
la banca senese in una nota diramata venerdì ha fatto sapere che in merito ai titoli
MPS Capital Trust II, Noncumulative Floating Rate Guaranteed Convertible Fresh Preferred Securities
Antonveneta Capital Trust I, Noncumulative Floating Rate Guaranteed Trust Preferred Securities
Antonveneta Capital Trust II, Noncumulative Floating Rate Guaranteed Trust Preferred Securities ,
eserciterà la facoltà di non procedere al pagamento degli interessi maturati alle prossime date di pagamento cedolari previste a partire rispettivamente dal 30 settembre, 21 settembre e 27 settembre.
LA COSA DIVERTENTE E' CHE LA BANCA NON PAGA LE CEDOLE SULLE OBBLIGAZIONI ..E I SOLDI LI USA PER PAGARE LE CEDOLE ALLO STATO SUI 4 MILIARDI DI PRESTITO RICEVUTI ...CEDOLE AL 9%..IN PRATICA LO STATO VIENE PRIMA DELL'OBBLIGAZIONISTA E DEI SUOI DIRITTI...OVVIO..NO?


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E INTANTO MUSSARI, VIGNI E MANCINI SE LA RIDONO ....TRANQUILLI E BEATI...MENTRE PROFUMO PERDE TEMPO CON LA SUA NUOVA BANCA...WIDIBA..

WIDIBI I TUOI SOLDI SONO QUI, WIDIBA', I TUOI SOLDI SONO LA', WIDIBIBODIBU' E I TUOI SOLDI NON CI SONO PIU'!
WIDIBA E' IL NOME DELLA NUOVA BANCA ON LINE DEL MONTEPASCHI..LA BANCA CON IL BUCO ..E NON E' SVIZZERA!

MONTEPASCHI NON PAGA LE CEDOLE SULLE OBBLIGAZIONI CHE PERDONO DI VALORE..FINALMENTE A PAGARE SARANNO
AZIONISTI
OBBLIGAZIONISTI E..
CORRENTISTI.
CARIGE, BANCA MARCHE E TANTE ALTRE BANCHE ITALIANE STANNO PER FARE LA STESSA COSA PER LE CEDOLE DELLE OBBLIGAZIONI SUBORDINATE..

LE BANCHE PER RICEVERE GLI AIUTI DEVONO FAR PERDERE I SOLDI AGLI AZIONISTI, OI AGLI OBBLIGAZIONISTI (SUBORDINATI PRIMA, SENIOR POI) E INFINE AI CORRENTISTI ..PROPRIO COME A CIPRO..
LE PRIME AVVISAGLIE DI QUESTO...IN MONTEPASCHI...
SE POI L'AUMENTO NON SARA' FATTO E LA BANCA NON POTRA' ESSERE NAZIONALIZZATA...PERCHE' L'ITALIA SARA' SOTTO PROCEDURA....ALLORA A PAGARE IL CONTO COMPLETO SARANNO VERAMENTE I CORRENTISTI
 
Grecia e Irlanda tornano a crescere, mentre il Pil italiano resta negativo

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http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/19/io-voto-in-germania/716314/Europa: se è la Germania che decide per tutti, io voto lì





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Germania, in Europa solo Berlino può truccare i conti sul debito

In aperta violazione del Trattato di Maastricht, il governo ha fatto ricorso all'indebitamento pubblico per abbattere il costo del lavoro. Conteggiando anche il buco della Cassa depositi e prestiti tedesca (Kfw), si sfiora il 100% nel rapporto deficit/Pil. E la Bundesbank elude il divieto di acquisto di titoli di Stato sul mercato primario


di Alberto Bagnai | 23 settembre 2013Commenti (638)


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Più informazioni su: Bundesbank, Debito Pubblico, Euro, Germania.






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Per certi stralunati commentatori “progressisti” l’euro assicurerebbe la pace in Europa. Non la pensava così Martin Feldstein, il quale già nel 1997 ammoniva da Harvard che la crisi dell’euro avrebbe fomentato pericolose tensioni nazionalistiche. Volete un esempio? Su Repubblica del 26 agosto, Luciano Gallino si spinge fino a rinfacciare alla Germania il mancato pagamento dei debiti di guerra. Guardare a un passato così distante, evocando lo spettro di tremendi crimini contro l’umanità, ci sembra pericoloso e comunque meno utile di un ragionamento fattuale su genesi e gestione dell’attuale debito pubblico tedesco.
Ricordiamo intanto che nel primo decennio dell’euro (1999-2008) il debito pubblico tedesco è aumentato (dal 61% al 67% del Pil), al contrario di quello di molti Pigs, Italia compresa (il cui debito nello stesso periodo scendeva dal 113% al 106% del Pil). E perché mai il fantomatico “dividendo dell’euro”, evocato a sproposito da tanti commentatori, non avrebbe funzionato proprio nel paese più “virtuoso”? Semplice: perché dal 2000 al 2005 la spesa pubblica tedesca è aumentata di circa 120 miliardi di euro, in massima parte per finanziare le riforme del mercato del lavoro (attraverso sussidi di disoccupazione e ammortizzatori sociali vari). L’abbattimento del costo del lavoro tedesco, a colpi di precarietà e mini job, cioè la principale causa delle tensioni alle quali assistiamo in Germania e in Europa, è stato ampiamente finanziato con deficit pubblico, in aperta violazione del Trattato di Maastricht (più rilevante per noi di quello di Versailles).
Sappiamo poi, perché lo ha spiegato autorevolmente Massimo Mucchetti sul Corriere della Sera (7 settembre 2011), che in Germania una parte consistente di debito pubblico, quello corrispondente alle obbligazioni emesse dalla KfW (la Cassa depositi e prestiti tedesca), viene escluso dal computo del totale. Lo consentono i criteri contabili Esa95, che escludono dal computo del debito pubblico quello delle società pubbliche che coprono i propri costi per oltre il 50% con ricavi di mercato. La KfW rientra in questo criterio, ma ciò non toglie che se qualcosa le andasse storto, sarebbe il governo federale a garantire le sue obbligazioni , esattamente come gli altri Bund. Se teniamo conto di questo “dettaglio”, il debito pubblico tedesco in effetti raggiunge il 97% del Pil. La “soglia psicologica” del 100% è dietro l’angolo.
C’è infine il piccolo problema della cosiddetta “eccezione tedesca” nel collocamento dei titoli di Stato, quel meccanismo in virtù del quale la Germania riesce a circonvenire il divieto di acquisto di titoli di Stato sul mercato primario da parte della Banca centrale nazionale (nel caso in specie, la Bundesbank). La questione è controversa, ma secondo commentatori autorevoli, come Alberto Alesina e Francesco Giavazzi (sul Corriere del 24 novembre 2011), l’intervento della Bundesbank consente comunque di tenere sotto controllo i rendimenti alle aste dei titoli tedeschi.
Volendo criticare l’atteggiamento tedesco in termini di politica fiscale ce ne sarebbe quindi abbastanza, senza tornare indietro di 70 anni. Ma così facendo si sarebbe costretti ad ammettere che l’Eurozona è un sistema che favorisce chi fa dumping sociale a colpi di “riforme strutturali” (leggi: taglio dei salari), è un sistema creatore di disuguaglianza all’interno dei paesi e fra i paesi, dove la finanza creativa è appannaggio soprattutto dei paesi “virtuosi”, che la praticano largamente per il semplice motivo che la loro forza politica gli consente di farlo. Crollerebbe così la visione un po’ naïf di alcuni progressisti “de noantri”, che continuano a vedere nell’euro una sorta di terra promessa, un’unione di uguali dove la bassa inflazione protegge il proletario e dove gli eventuali problemi possono risolversi puntando il ditino contro la Merkel, rinfacciandole magari il passato nazista del suo paese. Come questo possa condurre alla pace in Europa rimane un mistero.
da Il Fatto Quotidiano del 18 settembre 2013
 
LARRY SUMMERS, L'AGENTE DI GOLDMAN SACHS

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Joseph Stiglitz non poteva credere alle sue orecchie. Eccoli alla Casa Bianca, con il presidente Clinton che chiedeva consiglio ai capi del Tesoro sulla vita e la morte dell’economia americana, quando Larry Summers, vice segretario del Ministero del Tesoro, si gira verso il suo capo, il segretario Robert Rubin, e dice: “Cosa ne penserà Goldman?” Come? Poi, a un altro incontro, Summers ha ripetuto: cosa ne penserebbe Goldman? Scioccato, Stiglitz, allora presidente del Consiglio dei Consulenti Economici, mi ha raccontato di essersi girato verso Summers e di avergli chiesto se pensasse appropriato decidere della politica economica degli Stati Uniti in base a quello che “avrebbe pensato Goldman”. Invece di dire, i fatti, o meglio, i bisogni degli americani, sapete, tutta quella roba che si sente negli incontri di Gabinetto nell’Ala Ovest. Summers ha guardato Stiglitz come se fosse un ingenuo pazzo che aveva letto troppi libri di educazione civica.

R.I.P. Larry Summers
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Larry Summers – probabile scelta per la presidenza della Federal Reserve – domenica ha rimosso il suo nome da quelli presi in considerazione
Domenica pomeriggio, nell’affrontare la rivolta dei senatori del suo stesso partito, Obama ha scartato Larry Summers come probabile sostituto di Ben Bernanke alla presidenza della Fed. Prima che arrivasse la notizia che la fiaccola di Summers era stata spenta, stavo per scrivere un altro articolo su di lui, il Mutant Zero dell’economia. (Il mio primo pezzo su The Guardian, di 15 anni fa, avvertiva che “Summers è, di fatto, un colono alieno mandato sulla Terra per trasformare gli umani in fonti di proteine”). Tuttavia, il fatto che Obama abbia provato a sbattere Summers nelle profondità terrestri ci dice molto più sul primo che sul secondo, soprattutto per chi lavora. Indizio: non sei uno di loro.
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FINANZA/ I problemi che la Germania vuol nascondere all’Europa

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FINANZA/ I problemi che la Germania vuol nascondere all’Europa


Mauro Bottarelli
Pubblicazione: martedì 24 settembre 2013


L’indice flash Pmi dell’Eurozona sale a settembre al top da giugno 2011 e oltre le attese grazie al settore servizi, fornendo nuovi segni di una ripresa economica: da 51,5 è cresciuto a 52,1, oltre i 51,9 punti previsti dagli economisti. In particolare, l’indice manifatturiero è arretrato da 51,4 di agosto a 51,1 punti, sotto gli attesi 51,8 punti, mentre l’indice Pmi servizi ha superato le attese a 52,1 punti, dai 50,7 punti di agosto e contro una previsione di 51 punti. Ancora una volta è la locomotiva tedesca a trascinare l’eurozona: il settore privato in Germania è infatti cresciuto a settembre a ritmi che non vedeva dallo scorso gennaio, con l’indice composito Pmi salito a 53,8 da 53,5 di agosto.
Fin qui le baggianate ufficiali. Poi arrivano i fatti, sottoforma di proposta del ministro delle Finanze greco, Yannis Stournaras, il quale sarebbe talmente convinto che le cose nell’eurozona stanno volgendo verso il bello da aver già preparato un piano alternativo al terzo salvataggio del suo Paese, la cui necessità è già stata confermata da Wolfgang Schaeuble prima e dalla Commissione Ue poi. Spaventato dalle condizioni che la troika imporrebbe a questo ennesimo aiuto, il ministro vorrebbe infatti utilizzare gli assets di proprietà statale come collaterale per ottenere dei prestiti attraverso la creazione di un veicolo speciale (Special Purpose Vehicle) che sarebbe gestito congiuntamente da funzionari greci ed europei. In parole povere, questo veicolo, proprio per sua natura, permetterebbe alla Grecia di emettere obbligazioni legate alle proprietà statali, bonds che verrebbero poi presentati come collaterale al fondo Esm per ottenere prestiti.
Il fatto che la notizia sia emersa proprio domenica, quando i membri della troika sono arrivati ad Atene per il loro rituale soggiorno di controllo, la dice lunga. E nonostante i trionfalismi e le reazioni da sindrome di Stoccolma che hanno accompagnato la vittoria di Angela Merkel alle elezioni, più all’estero che in Germania a dire il vero, qualche dubbio sui mercati resta. E non soltanto legato all’ipotesi di una nuova grosse koalition con l’Spd, stante il non raggiungimento da parte della Cdu della maggioranza assoluta. Lasciate stare le Borse, un termometro ormai sconnesso dalla realtà, guardate i bonds: ieri sia il Bund a 10 anni che il Treasury di pari durata hanno visto aumentare i rendimenti, nonostante la conferma da parte della Fed di un nuovo diluvio di soldi e la vittoria comunque straripante del partito dell’austerity in Germania. Come mai? Forse perché la Fed sa di aver bucato la bolla e gli osservatori più acuti se ne sono accorti, anche se per ora la falla è minuscola e il sibilo quasi impercettibile?

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Reazioni:
 
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24 SET 2013 11:27
1. FERMI TUTTI! ALLACCIATE LE CINTURE E ALLONTANATE I PUPI: TERREMOTO BANCARIO! - 2. QUESTA SERA I DUE GRANDI VECCHI DEMOCRISTIANI, IL POTENTISSIMO PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE CARIPLO GIUSEPPE GUZZETTI (GRAN SOCIO DI BANCA INTESA) E IL PRESIDENTE DI INTESA ABRAMO BAZOLI, HANNO IN AGENDA UNA VISITA IN BANCA D’ITALIA PER CONCORDARE CON IGNAZIO VISCO IL SUCCESSORE DI ENRICO TOMMASO CUCCHIANI - 3. BAZOLI VORREBBE COME AMMINISTRATORE DELEGATO IL DIRETTORE GENERALE E MEMBRO DEL CDA CARLO MESSINA MA CORRADINO PASSERA, TROMBATO DALLA POLITICA, PRESSATO DALLA MOGLIE, STA FACENDO DI TUTTO PER TORNARE SUL LUOGO DEL DELITTO - 4. GUZZETTI VAGHEGGIA IL RIENTRO DI PASSERA, CUI HA AFFITTATO UNA CASA DELLA BANCA -



1. DAGOREPORT
Questa sera i due grandi vecchi democristiani, il potentissimo presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti (socio di Banca Intesa) e il presidente di Banca Intesa Abramo Bazoli, in visita a Banca d Italia per concordare con Ignazio Visco il successore di Enrico Tommaso Cucchiani. Si parla anche di possibile ritorno di Corradino Passera, trombato dalla politica, che sarebbe l'artefice della cacciata del fancazzista Cucchiani.
Corrado Passera Profumo Presidente di Banca Mps insieme a Riffeser e Giuseppe Guzzetti il Presidente Acri la casi tutte le Fondazioni Bancarie Italiane
Bazoli vorrebbe come amministratore delegato l'attuale direttore generale e membro del Cda Carlo Messina ma Passera sta facendo di tutto per tornare sul luogo del delitto. Ora bisogna vedere cosa dirà il governatore. Perché Messina è considerato un pupazzo nelle mani di Bazoli: sarà difficile che glielo fanno passare.
D'altra parte, Passera è in crisi perché la moglie non ne può più di stare con un ricco disoccupato e lo sta mettendo alle strette.

2. DAGOREPORT DI IERI: UNA BANCA SPACCATA IN DUE, INTESA SENZA INTESA TRA CUCCHIANI E BAZOLI
Chi sarà il vincitore del duello che vede battagliare ormai da tempo, all'interno di Banca Intesa Sanpaolo, il presidente Abramo Bazoli e l'ad Enrico Tommaso Cucchiani? L'ottuagenario padrino di Prodi e del Corriere della Sera cova la speranza di togliersi dai piedi all'inizio del 2014 il neo amministratore delegato che ha preso il posto di Passera con cui, tra l'altro, ha ricucito i rapporti che furono guastati dall'arroganza di Corradino (mirava a cambiare il sistema di governance duale della banca per far fuori Abramo).
GIOVANNI BAZOLI E GIUSEPPE GUZZETTI ENRICO CUCCHIANI INAUGURAZIONE MITO ALLA SCALA FOTO FRANCO CORTELLINO
Ora la seconda banca italiana dopo Unicredit è spaccata in due, con un Cucchiani sempre più isolato nella banca che mantiene però la durezza di mandare a quel paese Bazoli, vedi l'intervista di "Report" sul Corriere della Sera al Forum Ambrosetti di Cernobbio, interpellato sulla scandalosa storia debitoria di Zaleski, caro al cuore del Grande Vecchio. Che, dopo la pace, potrebbe anche riprendersi al suo fianco il disoccupato Passera.
3. PER CUCCHIANI È UNA QUESTIONE DI VALORI.
http://andreagiacobino.wordpress.com/

Mentre nella asfittica city meneghina rimbalzano con più frequenza i chiacchiericci di uno scontro in atto fra Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo e il ceo della banca Enrico Tommaso Cucchiani, diventa interessante scoprire quali siano i veri punti di riferimento del barbuto banchiere di Ca' de Sass, già numero uno di Allianz in Italia.
GIORGIO NAPOLITANO PREMIA CON LA MEDAGLIA DORO GIANCARLO ELIA VALORI
Delle sue frequentazioni con Luigi Bisignani e Fabrizio Palenzona si sapeva. Meno noto è che Cucchiani si affida ai consigli di Giancarlo Elia Valori, già potentissimo boiardo della Prima Repubblica che con la sua merchant bank Centrale Finanziaria inanella perdite su perdite, ma che è rimasto un uomo con solidi agganci di potere reale.
GIANCARLO ELIA VALORI EX AMBASCIATORE ISRAELIANO AVI PAZNER
A Cucchiani, in particolare, Valori avrebbe aperto un "tridente" di relazioni importante e per certi versi strategico: con il mondo ebraico, con parte dell'establishment americano e addirittura con il dittatore della Corea del Nord, Kim Jong-un.
Iscritto prima alla Loggia Romagnosi del Grande Oriente d'Italia, poi alla loggia P2 di Licio Gelli, Valori è considerato esponente di spicco della massoneria in Italia e all'estero, ma all'"Arte Reale" pare sia molto legato anche lo stesso Cucchiani.
madron bisignani
Saranno sufficienti gli appoggi massonici al ceo di Intesa per vincere la battaglia contro Bazoli che fa asse con l'altro "arzillo vecchietto" Giuseppe Guzzetti (riconfermato presidente della Fondazione Cariplo) e che vagheggia il rientro in banca di Corrado Passera, cui ha affittato un appartamento della banca in via del Lauro?
ALBERTO BRANDANI E FABRIZIO PALENZONA
 
OGGI IL GOVERNATORE DELLA FED DI DALLAS, FISHER HA LASCIATO DICHIARAZIONI PESANTISSIME SUL FUTURO DELL'ECONOMIA E SUL FUTURO DEGLI USA:
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*FISHER SAYS HE TRIED LAST WEEK TO PERSUADE FOMC TO TAPER QE
*FISHER SAYS DECISION NOT TO TAPER QE UNDERMINED FED CREDIBILITY
But that was not it. The well-known hawk went to warn that:

*FISHER: BIGGEST BANKS ARE `DAGGER POINTED' AT ECONOMY'S HEART
*FISHER SAYS NO QE TAPER ADDS TO `UNCERTAINTY' ABOUT FED POLICY


LA FIDUCIA NEL MODELLO AMERICANO STA FINENDO: PAROLA DELLA FED DI DALLAS
 
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Il governo ungherese vuole nazionalizzare 7 utilities


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23 settembre 2013 |
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Autore Redazione | Stampa articolo
Fonte: http://elzeviro.net/2013/09/22/il-governo-ungherese-vuole-nazionalizzare-7-utilities/di Redazione il 22 settembre 2013

CONTROINFORMAZIONE IGNORATA
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L’Ungheria continua le sue politiche indirizzate ad aiutare la povera gente.

Mentre in Italia le bollette continuano a salire e le varie amministrazioni locali stanno privatizzando le aziende dell’acqua andando contro il parere negativo degli italiani (i quali hanno votato contro in un recente referendum) il premier unghereseViktor Orbán ha dichiarato che il Paese è in trattative per procedere alla nazionalizzazione di sei o sette utilities.
L’intento, ha spiegato il leader di centro-destra, sarebbe quello di far scendere i prezzi dell’energia per proseguire il rilancio dell’economia interna. “Stiamo conducendo numerosi incontri per riacquistare 6 o 7 società, in passato privatizzate, del comparto utility”, ha detto Orbán.
Silenzio assoluto sul nome delle aziende in questione. In Ungheria uno dei maggiori player del settore è il Gruppo ENI, con la locale Tigaz, oltre ad E.on e RWE (Germania) e alle francesi GDF Suez ed Edf.
Nel 2014 si terranno le elezioni politiche in Ungheria ed i sondaggi danno ampio vantaggio all’attuale pm, anche grazie ad alcune scelte populiste (nel senso nobile del termine) come quella di tagliare i costi delle bollette, linea che Orbán sembra voler portare avanti.
E chi avrebbe da ridire? Nessuno ovviamente e per questo questa notizia è stata completamente ignorata (censurata?) dai mezzi di informazione.
D’altra parte l’Ungheria, avendo pagato con due anni di anticipo il prestito contratto col FMI non deve subire ricatti da nessuno e quindi può proseguire con le suepolitiche sociali.
Ovviamente in Italia questo sarebbe pura fantascienza, non fosse altro che siamo governati da burattini e nullità.
Giuseppe De Santis


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Berlusconi silurato perché ha tentato di opporsi agli strozzini d’Italia


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24 settembre 2013 |
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Autore Nicoletta Forcheri | Stampa articolo
Dall’articolo sotto mainstream si evincono le seguenti cose:
Finto valore. Le banche partecipanti a Banca d’Italia SpA vogliono rivalutare le loro azioni nella SpA demolendo finalmente la parvenza di natura di istituto pubblico della stessa e delle sue partecipanti, voluta da Mussolini nel 1936. Da dove trarranno questo valore?
Finti indipendenti. Il Comitato riunitosi per discuterne è costituito da nientepopodimeno che il paracadutato greco Papademos che all’epoca fu “atterrato” a premier greco per conto delle banche creditrici per soffocare qualsiasi rigurgito di democrazia in Grecia quando il premier dell’epoca volle indire, non sia mai!, addirittura un referendum.
Falsi amici. Saccomanni vuole trasformare la nostra obbrobriosamente privatizzata banca centrale, “di concerto con la BCE”, in “public company con azionariato diffuso” che contrariamente al falso amico linguistico non è società pubblica bensì esattamente il contrario, “banca privata quotata in borsa con azionariato diffuso”. Chiunque avrà i mezzi potrà comprarne dei pezzetti. Conoscendo il giochetto vari prestanome compreranno pezzetti per i soliti (ig)noti. Il sofisma sui giornali sarà quello d’impiegare l’espressione inglese per indurre il lettore distratto a pensare che la staranno rendendo “pubblica”.
Finto default. Il presidente dell’ABI Patuelli, incarico occupato prima di lui da Mussari come premio delle sue gesta nell’operazione “finto default” MPS, che tanto piacere ha fatto ai Rotschilds, ha chiesto a luglio “il superamento della «inammissibile» legge del governo Berlusconi del 2005, «che puntava a nazionalizzare l’azionariato della Banca d’Italia»”. Per chi ancora non avesse capito la principale ragione del suo siluramento (finto puttaniere?). A proposito, il firmatario della legge, Tremonti, dov’è?
Finta norma (ma presupposti veri). Vorrei sapere dove esattamente e in quale norma sta scritto che le BC non possono essere nazionalizzate, ma la forma della frase è interessante: presuppone, per una volta, che le BC d’Europa siano tutte private e che non sia auspicabile nazionalizzarle. Interesting n’est-ce pas?
Finti debiti. Si noti regalia a MPS quando come ho detto sopra è un “finto default” esattamente come i “finti debiti” delle banche. Finti, o semplicemente trasferimenti travestiti. I debiti, quelli veri, rimangono a noi. Come la bad company. La good company, con tutti i suoi cespiti, volatilizzata. Il tutto a beneficio dei franco-rotti di BNP Paribas/AXA di cui tutta la provincia di Siena diventerà la colonia.
Falsi utili. Inoltre qualcuno mi spieghi di quali riserve si parla come frutto “dell’attività tipica [della banca centrale] che è quella di battere moneta.” Sicuramente somme falsi rispetto a tutta la rendita monetaria delle BC.
Finte liberazioni e finte proprietà. Last but not least, sibillina la frase sulle riserve auree, che ne presuppone la proprietà a Bankitalia – e qua finisce la famosa disputa tra Tremonti e Trichet sulla proprietà delle riserve auree – una banca privata presto quotata in borsa, riserve auree “nella disponibilità dell’Eurosistema”. Per gli italiani che non lo sapevano, adesso sanno che le riserve auree italiane non sono più nostre, ma delle BC europee. Avevamo già avuto un furto di gran parte del nostro oro alla “finta liberazione”, un furto fisico, ma adesso ve n’è il suggello giuridico.
N. Forcheri 24/9/2013
Fonte: http://www.ilmessaggero.it/ECONOMIA/bankitalia_quote_partecipazione_capitale/notizie/328710.shtml
Bankitalia, via alla stima delle quote Comitato di esperti al lavoro
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La Banca d’Italia dà il via alla valutazione delle quote nel proprio capitale: un comitato di esperti di alto livello, appena nominato, si è riunito oggi stesso per dare inizio a un processo che, nei desideri delle banche azioniste, rafforzerebbe il loro patrimonio alleggerendo la necessità di andare sul mercato per aumentare il proprio capitale.
Via Nazionale – si legge in una nota – ha dato incarico a Franco Gallo, giurista ed ex presidente della Corte costituzionale, Lucas Papademos, ex vicepresidente della Bce ed ex premier greco, e Andrea Sironi, rettore dell’Università Bocconi, di effettuare «una valutazione delle quote di partecipazione al proprio capitale». Pochi i dettagli emersi dalla prima riunione, cui erano presenti il governatore Ignazio Visco, il direttore generale Salvatore Rossi e il vice direttoregenerale Fabio Panetta.
Tuttavia due settimane fa lo stesso Rossi aveva spiegato che il valore del capitale dovrebbe essere quantificato «sperabilmente entro questo mese». Il dossier tocca anche il ministro dell’Economia (ed ex direttore generale di Bankitalia) Fabrizio Saccomanni, che quest’estate ha aperto a una riforma dell’assetto azionario di Via Nazionale da realizzare «di concerto» con la Banca centrale europea. Obiettivo primario, estendere la platea dei partecipanti al capitale in modo di rendere la banca centrale una vera ‘public company’ ad azionariato più diffuso rispetto all’assetto attuale, divenuto più concentrato a seguito delle fusioni e acquisizioni avvenute nel tempo fra gli istituti di credito azionisti. Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, lo scorso luglio aveva chiesto il superamento della «inammissibile» legge del governo Berlusconi del 2005, «che puntava a nazionalizzare l’azionariato della Banca d’Italia».
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La Bce e le banche centrali da sempre chiudono a qualsiasi ipotesi di nazionalizzazione: nello statuto della Bce, che regola anche gli istituti nazionali, è vietata qualunque forma di «finanziamento monetario» agli Stati. Ma il punto nodale è che le banche azioniste puntano invece chiaramente ad adeguare il valore delle loro quote in Bankitalia in modo da rafforzare il proprio bilancio. Pesano i vincoli di Basilea 3, c’è la pressante revisione degli attivi bancari europei che la Bce, prima di assumere la vigilanza unica, si appresta a fare in autunno portando a galla eventuali ‘buchi’. E ci sono onerosi aumenti di capitale da fare che potrebbero persino comportare un intervento pubblico, come quello chiesto dall’Europa al Montepaschi da 2,5 miliardi di euro. Certo è che, rispetto a un capitale formalmente quantificato in appena 156.000 euro (valutazione del 1936), oggi circolano valutazioni miliardarie. Come quella del capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta, che propone di rivalutare il capitale fino a 25 miliardi (stimando in 22,6 miliardi le riserve auree) in un’operazione che assicurerebbe allo Stato quattro miliardi in imposte sulle plusvalenze pagate dalle banche. Rossi ha contestato anche l’idea di sommare il capitale alle riserve, essendo queste «state accumulate dalla banca centrale attraverso la sua attività tipica che è quella di battere moneta». Sullo sfondo del dossier, poi, ci sono gli appetiti sulle riserve auree di Bankitalia. Ma la posizione dell’istituto è sempre stata chiara. L’oro – è il ragionamento – è il presidio ultimo di fiducia verso l’Italia e verso l’Europa, che non può essere nella disponibilità di altri che l’Eurosistema
 
htm
TE LO DO IO IL DEF! – QUANTI MIRACOLI NELLA FINANZIARIA DI SACCOMANNI: COME FA IL DEBITO AD ARRIVARE AL 133% DEL PIL, CON UN ERRORE DI 42 MILIARDI SULLE PREVISIONI?

La seconda puntata dell’analisi del Documento di Economia e Finanza: possibile che il Tesoro avesse sbagliato così clamorosamente i conti? Possibile che un Pil che cala del 0,4% porta un aumento del debito del 1,6%? – Mancano all’appello almeno 15 miliardi. Proprio la cifra che corrisponderebbe ai pagamenti sui derivati misteriosi…

Superbonus per Dagospia

I miracoli nel DEF non finiscono mai. Il capitolo debito ed interessi sul debito merita una trattazione separata perche’ mette a dura prova i principi della logica e della matematica. A pagina 34 un capolavoro: ” a fine 2013 il rapporto debito/PIL programmatico si prevede che raggiunga un livello pari al 132,9% (!), un livello superiore a quello previsto nel DEF di aprile di circa 2,5 punti percentuali di PIL. Viene tuttavia confermata la tendenza ala discesa a partire dal 2014″.
SACCOMANNI, ALFANO E LETTA
Qui matematica lessico e logica confliggono, primo abbiamo un Ministero del Tesoro che ha sbagliato le previsioni sul debito di 42 miliardi di euro e nessuno, dico nessun giornalista o politico se ne accorto. Nessuno ha chiesto le dimissioni del responsabile della programmazione del Ministro o almeno di un sottosegretario. Secondo, le previsioni sforano di 2,5 punti percentuali di PIL al rialzo e “viene confermata la tendenza alla discesa”. Come può essere possibile?
Le motivazioni addotte per l’aumento del debito fanno a cazzotti con la matematica quando si dice: “l’incremento (del debito) previsto per il 2013 e’ da attribuire quasi in egual misura ad una minore crescita di PIL nominale per l’anno (per 1,3 punti percentuali) ed ad un piu’ alto livello atteso del debito (per 1,2 punti percentuali). Ma come ? Una riduzione del PIL dello 0,4% (da -1,3% a -1,7%) produce un aumento del debito di 1,3% equivalenti ad 1,6% del PIL (il debito e’ oltre il 120%). Leggi il resto di questo articolo »

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