un,dos,tres,un pasito bailante by mototopo



18/01/13

I guai di Deutsche Bank

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Una volta laDeutsche Bank era rispettata come pilastro dell’economia tedesca basata sull’industria, ma oggi essa è un attore della bisca finanziaria internazionale come tutte le altre megabanche. Negli ultimi due anni essa è stata colpita da scandali e denunce che hanno inferto duri colpi alla sua immagine.


Attualmente la banca è sotto inchiesta per falso in bilancio allo scopo di nascondere pesanti perdite sui derivati del ramo statunitense. Secondo Eric Ben-Artzi, ex funzionario della DB che ora è testimone della procura di New York, le perdite si aggiravano attorno ai 10 miliardi di dollari nel 2008.

 
Verso la Bancarotta: Dicembre 2012, Petrolio e Diesel da Autotrazione Collassano (Secondo voi ora le Merci viaggiano in Bici Elettrica?)

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Di FunnyKing, 11:41 AM | (Venerdì 30 Dicembre, Mario Monti: Manovre Finite… a futura memoria) Il Diario della Bancarotta Italiana (Articolo introduttivo) Nota di Rischio Calcolato: Mentre il tizio qui sopra racconta fregnacce

 
Verso la Bancarotta: Dicembre 2012, Petrolio e Diesel da Autotrazione Collassano (Secondo voi ora le Merci viaggiano in Bici Elettrica?)

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MPS...PER RICOMINCIARE - MERCATO LIBERO BEPPE GRILLO OSCAR GIANNINO VENERDI' PROSSIMO ALLA ASSEMBLEA DEL MONTEPASCHI DI SIENA




MPS...PER RICOMINCIARE - MERCATO LIBERO BEPPE GRILLO OSCAR GIANNINO VENERDI' PROSSIMO ALLA ASSEMBLEA DEL MONTEPASCHI DI SIENA




Mercato Libero e' stato l'unico sito che dal giorno dopo l'operazione mps antonveneta ha scritto denunciando apertamente le MALEFATTE DI GIUSEPPE MUSSARI.
sono stato a Siena 4 volte invitato a pubbliche riunioni dove ho sempre denunciato la fine del montepaschi, della fondazione e della citta' per colpa di MUSSARI E DELLA CLASSE POLITICA SENESE.

VENERDI' PROSSIMO SAREMO PRESENTI PER CERCARE DI CAPIRE SE SI PUO' RICOMINCIARE E SE I COLPEVOLI POSSANO PAGARE...

AZIONE DI RESPONSABILITA' VERSO MUSSARI E VERSO LA VIGILANZA DELLA BANCA D'ITALIA ...QUESTO E'QUELLO CHE CHIEDEREMO A PROFUMO.
CHIEDEREMO LA LORO ADESIONE AL MOVIMENTO CONTANTE LIBERO
SNOCCIOLEREMO I NUMERI DELLA GESTIONE DELLA BANCA NEGLI ULTIMI MESI E FAREMO PROPOSTE PER RICOMINCIARE.

SAREMO IN BUONA COMPAGNIA A SIENA....PARTECIPERA' ANCHE BEPPE GRILLO E OSCAR GIANNINO....DUE PERSONAGGI APPARENTEMENTE DIVERSI MA IN REALTA' SIMILI, IN QUANTO DA SEMPRE HANNO DENUNCIATO LE PORCATE ITALIANE E LA LORO PRESENZA A SIENNA E' DEGNA DI ATTENZIONE...


NON VEDO A SIENA NE BERSANI, NE VENDOLOA, TANTOMENO DALEMA O BERLUSCONI O MARIO MONTI..FORSE SONO TROPPO COINVOLTI PER APPARIRE...

COME SAPETE QUESTO SCANDALO DI SIENA PASSA DALLA AUTORIZZAZIONE DI BANCA ITALIA OVVERO DRAGHI E TARANTOLA...

RICORDATEVI CHE QUELLO CHE ACCADDE FRA MUSSARI E DRAGHI E' MOLTO SIMILE, MA COINVOLGENDO PIU'PERSONE DI QUELLO CHE ACCADDE FRA FAZIO E FIORANI NELLA SCALATA ANTONVENETA..

SEMPRE DI ANTONVENETA SI TRATTA...​




Pubblicato da ML a venerdì, gennaio 18, 2013 0 commenti

 
Verso la Bancarotta: Dicembre 2012, Petrolio e Diesel da Autotrazione Collassano (Secondo voi ora le Merci viaggiano in Bici Elettrica?)

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Di FunnyKing, 11:41 AM | (Venerdì 30 Dicembre, Mario Monti: Manovre Finite… a futura memoria) Il Diario della Bancarotta Italiana (Articolo introduttivo) Nota di Rischio Calcolato: Mentre il tizio qui sopra racconta fregnacce



Tremonti l' ha ben "pitturato" il Monti. Panorama.
 
accadendo in Argentina in questi giorni.




di Sergio Di Cori Modigliani


Due o tre cosette sull’Argentina e sui media italiani.


Da qualche giorno circola in rete (e sulla stampa mainstream) una enorme eccitazione sull’Argentina e sul suo immediato destino economico. Andrà in default di nuovo? E’ vero che sta per saltare il sistema? Tutta questa improvvisa fibrillazione è relativa a un debito del governo argentino che si riferisce a eventi avvenuti nel 2003 dovuti alla denuncia di un fondo d’investimenti che non ha riconosciuto le modalità di restituzione argentine.
Ma perché in Italia se la prendono tanto per un debito (minimo, davvero minimo, di cifra irrilevante) acceso da un lontano paese sudamericano, circa dieci anni fa? Una nazione che non fa parte dell’euro, i cui problemi non possono avere nessun impatto né tecnico né economico con la nostra situazione? A questo bisogna aggiungere l’enorme diffusione in Italia, sia sulla stampa ufficiale di regime che sui siti on line, delle notizie sulle manifestazioni popolari contro il governo in carica, descrivendo l’Argentina come un paese che sta di nuovo sull’orlo del collasso economico..
Chi segue questo blog ricorderà il post nel quale raccontavo una storia, che allora avevo definito “la guerra tra le due Cristine”, annunciando lo scontro di fine novembre che avrebbe raggiunto la sua punta massima a metà dicembre, visto che il Fondo Monetario Internazionale aveva dato al paese sudamericano la scadenza del 17 dicembre come ultima data per mettersi in linea con i parametri richiesti dai creditori istituzionali.
E, negli ultimi giorni, così, all’improvviso, dovunque si è parlato dell’Argentina e diverse persone si sono rivolte a me chiedendo la mia opinione.
Da cui il motivo di questo post.
“False flag”.
E’ un termine inglese che letteralmente vuol dire “falsa bandiera”, ma che nell’usuale linguaggio della comunicazione sta a indicare, piuttosto, quella che io chiamo “arma di distrazione di massa”.
Tutto questa eccitazione sui problemi economici dell’Argentina sono, per l’appunto, a mio parere, una “falsa bandiera”.
E’ il risultato di questa bulimìa ossessiva, fortemente voluta dagli oligarchi bocconiani, nell’imporre alla gente l’obbligo di parlare continuamente e costantemente di economia e di monete e di teorie, cercando di sottrarre il dibattito (riuscendoci in pieno) alla Politica, al confronto/scontro tra due interpretazioni del mondo, del mercato, dell’economia e della società che sono opposte e antagoniste.
In Argentina è accaduto qualcosa negli ultimi giorni. Sì, è vero.
Ma non ha nulla a che vedere con ciò di cui tutti parlano.
Sì, laggiù, qualcosa è accaduto. E anche di molto grosso. E sta accadendo proprio in queste ore. Ma non riguarda quel debituccio, non riguarda i soldi nudi e crudi, non riguarda provvedimenti di ragioneria economica e di contabilità fiscale.
Riguarda l’economia, questo sì. Ma viene dal mondo della Politica intesa nella sua forma più pura e migliore. E sta avendo un impatto poderoso non soltanto in tutto il Sudamerica, ma anche e soprattutto in Usa dove, non appena è arrivata la notizia, i repubblicani si sono subito scontrati con Obama e hanno interrotto la trattativa sulle manovre economiche rimandando il prossimo incontro di qualche giorno. Ma di tutto ciò, in Italia neppure una parola, neppure un rigo, neppure un accenno, che io sappia.
Non è certo casuale.
Di che si tratta, quindi?
Si tratta dell’approvazione di una Legge dello stato che il senato della repubblica argentina ha votato in maggioranza (voto trasversale) in data 28 novembre 2012 con 43 voti a favore e 19 contrari, diventando “immediatamente operativa con applicazione retroattiva al 1 settembre”. Hanno tecnicamente 30 giorni per renderla applicabile. E la Legge parla molto chiaro: definisce “illegale e immorale” qualunque forma di speculazione finanziaria sui mercati internazionali basata sui derivati; abolisce la possibilità tecnica delle speculazioni finanziarie in borsa perché sottrae a tutte le banche, a tutte le istituzioni finanziarie operanti nel territorio nazionale, la propria autonomia sul mercato. Dal 30 novembre del 2012, il parlamento e il governo argentino si riappropriano della propria economia che individua “legalmente” nella finanza “il braccio operativo dell’economia di cui deve essere subalterna” e impone alla finanza di essere sottoposta al totale controllo dello stato centrale in ogni sua attività.
Così titolava La Naciòn, il più importante quotidiano argentino (moderato conservatore) nel dare la notizia che in Italia non mi pare sia stata né diffusa né diramata.
LA CAMARA DE SENADORES CONVIRTIO EN LEY LA REFORMA DE LA REGULACION DEL MERCADO DE CAPITALES
Estado con más poder para proteger el ahorro


Da oggi lo Stato si fa garante presso i cittadini, di cautelare i risparmi personali ma si fa soprattutto garante del fatto che le imprese, le società, le industrie, le finanziarie internazionali operanti in Argentina intervengano in borsa e sui mercati dei capitali “con l’unico ed esclusivo intento di trarre profitto da un’attività che però deve avere immediatamente, come riflesso economico, l’apertura di crediti agevolati alle medie e piccole imprese, l’allargamento degli investimenti in industrie nazionali e l’assunzione di nuovo personale per andare all’attacco della disoccupazione giovanile che il governo considera la priorità assoluta in campo politico, economico, sociale”.
Questo è avvenuto.
Per la prima volta in questo nuovo millennio, una nazione capitalista occidentale si assume la responsabilità politica (fotografate per bene questa parola) di imbavagliare la finanza, di metterle le briglia sul collo e di fondare il principio, basato sull’applicazione dello Stato di Diritto, che identifica nello stato centrale, nel governo e nel parlamento, l’arbitro e il garante dell’economia; il vero padrone della finanza non è più il “mercato libero” (l’idea di Zingales, Giannino, Monti, Passera, Draghi, ecc.) bensì il governatore della banca centrale insieme al ministro dell’economia, dell’industria e dello sviluppo. “O la finanza capisce che i soldi servono per sviluppare l’economia allargando il mercato del lavoro, gli investimenti, dando credito alle imprese a interesse minimo e abbattendo la disoccupazione, oppure possono anche andare a investire in Europa, in Italia e in Spagna, se è questo che vogliono. Là li accoglieranno a braccia aperte”. Così ha dichiarato la presidente Kirchner, nel commentare la più grande vittoria politica ottenuta da un governo sudamericano nel combattere il neo-colonialismo dei colossi della finanza al servizio dell’oligarchia planetaria del privilegio. Chi vuole investire nella finanza speculativa lo fa attraverso “banche speciali” che dovranno esporre un avvertimento alla clientela, nel quale si specifica che non esiste nessuna garanzia internazionale su quell’investimento. Le banche correnti devono occuparsi di investire i soldi dei correntisti nell’economia reale, quella delle merci, e non quella della carta straccia; lo Stato garantisce ogni tipo di risparmio e ogni forma di investimento, purchè si riferisca all’economia reale.
La borsa di Buenos Aires (e questa è un’altra bella notizia) ha reagito molto bene; anche quella brasiliana (che si appresta in brevissimo tempo a varare identica legge) grazie alla quale vengono aboliti i principi basilari dell’idea liberista che sta strozzando il pianeta, ovverossia l’egemonia della finanza sul mercato.
Di tutto ciò, in Italia non si è parlato.
Ma non basta, c’è dell’altro.
Ieri, 30 novembre, per tutta la giornata, in Argentina si sono svolti convegni, manifestazioni e discussioni relativi a un’altra legge che va alla votazione alla fine della prossima settimana e che riguarda il secondo pilastro della democrazia e della ripresa economica: la legge sul conflitto di interesse e una nuova legiferazione nel campo della libertà di stampa, dell’informazione e delle comunicazioni. Verranno prese misure specifiche per impedire che possano essere eletti in parlamento soggetti politici legati al mondo dell’informazione, e soprattutto viene impedito a società finanziarie, banche d’affari private e grossi colossi finanziari internazionali di poter aggirare l’ostacolo diventando editori. Chi si occupa di informazione lo fa costituendosi come “editore puro” attraverso il rischio di una impresa privata. Il tutto per impedire che la finanza, in maniera subdola (come avviene in Italia ad es.) usi il proprio gigantesco potere per esercitare pressioni sull’opinione pubblica al fine di salvaguardare interessi finanziari e non il diritto alla libertà dell’informazione.
Anche su questo punto, nessuna notizia in merito.
Sono entrambi due pericolosissimi precedenti.
E’ la dimostrazione che esistono strade diverse percorribili, opposte a quelle volute dalla BCE e dal governo italiano, dal PD dal PDL dall’Udc.
A questo ci potete aggiungere la decisione ufficiale presa dal presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, il quale ha bocciato la richiesta avanzata dalle compagnie petrolifere locali per nuove trivellazioni, destinando i 300 milioni di dollari (per loro una grossa cifra) del budget che le lobby del petrolio erano riusciti a garantirsi e spostando tale cifra per la salvaguardia del territorio idro-geologico dando vita a tre giganteschi parchi naturali, all’interno dei quali verranno fatti investimenti nel settore dell’agricoltura biologica a chilometro zero.
Qui di seguito, in un post scriptum, in copia e incolla, c’è un articolo apparso sul settimanale Pagina ½, la pubblicazione più radicale e colta diffusa in Argentina. E’ un esempio di giornalismo che in Italia non esiste più. Dà la notizia sulla legge della divisione tra banche d’affari e banche speculative, senza nessun commento, senza fornire nessuna opinione, raccontando in che cosa consiste la Legge, come funziona, come si è svolta la votazione, i nomi degli attori e delle fazioni in campo. L’articolo è quello originale ed è scritto dunque in spagnolo, ma è di facilissima comprensione anche per chi non conosce la lingua.


Sono modalità completamente diverse da quelle seguite in Italia dove la disinformazione, il narcisismo e l’opinionismo lobbista si sono ormai sostituiti alla spiegazione dei fatti reali e oggettivi; e così i lettori, spaesati, confusi, finiscono per non essere mai messi al corrente su ciò che accade in verità, perché vengono spinti a seguire delle tesi già preconfezionate che finiscono tutte con lo stesso identico refrain: non c’è alternativa, non si può fare diversamente.
Non è vero. Non è così.
Non esiste nessun campo dell’attività umana in cui non esistano alternative. E’ una diabolica idea quella di presentare soluzioni come se fossero le uniche a disposizione.
Per ritornare in Europa, mentre l’Italia è scivolata nel consueto imbuto popolato da pecore mediatiche al pascolo, seguendo le vicende delle cosiddette primarie, in Europa si scatenava un furibondo scontro (in Germania) relativo a Unicredit e MPS (la più antica banca italiana, Monte dei Paschi di Siena) anche perché il tutto era relativo alla stessa persona, Alessandro Profumo, già presidente di Unicredit e attualmente presidente di MPS. Accusato, denunciato e sentenziato di evasione fiscale in Europa per la cifra di 3,5 miliardi di euro, Unicredit e Profumo (in quanto mente operativa della questione) se la stanno vedendo con le banche europee per un gigantesco conflitto di interessi. Mentre all’unicredit si chiedono i soldi da pagare e Profumo è stato identificato come un evasore che non rispetta la Legge, Mario Monti, a nome del governo italiano, si è presentato da Mario Draghi chiedendo il consenso a “sforare” dai dispositivi sanciti dal Fiscal Compact per far avere –sempre allo stesso Profumo- un nuovo gettito di 3 miliardi di euro provenienti dalle casse dello stato italiano, dopo i 24 che ha già ricevuto negli ultimi cinque anni. Essendo il titolo della banca considerato in borsa “spazzatura” (il titolo che tre anni fa valeva 2 euro in borsa, oggi vale 0,17 euro in borsa) non è ammissibile neppure per Draghi una cosa del genere. Rischiosissima. Infatti, i greci –giustamente dal loro punto di vista- hanno immediatamente protestato pretendendo una proroga del loro debito. E’ andata a finire come ben sappiamo. Non si sa se Unicredit pagherà o meno ciò che ha rubato e MPS avrà i suoi soldi da investire in nuovi derivati speculativi a rischio sempre più alto, l’unica possibilità rimasta di poter mettere un buco alla voragine di una banca tecnicamente già fallita da un pezzo.
Tutta la gestione dei rapporti tra istituzioni e banche, tra governo e banche, tra BCE e banche, portata avanti da Mario Monti e dal PD dal PDL e dall’Udc finiranno per aumentare nel mese di dicembre il disavanzo pubblico portandolo a un ulteriore aumento e raggiungendo la cifra di 2000 miliardi di euro.
Qui in Italia ci portano via i soldi per darli a banchieri evasori che gestiscono banche già fallite, mentre in Argentina c’è chi ha messo legalmente il bavaglio alle banche, le ha ammanettate e le ha sottoposte a una rigida, attenta regolamentazione sotto la custodia, tutela e attenzione della classe politica al governo in rappresentanza delle istituzioni collettive.
Una bella differenza.
La guerra, quindi, prosegue.
Ed è sempre la stessa, quella tra oligarchi della finanza e i loro oppositori.
Da noi, ci fanno credere che il problema sia se vince Renzi o se vince Bersani oppure se Berlusconi si candiderà oppure no.
Sapete che vi dico? (con il cuore in mano). Se a questo punto c’è qualcuno che pensa possa essere così, allora vuol dire che ce li meritiamo tutti. Questa è la loro forza.
C’è ancora qualcuno che dà loro credito.
Non lamentiamoci, dunque, se le banche non lo danno a noi, il credito.
Perché mai dovrebbero?
Buona domenica a tutti.






acompañado en
 
I MERCATI, NOSTRI VERI PADRONI, HANNO NOMI E COGNOMI. ECCOLI

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DI ALESSIO MANNINO

Asso di Picche



Ce lo chiedono i mercati. Bisogna rassicurare i mercati. Come reagiranno i mercati. Prima era la crescita economica, da qualche anno a questa parte l'impostura si è tolta la maschera: è la finanza internazionale a dettare i compiti alla politica. Chi diavolo siano i mercati, però, è una questione lasciata regolarmente sul vago.


Tanto per cominciare, bisogna aver chiara la sproporzione apocalittica fra l'ammontare di ricchezza reale, prodotta con l'agricoltura, l'industria, i servizi, cioè mediante il lavoro, e il quantitativo generato dalle transazioni finanziarie. Prendendo come misura di riferimento il valore (fallace ma comunemente accettato) del Prodotto Interno Lordo, quello del mondo intero nel 2010 è stato di 74 mila miliardi di dollari, mentre il Pil
 
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STA NASCENDO UN NUOVO “GOLD STANDARD”

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DI AMBROSE EVANS PRITCHARD
blogs.telegraph.co.uk

Passo dopo passo il mondo si sta muovendo verso un Gold Standard de facto, senza che ci sia stata nessuna riunione del G20 per annunciarlo e senza che nessuno abbia benedetto né l’idea né il progetto.
Nel 2012 le banche hanno aumentato le loro riserve nette di 536 tonnellate , acquistando riserve auree fresche invece delle solite quattro monete sospette: dollaro, euro, sterline e yen.
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Postato da ernesto il Venerdì, 18 gennaio
 
- DI MICHEL CHOSSUDOVSKY – globalresearch.ca -
La decisione della Bundesbank tedesca di rimpatriare parte delle sue riserve auree conservate dalla Federal Reserve Bank di New York ha scatenato agitazione sul mercato dell’oro.
Fonti di notizie tedesche riferiscono che gran parte dell’oro tedesco conservato nelle casse della Fed di New York e della Banque de France sta per tornare in Germania.
Secondo gli analisti, questa mossa potrebbe “innescare una reazione a catena, spingendo altri paesi a chiedere di rimpatriare l’oro conservato a Londra, New York o Parigi …. “
Se il rimpatrio dell’oro diventasse una tendenza in tutto il mondo, si paleserebbe che sia gli Stati Uniti che il Regno Unito hanno perso la loro credibilità come guardiani dell’oro. Per i mercati dell’oro in tutto il mondo, questa mossa potrebbe essere il segnale di un cambio di sistema da “oro finanziario” a “oro fisico”, ma il processo è sicuramente nelle sue fasi iniziali.
La decisione di rimpatriare l’oro tedesco è una grande vittoria per una parte della stampa tedesca che, per prima, ha costretto la Bundesbank ad ammettere che il 69% del suo oro è accumulato fuori dalla Germania. Quasi certamente oltre alla stampa tedesca anche qualche legislatore tedesco richiederà una procedura di verifica sui lingotti d’oro che torneranno da New York, solo per essere sicuri che la Germania non riceverà tungsteno placcato d’oro, al posto del suo oro. Sembra che i responsabili politici tedeschi non si fidino più dei loro partner americani. (Voice of Russia,15-1- 2013)
Se la questione è attivamente dibattuta in Germania, negli Stati Uniti i rapporti finanziari hanno minimizzato l’importanza di questa decisione storica, approvata dal governo tedesco lo scorso settembre.
Nel frattempo, una campagna “Rimpatriamo il nostro oro” è stata lanciata da economisti, uomini d’affari e avvocati tedeschi. L’iniziativa non vale solo per la Germania ma esorta anche altri paesi a chiedere il rimpatrio di tutte le riserve auree conservate nelle banche centrali estere.
Mentre sovranità nazionale e custodia delle riserve auree tedesche sono oggetto di dibattito, gli osservatori, tra cui diversi politici, si stanno domandando: “Possiamo fidarci ancora delle banche centrali straniere – leggi : Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia – che sono in possesso dei lingotti d’oro della Germania?”
Diversi politici tedeschi hanno espresso un certo… disagio. Philipp Missfelder, capogruppo parlamentare del partito di centro-destra del cancelliere Angela Merkel, ha chiesto alla Bundesbank di richiedere una ispezione dei lingotti d’oro custoditi a Parigi e a Londra, ma la banca centrale ha respinto la richiesta, motivandola con la mancanza di sale per ospitare le delegazioni nelle zone dove è conservato l’oro. Questo riferisce il quotidiano tedesco Bild.
Dato il crescente disagio politico sulla questione e la pressione da parte dei revisori, la banca centrale lo scorso settembre ha deciso di far tornare circa 50 tonnellate di oro per ciascuno dei prossimi tre anni, da New York, alla sua sede centrale di Francoforte per “esami approfonditi” su peso e qualità, rivela il rapporto.
… Molti passaggi della relazione della società di revisione sono stati coperti nella copia inviata ai legislatori, ricordando le preoccupazioni della Bundesbank per la possibile fuga di segreti delle Banche Centrali che custodiscono l’oro.
Il rapporto afferma che la massa aurifera di Londra è scesa “sotto le 500 tonnellate” dopo le ultime vendite e rimpatri , ma non ha specificato quanto oro sia ancora conservato negli Stati Uniti e in Francia. I media tedeschi hanno ampiamente riportato che circa 1.500 tonnellate – quasi la metà delle riserve totali – sono custodite a New York. (Associated Press, 22-10- 2012)
Comunque non è previsto un rimpatrio pieno e completo di tutte le riserve in oro:”La Bundesbank prevede di far rientrare 300 tonnellate di oro della Federal Reserve di New York e tutte le 374 tonnellate del suo oro conservato presso la Banque de France a Parigi, a Francoforte a partire da quest’anno,
Entro il 2020, vuole che la metà delle 3.400 tonnellate d’oro del valore di circa 138 miliardi di euro - solo negli Stati Uniti c’è più oro di quanto si trova a Francoforte, dove si conserva circa un terzo delle riserve. Il resto è conservato nella Federal Reserve, nella Banque de France e nella Banca d’Inghilterra. La Corte dei conti federale tedesca ha chiesto un controllo ufficiale delle riserve d’oro tedesche conservate n elle banche centrali straniere, “perché non è mai stato fatto nessun controllo“.
Si tratta di riserve auree tedesche custodite dalla Federal Reserve “separatamente” o fanno parte di un unico pentolone fungibile della Federal Reserve che contiene tutto insieme il suo patrimonio in oro?
La Federal Reserve Bank di New York ha “Un Asset che distingue dal suo oro fungibile, l’oro che ha solo in deposito”? La FED potrebbe ragionevolmente affrontare una richiesta di rimpatrio dell’ oro in custodia, fatta contemporaneamente da diversi paesi?
Perché l’oro tedesco non sta in Germania?
“Perché è il nostro oro è a Parigi, Londra e New York” e non a Francoforte?
La spiegazione ufficiale, che confina con l’assurdo, è che la Germania Ovest all’inizio della guerra fredda ha deciso di far custodire le proprie riserve in ​​oro a Londra, Parigi e New York per “metterle fuori dalla portata dell’impero sovietico” che, evidentemente, dava l’impressione di voler saccheggiare il tesoro della Germania – scrive la Reuters.
Ma i parlamentari non si sentono tranquilli e hanno chiesto alla Bundesbank si ispezionare i lingotti e la Bundesbank allora ha provato a cambiare le carte in tavola scrivendo che non è necessario contare o controllare l’oro o la sua composizione perché le garanzie scritte delle banche centrali sono sufficienti.
Già dalla fine della guerra fredda non sarebbe stato più necessario lasciare le riserve auree della Germania ” il più lontano possibile dal cortina di ferro “, ha detto Carl-Ludwig Thiele, Consigliere della Bundesbank, ai giornalisti. Dopo il passaggio all’euro la Bundesbank ora ha anche più spazio nei suoi depositi . (Reuters, 16-1- 2012)
Tutti i media occidentali durante il periodo della Guerra Fredda avevano, per così dire, incoraggiato a far “custodire” i miliardi di dollari in lingotti d’oro tedesco nelle volte sicure delle banche centrali di Francia, Inghilterra e America contro la minaccia dell ‘”impero del male”. Questa iniziativa “responsabile” fu intrapresa da questi tre paesi – “amici della Germania Ovest” – per dare una mano alla Bundesbank che si trovava a Francoforte sul Meno contro un imminente attacco dell’Armata Rossa.
Ma ora che la guerra fredda è ormai finita da un pezzo, la Bundesbank “prevede di riportare a casa parte delle sue riserve auree custodite negli USA e nella Banca Centrale francese, cedendo alle pressioni del governo che chiede di porre fine al piano di protezione del tesoro nazionale messo in atto durante la Guerra Fredda “.
Qual era l’obiettivo degli Stati Uniti, dopo la seconda guerra mondiale, per fare pressioni su molti paesi e lasciare i loro lingotti d’oro sotto la custodia della Federal Reserve degli Stati Uniti?
Storicamente, l’accumulo di lingotti d’oro nei forzieri della FED americana (per conto di paesi stranieri) è sempre servito a rinsaldare il sistema globale del dollaro, sia durante il periodo del post-guerra (Bretton Woods) del “gold exchange standard” (1946-1971) che nel periodo successivo (1971 -).
La Storia: sull’onda della seconda guerra mondiale
La custodia dei lingotti d’ro non ha niente a che fare con la minaccia sovietica. Ha molto a che fare, invece, con la storia della seconda guerra mondiale e con le sue ripercussioni immediate.
Nei primi anni del dopoguerra le disposizioni delle banche centrali furono dettate dai vincitori della seconda guerra mondiale, vale a dire America, Francia e Gran Bretagna. I governi di occupazione militare di questi tre paesi controllarono direttamente le riforme monetarie messe in atto in Germania Ovest nel dopoguerra a partire dal 1945.
La Germania Ovest era stata suddivisa in tre zone, rispettivamente, sotto la giurisdizione di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia (vedi mappa sotto). Dal 1945 al 1947, il Marco del Reich continuò a circolare insieme alle nuove banconote stampate negli Stati Uniti.
Map-Germany-1945.svg.png
Mappa: Le frontiere tedesche post-naziste e i territori occupati, al centro della Area occupata dall’URSS, Berlino divisa
Nel 1947, le zone di occupazione controllate da USA e GB si fusero nella ” Zona B anglo-americana “. Nel 1948, nel quadro di una cosiddetta “Prima Legge sulla riforma monetaria” il governo di occupazione militare istituì la Bank deutscher Länder (la Banca degli Stati tedeschi), collegata alla Federal Reserve e alla Banca d’Inghilterra. Le riforme monetarie furono attuate in parallelo con il Piano Marshall, lanciato nel giugno 1947.
La Bank deutscher Länder (BDL) doveva gestire il sistema monetario dei Länder (gli stati federati) nella zona B sotto la giurisdizione del governo militare US-UK, e questo portò alla creazione del Deutsch Mark nel giugno 1948 , che sostituì il Reich Marck.
Ludwig Erhard –che divenne ministro delle finanze sotto il governo di Conrad Adenauer e poi cancelliere tedesco (1963-1966) – svolse un ruolo centrale nel processo della riforma monetaria e cominciò la sua carriera politica come consulente economico del governo militare americano (USMG). Nel 1947, fu nominato presidente della commissione della riforma monetaria. Da gennaio 1947 al maggio 1949, il governatore militare americano della zona degli Stati Uniti (USMG), che supervisionò la creazione della nuova moneta fu il generale Lucius D. Clay, detto “Der Kaiser”.
L’ iniziativa del Deutsche Mark poi fu estesa alla zona di occupazione controllata dalla Francia, a novembre del 1948 (accordo “Tri-Zone”), includendo la partecipazione della Banque de France.
Mentre la Repubblica Federale di Germania (Bundesrepublik Deutschland), nacque a maggio 1949, la Bundesbank fu creata solo 8 anni più tardi, nel 1957.
Le riserve auree della Germania erano sotto la giurisdizione della Bank deutscher Länder (e, successivamente, della Bundesbank). Ma la BdL fu creata durante l’occupazione militare di USA-UK-Francia. Quindi :
La domanda essenziale è questa - Le procedure e gli accordi stabiliti dai governi di occupazione militare nel 1947-48 prevedevano che una parte di lingotti d’oro della Germania occidentale fosse custodita presso i caveaux delle banche centrali dei paesi vincitori, vale a dire la Banca d’Inghilterra, la Federal Reserve e la Banque de Francia?
Le Riserve Auree del Terzo Reich
La questione delle riserve auree del Terzo Reich è un argomento a se stante, che non è inerente con questo articolo, ma ci sarebbero un paio di osservazioni da fare.
A partire dal 1945, grandi quantità d’oro dal Terzo Reich sono passate sotto la custodia dei governi militari. Parte di questo oro è stato utilizzato per finanziare le spese per i risarcimenti di guerra: A settembre 1946, Stati Uniti, Gran Bretagna e la Francia istituirono una Commissione tripartita per la Restituzione del Monetary Gold (TGC). La commissione aveva le sue radici nella parte III dell’accordo di Parigi sul rimborso dei danni, firmato il 14 gennaio 1946 in materia di riparazioni di guerra tedesche. In base all’accordo di Parigi del 1946, i tre alleati furono incaricati di recuperare l’ oro monetario depredato dalla Germania nazista nelle banche dei paesi europei occupati e creare un ” fondo aureo.”
I crediti da recuperare e l’oro da redistribuire dal ” fondo aureo” dovevano essere richiesti ed assegnati dai tre alleati.” ( US State Department, Tripartie Gold Commission,)
Un Foreign Exchange Depositary (FED) fu istituito presso la Reichbank di Francoforte e divenne il Fort Knox della Germania, occupandosi della raccolta dell’oro, secondo le direttive ed in nome del Consiglio di Occupazione Alleato.
L’oro fu raccolto dalla FED, sia in forma monetaria che non monetaria. Entro ottobre 1947 - contemporaneamente alll’istituzione della Bank deutscher Länder, la FED, aveva accumulato 260 milioni di dollari di oro monetario (al prezzo dell’oro del 1947, questo rappresentava una quantità colossale di lingotti).
Gran parte di questo oro fu restituita a diversi paesi richiedenti, a organizzazioni e persone fisiche. Nel 1950, quello che restava del fondo aureo della FED, che era una quantità minima, secondo il Dipartimento di Stato americano e fu trasferita alla Bank deutscher Länder.
Michel Chossudovsky
Fonte: http://www.globalresearch.ca
Link:http://www.globalresearch.ca/frenzy-in-the-gold-market-the-repatriation-of-germanys-post-world-war-ii-gold-reserves/5319287
Traduzione per www.ComeDonChisciotte.org a cura di ERNESTO CELESTINI
titolo originale: Frenzy in the Gold Market: The Repatriation of Germany’s Post World War II Gold Reserves
http://www.comedonchisciotte.org/site//modules.php?name=News&file=article&sid=11357
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Tratto da: AGITAZIONE SUL MERCATO: PARLIAMO ANCORA DELL’ORO TEDESCO | Informare per Resistere AGITAZIONE SUL MERCATO: PARLIAMO ANCORA DELL
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