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2 febbraio 2013 - 18:30
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Clicca qui per il pdf completo con l’elenco delle controparti italiane di Lutifin
Un «documento impressionante», lo definisce uno degli investigatori, perché dimostra come tutte le principali banche italiane o anche estere abbiano avuto a che fare con Lutifin, la società d’intermediazione svizzera al centro dell’indagine condotta dalla Procura di Milano sulle transazioni sospette svolte dall’Area finanza di Banca Monte dei Paschi di Siena.
Il broker elvetico sarebbe stato utilizzato come veicolo «per effettuare pagamenti riservati ad alti dirigenti» del Montepaschi nell’ambito della compravendita di un derivato con Dresdner. Sono oltre 200 fra sim e banche italiane e straniere indicate dall’Uif, l’Unità d’informazione finanziaria di Bankitalia, nell’elenco delle “controparti che hanno operato in contropartita con Lutifin Finance Llc (Usa) e Lutifin Services Sa sui conti a queste intestati presso Societé General Securities Services”, agli atti dell’inchiesta milanese.
Gli istituti di credito più assidui con la Lutifin, finita in liquidazione dopo essere stata travolta dallo scandalo giudiziario, figurano molti istituti italiani e non: la Banca Popolare Alto Adige con 254 operazioni, la Centrobanca del gruppo Ubi (1141); Banca Imi (21), Caboto (15), Intesa Bci (32) e San Paolo Bank Lux (14), tutte appartenenti o confluite nel gruppo Intesa Sanpaolo; Mediobanca (5); la Popolare Emilia Romagna (5), la banca da cui proviene Fabrizio Viola, oggi amministratore delegato di Mps; Bnp Paribas (118); Deutsche Bank Milano (4) e Londra (32); Ubm Hvb Milano (3.499) del gruppo Unicredit, di cui l’attuale presidente di Mps, Alessandro Profumo, è stato amministratore delegato fino al settembre 2010; la svizzera Ubs (11); Unipol (1), Cassa Lombarda (7) e due anche della Cassa di risparmio di Ravenna, l’istituto presieduto da Antonio Patuelli, neo presidente dell’Abi. Naturalmente non si può dedurre da questa lista che tutte le operazioni avessero necessariamente un carattere illecito.
«È un elenco sorprendente che indica decine di controparti, quasi tutte banche o intermediari per le quali evidentemente Lutifin ha operato a sua volta da intermediario. Si tratta di rapporti per qualità e quantità alquanto anomali», commentano i finanzieri che hanno condotto le ndagini. Sull’operazione Mps-Dresdner, osservano che «l’intermediazione posta in essere da Lutifin tra Mps e Dresdner e retribuita con seicentomila euro non appariva affatto necessaria al punto da sembrare un pretesto per il pagamento di una tangente a soggetti terzi».
L’ex funzionario della Dresdner Antonio Rizzo, sentito come persona informata dei fatti a proposito di questa strana triangolazione su un derivato tra Mps-Lutifin-Dresdner, aveva parlato di “banda del cinque per cento”, l’appellativo che circolava fra gli addetti ai lavori a proposito di alcuni dirigenti e operatori del Montepaschi, fra cui Gianluca Baldassari e Pompeo Pontone, con riferimento alla presunta cresta che veniva fatta sulle operazioni. Di questo, però, non sono vi è prova.
Alcuni funzionari di banche, oltre a sei responsabili della Lutifin, sono invece fra i 18 indagati accusati di associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita per avere fatto la cresta sulla compravendita di titoli tra il 2002 e il 2009. Il sospetto della Procura è tali operazioni siano state usate anche per far uscire titoli tossici che poi venivano fatti rientrare dopo essere stati ripuliti o quando i bilanci venivano sistemati. «A leggere l’elenco dell’Uif – confida sconsolato un inquirente – dovremmo indagare su tutto il sistema bancario».
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2 febbraio 2013 - 18:30
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Un «documento impressionante», lo definisce uno degli investigatori, perché dimostra come tutte le principali banche italiane o anche estere abbiano avuto a che fare con Lutifin, la società d’intermediazione svizzera al centro dell’indagine condotta dalla Procura di Milano sulle transazioni sospette svolte dall’Area finanza di Banca Monte dei Paschi di Siena.
Il broker elvetico sarebbe stato utilizzato come veicolo «per effettuare pagamenti riservati ad alti dirigenti» del Montepaschi nell’ambito della compravendita di un derivato con Dresdner. Sono oltre 200 fra sim e banche italiane e straniere indicate dall’Uif, l’Unità d’informazione finanziaria di Bankitalia, nell’elenco delle “controparti che hanno operato in contropartita con Lutifin Finance Llc (Usa) e Lutifin Services Sa sui conti a queste intestati presso Societé General Securities Services”, agli atti dell’inchiesta milanese.
Gli istituti di credito più assidui con la Lutifin, finita in liquidazione dopo essere stata travolta dallo scandalo giudiziario, figurano molti istituti italiani e non: la Banca Popolare Alto Adige con 254 operazioni, la Centrobanca del gruppo Ubi (1141); Banca Imi (21), Caboto (15), Intesa Bci (32) e San Paolo Bank Lux (14), tutte appartenenti o confluite nel gruppo Intesa Sanpaolo; Mediobanca (5); la Popolare Emilia Romagna (5), la banca da cui proviene Fabrizio Viola, oggi amministratore delegato di Mps; Bnp Paribas (118); Deutsche Bank Milano (4) e Londra (32); Ubm Hvb Milano (3.499) del gruppo Unicredit, di cui l’attuale presidente di Mps, Alessandro Profumo, è stato amministratore delegato fino al settembre 2010; la svizzera Ubs (11); Unipol (1), Cassa Lombarda (7) e due anche della Cassa di risparmio di Ravenna, l’istituto presieduto da Antonio Patuelli, neo presidente dell’Abi. Naturalmente non si può dedurre da questa lista che tutte le operazioni avessero necessariamente un carattere illecito.
«È un elenco sorprendente che indica decine di controparti, quasi tutte banche o intermediari per le quali evidentemente Lutifin ha operato a sua volta da intermediario. Si tratta di rapporti per qualità e quantità alquanto anomali», commentano i finanzieri che hanno condotto le ndagini. Sull’operazione Mps-Dresdner, osservano che «l’intermediazione posta in essere da Lutifin tra Mps e Dresdner e retribuita con seicentomila euro non appariva affatto necessaria al punto da sembrare un pretesto per il pagamento di una tangente a soggetti terzi».
L’ex funzionario della Dresdner Antonio Rizzo, sentito come persona informata dei fatti a proposito di questa strana triangolazione su un derivato tra Mps-Lutifin-Dresdner, aveva parlato di “banda del cinque per cento”, l’appellativo che circolava fra gli addetti ai lavori a proposito di alcuni dirigenti e operatori del Montepaschi, fra cui Gianluca Baldassari e Pompeo Pontone, con riferimento alla presunta cresta che veniva fatta sulle operazioni. Di questo, però, non sono vi è prova.
Alcuni funzionari di banche, oltre a sei responsabili della Lutifin, sono invece fra i 18 indagati accusati di associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita per avere fatto la cresta sulla compravendita di titoli tra il 2002 e il 2009. Il sospetto della Procura è tali operazioni siano state usate anche per far uscire titoli tossici che poi venivano fatti rientrare dopo essere stati ripuliti o quando i bilanci venivano sistemati. «A leggere l’elenco dell’Uif – confida sconsolato un inquirente – dovremmo indagare su tutto il sistema bancario».