un,dos,tres,un pasito bailante by mototopo

dell'Autore: Mauro Bottarelli


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TitoloDataAutoreCASO MPS/ Perché il Governo non fa come l’Olanda?

Italia e Olanda hanno preso due strade diverse per affrontare i problemi relativi alle difficoltà di una delle loro banche: Mps e SNS Reaal NV. Il commento di MAURO BOTTARELLI 02/02/2013
Mauro Bottarelli GEOFINANZA/ Spagna, un "fallimento" è alle porte

La situazione della Spagna, nonostante l’apparente stato di tranquillità dello spread, è tutt’altro che tranquilla. MAURO BOTTARELLI ci spiega perché con qualche eloquente cifra 01/02/2013
Mauro Bottarelli FINANZA/ Il filo che unisce Mps, Cipro e Irlanda

C’è un trait d’union, spiega MAURO BOTTARELLI che unisce Cipro, Irlanda e la Banca dei Monte dei Paschi di Siena caduta in disgrazia: Mario Draghi, il Presidente della Bce 31/01/2013
Mauro Bottarelli FINANZA/ Gli Usa preparano un altro "shock" alla Lehman Brothers

Presto potrebbe scoppiare la bolla obbligazionaria, grazie alla mole di liquidità che potrebbe spostarsi verso l’azionario. Con conseguenze disastrose. L’analisi di MAURO BOTTARELLI 29/01/2013
Mauro Bottarelli FINANZA/ Il "trucco" americano che illude i mercati

Negli Stati Uniti c’è euforia per il raggiunto accordo sul tetto al debito pubblico e per la situazione finanziaria, che però nasconde delle pecche, come ci spiega MAURO BOTTARELLI 25/01/2013
Mauro Bottarelli DIETRO LE QUINTE/ Mps, dopo Mussari nel mirino c'è Draghi?

Montepaschi di Siena è al centro di un turbine che sta facendo affondare il titolo in borsa e ha causato le dimissioni di Giuseppe Mussari dall’Abi. Il commento di MAURO BOTTARELLI 24/01/2013
Mauro Bottarelli FINANZA/ 2. I nuovi "imbrogli" dei signori di Wall Street

Negli Stati Uniti sembra esserci una lieve ripresa dell’economia. In realtà, spiega MAURO BOTTARELLI, si tratta di un’illusione abilmente prodotta dalla Federal Reserve
 
Beh, dopo il MPS non so proprio cosa Bersani possa dire o fare.
Sono da 50 anni invischiati col MPS, Unipol, Coop.Rosse e quant' altro.
Intendiamoci, non che gli altri siano migliori.
Diciamo la verità "nuda e cruda": l' Italia ha un tumore che se lo porta
dietro da troppi anni. La chemioterapia non è servita.
Ora abbisogna di un intervento chirurgico urgente, che forse neanche
riuscirà a salvare l' organismo. Il male è andato troppo avanti, forse c' è
già la metastasi.
 
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STORIA DELLE BANCHE – L’ascesa dei Rothschild



Questa è Francoforte, in Germania. Nel 1743, cinquant’anni dopo che la Banca d’Inghilterra aveva aperto i battenti, un orafo di nome Amschel Moses Bauer apriva un negozio di monete – un ufficio di contabilità – e sulla porta d’entrata collocò un’insegna raffigurante un’aquila romana su uno scudo rosso. Il negozio divenne noto come “la ditta dello Scudo Rosso” o, in tedesco, Rothschild. Quando il figlio, Amschel Mayer Bauer, ereditò l’attività decise di cambiarsi il cognome in Rothschild. Amschel imparò ben presto che prestare denaro ai governi e ai monarchi era assai più redditizio che farlo nei confronti dei comuni cittadini. Non solo i prestiti erano di maggiore entità ma erano garantiti dalla tasse delle varie nazioni. Mayer Rothschild aveva cinque figli maschi e li istruì tutti nelle tecniche di creazione del denaro e quindi li mandò nelle principali capitali europee per aprire filiali dell’attività bancaria di famiglia. Il primogenito, Amschel Mayer, rimase a Francoforte ad occuparsi della banca della città natale. Il secondo, Salomon, fu inviato a Vienna. Il terzo figlio, Nathan, era chiaramente il più in gamba e, nel 1798, all’età di 21 anni, fu inviato a Londra, un secolo dopo la fondazione della Banca d’Inghilterra. Il quarto figlio, Carl, si recò a Napoli mentre il quinto, Jakob, andò a Parigi.​
Nel 1785, Mayer Amschel si trasferì con la famiglia in questa casa più grande, un edificio di cinque piani condiviso con la famiglia Schiff. Questo edificio era conosciuto con il nome di casa dello “Scudo Verde”. I Rothschild e gli Schiff avrebbero giocato un ruolo fondamentale nel corso della storia finanziaria dell’Europa e di quella degli Stati Uniti.
I Rothschild si misero in affari con le famiglie reali europee qui a Wilhelmshöhe, il palazzo dell’uomo più ricco di Germania e, di fatto, anche il monarca più ricco d’Europa, il principe Guglielmo d’Assia-Kassel. All’inizio i Rothschild aiutavano solamente Guglielmo nelle speculazioni relative alle monete preziose, ma quando Napoleone costrinse all’esilio il principe Guglielmo, questi inviò a Londra a Nathan Rothschild 550.000 sterline, una somma enorme a quei tempi, con le istruzioni per comprare dei titoli consolidati, obbligazioni del governo britannico chiamate anche azioni governative. Ma Rothschild utilizzò il denaro per i propri scopi. Con Napoleone in giro, le possibilità di investimenti durante il periodo bellico erano pressoché illimitate.
Guglielmo ritornò qui a Wilhelmshöhe per qualche tempo prima della battaglia di Waterloo del 1815. Egli convocò i Rothschild e pretese la restituzione del proprio denaro. I Rothschild glielo restituirono con l’interesse che i titoli consolidati britannici gli avrebbero fruttato se l’investimento fosse stato veramente fatto. Ma i Rothschield tennero per sé tutti i profitti precedenti conseguiti con il denaro di Guglielmo.
In seguito, Nathan Rothschild riuscì a vantarsi di aver aumentato, durante i diciassette anni trascorsi in Inghilterra, di 2500 volte la somma iniziale di 20.000 sterline che gli aveva affidato il padre. Grazie alla collaborazione all’interno della famiglia, i Rothschild ben presto divennero incredibilmente ricchi e, alla metà dell’800, dominavano tutto il sistema bancario europeo ed erano indubbiamente la famiglia più facoltosa del mondo. I Rothschild finanziarono Cecil Rhodes consentendogli di instaurare un monopolio sulle miniere d’oro e di diamanti del Sudafrica. In America finanziarono, tra gli altri, gli Harriman nelle ferrovie, Vanderbilt nelle ferrovie e nella stampa e Carnegie nell’industria dell’acciaio. Effettivamente durante la Prima Guerra Mondiale si pensava che J.P. Morgan fosse l’uomo più ricco d’America ma dopo la sua morte si scoprì che egli, in realtà, era solo un luogotenente dei Rothschild. Quando fu reso pubblico il testamento di Morgan, si scoprì che egli possedeva solamente il 19% delle proprie aziende. Nel 1850 si stimò che il capitale di James Rothschild, l’erede del ramo francese della famiglia, ammontasse a 600 milioni di franchi, 150 milioni in più di tutti gli altri banchieri francesi messi assieme. Egli fece costruire questa splendida villa chiamata Ferrières, ad est di Parigi. Guglielmo I, nel vederla, esclamò “un re non potrebbe permetterselo, potrebbe solo appartenere ad un Rothschild”. Un altro commentatore francese del XIX secolo si espresse così: “C’è un solo unico potere in Europa ed è quello dei Rothschild”. Non vi è alcun indizio che il ruolo predominante sulla finanza europea o mondiale dei Rothschild sia mutato.
Ora vediamo gli esiti prodotti dalla Banca d’Inghilterra sull’economia britannica e come questi, in seguito, abbiano rappresentato la causa scatenante della



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- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
 
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J.P. Morgan e il crollo del 1907



Per i cambiavalute era giunto il momento di tornare ad occuparsi del problema di una nuova banca centrale privata per l’America. Nel corso dei primi del ‘900 furono uomini come J.P. Morgan a guidare la carica. Un’ultima ondata di panico sarebbe stata indispensabile per far convergere l’attenzione del paese sul presunto bisogno di una banca centrale. La spiegazione logica era che solo una banca centrale poteva impedire il fallimento delle banche.
Morgan era senza dubbio il più potente banchiere americano e si sospettava fosse anche un agente per conto dei Rothschild. Morgan aveva aiutato a finanziare l’impero petrolifero di John D. Rockefeller. Inoltre, aveva aiutato a finanziare i monopoli di Edward Harriman nella costruzione di ferrovie, di Andrew Carnegie nell’acciaio e altre innumerevoli industrie. Ma, soprattutto, il padre di J.P. Morgan, Junius Morgan, era stato un agente finanziario per conto degli inglesi. Dopo la morte del padre, J.P. Morgan poté contare sul socio inglese Edward Grenfell, che fu per lungo tempo Direttore della Banca d’Inghilterra. Di fatto, dopo la morte di Morgan si scoprì che il suo patrimonio ammontava a soli pochi milioni di dollari. Contrariamente a quanto molti pensassero, la maggior parte dei titoli in suo possesso non era in effetti di sua proprietà.
Nel 1902 il Presidente Theodore Roosevelt, secondo quanto si dice, contrastò Morgan e i suoi amici utilizzando il Sherman Antitrust Act per cercare di spezzare i loro monopoli industriali. In realtà Roosevelt fece molto poco per interferire nella crescente monopolizzazione dell’industria americana da parte dei banchieri e affini. Ad esempio, si immaginava che Roosevelt avesse spezzato il cartello petrolifero. Ma questo non fu affatto spezzato: venne semplicemente diviso in sette società per azioni, tutte ancora controllate dai Rockefeller. L’opinione pubblica si rendeva conto di tutto questo grazie ai vignettisti politici come Thomas Nast, che alludeva ai banchieri come il “Cartello della Moneta”.
Nel 1907, l’anno dopo la rielezione di Teddy Roosevelt, Morgan decise che era giunto di nuovo il momento di tentare la via della banca centrale. Combinando la loro potenza finanziaria, Morgan e i suoi amici furono in grado di far crollare segretamente il mercato azionario. Migliaia di piccole banche erano largamente sovraesposte, alcune avevano riserve pari a meno dell’1%, grazie al principio della riserva frazionaria.
Entro pochi giorni si poterono vedere corse agli sportelli in tutta la nazione. A questo punto Morgan apparve all’opinione pubblica e si offrì di sostenere la vacillante economia americana concedendo credito alle banche in fallimento con denaro che avrebbe creato dal nulla. Era una proposta scandalosa, di gran lunga peggiore del sistema a riserva frazionaria, ma il Congresso consentì a Morgan di creare dal nulla 200 milioni di dollari di questo denaro privato completamente senza riserva, con il quale egli fece acquisti, pagò per servizi e che mandò in parte alle proprie banche associate per prestarlo ad interesse. Il suo piano funzionò.
Presto la gente riacquistò fiducia nel denaro e smise di accumularlo. Ma, di conseguenza, il potere bancario si consolidò ulteriormente nelle mani di poche grandi banche. Nel 1908 il panico era solo un ricordo e Morgan fu acclamato come un eroe dal rettore dell’università di Princeton, un tale chiamato Woodrow Wilson.
“Sarebbe stato possibile evitare tutto questo trambusto se avessimo istituito un comitato di sei o sette uomini dotati di senso civico come J.P. Morgan a gestire gli affari del nostro Paese.” – Woodrow Wilson.
In seguito, i libri di economia avrebbero spiegato che la creazione della Federal Reserve fu la chiara conseguenza dell’ondata di panico del 1907.
“Con la sua allarmante epidemia di fallimenti bancari, il paese era si era alla fine stancato dell’anarchia dell’instabile sistema bancario privato.”
Ma un membro del Congresso proveniente dal Minnesota, Charles A. Lindbergh Senior, il padre del famoso aviatore “Lucky” Lindy, spiegò più tardi che l’ondata di panico del 1907 fu davvero una macchinazione.​
“Coloro che non erano favorevoli al Cartello Monetario potevano essere estromessi dal business, e la gente spaventata dai difficili cambiamenti contenuti nelle leggi sul sistema bancario e valutario formulate dal Cartello della Moneta.”- deputato Charles A. Lindbergh
Così, sin dall’approvazione del National Bank Act del 1863, i cambiavalute furono in grado di creare una serie di boom e fallimenti. Lo scopo fu non solo quello di spogliare il popolo americano delle loro proprietà, ma di poter dichiarare in seguito che il sistema bancario era sostanzialmente così instabile che aveva bisogno di venire consolidato ancora una volta in una banca centrale.
(Prodotto da Patrick S. J. Carmack, Diretto da Bill Still)
Come i banchieri internazionali hanno preso il controllo dell’America





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ciao free,li e' un bel trippo. da capire se siamo sati soli noi,se siamo stati noi e i krauti per far cadere il governo. bel groviglio. in via xx settembre lo sanno
 
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Mario Monti - Storia di un Golpe economico-finanziario (HD)di Gy[/ame] Italia
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sono piuì propenso che la manina sia estera ,con appoggi interni notrevoli.ovvio che mps essendo una della banche autorizzate dal ministero il debito pubblico,sia preferibile che rimanga in italia e nn essere ostaggi di banche estere.il massimo che puoi fare con un sistema monetario invertito,ciao
 

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