Ci faccia riflettere anche il resoconto di Fabio Zanchi, uscito sulle cronache nei giorni scorsi.
Il collega è rimasto sconvolto dalla sciatteria con cui sono trattati i corpi dei defunti all’Humanitas di Milano
ed io sono tre anni ormai che non riesco a ripensare senza rabbia a mia suocera avvolta dalla plastica nera al San Martino di Genova.
Parliamo di ospedali del Nord Italia in cui operano fior di professionisti
e da cui trapelano solo notizie apparentemente confortanti,
le strutture si digitalizzano,
l’AI velocizzerà i controlli,
le diagnosi saranno più dettagliate,
tutto splendido,
ma quando esaleremo l’ultimo respiro – e capiterà a ognuno di noi – che fine faranno le nostre spoglie?
Perché il trapasso deve coincidere con la trasandatezza?
Da dove abbiamo ereditato questa mentalità?
O meglio: quando sono cambiate le basilari attenzioni, figlie di una profonda cultura di rispetto?
Perché siamo arrivati ad accettare simili profanazioni e quando abbiamo smesso di vigilare?
La morte, che è forse l’unica certezza della vita, è sempre più allontanata dalla nostra quotidianità.
Ma fingere che non esista è un guaio.
Si vive senza più osservare la vecchiaia,
dovremmo invece contemplarla perché essa è il nostro destino (a meno che non ci colga il malore improvviso…).
Dovremmo renderci conto che il corpo avvizzisce,
che la mente perde vitalità,
che la carne si trasforma
perché nessuno a questo mondo ha potuto evitare il destino dell’umanità,
né col botulino, né con l’intelligenza artificiale o con qualche altro artificio.
Se la morte non è più sacra perde sacralità anche la vita.
Perciò, chiediamo al governo di trasmettere valore sul fine vita.
Intanto il governo Meloni sta ragionando su come chiamarsi fuori dall’Oms:
si spera infatti che le ottime ragioni per abbandonare quella che è diventata un’organizzazione privata
che si muove in mancanza di trasparenza diventi Legge.
Se siamo sempre stati amici degli Usa da accettare tutte le missioni di guerra (quindi da condividerne anche i lati peggiori),
a maggior ragione ora seguirne le orme porterebbe solo vantaggi all’Italia.
In primo luogo sull’autonomia decisionale e poi sull’economia,
i 100 milioni di euro versati annualmente gioverebbero alla sanità pubblica
e, magari le briciole, migliorerebbero anche le camere mortuarie.
Un sentito grazie ai senatori che hanno saputo promuovere e documentare il provvedimento.