Silvia Vernò, è assieme a Federica Angelini, una delle fondatrici del Comitato e alla
Bussola spiega l’iniziativa di sabato:
«È la prima volta che organizziamo banchetti simultanei su più piazze .
In ogni gazebo ci saranno sia danneggiati iscritti al Comitato che hanno subito reazioni avverse,
ma anche amici del comitato, vaccinati e non, ma che hanno deciso di aiutarci pur non avendo subito effetti avversi.
Insieme daremo informazioni con personale sanitario e legale che ha accettato di seguirci».
La presenza di personale non danneggiato, ma che condivide la battaglia per la verità, le cure e l’ascolto dei danneggiati da vaccino,
è forse la cifra più importante di questa iniziativa: durante la campagna vaccinale abbiamo assistito ad una sorta di “guerra civile”
che ha diviso i cittadini tra vaccinati e non vaccinati, tra responsabili e irresponsabili.
Ebbene, il fatto che si ritrovino ora tutti uniti in questa battaglia per la verità, prossimi a chi soffre maggiormente,
è la prova che gli italiani sono decisamente migliori dei politici che con ferocia hanno provato a dividerli.
L’idea del comitato è quella di creare rete tra le persone:
«Una rete di solidarietà, che è quello che ci è mancato in questi anni.
In tanti di noi siamo abbandonati al nostro dolore e sapere di non essere soli ci dà sostegno e aiuto».
Saranno presenti anche due petizioni:
quella per la causa che il Comitato sta portando avanti presso la
Corte Europea dei diritti Umani (Cedu)
e la petizione rivolta al governo nella quale si fanno anche richieste concrete
tra cui l’istituzione di una commissione d’inchiesta sui vaccini, un’indagine retrospettiva,
una farmacovigilanza attiva e la creazione di un codice esentivo specifico per sospetto evento avverso
che consenta ai danneggiati di poter svolgere esami e accertamenti senza doversi dissanguare economicamente, come a tantissimi è ormai successo.
Inoltre la creazione di ambulatori specifici in ogni regione per l’analisi dei casi e lo stanziamento di fondi ad hoc per la ricerca.
Obiettivo, dunque, farsi conoscere e raccogliere adesioni, perché
«tanti sono ancora i danneggiati che non sono usciti allo scoperto e non hanno chiesto aiuto».
Per fare questo, il personale aiuterà anche i nuovi iscritti che si presenteranno a compilare la scheda per la segnalazione all’Aifa,
primo passo verso il riconoscimento del danno da vaccino, il cui iter legale è ancora lungo e accidentato.
Come dimostra lo scoop di Fuori dal Coro, la trasmissione Mediaset condotta da Mario Giordano (
QUI).
La giornalista Marianna Canè, nel servizio andato in onda martedì,
ha svelato in esclusiva gli scambi e-mail tra numerose Asl italiane e i vertici di Aifa.
Si tratta di materiale che risale all’inizio della campagna vaccinale
e che dimostra come l’efficacia del vaccino fosse già pesantemente compromessa.
La Canè ha raccontato di dirigenti Asl che comunicavano numerosi casi di reinfezioni di pazienti vaccinati,
ma riammalatisi di covid
e di come per tutta risposta i vertici Aifa
consigliassero di insabbiare questo effetto indesiderato della campagna vaccinale perché avrebbe contraddetto le indicazioni dell’Ema.
Materiale compromettente per l’Aifa su cui non sarebbe irrituale che una Procura provasse a fare luce,
perché farebbe venire meno il primo requisito dell’Agenzia del farmaco che è quello della farmacovigilanza.
In buona sostanza, le Asl comunicavano in molti casi l’inefficacia dei vaccini
che venivano spacciati per efficaci nel prevenire il virus
e l’Aifa faceva orecchi da mercante perché la campagna non poteva arrestarsi.
Un comportamento, se le mail dovessero trovare riscontri ulteriori e nuovi casi,
che mostrerebbe, esattamente come accaduto con l’inchiesta di Bergamo
le cui carte sono emerse in questi giorni,
che si è spacciato per verità scientifica
una precisa esigenza politica
basata su una narrazione
che oggi si sta svelando come falsa e strumentale.
Nel frattempo danneggiati ed esclusi dal lavoro hanno pagato il conto più salato di questa follia.