Ritorna alla sezione Home
Petrolio a $35-40 entro giugno per FGE e l’Arabia Saudita fa appello agli USA
Le quotazioni del petrolio scenderanno nel range di 35-40 dollari al barile entro la fine del secondo trimestre di quest’anno. A sostenerlo è Fereidun Fesharaki, segretario di FACTS Global Energy, uno dei maggiori esperti mondiali del mercato del greggio. Intervenendo alla 18-esima conferenza annuale di Credit Suisse per gli investimenti asiatici, il manager ha avvertito che ora come ora non ci sarebbe alcun “floor” per il prezzo del petrolio, se non il costo cash di produzione dello “shale” americano, pari a 20-25 dollari al barile. Pertanto, spiega, le quotazioni potranno scendere un pò fino a quei livelli, anche se non vi sosteranno a lungo.
Fesharaki prevede che all’80% vi sarà un accordo sul nucleare tra USA e Iran entro il 31 marzo, cosa che potrebbe fare diminuire le quotazioni del petrolio subito di 5 dollari al barile. Infatti, in seguito all’accordo, Teheran potrebbe tornare in pochi mesi ai livelli produttivi precedenti alle sanzioni ONU, vale a dire che estrarrà ogni giorno 1,2 milioni di barili in più, aumentando la già elevata offerta globale.
APPROFONDISCI - Petrolio, tra Iran e Iraq è sfida a colpi di barili. E a godere sono i gestori dei serbatoi
Al contempo, nota che il costo totale di produzione di un barile di greggio in Arabia Saudita è tra i 3 e i 5 dollari contro i 40 dello “shale oil”. E invita a non farsi illusioni sul fatto che i bilanci dei paesi del Golfo Persico siano sotto pressione per via delle minori entrate derivanti dalla vendita di greggio, perché a differenza di USA, Europa ed Asia, sostiene Fesharaki, nel Medio Oriente quando incassa di meno, lo stato spende di meno.
Produzione OPEC non scenderà da sola
Dunque, non aspettiamoci che l’OPEC taglierà unilateralmente la produzione. Lo conferma l’appello rivolto poco fa dal ministro del Petrolio di Riad, Alì al-Naimi, rivolto ai paesi esterni all’Organizzazione, affinché riducano le estrazioni, perché spiega che l’OPEC non lo farà, in quanto responsabile di solo il 30% della produzione mondiale.
APPROFONDISCI - Petrolio, l’Arabia Saudita alza i prezzi e riduce lo sconto
L’invito è implicitamente rivolto agli USA, che con la loro produzione ai massimi di sempre (9,3 milioni di barili al giorno) sta inondando il pianeta di petrolio e ha già riempito i due terzi dello spazio disponibile nei serbatoi per le scorte. Al-Naimi ha dichiarato che “tutto il mondo deve contribuire ad innalzare i prezzi, è nell’interesse di tutti”, segnalando per la prima volta dall’inizio di questa crisi delle quotazioni un certo nervosismo, avendo finora Riad ipotizzato che gli USA avrebbero ridotto la produzione e che l’OPEC avrebbe così centrato il doppio obiettivo di assistere a una risalita dei prezzi e al mantenimento delle quote di mercato.
Stamane, il Wti americano registrava un calo sotto i 46 dollari, mentre il Brent si attestava in zona 55 dollari.
APPROFONDISCI - Petrolio, quotazioni del Brent a $54. Ma perché l’OPEC non taglia la produzione?