Il Venezuela ha rimborsato oggi un bond da 1,5 miliardi di dollari. Contrariamente a quanto indicato da alcuni analisti, fra cui quelli di Barclay, il governo venezuelano ha estinto puntualmente il prestito obbligazionario 26 febbraio 2016 con cedola 5,75% (USP97475AF73) emesso alla pari nel dicembre 2015. Operazione che non è certo stata indolore, visto il momento particolarmente critico per le finanze di Caracas, con il livello di riserve statali scese ai minimi storici (15 miliardi di dollari) e con il prezzo del petrolio crollato a 30 Usd sui mercati internazionali. Il Venezuela, va ricordato, fonda il suo bilancio per il 95% sulle entrate derivanti dalla vendita di greggio e il contesto economico è notevolmente peggiorato da quando il governo è stato costretto a tagliare le importazioni di beni di prima necessità per sostenere il bilancio pubblico e ad alzare il prezzo della benzina, che era il più basso al mondo.
A ottobre scadono bond PDVSA per 3 miliardi di Usd
Tutto bene quindi? Niente affatto. Come già anticipato in un precedente articolo, il problema del peso del debito del Venezuela ora si sposta sulla compagnia petrolifera statale PDVSA che fra 8 mesi dovrà rimborsare ben 3 miliardi di dollari per due titoli obbligazionari (di cui uno in ammortamento per oltre 2 miliardi di Usd). Lo stato, infatti, da questo punto di vista non ha più scadenze fino al mese di agosto del 2018 per cui tutta l’attenzione degli analisti si riverserà su PDVSA che dovrà mettere insieme i soldi da qui al prossimo autunno. E se, nel frattempo, il prezzo del petrolio dovesse rimanere ai livelli attuali (come prevedibile), le difficoltà per Nicolas Maduro, già messo in minoranza al Parlamento dopo le recenti elezioni legislative, rischiano di aumentare. Già il presidente ha chiesto poteri speciali per emettere decreti per fronteggiare l’emergenza economica, con il malcontento popolare che sta montando sull’onda di un’inflazione che è ormai fuori controllo.
PDVSA cerca di allungare i tempi di rimborso
Quindi, benché le autorità governative si sforzino per rassicurare gli investitori sulle capacità di rimborso delle obbligazioni PDVSA in scadenza a fine ottobre, appare abbastanza evidente che le difficoltà ci sono tutte, come si evince dall’andamento del bond Petroleos de Venezuela S.A. 5,125% 2016 (XS0460546798 ) il cui rendimento sfiora il 100% e dai credit default swap (Cds) sulla società che sono balzati a 7.500 punti indicando che vi sono quasi quattro probabilità su cinque che la compagnia vada in default. Difficoltà che lo stesso ministro del petrolio Eulogio del Pino ha recentemente evidenziato rispolverano la possibilità di allungare le scadenze debitorie del 2016 e del 2017 di cinque o sei anni mediante swap volontario verso nuovi titoli maggiormente garantiti. Advisor e studi legali sarebbero già al lavoro per valutare questa opzione anche perché altre forme di finanziamento (vendita della controllata Citgo o cessione di quote di PDVSA) sarebbero al momento penalizzanti. Diversamente una ristrutturazione del debito di PDVSA sarebbe impraticabile poiché le obbligazioni sono state emesse senza clausole di azione collettiva (cac), cioè senza la possibilità di rinegoziare le condizioni contrattuali con la maggioranza dei creditori.
spero saranno contenti i possessori della 2016