Scusa roberto 500 mld veri o come i 60 che si dicevano con leva 10 quindi corrispondenti a 600?
Misure anti-crisi, ora Berlino
propone piano da 500 mld
E Londra non vuole partecipare al sostegno economico al fondo. Via libera dell'Fmi ad aiuti per 30 mld alla Grecia
NOTIZIE CORRELATE
Crisi euro, Obama: «Sono preoccupato, ma stabilizzare l'Ue è un'ottima cosa» (8 maggio 2010)
Allo studio il «meccanismo di sostegno» (7 maggio 2010) Il progetto tedesco al vertice ecofin a bruxelles. Appello DI Obama alla MerkeL
Misure anti-crisi, ora Berlino
propone piano da 500 mld
E Londra non vuole partecipare al sostegno economico al fondo. Via libera dell'Fmi ad aiuti per 30 mld alla Grecia
Da sinistra a destra il presidente stabile dell'Ue Van Rompuy e il presidente della Commissione Ue Barroso (Ansa)
MILANO - La Germania ha proposto un piano di aiuti finanziari per i paesi della zona euro in difficoltà pari ad una cifra di 500 miliardi di euro, con la partecipazione del Fondo monetario internazionale. Lo si apprende a margine della riunione dell'Ecofin. Il piano «tedesco» includerebbe i 60 miliardi di euro di prestiti raccolti sul mercato dalla Commissione Ue e 440 miliardi di euro che sarebbero apportati, se necessario, dai Paesi della zona dell'euro e dall'Fmi. Il meccanismo si baserebbe su prestiti bilaterali di garanzia per le emissioni e linee di credito del Fondo di Washington. Ma sul raggiungimento di un'intesa complessiva ci sono ancora dei nodi nonostante il presidente francese Nicolas Sarkozy e il cancelliere tedesco Angela Merkel si siano detti «in accordo completo sulla necessità di una risposta di ampio respiro agli attuali problemi che hanno effetti sui mercati».
FMI - Intanto il board del Fondo Monetario internazionale (Fmi) ha approvato un pacchetto di aiuti da 26,4 miliardi di Sdr (special-drawing right), o 30 miliardi di euro. In una nota il board esecutivo del Fondo annuncia che «ha concluso la propria discussione sulla Grecia ed ha approvato uno «stand-by arrangement» di tre anni per un ammontare totale di 26,4 miliardi di special drawing rights (30 miliardi di euro)» si legge nel comunicato diffuso dal Fmi. Dei 30 miliardi di euro approvati in aiuti dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi), 5,5 miliardi saranno «immediatamente disponibili». Il Fondo precisa che i 5,5 miliardi dubito a disposizione di Atene «rientrano nel finanziamento congiunto con l'Unione Europea, per un ammontare di 20 miliardi di euro di sostegno finanziario immediato. Nel 2010 il finanziamento del Fmi ammonterà a 10 miliardi di euro, a quali si affiancheranno i 30 miliardi di euro» dell'Unione Europea. Gli aiuti approvati rientrano nel pacchetto più ampio, che dovrebbe raggiungere i 110 miliardi di euro, e che include gli stanziamenti dell'Unione Europea. L'Europa gioca così le sue carte per tentare di mettere in sicurezza la moneta unica e gli Stati che potrebbero essere oggetto di attacchi da parte della speculazione finanziaria lunedì alla riapertura dei mercati. Per il direttore generale del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) «ha dimostrato il proprio impegno a fare quello che può per aiutare la Grecia», che si troverà di fronte a «una strada che sarà difficile» ma il piano dell Grecia «è credibile»: «la sua attuazione ora essenziale».
PARIGI-BERLINO - Sarkozy e il cancelliere tedesco Angela Merkel, che si sono sentiti al telefono, si sono detti «in accordo completo sulla necessità di una risposta di ampio respiro agli attuali problemi che hanno effetti sui mercati». In realtà anche la Germania crea difficoltà sul fondo «salva euro»: per Berlino il problema sta nelle "garanzie dei prestiti" che non solo la Commissione ma anche i singoli Stati dell’Eurozona dovrebbero fornire ai paesi in difficoltà, secondo il progetto dell’esecutivo Barroso. Il nodo da sciogliere nella riunione dell’Ecofin in corso a Bruxelles è ora il ruolo degli Stati membri nell’affiancare con garanzie finanziarie proprie il meccanismo europeo di stabilizzazazione, lo strumento comunitario che dovrebbe essere creato stasera dai ministri dei Ventisette per difendere l’eurozona dagli attacchi dei mercati. Fonti della Commissione europea riferiscono che da una parte il presidente dell’Esecutivo Comunitario, José Manuel Barroso, nei suoi contatti in corso con i leader dell’Ue, e dall’altra il commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, nella riunione dell’Ecofin, stanno facendo forti pressioni perché rimanga nel dispositivo il doppio aspetto della proposta originaria, con l’intervento comunitario da una parte e quello degli Stati membri dell’altro.
IL MECCANISMO - Secondo le fonti, la proposta presentata dalla Commissione prevede che il meccanismo europeo di stabilizzazione non contenga cifre precise sui limiti all’ammontare dei fondi per prestiti, linee di credito e soprattutto garanzie di prestiti, che l’Esecutivo Ue metterà a disposizione dei paesi dell’eurozona attaccati dai mercati, ma solo un’indicazione di massima riguardo alle risorse comunitarie a disposizione, che saranno quelle dell’intero bilancio Ue (il cui "plafond" annuale è pari all’1,24% del Pil dei Ventisette). A questa parte "comunitaria" andrebbero però aggiunte, secondo la Commissione, le risorse degli Stati membri dell’eurozona, che dovrebbero fornire garanzie per prestiti pressoché illimitati.
I BRITANNICI - Proprio quest’ultimo aspetto sembra incontrare difficoltà e opposizioni nella riunione dell’Ecofin, non tanto da parte dei Britannici, che vogliono solo la sicurezza di non dover essere costretti a parteciparvi, quanto da parte di altri paesi della stessa eurozona, e in particolare dai tedeschi. Il ministro delle Finanze britannico Alistair Darling ha confermato che il Regno Unito non contribuirà al fondo anticrisi: «Credo che sia importante per noi fare tutto il possibile per stabilizzare i mercati, ma voglio essere chiaro: se c’è una proposta di creare un fondo di stabilizzazione per l’euro, deve essere di pertinenza dei Paesi dell’Eurozona», ha dichiarato Darling, intervistato dall’emittente satellitare britannica SkyNews: «Quel che non faremo e non possiamo fare è dare il nostro sostegno all’euro, che è responsabilità dei Paesi membri dell’Eurozona». Secondo fonti vicine a Barroso, invece, è essenziale che quest’aspetto sia mantenuto per "salvaguardare il livello d’ambizione" dell’intero dispositivo, e fare in modo che sia adeguato alla sfida lanciata dai mercati all’eurozona. Mentre l’opposizione britannica sembra facilmente aggirabile con la garanzia che Londra parteciperà solo alla parte comunitaria del dispositivo, e non pagherà in nessun caso più della propria quota nel bilancio Ue (circa 15 miliardi di euro), nel caso dello scenario peggiore (il salvataggio di un paese in ’default’), è chiaro che il meccanismo a doppio binario potrà funzionare solo se la Germania lo accetterà. Ed è per strappare il consenso di Berlino che si stanno esercitadno in queste ore tutte le pressioni di Bruxelles e dei paesi che ne appoggiano la proposta. In precedenza Obama aveva parlato domenica con la cancelliera tedesca Angela Merkel «nel quadro del suo impegno continuo per seguire la situazione economica» in Europa, aveva dichiarato un portavoce della Casa Bianca, Bill Burton. Il presidente aveva «giudicato importante che i membri dell’Unione europea adottassero passi decisi per ridare fiducia ai mercati».
NAPOLITANO - Sulla questione della crisi greca e delle sue conseguenze era intervenuto in precedenza anche il capo dello Stato, Giorgio Napolitano. «L’Europa non può esitare: siamo chiamati a promuovere un nuovo e più giusto modello di sviluppo. Una forte volontà politica comune deve emergere - dice Napolitano -. Grande responsabilità spetta ai leader di oggi, affinché si realizzino rapidamente politiche efficaci per fare fronte in primo luogo a una speculazione finanziaria senza regole e slegata dalla realtà. Deve concretizzarsi finalmente l’indispensabile governo dell’economia a livello europeo, che dia ulteriore forza e autorevolezza alla moneta unica e rilanci lo sviluppo, l’occupazione e la qualità del lavoro, contando su un rafforzamento del patto di stabilità e crescita, su più effettive procedure di coordinamento e di sorveglianza delle politiche di bilancio e su migliori meccanismi di valutazione finanziaria». Anche ilministro degli esteri Franco Frattini, parlando delle riunioni in corso a Bruxelles, ha detto che «nessun paese può tirarsi fuori», servono «risposte chiare e dinamiche da tutti i Paesi» dell'Unione Europea aggiungendo che un mancato accordo sarebbe «un segnale devastante».
BERLUSCONI - Intanto il premier Silvio Berlusconi ha proseguito anche domenica i colloqui con i leader europei, in vista delle riunioni sulle misure in difesa dell'euro. In particolare, fa sapere Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio ha parlato con Josè Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, ed è rimasto in continuo collegamento con il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, in partenza per l'Ecofin a Bruxelles. Silvio Berlusconi rimarrà in contatto per tutta la giornata con gli altri leader europei.