Utilities, sopravvalutate ma tuttora il meglio
Questo comparto, notoriamente uno dei meglio performanti durante le fasi di recessione, sconta già valutazioni molto alte. Resta il fatto che stabilità di cash flow e rendimenti, nonché minore impatto della crisi creditizia rendono ragionevole stimare anche per il 2008 un risultato migliore rispetto al resto del mercato.
Fra i settori azionari a livello globale che meglio sono andati nel 2007 vi è quello delle utilities,a logica conclusione di una pessima annata per i mercati azionari, almeno nella seconda parte. Nel corso del 2007 a livello planetario (rappresentato dall'indice settoriale del Msci World) il comparto si è apprezzato del 19% (in dollari), battendo di circa un 9% il benchmark generale. Se si pensa che la composizione geografica è data al 45% circa da titoli europei e dal 35% dall'area nord-americana, mentre i mercati emergenti contano per poco più dell'11%. È un classico dei mercati in crisi in ogni epoca e in ogni rifugiarsi nelle utilities, grazie agli stabili e di solito piuttosto abbondanti cash flow che questo tipo di azioni fornisce. La domanda infatti di elettricità, servizi per le acque, smaltimento rifiuti etc. tende poi a essere piuttosto inelastica rispetto all'andamento del ciclo economico, nonché alla capacità piuttosto assodata in questi anni (basta vedere l'andamento di questo segmento nel corso del decennio dicembre 1997-dicembre 2007) di passare agli utenti finali l'aumento costante dei prezzi delle materie prime.
Specialmente i colossi del settore sono oggi gruppi assai diversificati attivi in tutta la filiera della produzione, distribuzione e tradii di energia, nonché per l'appunto in altri servizi di pubblica utilità. A farla da padrone nell'indice sono i colossi dell'elettricità e della distribuzione di gas nel vecchio continente: E.On, RWE, Suez, Enel, National Grid etc. Si noterà come si tratta di campioni nazionali dal business difficilmente scalfibile in casa propria, di fato ex monopolisti trasformati in oligopolisti. Come ben saprete a questi elementi va aggiunto il tema sempre caldo (nonostante i chiari di luna poco favorevoli) delle operazioni di fusione e acquisizione, che hanno visto il duplice sostegno del private equity e delle aziende del settore, interessatissime ad assumere asset al di fuori del proprio mercato nazionale.
Il risultato è che a livello planetario oggi questi titoli sono cari e con prospettive di crescita degli utili non entusiasmanti. Il segmento è caro utilizzando pressoché ogni metrica di bilancio, mentre la redditività, misurata in termini di ROE si sta appiattendo e non è poi così elevata, mentre il dividend yield, seppur ancora elevato rispetto alla media generale, è in un ciclo di calo secolare, tipico di titoli che a fronte di una crescita degli utili contenuta hanno visto le proprie quotazioni salire notevolissimamente.
In particolare si può notare come le previsioni indichino per i risultati complessivi del 2007 e per il 2008 una crescita dell'eps inferiore alla media mondiale.
Queste previsioni sono state fatte dall'ibes un sistema di raccolta delle previsioni degli analisti dei maggiori broker istituzionali. Abbiamo già visto però come queste stime siano spesso un po' delle pie illusioni e come vengano riviste pesantemente al ribasso, proprio negli anni più problematici.
Ora è assai probabile che nel caso specifico le utilities siano quelle che presentino una maggiore attendibilità delle stime, rendendo quindi più probabile quel dividend yield complessivo del 2,9% previsto per l'anno venturo. Inoltre va considerato un altro aspetto, queste società sono generalmente fra i maggiori protagonisti del mercato del debito vista l'intensità di capitale dei propri business. In una situazione di credit crunch a livello consumer e di spread in crescita (per quanto ancora non esplosiva) di bond e altre forme di finanziamento corporate, non è irragionevole pensare che, in un quadro di taglio dei tassi, vengano premiate maggiormente quelle emissioni supportate da solidi e crescenti cash flow.
Intendiamoci con questo non voglio dire che le utilities siano un buon affare, anzi è alquanto probabile che si siano lasciate alle spalle per un po' il grosso della crescita. Quello che mi sento di affermare con una certa convinzione è che questo comparto continuerà a sovraperformare il benchmark generale del mercato azionario mondiale, specialmente se quest'ultimo dovesse andare incontro a un 2008 decisamente difficile.