FT, INVESTIRE IN ITALIA? SI GUIDA CON FRENO TIRATO
(ANSA) - ROMA, 23 GEN - Perché investire in Italia è come guidare con il freno tirato? A chiederselo è il Financial Times, in un articolo a pagina intera dedicato alle frustrazioni che vivono i grandi gruppi internazionali che tentano di sbarcare nella penisola, in particolare le grandi catene di ristorazione e commerciali che hanno invaso gli altri Paesi europei. Il quotidiano finanziario descrive centri città popolati di bar a conduzione familiare, pasticcerie con prodotti fatti in casa, ciabattini che vendono scarpe fatte a mano e per cui "non servono aride cifre per vedere quello che chiaramente non c'é", vale a dire i negozi 'american-style': "Non c'é un Kfc (catena di fast food, ndr) in Italia. Ci sono solo 37 Burger Kings contro gli oltre 400 della Spagna e gli oltre 500 della Gran Bretagna. Perfino Mc Donald's a un certo punto andò vicino a chiudere". Un "terreno ostile", insomma, in cui si combatte contro "la burocrazia, l'antimperialismo e la corruzione" e che determina una "scarsezza di investimenti stranieri nell' economia italiana". Il Financial Times ricorda così le vicende di At&t, che "si ritirò dall'investimento in Telecom Italia citando interferenze politiche dal governo", quella della fusione Abertis-Autostrade "accantonata nel mezzo di un'imprevista riscrittura delle leggi che governano le concessioni autostradali", o il caso dell' australiana Macquarie "esclusa" dagli Aeroporti di Roma. Di attualità è invece il nuovo tentativo del gruppo inglese Bg nel rigassificatore di Brindisi, bloccato da anni da diversi fattori, e che sta diventando "un incubo". "Alcune persone - continua il giornale - non hanno dubbi che l'ambiente finanziario e politico agisca come deterrente". Tanto che i dati preliminari dell'Unctad evidenziano "un collasso nei nuovi investimenti stranieri diretti in Italia proprio quando questi afflussi si sono impennati altrove nell'Unione europea": nel 2007, a fronte di una crescita del 15% nel Vecchio continente, l'Italia mostra un calo del 28%. L'Italia, oltre tutto, "sta anche perdendo gli investimenti indiretti" e l'interesse da parte dei fondi di private equity. Tutto ciò, conclude il quotidiano della City, "alimenta lo spettro del nazionalismo economico". La difesa del sistema italiano è affidata al ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, secondo cui è possibile anche in Italia avviare una catena di negozi (vedi Benetton), e che sottolinea l'apertura di alcuni settori specifici come la telefonia. Tuttavia, il ministro riconosce i differenti livelli di governo tra potere centrale e locale, "la proliferazione di leggi e la straordinaria lentezza della giustizia civile". (ANSA).
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