CAPITOLO 23 L’arte concettuale
Mentre i pittori di tutte le scuole facevano soldi a palate, gli scrittori vivevano in miseria. Ciò li spinse ad escogitare un modo per spillare denaro continuo dai loro creditori. In pratica, non fecero altro che esporre alcune pagine ingrandite dei propri libri, dove c’era qualche fotografia e molte idee bislacche, e anche qualche vera e propria presa per i fondelli. Tuttavia, solo una piccola parte degli spettatori mostrava di capire: gli altri, potenza della suggestione, erano convinti di vedere delle vere opere d’arte moderna.
Gli scrittori alla fine esagerarono: non si limitarono ad ingrandire le pagine dei libri, ma vollero anche venderle a caro prezzo, suscitando un’invidia pazzesca da parte dei librai.
Naturalmente questa scelta comportava un apporto critico gigantesco: da tutti i manicomi del mondo furono chiamati i migliori specialisti in fantasie masturbatorie, i quali dettero un apporto così sostanzioso che più volte la censura fu lì lì per intervenire. Poi però, siccome non si capiva niente, i critici la sfangavano, anche se qualcuno, duramente, ma in sostanza pietosamente, fu menato con foga, allo scopo di fargli ritornare un minimo di buon senso.
In pratica, ci fu chi espose la foto di una marmotta spiegando che si trattava di esprimere l’estate: mar + Motta (gelati, fabbrica allora ancora non distrutta dalle cure dello stato). Altri presentavano un neon su fondo bianco e chiamavano il tutto Era inutile, con un sottile doppio senso che metteva brividi di piacere ai critici. Il migliore di tutti scriveva sul muro SONO STANC, la mancanza della O finale volendo esprimere che la stanchezza era tale da impedire all’autore di finire l’opera, però lasciando anche intendere che magari l’autore poteva essere slavo e chiamarsi Stanc: insomma un vero genio.
Tutte queste sottigliezze venivano però normalmente espresse in inglese, perché quella era la lingua di chi aveva i soldi. Che i poveri cinesi si arrangiassero, o rimanessero fermi alla vecchia, superata arte tradizionale. Questo particolare mostra quanto poco lungimirante sia stato quel movimento, visto che con il tempo i soldi finirono tutti, a conti fatti, proprio nelle tasche dei cinesi: bastava saper aspettare qualche annetto.