Anteprima. Una nuova Storia dell'arte :)

CAPITOLO 15 Il Cubismo


Alla fine dell’800 il cosiddetto stile floreale aveva proprio stomacato tutti: non c’era un angolo acuto nei quadri neanche per sbaglio, l’angolo retto era troppo onesto per immischiarsi in quel tipo di pittura, l’angolo ottuso era troppo scemo per partecipare, insomma c’erano solo curve, che pareva di trovarsi nel camerino della Bellucci. Alla situazione ormai insopportabile (la gente cadeva sui pavimenti convessi delle case, gli ospedali vicini alle rive di un fiume rotolavano in acqua, ecc.) decise di porre rimedio un pittore fallito, un certo Cessanne, chiamato così perché finito a nettare i cessi per espiare le sue brutture. Egli si ribellò e, da quel momento in poi, i suoi lavori sembravano fatti da un geometra, non c’era una curva che sia una, le fronde degli alberi parevano tanti cubetti di ghiaccio e così lo prendevano per il cubo dicendogli che la sua pittura era cubista.

Ciò nonostante ebbe anch’egli i suoi seguaci, in particolare Bicasso e Brache, la cui popolarità sul mercato era regolarmente inversa e, come dicevano i francesi, Quand le Brache se abbass le Bicasso se leve par dessus.


Da allora, tutti facevano a gara per eliminare le curve dai loro quadri. Qualcuno, non riuscendoci, fece un quadro tutto nero, così almeno i 4 angoli della tela erano garantiti; altri, per lo stesso motivo, incollavano sul fondo dei fogli di giornale con gli angoli bene in vista. In questo caso erano molto importanti i titoli, che sono la sintesi di tutto l’articolo: così questo particolare cubismo fu detto sintetico.


Per eliminare del tutto i vecchi pittori che dipingevano ancora le curve fu scatenata la prima Guerra Mondiale, e i pittori mandati al fronte. Le modelle, però, restarono a casa conservando il culto della curva nel loro stesso corpo. Ugual cosa non si può dire per le modelle dei pittori cubisti, che erano bruttissime, con il seno piatto, il bacino angolato, le gambe come stretti parallelepipedi. Esse restarono a lungo disoccupate, finché alcuni geniali stilisti non presero ad utilizzarle nelle sfilate di moda, in certo senso al posto degli attaccapanni. Il loro successo fu imprevedibile – e continua tuttora - tanto che non mangiare divenne un impegno sociale diffuso in tutto il popolo, tranne che, come al solito, nel Parlamento.
 
CAPITOLO 16 Il Futurismo


Il Futurismo fu un movimento artistico che si prefiggeva lo scopo di avere un parlamento onesto in Italia, da qui il suo nome. Infatti la cosa veniva rimandata di secolo in secolo, praticamente solo e sempre in futuro. Pertanto i futuristi erano costantemente in bolletta, al droghiere dicevano sempre “Pago domani”, i padroni di casa si dannavano, peraltro inutilmente, allo scopo di sbattere fuori questi inquilini, i più morosi che si fossero mai visti. Dovendo scappare sempre da tutto e da tutti essi avevano il mito della velocità. Il più bravo di loro fu Boccioni, che non pagò mai un debito, infatti il suo autoritratto ha per titolo “Dinamismo di un ciclista”; “Rissa in Galleria” racconta di quando passò in mezzo ad una folla di creditori a Milano, e gli “Addii”, chiamati anche “Marameo” , commemorano l’ultimo istante in cui il grande debitore fu visto in pubblico.

La sorte di Balla fu assai differente. Catturato dai creditori e richiesto di pagare tutto, mostrò loro il portafogli vuoto, nel quale le ragnatele producevano alcune stupende “compenetrazioni iridescenti”, come lui le chiamò. Infuriati, i creditori allora gli strapparono il cagnolino che teneva al guinzaglio e se lo divisero tra loro in mille pezzi, come anticipo sul dovuto. In seguito Balla volle commemorare la povera bestiola riproducendone tutte le frattaglie in un unico grande quadro.

Balla fu pittore più evoluto di Boccioni. Le fughe del primo in bicicletta furono di gran lunga superate dal secondo, il quale usava un’automobile, che per giunta non era nemmeno sua. Purtroppo alla fine si schiantò su un muretto, e anche l’auto, così come prima il cane, finì divisa in mille pezzi. Da ciò si vede come la pittura di Balla, in realtà, non si sia mai allontanata dal divisionismo iniziale.

Oltre che pittore, Russolo era anche musicista: alle sue esposizioni faceva una cagnara tale che nessuno poteva capire dove si fosse nascosto. In realtà stava sempre sotto una grancassa, il che non giovò molto al suo equilibrio psichico: infatti terminò la sua vita compiendo esperimenti sulla mente delle allieve dell’Accademia, le quali però avrebbero preferito esperimenti sul fisico, ma ormai il Maestro era suonato.

Il futurismo ebbe molti epigoni nella Russia stalinista. I famosi Piani Quinquennali, i quali appunto sostanzialmente indicavano il Sol dell’avvenire, ne furono il trionfale esito: la Russia divenne debitrice di tutto il mondo ma non tirò mai fuori un quattrino. La lezione dei maestri italiani era stata assimilata perfettamente.


CAPITOLO 17 Dada e Surrealismo


Dada si può descrivere solo con. Poi ecco magari. Infine Duchamp, espone orinatoi ma rovesci, tutti si bagnano. E tutti si bagnano, e di che? Nudo che ruzzola dalle scale. Nuda che non ruzzola, ma razzola (male). Che non abbia senso, a caso, in Svizzera e intanto Europa s’ammazza. Come ragazzini, collage nel college. Tutto il contrario di.


Il Surrealismo è una corrente di pittura che si ispira alla psicanalisi, nel senso che i surrealisti cercarono costantemente di farsi pagare quanto gli psicanalisti. Il surrealista più noto al grande pubblico è Salvador Dalì: costui profittava biecamente del carattere mansueto che hanno le giraffe per inserire un certo numero di cassetti nel loro lungo collo. I cassetti restavano aperti e alle giraffe veniva il mal di gola, ma di questo il Maestro non si curava, bastava guadagnare tanto e poi tanto.

I pittori di questa corrente dipingevano i soggetti così come venivano loro in mente, senza alcuna censura. Ci fu persino chi dipinse una farfalla che sodomizzava il presidente francese: ebbe poi molto tempo per spiegare a chi gli viveva vicino che si trattava di un gesto surrealista e non di una contumelia, e fu per questo motivo che la Francia si trovò ad avere alcune tra le guardie carcerarie più colte d’Europa.

In tedesco ernst significa serio, e se si guardasse solo al suo nome Max Ernst avrebbe dovuto essere un modello estremo di buon comportamento. Invece questo tedesco fuori di testa lavorava ponendo un foglio sul tavolo, vi sfregava sopra una matita, poi si metteva a ridere e diceva, in buon italiano, “Ho fregato anke oggi”, sottinteso “i collezionisti”. Che infatti compravano qualunque cosa sulla quale egli ponesse la firma. Ernst, capita l’antifona, cominciò a firmare proprio di tutto, per fare rapidamente più soldi possibile, ma la faccenda ebbe fatalmente termine quando apparve sul mercato, una foto del sedere nudo del Papa con sopra la firma del’artista. Anche questo è surrealismo, ed è diventato, alla lettera, un cult, anzi, un cul. Però da allora l’artista, “vivamente consigliato” a moderarsi, una volta passati i sei mesi d’ospedale dovette darsi una calmata.

Un altro grande del Surrealismo si chiamava Magritte e dipingeva i ricordi d’infanzia, tra cui la pipa che aveva fumato all’età di due anni. Quando fu scoperto dai genitori in tale atto egli disse, con l’aria più candida di questo mondo, “ceci n’est pas une pipe” “Ah no? E que cass ch’il è alors?” rispose il padre tempestandolo di pugni sulle mascelle sino a fargli venire il dubbio di non aver più la sua faccia, ma forse quella di un altro. Da allora lo scopo dell’artista fu liberarsi della confusione che aveva in testa trasferendola nel cervello dell’osservatore, e va detto che ci riuscì perfettamente.
 
Ultima modifica:
Complimenti Baleng! Molto spiritose.:lol:
Arigatò

inchino_saluto_giapponese.jpg
 
:ola:

Quando ricomincerò a fare arte ti chiederò qualche idea, sono sicuro che ne avrai tante. Esempio mostrare autopsie di cadaveri umani come hirst ha fatto con le mucche, far passare una balena nella cruna di un ago dopo che il cammello è già passato, rovesciare un tir di monete da 1 centesimo sul pavimento della biennale per vedere quanto tempo restano lì e se aumentano o diminuiscono nel frattempo (performance-evento ad alto tasso di imprevedibilità), creare un percorso obbligato pieno di buche per vedere quante persone si faranno male e quante di queste faranno causa.
 
CAPITOLO 18 L’Espressionismo Astratto


Tra le varie attività inquinanti i cui rifiuti gli USA esportano in tutto il mondo, un posto preminente lo ha la produzione di quel genere di pittura chiamato Espressionismo Astratto. Da quando non era più necessario saper disegnare per guadagnare molti dollari, furono migliaia gli artisti o presunti tali che cercarono di crearsi uno stile riconoscibile. Ci fu chi spalmò di miele le tele per poi buttarle tra gli orsi dello Yosemite National Park e recuperarle dopo il trattamento; altri approfittavano delle condanne per fucilazione, ponevano un foglio sul petto dei condannati e lo raccoglievano ad operazione compiuta (va detto che con l’avvento della sedia elettrica questi pezzi divennero una rarità e acquistarono molto valore); Pollock si limitò a legare barattoli bucati pieni di colore ad una corda facendoli sgocciolare sulla tela, posta per terra. Il risultato era quello che era, ma i quadri contenevano tanto di quel colore che, già solo per il materiale utilizzato, costavano un occhio della testa, e questo, com’è noto, è l’unico criterio per misurare la qualità di un’opera. Pertanto Pollock divenne così famoso che persino nell’Inferno gli dedicarono un piatto, il noto Pollock alla diavola, dove appunto i sughi colano come colori da un barattolo.

All’opposto di Pollock (che poi sarebbe kcolloP) Franz Kleenex non aveva nemmeno il denaro per comprarsi il colore e se la cavò rubando a più riprese il catrame dai cantieri stradali. Compose così dei magmatici giganteschi reticoli neri su fondo bianco, usando una pennellessa per fare prima, almeno finché non fu scoperto in flagrante; fu poi immerso egli stesso in un barile di catrame e poi coperto di piume, secondo le stravaganti usanze di quelle terre. Dopo tale episodio la sua pittura perse un po’ di energia e Kline (ormai non poteva più chiamarsi Kleenex, è logico dopo quanto gli era successo) passò a creare, disegnandoli con uno stuzzicadenti, progettini per francobolli, che però, persistendo egli nello stile precedente, sembravano piuttosto modellini per il timbro di annullamento degli stessi.

Il loro collega Mark [“Misono”] Rotto era uno scioperato con pochissima voglia di lavorare. Passava le giornate a guardare la finestra dal suo divano e decidere se fosse più interessante quanto si vedeva nella parte superiore o in quella inferiore. Poi improvvisamente si poneva davanti alla tela e in 25 secondi terminava il quadro dipingendovi con un pennello gigantesco le due metà mediante due tinte diverse. Indi si accasciava esausto sul divano e vi rimaneva per molti giorni senza muovere un muscolo. Poiché comunque era cugino del miglior amico della parrucchiera del Presidente si decise di puntare su di lui per fare quattrini a palate. Pertanto si attribuirono ai suoi quadri titoli originalissimi, allo scopo di incuriosire le folle, quali: Cerchio Bianco, Arancione su Marrone, o Violetto Verde e Rosso: quest’ultimo, contenendo lo spropositato numero di ben tre colori, batté nel 2014 ogni precedente record d’asta. Gli americani, felici due volte, cioè prima per essersene liberati e poi per averlo rifilato a un russo, oltre ad aver fregato costui, si fregarono anche a lungo le mani .

Comunque sia, se il quadro fece un prezzo record significa che era indubitabilmente il più bello, come dice un noto proverbio afgano: “Ritenta, la prossima volta sarai più fortunato”.
 
CAPITOLO 18 L’Espressionismo Astratto


Tra le varie attività inquinanti i cui rifiuti gli USA esportano in tutto il mondo, un posto preminente lo ha la produzione di quel genere di pittura chiamato Espressionismo Astratto (servivano in reltà per esportare droga e armi per la camorra, dietro alle tele mettevano un M16 o un fal o una mitragliatrice mg o browning a seconda del formato, la droga al posto del caricatore). Da quando non era più necessario saper disegnare per guadagnare molti dollari, furono migliaia gli artisti o presunti tali che cercarono di crearsi uno stile riconoscibile. Ci fu chi spalmò di miele le tele per poi buttarle tra gli orsi dello Yosemite National Park e recuperarle dopo il trattamento (mi dici chi era? ah che idea fantastica.., peccato che il regolmento di yellowstone non consenta di dar da mangiare agli animali); altri approfittavano delle condanne per fucilazione, ponevano un foglio sul petto dei condannati e lo raccoglievano ad operazione compiuta (va detto che con l’avvento della sedia elettrica questi pezzi divennero una rarità e acquistarono molto valore)(stai attento che questa te la ruba Cattelan); Pollock si limitò a legare barattoli bucati pieni di colore ad una corda facendoli sgocciolare sulla tela, posta per terra. Il risultato era quello che era, ma i quadri contenevano tanto di quel colore che, già solo per il materiale utilizzato, costavano un occhio della testa, e questo, com’è noto, è l’unico criterio per misurare la qualità di un’opera (70 kg di colore sulla tela, costa 100 euro al kg, totale 7000 euro, era il prezzo dell'epoca). Pertanto Pollock divenne così famoso che persino nell’Inferno gli dedicarono un piatto, il noto Pollock alla diavola, dove appunto i sughi colano come colori da un barattolo(come col colore si inventò il risotto alla milanese, il diavolo copia).

All’opposto di Pollock (che poi sarebbe kcolloP) Franz Kleenex non aveva nemmeno il denaro per comprarsi il colore e se la cavò rubando a più riprese il catrame dai cantieri stradali(sì ma lo faceva in Italia perchè era sicuro dell'impunità, per quello che le nostre strade sono così piene di buche, carenza di bitume poi usato anche da kounellis e altri poveristi fino ai giorni nostri). Compose così dei magmatici giganteschi reticoli neri su fondo bianco, usando una pennellessa per fare prima, almeno finché non fu scoperto in flagrante (non sapeva che per dipingere una grande tela ci vuole non un pennello grande ma un grande pennello, quelli della cinghiale decisero di dargli una lezione); fu poi immerso egli stesso in un barile di catrame e poi coperto di piume, secondo le stravaganti usanze di quelle terre . Dopo tale episodio la sua pittura perse un po’ di energia e Kline (ormai non poteva più chiamarsi Kleenex, è logico dopo quanto gli era successo) passò a creare, disegnandoli con uno stuzzicadenti, progettini per francobolli, che però, persistendo egli nello stile precedente, sembravano piuttosto modellini per il timbro di annullamento degli stessi.

Il loro collega Mark [“Misono”] Rotto era uno scioperato con pochissima voglia di lavorare(ndr:senza fonte). Passava le giornate a guardare la finestra dal suo divano e decidere se fosse più interessante quanto si vedeva nella parte superiore o in quella inferiore. Poi improvvisamente si poneva davanti alla tela e in 25 secondi terminava il quadro dipingendovi con un pennello gigantesco(un altro nel mirino della cinghiale) le due metà mediante due tinte diverse. Indi si accasciava esausto sul divano e vi rimaneva per molti giorni senza muovere un muscolo. Poiché comunque era cugino del miglior amico della parrucchiera del Presidente si decise di puntare su di lui per fare quattrini a palate(il ristorante di proprietà del presidente era pieno dei suoi quadri e la gente non li voleva, si decise così che era il caso di venderli al prezzo più alto possibile). Pertanto si attribuirono ai suoi quadri titoli originalissimi, allo scopo di incuriosire le folle, quali: Cerchio Bianco, Arancione su Marrone, o Violetto Verde e Rosso(perchè non dici che i titoli li avevi suggeriti tu?): quest’ultimo, contenendo lo spropositato numero di ben tre colori, batté nel 2014 ogni precedente record d’asta(sempre merito tuo, il talento commerciale non ti manca). Gli americani, felici due volte, cioè prima per essersene liberati e poi per averlo rifilato a un russo, oltre ad aver fregato costui, si fregarono anche a lungo le mani (compresi gli avventori del ristorante del presidente che riuscivano a mangiare senza il mal di stomaco causato da quelle tinte audaci) .

Comunque sia, se il quadro fece un prezzo record significa che era indubitabilmente il più bello, come dice un noto proverbio afgano: “Ritenta, la prossima volta sarai più fortunato”.
 
Ultima modifica:
Per errore era saltato il capitolo 16. Eccolo qua (lo inserisco anche al posto più giusto, tra 15 e 17).

CAPITOLO 16 Il Futurismo


Il Futurismo fu un movimento artistico che si prefiggeva lo scopo di avere un parlamento onesto in Italia, da qui il suo nome. Infatti la cosa veniva rimandata di secolo in secolo, praticamente solo e sempre in futuro. Pertanto i futuristi erano costantemente in bolletta, al droghiere dicevano sempre “Pago domani”, i padroni di casa si dannavano, peraltro inutilmente, allo scopo di sbattere fuori questi inquilini, i più morosi che si fossero mai visti. Dovendo scappare sempre da tutto e da tutti essi avevano il mito della velocità. Il più bravo di loro fu Boccioni, che non pagò mai un debito, infatti il suo autoritratto ha per titolo “Dinamismo di un ciclista”; “Rissa in Galleria” racconta di quando passò in mezzo ad una folla di creditori a Milano, e gli “Addii”, chiamati anche “Marameo” , commemorano l’ultimo istante in cui il grande debitore fu visto in pubblico.

La sorte di Balla fu assai differente. Catturato dai creditori e richiesto di pagare tutto, mostrò loro il portafogli vuoto, nel quale le ragnatele producevano alcune stupende “compenetrazioni iridescenti”, come lui le chiamò. Infuriati, i creditori allora gli strapparono il cagnolino che teneva al guinzaglio e se lo divisero tra loro in mille pezzi, come anticipo sul dovuto. In seguito Balla volle commemorare la povera bestiola riproducendone tutte le frattaglie in un unico grande quadro.

Balla fu pittore più evoluto di Boccioni. Le fughe del primo in bicicletta furono di gran lunga superate dal secondo, il quale usava un’automobile, che per giunta non era nemmeno sua. Purtroppo alla fine si schiantò su un muretto, e anche l’auto, così come prima il cane, finì divisa in mille pezzi. Da ciò si vede come la pittura di Balla, in realtà, non si sia mai allontanata dal divisionismo iniziale.

Oltre che pittore, Russolo era anche musicista: alle sue esposizioni faceva una cagnara tale che nessuno poteva capire dove si fosse nascosto. In realtà stava sempre sotto una grancassa, il che non giovò molto al suo equilibrio psichico: infatti terminò la sua vita compiendo esperimenti sulla mente delle allieve dell’Accademia, le quali però avrebbero preferito esperimenti sul fisico, ma ormai il Maestro era suonato.

Il futurismo ebbe molti epigoni nella Russia stalinista. I famosi Piani Quinquennali, i quali appunto sostanzialmente indicavano il Sol dell’avvenire, ne furono il trionfale esito: la Russia divenne debitrice di tutto il mondo ma non tirò mai fuori un quattrino. La lezione dei maestri italiani era stata assimilata perfettamente.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto