eccomi qui.
il sabato sera è decisamente il momento migliore per chiacchierare d'Arte
non riporto il post di Baleng, ma spero di sintetizzarne il concetto:
l'Arte Concettuale è un gran mix di teorie, discipline, tesi ed antitesi,
che a volte non dialogano tra di loro perchè sono prive di un valore riconosciuto che le unifichi,
e le faccia rientrare in un recinto che, pare a Balneg, si stia invece ricostruendo a posteriori,
per permettere all'arte concettuale di invadere spazi a lei estranei come i Musei.
Allora,
non sono in grado di dirti se è in atto un processo di catalogazione
e/o di "artificiosa" costruzione di un movimento Concettuale che di fatto non esiste,
nè tanto meno se questa attenzione oggi prestata all'idea (o ideazione) di un'opera d'arte,
sia qualcosa di volutamente mercificatorio creato ad arte per avere nuove sponde di lucro.
Dai tuoi post precedenti leggo sostanzialmente questo.
Posso però affermare con ragionevole certezza che quella che oggi definiamo Arte Concettuale,
è qualcosa che di fatto si è concentrato in un arco temporale molto limitato di circa una decina d'anni tra i primi anni '60 e la metà degli anni '70.
In quel particolare decennio accadde proprio quello che Baleng denuncia: un gran casino.
Una tale e tanta proposta di linguaggi nuovi e di pratiche artistiche mai viste,
che gli stessi critici di allora fecero fatica ad inquadrare.
Abbastanza eloquente ad esempio, è il fatto che lo stesso Gillo Dorfles
(e si, adesso è qui mio fedele compagno per aiutarmi a contestualizzare quanto scrivo)
dopo aver pubblicato con Feltrinelli nel giugno del '61 il suo "Ultime tendenze dell'arte d'oggi",
sente l'esigenza di ripubblicarlo nel novembre del 1973,
aggiornando ed accrescendo lo stesso testo proprio con quello che aveva visto in quei dieci anni.
Concentriamo quindi per adesso l'attenzione in quel decennio.
E allontaniamo l'idea che quasi 50 anni dopo, qualcuno stia ripescando artisti dimenticati.
Primo perche' di fatto non sono mai stati nell'oblio ed a seguire perchè di fatto sono già nei musei da almeno 40 anni.
prosegue ...
Veramente ... non mi riconosco nella tua interpretazione: essa si interroga su problemi che nemmeno mi potevano passare per la mente (per ignoranza).
Volevo solo dire che se l'arte concettuale ha un recinto tutto suo, non è affatto detto che debba coabitare con l'altra arte (sinteticamente detto).
Un recinto significa valori, modi di guardare, godimenti diversi. Una categoria.
Un gran giocatore di scacchi non lo è perché i suoi muscoli siano poderosi. Lo è per qualità specifiche relative al gioco degli scacchi.
Comunque, ha poca importanza, visto che cercando di interpretare me hai aggiunto ulteriori dati
. Grazie per lo sforzo.
Per "fortuna" le cose si stanno chiarendo in contemporanea sul thread del figurativo vs astratto, e la cosa mi fa molto piacere.
A questo punto dell'analisi, infatti
posto che prima del 900 la pittura giocava all'interno di regole poco modificabili, sia per l'artista che per lo spettatore
ma con il 900
è l'artista che, di volta in volta, si ricrea le regole stesse del suo recinto
nel quale dunque sarà ovviamente bravo e capace, salvo tristi eccezioni,
avviene che il modo di guardare sposta il punto dell'attenzione, e valuterà non tanto l'opera, cioè il risultato artistico, quanto le scelte estetiche.
Questo è il punto preliminare, il giudizio già si dà nell'accettazione (magari con riserva) o meno della tipologia di operazione proposta.
Per esempio su Ceroli si valuterà l'interesse di creare un'opera con lamine di compensato (e su ciò, poi, sarà ovviamente lui il più bravo)
su Manzoni si valuterà l'interesse d'inscatolare quella roba là
su Man Ray cercherò di decidere quale valore estetico abbia la scelta di metter chiodi sotto un ferro da stiro
ma, diversamente, su Morandi non si valuterà il senso di dipingere sempre bottiglie, ma
come furono dipinte.
... eccomi qui per la chiosa finale di oggi
che racchiude le basi sulle quali poi introdurre opere e artisti.
Cito le ricerche di Peter Osborne
"
... ogni foma di negazione produsse una diversa serie di risorse o possibilità strategiche,
generando una tipologia precisa di Arte Concettuale, elencata nella seguente lista:
1. NEGAZIONE DELLA MATERIALITA' DELL'OGGETTO ARTISTICO
Nasce l'Arte Concettuale legata alla storia dell'esecuzione musicale e della danza: “Hic et nunc”
2. NEGAZIONE DEL MEZZO ESPRESSIVO
Diede origine ad un genere di Arte CConcettuale strettamente legato alla storia del Minimalismo
3. NEGAZIONE DELL'INTRINSECO SIGNIFICATO DELLA FORMA VISIVA
Lasciando spazio ad un contenuto semiotico e linguistico, porto alla creazione dell'Arte Concettuale vicina alla filosofia accademica ed alla storia del readymade
4. NEGAZIONE DELLE NORME CANONICHE RELATIVE ALL'AUTONOMIA DELL'OPERA D'ARTE E DELL'ARTISTA
Inserite nel contesto politico degli anni '60 le opere Concettuali di questa tipologia si suddividono in:
4.1 opere che intervengono su forme culturali di comunicazione per trasformare le strutture della vita quotidiana
4.2 opere incentrate sul conflitto politico-ideologico che vogliono sensibilizzare su posizioni alternative all'ideologia dominante
4.3 opere che concentrano la loro attenzione sui rapporti di potere che regolano le istituzioni artistiche.
Seguendo questa classificazione, emergono 6 categorie di Arte Concettuale..."
Ecco qui che l'apparente casino citato in premessa trova,
grazie allo studioso/filosofo Peter Osborne,
finalmente un quadro d'insieme ed una chiave di lettura comune che ci permetterà di entrare e leggere singole opere e movimenti,
tutti definibili di Arte Concettuale, partendo dagli anni '60 fino ai giorni nostri.
Pensavo peggio, ma pescando di qua e di la,
penso di aver dato un'idea di cosa accomuna gli artisti dell'Arte Concettuale
e quali siano le sue basi.
@baleng a te
Negazione ...
forse era meglio dire superamento, vabbè. Superando la MATERIALITA' si crea un arte, come scritto, dell'hic et nunc. Ovviamente la si giudicherà secondo le sue leggi, ma a qualche museo potrebbe non interessare ...
Superando non tanto il MEZZO ESPRESSIVO, quanto l'articolazione che esso permette all'attenzione dell'osservatore, riduco le percezioni dello spettatore a pochissima cosa. Qualcuno potrebbe non gradire ...
NEGAZIONE (superamento ...) DELL'INTRINSECO SIGNIFICATO DELLA FORMA VISIVA, cioè del modo di guardare secondo natura, pur evoluto, anzi, evolutissimo. Ci aggiungo semplicemente la "natura" creata dall'uomo, cioè i linguaggi simbolici che non presentano nessuna analogia formale o funzionale rispetto al loro significato. In sintesi: la parola acqua non mi bagna
, né evoca il liquido se uno non conosce la lingua. A questo punto si dovrebbe ammettere di aver creato un genere nuovo (come la poesia visiva) che dovrebbe camminare con le sue gambe e non parassitare le gallerie, i musei e tutto quanto sostiene l'arte priva di questo artificio. Come dire: non sommare mele e bulloni. Sono pochi, direi nessuno, i musei che espongono il testo della Divina Commedia. E' giusto.
NEGAZIONE DELLE NORME CANONICHE RELATIVE ALL'AUTONOMIA DELL'OPERA D'ARTE E DELL'ARTISTA: in pratica, volontà di interagire, anzi, di agire sul sociale. Non possiedo sufficienti sensi di colpa per esserne influenzato, e a me sembra pure un bell'esercizio di presunzione. Detto questo, si faccia pure, ma non ci si metta (lo ripeto) sul piano di quell'arte che queste scelte non fa. Si crea dunque una categoria dell'agire umano, come la cucina o la prestidigitazione, e si accetta la discriminante: chi ne è interessato se la gode. Come chi è interessato alla cucina, assaggia e dice buono, discreto, ecc., ma non dice "meglio di Monet", come non paragona una Ferrari a Chagall, ma nemmeno a Fontana.
In fin dei conti, anche per la musica sono di regola e salvo eccezioni più adatti gli auditorium che le sale dei musei.