Arte Concettuale - genesi, significati ed evoluzione

grazie

ma prima di chiudere rispondo ai tuoi quesiti che valgono per me le seguenti risposte,
ed abbi pazienza se ho dovuto motivare un minimo e in un quadro unitario la ricerca,
sulla validità dei risultati dovremo poi introdurre singoli artisti.

perché dovrebbe piacermi?
a me piace trovarmi spiazzato, la prima volta fermarmi e sentirmi ignorante,
per poi studiare e capire quel linguaggio e scoprirne la bellezza dell'idea che lo porta avanti

perchè dovrebbero esistere altre opere oltre la prima, o le prime due o tre?
perchè un'idea evolve fino ad arrivare a ragionarla in infiniti spazi senza dimensioni

perché dovrei pagare bei soldoni per queste opere?
perchè ogni volta che sono da solo, e posso farlo solo da solo, guardo queste opere e mi ci perdo dentro con la testa più ch econ gli occhi

come si potrebbe riconoscere un falso?
mi interessa poco la questione e comunque mi tutelo prima di pormi la domanda.

anche questo era più semplice di quanto pensassi

azz.. manca la faccina che tanto usavo :wall:,
aiuto qualcuno avvisi la redazione :clava:


il letto x la nanna :(
notte
 
eccomi qui.
il sabato sera è decisamente il momento migliore per chiacchierare d'Arte

non riporto il post di Baleng, ma spero di sintetizzarne il concetto:

l'Arte Concettuale è un gran mix di teorie, discipline, tesi ed antitesi,
che a volte non dialogano tra di loro perchè sono prive di un valore riconosciuto che le unifichi,
e le faccia rientrare in un recinto che, pare a Balneg, si stia invece ricostruendo a posteriori,
per permettere all'arte concettuale di invadere spazi a lei estranei come i Musei.

Allora,
non sono in grado di dirti se è in atto un processo di catalogazione
e/o di "artificiosa" costruzione di un movimento Concettuale che di fatto non esiste,

nè tanto meno se questa attenzione oggi prestata all'idea (o ideazione) di un'opera d'arte,
sia qualcosa di volutamente mercificatorio creato ad arte per avere nuove sponde di lucro.

Dai tuoi post precedenti leggo sostanzialmente questo.

Posso però affermare con ragionevole certezza che quella che oggi definiamo Arte Concettuale,
è qualcosa che di fatto si è concentrato in un arco temporale molto limitato di circa una decina d'anni tra i primi anni '60 e la metà degli anni '70.

In quel particolare decennio accadde proprio quello che Baleng denuncia: un gran casino.

Una tale e tanta proposta di linguaggi nuovi e di pratiche artistiche mai viste,
che gli stessi critici di allora fecero fatica ad inquadrare.
Abbastanza eloquente ad esempio, è il fatto che lo stesso Gillo Dorfles
(e si, adesso è qui mio fedele compagno per aiutarmi a contestualizzare quanto scrivo)
dopo aver pubblicato con Feltrinelli nel giugno del '61 il suo "Ultime tendenze dell'arte d'oggi",
sente l'esigenza di ripubblicarlo nel novembre del 1973,
aggiornando ed accrescendo lo stesso testo proprio con quello che aveva visto in quei dieci anni.

Concentriamo quindi per adesso l'attenzione in quel decennio.
E allontaniamo l'idea che quasi 50 anni dopo, qualcuno stia ripescando artisti dimenticati.
Primo perche' di fatto non sono mai stati nell'oblio ed a seguire perchè di fatto sono già nei musei da almeno 40 anni.

prosegue ...
Veramente ... non mi riconosco nella tua interpretazione: essa si interroga su problemi che nemmeno mi potevano passare per la mente (per ignoranza).
Volevo solo dire che se l'arte concettuale ha un recinto tutto suo, non è affatto detto che debba coabitare con l'altra arte (sinteticamente detto).
Un recinto significa valori, modi di guardare, godimenti diversi. Una categoria.
Un gran giocatore di scacchi non lo è perché i suoi muscoli siano poderosi. Lo è per qualità specifiche relative al gioco degli scacchi.
Comunque, ha poca importanza, visto che cercando di interpretare me hai aggiunto ulteriori dati :) . Grazie per lo sforzo.
Per "fortuna" le cose si stanno chiarendo in contemporanea sul thread del figurativo vs astratto, e la cosa mi fa molto piacere.
A questo punto dell'analisi, infatti
posto che prima del 900 la pittura giocava all'interno di regole poco modificabili, sia per l'artista che per lo spettatore
ma con il 900 è l'artista che, di volta in volta, si ricrea le regole stesse del suo recinto
nel quale dunque sarà ovviamente bravo e capace, salvo tristi eccezioni,
avviene che il modo di guardare sposta il punto dell'attenzione, e valuterà non tanto l'opera, cioè il risultato artistico, quanto le scelte estetiche.
Questo è il punto preliminare, il giudizio già si dà nell'accettazione (magari con riserva) o meno della tipologia di operazione proposta.
Per esempio su Ceroli si valuterà l'interesse di creare un'opera con lamine di compensato (e su ciò, poi, sarà ovviamente lui il più bravo)
su Manzoni si valuterà l'interesse d'inscatolare quella roba là
su Man Ray cercherò di decidere quale valore estetico abbia la scelta di metter chiodi sotto un ferro da stiro
ma, diversamente, su Morandi non si valuterà il senso di dipingere sempre bottiglie, ma come furono dipinte.

... eccomi qui per la chiosa finale di oggi
che racchiude le basi sulle quali poi introdurre opere e artisti.

Cito le ricerche di Peter Osborne

"... ogni foma di negazione produsse una diversa serie di risorse o possibilità strategiche,
generando una tipologia precisa di Arte Concettuale, elencata nella seguente lista:

1. NEGAZIONE DELLA MATERIALITA' DELL'OGGETTO ARTISTICO
Nasce l'Arte Concettuale legata alla storia dell'esecuzione musicale e della danza: “Hic et nunc”

2. NEGAZIONE DEL MEZZO ESPRESSIVO
Diede origine ad un genere di Arte CConcettuale strettamente legato alla storia del Minimalismo

3. NEGAZIONE DELL'INTRINSECO SIGNIFICATO DELLA FORMA VISIVA
Lasciando spazio ad un contenuto semiotico e linguistico, porto alla creazione dell'Arte Concettuale vicina alla filosofia accademica ed alla storia del readymade

4. NEGAZIONE DELLE NORME CANONICHE RELATIVE ALL'AUTONOMIA DELL'OPERA D'ARTE E DELL'ARTISTA
Inserite nel contesto politico degli anni '60 le opere Concettuali di questa tipologia si suddividono in:
4.1 opere che intervengono su forme culturali di comunicazione per trasformare le strutture della vita quotidiana
4.2 opere incentrate sul conflitto politico-ideologico che vogliono sensibilizzare su posizioni alternative all'ideologia dominante
4.3 opere che concentrano la loro attenzione sui rapporti di potere che regolano le istituzioni artistiche.

Seguendo questa classificazione, emergono 6 categorie di Arte Concettuale..
."

Ecco qui che l'apparente casino citato in premessa trova,
grazie allo studioso/filosofo Peter Osborne,
finalmente un quadro d'insieme ed una chiave di lettura comune che ci permetterà di entrare e leggere singole opere e movimenti,
tutti definibili di Arte Concettuale, partendo dagli anni '60 fino ai giorni nostri.

Pensavo peggio, ma pescando di qua e di la,
penso di aver dato un'idea di cosa accomuna gli artisti dell'Arte Concettuale
e quali siano le sue basi.

@baleng a te :ihih:
Negazione ... :mmmm: forse era meglio dire superamento, vabbè. Superando la MATERIALITA' si crea un arte, come scritto, dell'hic et nunc. Ovviamente la si giudicherà secondo le sue leggi, ma a qualche museo potrebbe non interessare ...:prr:
Superando non tanto il MEZZO ESPRESSIVO, quanto l'articolazione che esso permette all'attenzione dell'osservatore, riduco le percezioni dello spettatore a pochissima cosa. Qualcuno potrebbe non gradire ...:ciapet:
NEGAZIONE (superamento ...) DELL'INTRINSECO SIGNIFICATO DELLA FORMA VISIVA, cioè del modo di guardare secondo natura, pur evoluto, anzi, evolutissimo. Ci aggiungo semplicemente la "natura" creata dall'uomo, cioè i linguaggi simbolici che non presentano nessuna analogia formale o funzionale rispetto al loro significato. In sintesi: la parola acqua non mi bagna :corna:, né evoca il liquido se uno non conosce la lingua. A questo punto si dovrebbe ammettere di aver creato un genere nuovo (come la poesia visiva) che dovrebbe camminare con le sue gambe e non parassitare le gallerie, i musei e tutto quanto sostiene l'arte priva di questo artificio. Come dire: non sommare mele e bulloni. Sono pochi, direi nessuno, i musei che espongono il testo della Divina Commedia. E' giusto.
NEGAZIONE DELLE NORME CANONICHE RELATIVE ALL'AUTONOMIA DELL'OPERA D'ARTE E DELL'ARTISTA: in pratica, volontà di interagire, anzi, di agire sul sociale. Non possiedo sufficienti sensi di colpa per esserne influenzato, e a me sembra pure un bell'esercizio di presunzione. Detto questo, si faccia pure, ma non ci si metta (lo ripeto) sul piano di quell'arte che queste scelte non fa. Si crea dunque una categoria dell'agire umano, come la cucina o la prestidigitazione, e si accetta la discriminante: chi ne è interessato se la gode. Come chi è interessato alla cucina, assaggia e dice buono, discreto, ecc., ma non dice "meglio di Monet", come non paragona una Ferrari a Chagall, ma nemmeno a Fontana.

In fin dei conti, anche per la musica sono di regola e salvo eccezioni più adatti gli auditorium che le sale dei musei.
 
Ultima modifica:
Scusa se leggo solo ora, ma periodo complicato.

In estrema sintesi mi stai dicendo... " che gli Artisti concettuali e coloro che apprezzano questo tipo di Arte, se la suonino loro nel loro recinto fatto con le loro regole, senza rompere i marroni alla tavolozza e senza entrare in campi altrui".

Oppure anche a sto giro sono fuori strada? :wall:

Professore... sintesi prego!
:prr:
 
Scusa se leggo solo ora, ma periodo complicato.

In estrema sintesi mi stai dicendo... " che gli Artisti concettuali e coloro che apprezzano questo tipo di Arte, se la suonino loro nel loro recinto fatto con le loro regole, senza rompere i marroni alla tavolozza e senza entrare in campi altrui".

Oppure anche a sto giro sono fuori strada? :wall:

Professore... sintesi prego!
:prr:
Direi che la sintesi è esatta ... ma non la si può sostenere se prima non si fa il percorso attraverso il ragionamento.
Tieni conto che io queste cose mica le avevo già pensate, vengono fuori mentre batto i tasti e così avviene che scopro in tal modo realtà che prima non mi erano ancora chiare.
Poi, siccome le ho ripetute in 7 / 8 modi diversi, vedo che anche per te sono risultate chiare. :-o :prr:

A questo punto mi permetto di ricordare che sbattere certa "arte" fuori dai recinti non pertinenti non è operazione di puro rifiuto. Nulla viene rifiutato, se non la confusione (voluta, diciamolo). E comunque le pareti del recinto sono sì elastiche, ma, come ho detto, non tanto da giudicare un piatto di Vissani come se fosse una scultura di Marino (volutamente non pongo come esempio un "olio" per evitare battutacce :B). Se poi invece vogliamo accostare una installazione, come quella di Christo sul Lago d'Iseo, alla Cappella Sistina, la confusione aumenta.
 
Se, per precisare, l'arte concettuale rifiuta di limitarsi a comunicare con immagini il cui unico senso è la loro forma, ma vogliono aggiungere un contenuto espresso attraverso un testo, facciano pure, ma è certamente un recinto diverso, con regole diverse e che richiede un uso dell'attenzione talmente diverso da quelle altre da non poter convivere sotto lo stesso tetto espositivo.
Per farmi capire, andiamo per spostamenti progressivi, dopo l'arte concettuale, al manifesto politico, alla critica sociale, alle tavole della Settimana Enigmistica ... quand'è che si esce dall'atteggiamento artistico? Fin quando si è dentro?
Io ritengo che vi si resti dentro finché i lavori vengono letti attivando principalmente un'attenzione sulle pure forme. Se vi è altro, cambiano le regole, cambia il recinto, e forse non siamo più nel campo dell'arte.
 
Ultima modifica:
Avrò ampio modo di spiegare xche' secondo me (e non solo ovviamente) il tuo approccio è molto più limitante.
A titolo d'esempio, e banalizzando veramente tanto, ad un non vedente e' più semplice spiegare, e che si innamori, un'opera concettuale che Guernica di Picasso.

E comunque il testo nel concettuale non intende x alcuni spiegare necessariamente l'opera.
Kosuth, ad esempio, nella serie Second Investigation utilizza il dizionario di Roget (sinonimi e contrari) per sottrarre ulteriormente all'opera d'arte l'esperienza estetica.

Adesso però son fuso.
Alla prossima. Ciao
 
Ultima modifica:
Avrò ampio modo di spiegare xche' secondo me (e non solo ovviamente) il tuo approccio è molto più limitante.
A titolo d'esempio, e banalizzando veramente tanto, ad un non vedente e' più semplice spiegare, e che si innamori, un'opera concettuale che Guernica di Picasso.

E comunque il testo nel concettuale non intende x alcuni spiegare necessariamente l'opera.
Kosuth, ad esempio, nella serie Second Investigation utilizza il dizionario di Roget (sinonimi e contrari) per sottrarre ulteriormente all'opera d'arte l'esperienza estetica.

Adesso però son fuso.
Alla prossima. Ciao
Scusa, se è per quello a un non vedente risulterà ancor più gradito un CD di buona musica.

UN APPUNTO SULL'ASPETTO PRATICO

Per me il punto non sta nel considerare "illecita" l'arte concettuale in sé. Considero però che essa, pur rifiutando, a parole, quasi tutto della "vecchia" arte, in realtà ne vuole proprio occupare gli spazi e, vedi un po', ne usa anche furbescamente gli stessi strumenti mercantili.
Qualche tempo fa due amici sul forum sbavavano per una serigrafia composta unicamente di parole. Magari era un discorso interessante, ma se hai superato l'uso della forma che senso ha poi usare gli stessi strumenti di quell'arte che rinneghi solo allo scopo di far quattrini? Cioè vendi qualcosa di materiale, sino alle cartoline di Christo col frammento di tela dalla performance (non sarà concettuale, ma l'esempio funziona), sino alle fotografie dell'evento che doveva invece perdersi nel tempo, sino al feticcio della non-arte, come sarebbe, che so, un foglietto scritto da Tzara, di nessun interesse, ma venduto a caro prezzo perché "storia". Vendi qualcosa di materiale, dicevo, dopo aver negato la materialità. Come dire che si nasce incendiari e si muore pompieri.
Questa è roba da americanastri, che la storia non ce l'hanno e se la fabbricano artificialmente creando feticci inconsistenti senza nemmeno attendere il passare del tempo. Non a caso l'arte concettuale (e altro, s'intende) viene da quelle sponde.

Ripeto che quanto sopra è un appunto legato agli aspetti pratici dell'A.C., non vuole negarne la possibilità. Ma si riallaccia al discorso dell'"occupazione" dei musei. Io nei musei d'arte voglio vederci arte. Se oggi si fa semi-filosofia, che vada nei musei di semi-filosofia. I palleggi di Maradona vadano nella cineteca del football, non al MOMA.
Sarebbe questo l'essere rigido?
Se mi riconosci una certa validità di analisi sull'operare mentale, attenzionale e visivo in campo artistico, immagino che non potrai limitarti a dire che rifiuto Duchamp.
 
azz.. manca la faccina che tanto usavo :wall:,
aiuto qualcuno avvisi la redazione :clava:


il letto x la nanna :(
notte

Questa?
39.gif

La puoi mettere lo stesso :pollicione:
 
Immagino che chi sostiene la continuità tra arte, diciamo, del 900 (in generale: Kandinskij, Mondrian, Pollock, Fontana, Morandi ecc) e Arte Concettuale faccia leva proprio sul fatto che storicamente una certa discontinuità abbia significato rinnovamento, non salto di campo.
E certo potrebbe dire che (vecchia storia) gli impressionisti venivano derisi perché non si basavano più sul disegno ma solo sul colore, eppure rappresentarono il cambiamento nella continuità. Lo stesso per l'astrattismo o il Cubismo. Magari lo stesso anche per il duro realismo di Caravaggio, opposto all'idealizzazione precedente.Oggi forse non vediamo tutta questa discontinuità, ma i contemporanei di Caravaggio la percepivano, eccome.
Il punto sta nell'elasticità del recinto. Se, cioè, con l'affermarsi del nuovo certi artisti siano rimasti entro lo stesso "recinto" o ne siano usciti, magari per fondarne uno nuovo.
Per esempio (stupido) scrivendo i Promessi Sposi certamente Manzoni non intendeva far concorrenza all'arte figurativa del suo tempo: il suo recinto era un altro, la narrativa. E pure Joyce, pur creando tutt'altro da Manzoni, rimane nel recinto narrativa.
Ovviamente.
Poi si può osservare che alcuni grandi fotografi (Cartier Bresson, Capa, Berengo Gardin - ma premetto che di foto ci capisco poco e so ancora meno) hanno creato delle immagini stupende (suppongo :) ) che però non rivaleggiano con Van Gogh nel suo stesso territorio, e vanno lette con criteri (cioè uso dell'attenzione-aspettative-domande ...) sufficientemente diversi da quelli usati per l'olandese da non potersi considerare di uguale categoria.
Poi ancora si può ammirare l'opera architettonica di Palladio (o di un moderno) naturalmente senza ricercare soluzioni di tocco e scelte di colore, ma ammirando invece la partizione degli spazi o l'effetto scenografico. Ciò che fa sì che architettura, scultura e pittura siano almeno cugine, in quanto arti visive, ma da valutarsi con metri diversi (a Venezia c'è un anno una biennale d'arte, e un altro quella di architettura; se poi un'opera architettonica ha pure pregi pittorici, perché no? significa che posso apprezzarla con due approcci diversi).

Insomma, la domanda essenziale pare essere se l'A.C. si trovi in continuità con l'arte di cui sopra o se invece la differenza nei criteri di osservazione sia tale da farne altra cosa. Per insistere con gli esempi, una pubblicità (manifesto) può essere giudicata per la sua efficacia o anche per il suo valore artistico, quasi indipendentemente dal messaggio. Un Mucha lo trovi pure esposto a Palazzo Reale, ma il prodotto pubblicizzato dalle sue locandine diventa inessenziale - pur essendo proprio all'origine dell'opera, esattamente come la protesta sociale è all'origine di molti lavori contemporanei.
Nel 900, piuttosto, è nata la categoria artistica del DESIGN, utilissima per indicare un concetto superiore di arte applicata. Oggi un'opera di design è vista e apprezzata secondo i criteri del design, che si è aggiunto ad architettura, fotografia ecc. come categoria-recinto.
Arte Concettuale e Poesia Visiva sembrano non essere disponibili a questa separazione, che viene vissuta come un esilio, pur essendo la separazione e l'innovazione alla loro origine. Naturalmente l'importanza della comunicazione scritta o simbolica presuppone un atteggiamento ben differente dell'osservatore: solo che con il semplice scritto - mi si perdoni la cattiveria - è ben più difficile far quattrini. I quattrini son visti abbondare - facili - nel recinto che fu di Chagall e Klee, e pertanto "piatto ricco, mi ci ficco": che non sarebbe la più nobile delle motivazioni, né la più valida delle giustificazioni per affermare una continuità piuttosto che, al massimo, una contiguità rispetto all'arte come sopra intesa.

E pazienza se ciò indurrà a rispolverare Greenberg.
 
Hai introdotto così tanti argomenti che un'unica risposta sarebbe illegibile.

Cito questo aspetto a tuo favore:

"Vendi qualcosa di materiale, dopo aver negato la materialità"

Hai centrato in pieno un argomento molto dibattuto
 

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