mantegna
Forumer attivo
Ti dirò che in parte concordo anche.
Non a caso ho citato i primi passi di Kossuth e del mercante Siegelaub.
Ciò però non toglie nulla alla forza dirompente di portare in primo piano l'idea e i concetti che sono alla base del fare più che al prodotto oggettuale.
Questa è la vera novità: portare in evidenza il procedimento mentale.
Può piacere o meno, ma di certo non si può non prendere atto che è stato qualcosa di nuovo.
Ad esempio basta pensare come questo tipo di Arte abbia generato delle figure di Artisti che si sono sostituiti ai critici appropriandosi dei loro stessi strumenti.
Kossuth in America ma anche Paolini e Agnetti in Italia, sono esempi di Artisti che elaborano veri e propri scritti teorici sull’arte.
Se non è qualcosa di nuovo questo, non so più come articolare o provare a spiegare la forza dirompente dell'Arte Concettuale.
Io accetto l'arte concettuale come segno dei tempi, è la nostra contemporaneità, se poi porta a galla il procedimento mentale ben venga.
Tuttavia non bisogna nascondersi che dietro ci stanno gli interessi dei galleristi a controllare il mercato mediante dei processi di monopolizzazione.
Il critico quindi non serve a una cippa, ma se fa spettacolo allora può rientrare nella coreografia come buffone.
Il rapporto è artista-produttore (o fondazione) e gallerista, l'artista con sempre meno peso contrattuale e percentuali in ovvia decrescita costante (così come cala la qualità delle opere, similmente cala anche la percentuale perchè quello che che si fa lo possono fare anche altri e le qualità vengono dall'esterno dell'opera, anche dal denaro che il gallerista investe e dal suo prestigio), gallerista sempre più monopolista del mercato, controlla artista e collezionista.
Nota bene anche come aumenta con questo meccanismo il potenziale distruttivo del grande player nei confronti del piccolo gallerista, non avendo più l'opera contenuto in sè, la forza economica di chi propone prevale sul resto.
Più un'opera è facilmente riproducibile (della serie questo lo faccio anch'io) e più l'artista perde potere contrattuale e il collezionista diventa dipendente dal gallerista, dal suo buon nome, dall'autentica.
Un capolavoro di marketing ma non potrebbe essere diversamente nel mondo di oggi.
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