baleng
Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Mentre Cris si ricompone, riprendo quanto ho scritto sul 3d di Isgrò, cui già in questo Cris ha provato a rispondere.
come per esempio certe scritte in neon o le sedie di Kossuth.
Le risposte di Cris erano queste
Sta di fatto che sino a 900 inoltrato - a parte la corrente Duchamp ecc - il "come" del manufatto rimane elemento fondamentale di giudizio. E' pur vero che i collages di Matisse (o le composizioni semplici di Depero) tendono ad astrarre anche dal "come" per limitarsi a un gioco di rapporti di valore piuttosto semplice. Ma non introducono concetti. La vera idea in tali opere sta nella metamorfosi percorsa dall'immagine "figurativa" a quella, diciamo, libera e finale.
Resta dunque il dubbio: introdurre l'idea concettuale, percepire una bellezza a questa legata, sposta il campo d'azione? Abbiamo cambiato recinto?
perchè dovrebbero esistere altre opere oltre la prima, o le prime due o tre?
Forse per permettere a più persone di godere di certe qualità, più che per far evolvere l'idea. E' vero che anche la pittura tradizionale si avvale di ripetizioni e rifacimenti, ma, a parte il caso dei multipli, dove la cosa è dichiarata, il valore dell'opera simile è allora in rapporto con l'esecuzione, come nelle Cattedrali di Monet. Che serve a creare identità per la nuova opera. Dire che l'idea si evolve è bello e gentile, ma non vedo grande evoluzione nelle millanta cancellature di Isgrò, per dirne uno. Certo, molte opere soddisfano molti possessori. Che però posseggono soprattutto un'idea, la cui realizzazione non presenta qualità alcuna. Certe opere, dunque, anche se "singole", in quanto esprimono quasi solo un'idea, sono in realtà dei multipli. Col difetto (mercantile) di essere "infiniti". Siamo quasi più nel design che nell'arte - con la sola differenza che nel design si tiene conto anche dell'aspetto "utilizzazione".
Pertanto la domanda perchè dovrebbero esistere altre opere oltre la prima, o le prime due o tre? potrebbe mutarsi in: perché non dovrebbero esistere mille altre opere oltre la prima, visto che la realizzazione non è un problema? (ma allora: perché andrebbero pagate molto, e non una cifra lavoro+materiale+un po' di idea e brevetto?)
perché dovrei pagare bei soldoni per queste opere? in effetti non avrebbe senso, per quanto detto sopra. Ma questa cosa ruga non poco agli autoproclamati artisti.
come si potrebbe riconoscere un falso?
siamo piuttosto a livello dei falsi Fendi o Cartier, con l'aggravante che non possiamo nemmeno aggrapparci a superiori qualità del materiale o dell'esecuzione. Pertanto, ricordando le migliaia di reliquie sorte nel medioevo (la croce di Gesù risultava avere così tanti chiodi, sparsi nelle varie chiese, da potersene riempire tre grosse botti, così da far assimilare il Salvatore piuttosto ad un portaspilli che al Crocifisso; e così tante erano le schegge di legno della vera croce da poterci costruire un maestoso riparo per il Signore, i soldati e tutta la folla accorsa all'evento), dicevo che siamo ridotti a valutare i prodotti dell'AC come un feticcio, un - impossibile - autografo, una reliquia per cui varrà piuttosto la testimonianza dell'"io c'ero" che l'autorevolezza del pezzo in sé.
Che poi è la storia dell'orinatoio di Duchamp: quelli buoni son quelli che portano una sua firma. Il gesto dadaista dall'impeto incendiario e distruttore, vita e protesta, caso e senso del nulla, sì è rapidamente metamorfosato in un archivio storico artificialmente implementato.
Resta da vedere se una produzione dell'orinatoio-fontana per il popolo, in piccolo formato, un po' come con le torri di Pisa in resina o i David di Michelangelo in gesso e le torri Eiffel in miniatura, potrebbe ottenere il giusto successo e, soprattutto, se costituirebbe o meno un plagio.
e proviamo ad estendere astrattamente i quesiti a tutta l'arte concettualeper favore
qualcuno mi dica perché
dovrebbe piacermi
dovrebbero esistere altre opere oltre la prima, o le prime due o tre
perché dovrei pagare bei soldoni per queste opere
e come si potrebbe riconoscere un falso
come per esempio certe scritte in neon o le sedie di Kossuth.
Le risposte di Cris erano queste
Sul fatto che la bellezza dell'idea possa farmi piacere l'opera, nulla da dire. Varrebbe anche per una poesia di Ungaretti o un aforisma di Wilde. La differenza è che qui l'artista porta la nostra attenzione sulla materialità del manufatto. Se vogliamo, è un po' come per certi haiku giapponesi che, ove scritti in preziosa calligrafia, si fanno apprezzare anche per la forma visibile, oltre che per il contenuto evocato.perché dovrebbe piacermi?
a me piace trovarmi spiazzato, la prima volta fermarmi e sentirmi ignorante,
per poi studiare e capire quel linguaggio e scoprirne la bellezza dell'idea che lo porta avanti
perchè dovrebbero esistere altre opere oltre la prima, o le prime due o tre?
perchè un'idea evolve fino ad arrivare a ragionarla in infiniti spazi senza dimensioni
perché dovrei pagare bei soldoni per queste opere?
perchè ogni volta che sono da solo, e posso farlo solo da solo, guardo queste opere e mi ci perdo dentro con la testa più che con gli occhi
come si potrebbe riconoscere un falso?
mi interessa poco la questione e comunque mi tutelo prima di pormi la domanda.
Sta di fatto che sino a 900 inoltrato - a parte la corrente Duchamp ecc - il "come" del manufatto rimane elemento fondamentale di giudizio. E' pur vero che i collages di Matisse (o le composizioni semplici di Depero) tendono ad astrarre anche dal "come" per limitarsi a un gioco di rapporti di valore piuttosto semplice. Ma non introducono concetti. La vera idea in tali opere sta nella metamorfosi percorsa dall'immagine "figurativa" a quella, diciamo, libera e finale.
Resta dunque il dubbio: introdurre l'idea concettuale, percepire una bellezza a questa legata, sposta il campo d'azione? Abbiamo cambiato recinto?
perchè dovrebbero esistere altre opere oltre la prima, o le prime due o tre?
Forse per permettere a più persone di godere di certe qualità, più che per far evolvere l'idea. E' vero che anche la pittura tradizionale si avvale di ripetizioni e rifacimenti, ma, a parte il caso dei multipli, dove la cosa è dichiarata, il valore dell'opera simile è allora in rapporto con l'esecuzione, come nelle Cattedrali di Monet. Che serve a creare identità per la nuova opera. Dire che l'idea si evolve è bello e gentile, ma non vedo grande evoluzione nelle millanta cancellature di Isgrò, per dirne uno. Certo, molte opere soddisfano molti possessori. Che però posseggono soprattutto un'idea, la cui realizzazione non presenta qualità alcuna. Certe opere, dunque, anche se "singole", in quanto esprimono quasi solo un'idea, sono in realtà dei multipli. Col difetto (mercantile) di essere "infiniti". Siamo quasi più nel design che nell'arte - con la sola differenza che nel design si tiene conto anche dell'aspetto "utilizzazione".
Pertanto la domanda perchè dovrebbero esistere altre opere oltre la prima, o le prime due o tre? potrebbe mutarsi in: perché non dovrebbero esistere mille altre opere oltre la prima, visto che la realizzazione non è un problema? (ma allora: perché andrebbero pagate molto, e non una cifra lavoro+materiale+un po' di idea e brevetto?)
perché dovrei pagare bei soldoni per queste opere? in effetti non avrebbe senso, per quanto detto sopra. Ma questa cosa ruga non poco agli autoproclamati artisti.
come si potrebbe riconoscere un falso?
siamo piuttosto a livello dei falsi Fendi o Cartier, con l'aggravante che non possiamo nemmeno aggrapparci a superiori qualità del materiale o dell'esecuzione. Pertanto, ricordando le migliaia di reliquie sorte nel medioevo (la croce di Gesù risultava avere così tanti chiodi, sparsi nelle varie chiese, da potersene riempire tre grosse botti, così da far assimilare il Salvatore piuttosto ad un portaspilli che al Crocifisso; e così tante erano le schegge di legno della vera croce da poterci costruire un maestoso riparo per il Signore, i soldati e tutta la folla accorsa all'evento), dicevo che siamo ridotti a valutare i prodotti dell'AC come un feticcio, un - impossibile - autografo, una reliquia per cui varrà piuttosto la testimonianza dell'"io c'ero" che l'autorevolezza del pezzo in sé.
Che poi è la storia dell'orinatoio di Duchamp: quelli buoni son quelli che portano una sua firma. Il gesto dadaista dall'impeto incendiario e distruttore, vita e protesta, caso e senso del nulla, sì è rapidamente metamorfosato in un archivio storico artificialmente implementato.
« Se Mr. Mutt abbia fatto o no la fontana con le sue mani non ha importanza. Egli l'ha SCELTA.
Ha preso un comune oggetto di vita, l'ha collocato in modo tale che un significato pratico scomparisse sotto il nuovo titolo e punto di vista; egli ha creato una nuova idea per l'oggetto. »
Difendendo l'artisticità del ready-made, Louise Norton dichiarò che "Le uniche opere d'arte che l'America ha dato sono le sue tubazioni e i suoi ponti".Duchamp sottolineò che aveva avuto l'intento di spostare l'attenzione e l'interpretazione artistiche dall'aspetto fisico a quello intellettuale.
Poco tempo dopo la sua prima esibizione, Fontana venne perduto. Secondo Calvin Tomkins, l'oggetto fu probabilmente gettato nella spazzatura da Stieglitz. Tale sorte del resto capitò a numerosi dei primi ready-made dell'artista.
Tuttavia, negli anni vennero realizzate diverse repliche dell'opera. La prima venne autorizzata da Duchamp nel 1950 per una mostra avvenuta a New York. Altre due copie vennero realizzate nel 1953 e nel 1963, mentre, durante l'anno seguente, Duchamp ne commissionò otto.Le varie copie degli orinatoi vennero distribuite in vari musei del mondo quali l'Indiana University Art Museum, il San Francisco Museum of Modern Art, il Philadelphia Museum of Art, la National Gallery of Canada, il Centre Georges Pompidou, la Tate Modern e la Scottish National Gallery of Modern Art. Le ultime otto repliche vennero realizzate in ceramica dipinta e lucidata in modo da simulare la porcellana dell'opera originale, mentre la loro firma è in vernice nera.
Il prezzo più alto attualmente raggiunto da una replica, edizione o lavoro contenente tracce dell'opera originale, è quello di una delle otto copie che Duchamp fece realizzare nel 1964. Il suo prezzo è pari a 1,7 milioni di dollari, e venne acquistata tramite Sotheby's nel 1999.
Nel 2006, una replica della Fontana venne danneggiata, durante una mostra organizzata nel Centre Pompidou, da un'artista di nome Pierre Pinoncelli. Sebbene, secondo quanto dichiarò, fosse intenzionato a rendere onore a Duchamp, l'attentatore venne arrestato .
In diverse occasioni, numerosi artisti urinarono nella Fontana in segno di omaggio. Fra essi vi sono Kendell Geers, Brian Eno, e il duo Yuan Chai/Jian Jun Xi.
Resta da vedere se una produzione dell'orinatoio-fontana per il popolo, in piccolo formato, un po' come con le torri di Pisa in resina o i David di Michelangelo in gesso e le torri Eiffel in miniatura, potrebbe ottenere il giusto successo e, soprattutto, se costituirebbe o meno un plagio.
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