Val
Torniamo alla LIRA
No Tav in carcere: per i sinistri la legge non è uguale per tutti.
Nicoletta Dosio va in carcere, ed eccoli lì i soliti paladini di turno, che scendono in campo in sua accorata difesa!
Ma chi è e che ha fatto costei?
È solo una che ha commesso dei reati ed è stata condannata con sentenze passate in giudicato e però,
vista l’entità della pena e l’età, poteva fruire, come chiunque in situazioni analoghe, dei benefici che l’Ordinamento prevede, e cioè degli arresti domiciliari.
Ovvero di una delle altre misure alternative che, per non annoiare non sto qui ad elencare, per le quali è richiesta una sola, semplice formalità: lo si deve chiedere!
Chiedere lei, quella che ammira i rivoltosi che tirano le bombe carta, svellono recinzioni e aggrediscono le Forze dell’Ordine? Ma che scherziamo?!
Lei rifiuta di chiedere, e sdegnosamente pure, perchè lei non riconosce la Giustizia italiana.
E allora, quella pena? La deve scontare, tutto qui.
Non sembra difficile da comprendere, vero?
E però c’è chi non ci sta, e scendono così in campo in sua difesa, pretendendo neppure si sa cosa, perché … è dei loro!
Gli altri debbono rispettare le leggi e le sentenze … i loro no!
I soliti noti scrivono, parlano, manifestano, e la minuscola storiella di una settantatreenne, restia ad arrendersi,
forse ancora arsa da indomabili ardori giovanili, un pò fuori tempo massimo o magari solo perché esaltata dal leggere il suo,
sino a oggi sconosciuto nome, si erge a vessillo del rifiuto della legalità. Martire! Sì, ma di chi … di che … della stupidità forse?
E vabbè che tutti hanno diritto di esprimere il proprio pensiero, ma in ogni consesso,
sia civile che incivile, ci sono regole e regole che tutti debbono rispettare, lei compresa!
Il problema vero però è un altro, e ben più serio.
Questa “pasionaria”, come qualche creativo un po’ a corto di idee l’ha definita, è stata una insegnante, oggi fortunatamente in pensione,
che ha deciso di continuare a insegnare, a modo suo ovviamente, a non rispettare le leggi dello Stato.
E dato che è ovvio che sia stata processata (e condannata) ingiustamente,
perché chi è di sinistra, progressista, democratico, e quindi automaticamente “buono”, viene sempre e solo condannato ingiustamente,
invece di fruire dei benefici che, solo in ragione dell’età e non per meriti, le spettano, come però anche a chiunque altro,
invece di presentare quella semplice domandina, secondo le regole di quella orribile burocrazia … le ha rifiutate quelle regole!
Ora, a parte che sarebbe interessante sapere se questa, che rifiuta lo Stato, rifiuta anche di ricevere la pensione e la tredicesima
e, quando era in servizio, rifiutava gli stipendi, i permessi, i congedi straordinari e via dicendo erogati da quello stesso Stato che aborrisce,
quel che non si comprende, è cosa voglia visto che lei, senza costrizione da parte di nessuno, ha liberamente deciso di non fruire di benefici che l’Ordinamento le riconosce.
Se ancor oggi sente bollire il sangue (speriamo non gli ormoni), questa insegnante che non riconosce questo Stato verso cui nutre disprezzo,
se ne vada allora a riflettere … a mente fresca, dove la Legge, e non qualche bieco persecutore, prevede debba andare.
Anche lasciando da parte cosa possa aver insegnato una che viola le leggi, e istiga altri a non rispettarle,
che riguarda semmai i genitori di quei ragazzi che l’hanno avuta come “insegnante”, quel che lascia perplessi è che,
nonostante la chiarezza di questa situazione, siano insorti, niente di meno che un membro di governo e il sindaco di una grande città.
Roberto Morassut, sottosegretario al ministero dell’Ambiente (per la cronaca, laureato in Lettere moderne), ha detto:
“Trovo sproporzionato l’arresto di Nicoletta Dosio. Credo che sia una misura sbagliata, senza senso,
frutto di un meccanismo burocratico che prescinde dalla concretezza delle cose”.
Forse qualcuno dovrebbe spiegargli che il concetto di “proporzione” riguardo alla misura dell’arresto non c’entra nulla, come non c’entra nessun “meccanismo burocratico”.
Quello che lui ha così definito, si chiama Codice di procedura penale!
Un arresto non è proporzionato o sproporzionato, ma semmai legale o illegale.
E in casi come questo, e cioè in esecuzione pena, l’arresto è semplicemente un “atto dovuto”
(sì, proprio quello che amano tanto citare, spesso a sproposito, molti suoi compagni di partito).
Una sentenza emessa a conclusione di un processo DEVE essere eseguita,
e l’arresto non può essere proporzionato o sproporzionato, essendo solo la conseguenza prevista dalla Legge.
E va bene che il Signor Morassut non è laureato in giurisprudenza, ma allora perché, prima di cimentarsi in campi che non conosce, non si informa, invece di intervenire a vanvera?
E però c’è chi l’ha superato!
Il sindaco di Napoli, De Magistris, che ha detto “Nicoletta meriterebbe una medaglia in un paese normale”.
Posto che, in quello che lui definisce un Paese normale, più di qualcuno penso troverebbe strano semmai che lui sia stato eletto sindaco,
c’è un piccolo dettaglio che lo differenzia da Morassut, e cioè che lui, la laurea in giurisprudenza, ce l’ha e quindi l’esame di procedura penale, deve averlo sostenuto.
È vero che è anche quello che voleva premiare la figlia del mercante di armi tedesco, improvvisata corsara che,
con la benedizione di qualche parlamentare PD (che, per il codice – nostro almeno – erano semplicemente correi, nonostante il diverso avviso di qualcuno),
ha violato leggi e speronato un’unità militare, ma il dubbio a questo punto è che la procedura penale, a non pensar di peggio se la sia completamente dimenticata!
Signor sindaco, lei è stato magistrato, lo sa che all’esame di procedura penale uno studente che dicesse
quel che ha detto lei verrebbe più o meno gentilmente invitato a tornare un’altra volta vero?!
Nicoletta Dosio va in carcere, ed eccoli lì i soliti paladini di turno, che scendono in campo in sua accorata difesa!
Ma chi è e che ha fatto costei?
È solo una che ha commesso dei reati ed è stata condannata con sentenze passate in giudicato e però,
vista l’entità della pena e l’età, poteva fruire, come chiunque in situazioni analoghe, dei benefici che l’Ordinamento prevede, e cioè degli arresti domiciliari.
Ovvero di una delle altre misure alternative che, per non annoiare non sto qui ad elencare, per le quali è richiesta una sola, semplice formalità: lo si deve chiedere!
Chiedere lei, quella che ammira i rivoltosi che tirano le bombe carta, svellono recinzioni e aggrediscono le Forze dell’Ordine? Ma che scherziamo?!
Lei rifiuta di chiedere, e sdegnosamente pure, perchè lei non riconosce la Giustizia italiana.
E allora, quella pena? La deve scontare, tutto qui.
Non sembra difficile da comprendere, vero?
E però c’è chi non ci sta, e scendono così in campo in sua difesa, pretendendo neppure si sa cosa, perché … è dei loro!
Gli altri debbono rispettare le leggi e le sentenze … i loro no!
I soliti noti scrivono, parlano, manifestano, e la minuscola storiella di una settantatreenne, restia ad arrendersi,
forse ancora arsa da indomabili ardori giovanili, un pò fuori tempo massimo o magari solo perché esaltata dal leggere il suo,
sino a oggi sconosciuto nome, si erge a vessillo del rifiuto della legalità. Martire! Sì, ma di chi … di che … della stupidità forse?
E vabbè che tutti hanno diritto di esprimere il proprio pensiero, ma in ogni consesso,
sia civile che incivile, ci sono regole e regole che tutti debbono rispettare, lei compresa!
Il problema vero però è un altro, e ben più serio.
Questa “pasionaria”, come qualche creativo un po’ a corto di idee l’ha definita, è stata una insegnante, oggi fortunatamente in pensione,
che ha deciso di continuare a insegnare, a modo suo ovviamente, a non rispettare le leggi dello Stato.
E dato che è ovvio che sia stata processata (e condannata) ingiustamente,
perché chi è di sinistra, progressista, democratico, e quindi automaticamente “buono”, viene sempre e solo condannato ingiustamente,
invece di fruire dei benefici che, solo in ragione dell’età e non per meriti, le spettano, come però anche a chiunque altro,
invece di presentare quella semplice domandina, secondo le regole di quella orribile burocrazia … le ha rifiutate quelle regole!
Ora, a parte che sarebbe interessante sapere se questa, che rifiuta lo Stato, rifiuta anche di ricevere la pensione e la tredicesima
e, quando era in servizio, rifiutava gli stipendi, i permessi, i congedi straordinari e via dicendo erogati da quello stesso Stato che aborrisce,
quel che non si comprende, è cosa voglia visto che lei, senza costrizione da parte di nessuno, ha liberamente deciso di non fruire di benefici che l’Ordinamento le riconosce.
Se ancor oggi sente bollire il sangue (speriamo non gli ormoni), questa insegnante che non riconosce questo Stato verso cui nutre disprezzo,
se ne vada allora a riflettere … a mente fresca, dove la Legge, e non qualche bieco persecutore, prevede debba andare.
Anche lasciando da parte cosa possa aver insegnato una che viola le leggi, e istiga altri a non rispettarle,
che riguarda semmai i genitori di quei ragazzi che l’hanno avuta come “insegnante”, quel che lascia perplessi è che,
nonostante la chiarezza di questa situazione, siano insorti, niente di meno che un membro di governo e il sindaco di una grande città.
Roberto Morassut, sottosegretario al ministero dell’Ambiente (per la cronaca, laureato in Lettere moderne), ha detto:
“Trovo sproporzionato l’arresto di Nicoletta Dosio. Credo che sia una misura sbagliata, senza senso,
frutto di un meccanismo burocratico che prescinde dalla concretezza delle cose”.
Forse qualcuno dovrebbe spiegargli che il concetto di “proporzione” riguardo alla misura dell’arresto non c’entra nulla, come non c’entra nessun “meccanismo burocratico”.
Quello che lui ha così definito, si chiama Codice di procedura penale!
Un arresto non è proporzionato o sproporzionato, ma semmai legale o illegale.
E in casi come questo, e cioè in esecuzione pena, l’arresto è semplicemente un “atto dovuto”
(sì, proprio quello che amano tanto citare, spesso a sproposito, molti suoi compagni di partito).
Una sentenza emessa a conclusione di un processo DEVE essere eseguita,
e l’arresto non può essere proporzionato o sproporzionato, essendo solo la conseguenza prevista dalla Legge.
E va bene che il Signor Morassut non è laureato in giurisprudenza, ma allora perché, prima di cimentarsi in campi che non conosce, non si informa, invece di intervenire a vanvera?
E però c’è chi l’ha superato!
Il sindaco di Napoli, De Magistris, che ha detto “Nicoletta meriterebbe una medaglia in un paese normale”.
Posto che, in quello che lui definisce un Paese normale, più di qualcuno penso troverebbe strano semmai che lui sia stato eletto sindaco,
c’è un piccolo dettaglio che lo differenzia da Morassut, e cioè che lui, la laurea in giurisprudenza, ce l’ha e quindi l’esame di procedura penale, deve averlo sostenuto.
È vero che è anche quello che voleva premiare la figlia del mercante di armi tedesco, improvvisata corsara che,
con la benedizione di qualche parlamentare PD (che, per il codice – nostro almeno – erano semplicemente correi, nonostante il diverso avviso di qualcuno),
ha violato leggi e speronato un’unità militare, ma il dubbio a questo punto è che la procedura penale, a non pensar di peggio se la sia completamente dimenticata!
Signor sindaco, lei è stato magistrato, lo sa che all’esame di procedura penale uno studente che dicesse
quel che ha detto lei verrebbe più o meno gentilmente invitato a tornare un’altra volta vero?!