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A peggiorare le cose è intervenuta Moody’s, mettendo sotto osservazione per un possibile downgrading entro fine marzo ben 120 compagnie petrolifere e 55 minerarie di tutto il mondo. Nel mirino ci sono anche molti big, come Shell, Bp, Total ed Eni. Vi figurano anche Gazprom, Rosneft e, per quanto riguarda altre materie prime, il big americano dell’alluminio Alcoa e le minerarie Rio Tinto, Vale e Barrick Gold. «Vediamo un forte rischio che i prezzi nel medio termine recuperino molto più lentamente di quanto le compagnie si aspettino», osserva Moody’s, che ha tagliato le previsioni sul petrolio nel 2016 ad appena 33 dollari al barile, sia per il Brent che per il Wti, con un rialzo a 38 $ nel 2017. «Anche in uno scenario di modesta ripresa dai prezzi attuali, le compagnie avranno flussi di cassa molto più bassi», aggiunge la società di rating, minacciando addirittura di abbassare di diversi “notch” il rating di alcuni produttori nordamericani.
A peggiorare le cose è intervenuta Moody’s, mettendo sotto osservazione per un possibile downgrading entro fine marzo ben 120 compagnie petrolifere e 55 minerarie di tutto il mondo. Nel mirino ci sono anche molti big, come Shell, Bp, Total ed Eni. Vi figurano anche Gazprom, Rosneft e, per quanto riguarda altre materie prime, il big americano dell’alluminio Alcoa e le minerarie Rio Tinto, Vale e Barrick Gold. «Vediamo un forte rischio che i prezzi nel medio termine recuperino molto più lentamente di quanto le compagnie si aspettino», osserva Moody’s, che ha tagliato le previsioni sul petrolio nel 2016 ad appena 33 dollari al barile, sia per il Brent che per il Wti, con un rialzo a 38 $ nel 2017. «Anche in uno scenario di modesta ripresa dai prezzi attuali, le compagnie avranno flussi di cassa molto più bassi», aggiunge la società di rating, minacciando addirittura di abbassare di diversi “notch” il rating di alcuni produttori nordamericani.