Il problema sta lì. Non c'è cultura finanziaria. La gente si scanta pure di sottoscrivere un conto deposito e tutta la liquidità giace sui conti e non viene incanalata nel mercato
Sul fatto che in Italia non ci sia cultura finanziaria direi che non ci piove: il popolo delle scommesse è quello anglosassone (molto gli inglesi, un po' meno gli americani). Quindi c'è anche una genetica insormontabile che non consente alla cultura finanziaria di attecchire e mai lo consentirà.
Proprio per questo chi dice che per mestiere fa il trading viene guardato come uno sfigato che non ha trovato niente e che comunque può permettersi di non lavorare.
E, visto che non c'è cultura finanziaria e quindi il livello medio dell'investitore è bassissimo, statisticamente potrebbe pure essere vero.
In USA la figura del trader è ben sdoganata e rispettata, ma in quanto a cultura finanziaria non stanno messi bene neanche loro: diciamo che, poiché il trading è sdoganato (ci sono televendite di azioni), allora possono dire di fare trading senza essere tacciati di fancazzismo, ma in quanto a cultura...
USA e Italia sono due realtà non confrontabili: in USA comanda il flusso di cassa. Se riesci a pagare i tuoi milioni di rate al giorno, puoi anche avere linee di credito per altre decine di milioni, vige il porno-leveraging, poi arriva il 2008.
In Italia se non hai nulla, nulla puoi avere (è il porno-deleveraging), ma da qui a dire che in USA (patria del lobbismo) sia premiata la meritocrazia, che ci sia più libertà, ecc., ci andrei piano, soprattutto con le aspettative sull'ammontare del "premio meritocrazia".
Happy Day.