CIASCUNO DI NOI E' PORTATORE DI PUNTI DI VISTA. NON DI VERITA'

Il siero J&J è stato autorizzato a livello europeo per tutte le classi di età sopra i 18 anni

con un'efficacia nelle forme gravi fino al 77% dopo 14 giorni dalla somministrazione

e all'85% dopo 28 giorni dalla somministrazione.



L'Oms nei giorni scorsi ha spiegato che il vaccino di Johnson & Johnson è consigliato anche nei Paesi in cui stanno circolando le diverse varianti del Covid.


Intanto la Commissione Europea ha pubblicato sul suo sito
gli accordi di acquisto anticipato di vaccini anti-Covid siglati con Pfizer-BioNTech e con Moderna,
in linea con la promozione della "trasparenza", nonché il contratto di acquisto siglato con Pfizer del febbraio 2021,
con cui l’Ue si è assicurata altri 300 mln (200 mln più un’opzione per altri 100 mln) di dosi di vaccino.

I contratti tuttavia sono largamente coperti da omissis, come già l’accordo di acquisto anticipato siglato con AstraZeneca.

Nel contratto di acquisto siglato quest’anno con Pfizer, per esempio,
come pure nell’accordo di acquisto anticipato siglato l’anno prima con la casa Usa,
è secretata addirittura la definizione di ’Best reasonable effort’, come pure gran parte della definizione di ’force majeure'.


Sbianchettati anche buona parte del capitolo dedicato alla fornitura del prodotto e al meccanismo di fornitura,
nonché due terzi del capitolo ’deroghe', in cui la Commissione "riconosce (...) che gli sforzi del produttore
di continuare a sviluppare il vaccino sono aspirazioni per natura e soggetti a considerevole rischio ed incertezza»"

Pertanto, "le parti riconoscono che il vaccino potrebbe non essere consegnato pienamente secondo il calendario", per diversi motivi.


Seguono due paragrafi completamente sbianchettati.

Segreto, naturalmente, anche il prezzo concordato,
che però secondo la tabella pubblicata a suo tempo su Twitter dalla sottosegretaria al Bilancio del Belgio Eva de Bleeker
dovrebbe essere di 12 euro a dose per Pfizer/BioNtech.

I prezzi indicati da quella tabella, mai smentita dalla Commissione, vanno considerati però indicativi,
perché per AstraZeneca veniva segnato un prezzo di 1,78 euro a dose,
ma la dg Salute Sandra Gallina ha detto che è superiore.


Ma tutto resta coperto da omissis.

Alla faccia della trasparenza.
 
Lo so, è una primavera avara di speranze, però...

...però dopo la quaresima arriva la Pasqua, il mercoledì delle ceneri ha il suo contraltare nella domenica di resurrezione.


Ed anche chi non ci crede si scambia uova (di cioccolato), simbolo di (ri)nascita.


In senso figurato direi che molti la Pasqua la vorrebbero abolire.

Ritenendo che la situazione presente sia dovuta alle colpe di milioni e milioni di peccatori
senza possibilità di redenzione (scellerati che non rispettano le regole, "negazionisti", etc),
vorrebbero l'intera nazione condannata a una quaresima perpetua, a un'eterna prigionia in Egitto.

In nome di cosa?

Della pubblica salvezza.

Ma l'eterna quaresima è la pura negazione di qualsiasi salvezza.


Come diceva Zerocalcare pochi giorni fa, 'sto film è sempre uguale: come dire, ogni mercoledì è un mercoledì delle ceneri.
Quindi vi invito a celebrarla, la Pasqua, religiosamente o laicamente, come preferite.

Mai come a questo giro celebrare la Pasqua significa non arrendersi.

Il coprifuoco depontenzierà la valenza simbolica delle messe della notte di Pasqua,
spostate ad orari pomeridiani, e non so quanti di voi hanno familiarità con il rito:

nella chiesa al buio il cero pasquale avanza, e man mano alla sua fiamma vengono accese le candele dei fedeli.


Ecco, la luce del mondo non venne nelle tenebre per firmare una resa condizionata.

Buona Pasqua a tutti.
 
ecco un esempio di come lo stato ci vuole bene,,,,,,,,,,,chiusi in casa,,,, e con costi di gestione in prenne aumento

A causa dell'aumento delle quotazioni delle materie prime, nel secondo trimestre del 2021 il prezzo delle bollette sarà più salato: +3,8% per l'elettricità e +3,9% per il gas. Lo riferisce l'Arera, l'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente

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Stando alle analisi di Fonderia Mestieri,
l'azienda di Torino che è diventata punto di riferimento per valutare la capacità filtrante delle mascherine
anche per le forze dell'ordine, cui dà una mano gratis,
una gran parte di ciò che ci siamo messi sulla faccia in questo anno è inutile o dannosa.

Facciamo ordine in questo caos criminale.

1) Le mascherine di comunità, ovvero quelle di stoffa,
sdoganate con il decreto Cura Italia di marzo 2020, a inizio pandemia,
quando non si trovava uno straccio da mettersi sulla faccia.

«Servono a fare gli untori

non filtrano nulla

ma così la gente crede di avere la stessa protezione di chi indossa una mascherina efficace.

Incredibile che non le abbiano ancora tolte di mezzo».

Sarà un caso, ma in Parlamento ne è vietato l'uso.


2) Le chirurgiche, le classiche mascherine azzurre.


«Fermano il droplet

ma hanno una capacità filtrante ridotta per l'aerosol

soprattutto perché dai lati entra un 30-40 per cento d'aria.

Significa che in un ambiente ben aerato possono avere una certa utilità,

ma in ambienti chiusi dove si sta vicini non servono a nulla».


Francia, Austria e Germania hanno vietato le mascherine di stoffa e in molti ambienti stop pure alle chirurgiche.


3) Le Kn95 sono le mascherine d'importazione che seguono lo standard cinese e in Italia sono parificate alle FFp2.

«C'è un problema.

Le linee guida, pur di consentire l'importazione,

hanno ammesso una serie di deroghe inclusa quella dell'aderenza al volto.

Essendo progettate per un volto orientale, fanno entrare aria e sono molto meno sicure».



4) Le FFp1 sono un mistero.


«Sono le mascherine da lavoro.

Hanno una capacità filtrante simile a quella delle chirurgiche ma aderiscono al volto.

Sarebbero un ottimo compromesso e in Italia avremmo da tempo avuto la capacità di produrle.

Chissà perché invece sono state poco prese in considerazione».


5) Infine le Ffp2.


Francia, Austria e Germania le stanno rendendo obbligatorie in ambienti chiusi, seguite da altri Paesi.
Le raccomanda sui bus perfino la Svezia, da sempre scettica per il timore che inducano falsa sicurezza.

«Le Ffp2 hanno capacità di filtrazione altissima.

Se da settembre tutti ci fossimo dotati di mascherine corrette, forse non avremmo avuto le nuove ondate».



E invece?

«Invece abbiamo importato milioni di mascherine spazzatura a prezzi bassi,

mettendo fuori mercato i produttori italiani che vendono all'estero quelle buone»
.


La politica italiana:

carente educazione alla mascherina e obbligo anche all'aperto:

«Dove non servono. Che idiozia.

Se c'è distanza meglio respirare e non avere sul viso collettori di batteri».
 
Quando un bianco fa una strage è un razzista.

Quando un siriano entra in un centro commerciale e ammazza 10 persone bianche, è perché che ha problemi mentali!
 
È polemica in Francia per le dichiarazioni della vicesindaco di Parigi Audrey Pulvar,
avendo lei dichiarato che gli individui bianchi non devono partecipare ai dibattiti sul razzismo e sulle discriminazioni.
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La 49enne Pulvar, esponente di sinistra e originaria della Martinica, è stata subito additata,
a causa di questa sua affermazione, come una rappresentante della “cancel culture” americana.

Tale filone di pensiero, sviluppatosi appunto nelle università statunitensi,
promuove un radicale cambiamento della cultura e della società,
da attuare mediante l’eliminazione di ogni riferimento storico, linguistico
o istituzionale al colonialismo e al suprematismo bianco, legittimando però, di fatto, eccessi e forzature.

Nel dettaglio, la vicesindaco ha affermato di recente che gli individui bianchi dovrebbero

chiudere la bocca e assistere in silenzio” ai dibattiti aventi come tema le discriminazioni etniche,
giustificando con le seguenti parole la sua presa di posizione:

“Le persone che subiscono discriminazioni sentono, proprio per questo,
la necessità di riunirsi solamente tra loro per potere discutere serenamente su tale argomento”.
 
Nessuna tregua, nessun respiro.

Quella di Mario Draghi verso gli italiani è una vera e propria dichiarazione di guerra, in queste settimane,
con le restrizioni già in atto che preparano la strada ad altre già annunciate.

Il governo ha deciso di proseguire lungo la strada già tracciata dal precedente Conte bis, forse anche con maggiore accanimento.

Elencando numeri che sottolineano come l’emergenza sanitaria non sia ancora alle spalle
e annunciando, con largo anticipo, che non ci sarà “nessuna tregua” per tutto il mese di aprile.


E così alla vigilia del Consiglio dei ministri che dovrà varare il nuovo decreto
sul sostanziale prolungamento delle restrizioni dal 7 al 30 aprile, come rivelato da Repubblica,
il premier ha deciso di avocare a sé il dossier.

Di sicuro, non ci sarà né il passaggio alle zone gialle in automatico al raggiungimento di certi numeri
né un generico allentamento delle misure, come invece invocato a più riprese dai rappresentanti delle categorie più colpite dalla crisi.

Si cercheranno soluzioni diverse, che lasceranno in ogni caso molto meno respiro ai commercianti.


Si lavora, infatti, all’ipotesi che prevede l’apertura di ristoranti e bar, soltanto a pranzo,
qualora il numero dei contagi dovesse scendere sotto una soglia ancora da definire.

Di sicuro, meno di cento positivi ogni 100 mila abitanti.

Difficile, invece, che venga rivista la posizione su cinema e teatri, destinati a tenere ancora la porta chiusa.

I paletti saranno, al dunque, così rigorosi da trasformarsi in un’altra stretta non dichiarata:
in questo momento, sotto la soglia identificata ci sono soltanto due Regioni italiane,
le uniche dove i ristoratori potrebbero tornare a lavorare almeno per una piccola parte della giornata.


Sempre secondo Repubblica, il ministro della Salute Speranza
e i suoi colleghi Dario Franceschini (Pd) e Stefano Patuanelli (M5S)
sono convinti che per la “normalità” bisognerà ancora attendere.

Si guarda al modello inglese senza però poterlo imitare in tempi brevi,
visto che il Regno Unito grazie alla Brexit si è svincolato dalle imposizioni e dagli errori dell’Ue,
ai quali l’Italia è invece ancora legata.


E così non resta che parlare di sforzi e sacrifici, in vista di un ipotetico ritorno alla normalità che da noi resta ancora un miraggio.
 
L’Italia doppiamente beffata.

“Non mi posso muovere dal mio comune, ma posso tranquillamente andare alle Canarie”,

spiega Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, ricordando che mentre nel resto dell’Europa
alcuni Stati stanno iniziando e hanno già iniziato ad accogliere flussi di turisti,
in Italia l’85% degli alberghi resta ancora chiuso.


Sta facendo molto discutere la notizia riferita con una nota dal Ministero dell’interno con la quale viene chiarito il paradosso:
è possibile attraversare i confini tra le regioni per andare in aeroporto, prendere l’aereo e recarsi all’estero,
ma dentro l’Italia non è possibile spostarsi tra le Regioni per motivazioni che non siano di salute, lavoro o stretta necessità.


Mentre gli italiani sono costretti a rinunciare ad aprire le attività o a muoversi dentro i confini,
dalla Spagna e dalla Grecia arriva la notizia della loro riapertura al turismo e alla preparazione della stagione estiva.


Solo nell’ultimo weekend, racconta il giornale spagnolo El pais,

“274.242 stranieri, sopratutto francesi e tedeschi hanno preso d’assalto le mete turistiche spagnole,
ma anche la capitale Madrid, dove la presidente Diaz Ayuso permette le aperture di bar e ristoranti fino alle 23”.
 
Come in un film dell’orrore, di quelli in cui le cose precipitano scena dopo scena,
il peggio per gli italiani potrebbe non essere ancora arrivato, nonostante i mesi e mesi di sacrifici già alle spalle.

Perché se è vero che la campagna di vaccinazione, partita come peggio non si potrebbe a causa dei marchiani errori dell’Ue,
sta iniziando ad accelerare, le previsioni degli esperti per le settimane che verranno non sono affatto incoraggianti:
le misure adottate per aiutare le aziende non si sono rivelate sufficienti, e il rischio di un’ondata di fallimenti già nel corso del 2021 resta alto.

Anche perchè, nel frattempo, inizieranno a venir meno interventi come le moratorie sui prestiti e gli aiuti fiscali.




[IMG alt="Boom di fallimenti e insolvenze in crescita: le previsioni (da incubo) degli esperti per il 2021
"]https://www.ilparagone.it/wp-content/uploads/2021/03/cc-5.jpg[/IMG]


I numeri arrivano dall’ultimo report stilato da Atradius, fornitore globale di assicurazione del credito,
e danno la misura dello spettro della bancarotta mettendo a confronto la situazione di diverse regioni economiche.

Nella classifica internazionale stilata dagli economisti dell’organizzazione,
i posti peggiori sono occupati da Australia e Singapore, che potrebbero riportare un incremento del tasso di insolvenza, rispettivamente, del +88% e +75%.

Nel Vecchio Continente, invece, gli aumenti più significativi potrebbero verificarsi in Francia (+80%),
e poi ancora in Austria (+73%), Belgio (+61%) e Regno Unito (+56%).

Non se la passa troppo bene nemmeno l’Italia, stando ad Atradius, con un +48%.

Il 2021, dunque, potrebbe essere l’anno in cui le cose precipiteranno definitivamente per molte realtà, con diversi parametri da tenere sotto controllo.

Innanzitutto, stando al dossier, per verificare l’evoluzione del rischio di default sui pagamenti delle imprese
bisognerà tenere conto dell’andamento economico e delle dimensioni dell’eventuale ripresa, a livello locale e mondiale.

Altri elementi da valutare saranno “la graduale eliminazione delle misure fiscali e di governo a sostegno delle imprese”
e “la ripresa delle attività di gestione delle procedure fallimentari, la cui sospensione ha di fatto cristallizzato situazioni di difficoltà di molte imprese,
destinate a tornare alla luce una volta superata l’emergenza pandemica”.

Nel 2020, i Paesi “hanno congelato temporaneamente le procedure fallimentari o dichiarato i fallimenti inammissibili”.

Ma quando questi interventi cesseranno, il rischio default secondo Atradius tornerà a crescere, influenzato dall’andamento della pandemia.

I fallimenti evitati durante lo scorso anno, quindi, potrebbero verificarsi nel 2021, anche in Italia.


E d’altronde uno studio Bankitalia aveva sottolineato come la contrazione del Pil registrata l’anno scorso
determinerà nella Penisola un aumento di 2.800 fallimenti di aziende entro il 2022:
a questi, rischiano di aggiungersene altri 3.700, che erano stati evitati nel 2020 grazie agli effetti temporanei della moratoria
e delle politiche di sostegno dell’esecutivo, ma che potrebbero riemergere nei prossimi mesi.
 

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