Cicli e Gann in sinergia - Sett. 6/10 Luglio (1 Viewer)

ettore_61

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Visto che state cazzeggiando ..... vi do il compitino ......

Dovete imparare a memoria la poesia .....

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Ci narrano le Istorie che Romolo Quirino
dopo fondata Roma ci aprisse un bel casino.
Poiché le bolognesi non erano vicine
dovette accontentarsi di vergini Sabine.
Ma tutto questo avvenne in tempo assai lontano:
adesso in quei locali ci han fatto il Vaticano.
E come disse Enea al figlioletto Iulo
anche questa volta ce l'hanno messo in c.ulo.

Il prode Muzio Scevola, brandendo il suo pugnale,
trafisse nelle chiappe per sbaglio un generale.
Allora re Porsenna, per dargli una lezione,
gli fece abbrustolire la fava sul carbone.
Ma il re distrattamente, essendosi voltato,
si prese nel didietro quel c.azzo arroventato!
Il prode Muzio Scevola, guardando sul catino,
le seghe d'ora in poi le spara col mancino.

tre fratelli Orazi, recandosi a duello,
invece delle spade affilavano l'uccello.
Le spese di quell'atto le fecero i Curiazi
che furono squarciati nel c.ulo da quei c.azzi.
Richiesero a Cornelia se avesse dei gioielli,
ed essa mostrò i Gracchi, ragazzi mollo belli.
Però non eran quelli i beni più adorati:
di negri avea un serraglio dai c.azzi esercitati.

Il grande Attilio Regolo, rinchiuso in una botte,
a furia di girare ne avea le palle rotte.
Ma, a forza di c.azzate, si fece un'apertura,
e con la fava fuori, frenava l'andatura.
Sebben frenata alquanto, la botte rotolava,
e al povero romano gli si sbucciò la fava;
così che quando giunse al fondo della valle
al prode Attilio Regolo restavan sol le palle.

Venne in Italia Annibale e sconfisse tutti quanti,
finché non lo incularono con tutti i suoi elefanti.
Mentre lo combatteva il console Marcello
un dardo gli si infisse diritto nell'uccello.
E Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore
pagava una marchetta godendo per tre ore.
Dicono ancor ch'Enea in grotta con Didone,
poiché era inibito, si fece un gran raspone.

l console Camillo, urlando come un pazzo,
gettò sulla bilancia le palle con il c.azzo.
Gridò rivolto a Brenno, stravolto e quasi in coma:
“Col c.azzo e non coll'oro noi difendiamo Roma.”
Lo dice la leggenda, la storia non rinnega,
che Roma fu salvata per mezzo di una sega.
Si dice che Virgilio, poeta mantovano,
scrivesse le Bucoliche tenendo il ***** in mano.

E Caio Giulio Cesare, varcando il Rubicone,
per non bagnarsi il c.azzo si fece un centurione:
il povero ufficiale che se lo prese in c.ulo
per non bagnarsi il proprio dovette farsi un mulo.
E ancora il centurione, sentendosi inculato,
gridava ad alta voce: “Il nemico ci ha attaccato!”
Si dice che Caligola, imperatore pazzo,
pisciasse per il c.ulo e cagasse per il c.azzo.

Cleopatra lussuriosa, regina degli Egizi,
giocava fina da piccola con c.azzi e missirizzi.
E quando venne Cesare, il condottier romano,
accondiscese subito a prenderglielo in mano.
Poi quando venne Antonio, dal c.azzo prepotente,
lo prese ancor più rapida e più voracemente.
Infine, un giorno nero, moriron tutti quanti:
non le bastavan, misera, i c.azzi d'elefanti;
allor la sventurata, nel fare un masticone,
sbagliò per una fava la testa di un pitone.

Suo nonno Tutankamen, il re dei Faraoni,
di star tra le piramidi ne avea pieni i c.oglioni;
fu allora che decise, in men che non si dica,
di andare per il mondo in cerca di una fica.
E quando infine, provvida, il re l'ebbe trovata,
pagò duemila talleri un'umile chiavata.
Gli venne in mente allora di quando era ragazzo,
chiavava come un riccio, e non pagava un c.azzo.
Il prode Tutankamen, il Re dei Faraoni,
tornò nella sua tomba a rompersi i c..oglioni.

Diceva il Cicerone al figlio Aristodemo:
“Con tutte queste seghe, tu mi diventi scemo”.
Rispose Aristodemo al padre Cicerone:
“Se faccio mille seghe divento senatore”.
Diceva Senofonte al figlio Leocofonto:
“Non farti troppe seghe sennò diventi tonto”.
Rispose Leocofonto al padre Senofonte:
“Se non mi dai la figa io vendo il c.ulo al monte”.

Gridava Messalina, fremente nelle nari:
“Tu, quante seghe al giorno, dì, quante te ne spari?”
Le rispondea Nerone, mangiando lepre al forno:
“Io me ne faccio venti od anche trenta al giorno!”
Gridava Messalina, frenando la gettata:
“Portatemi una pezza, o muoio dissanguata”.
Le rispondea Nerone, seduto sul poggiolo:
“A te non una pezza ci vuole, ma un lenzuolo!”

Si dice che Nerone dall'alto di una nave
con centomila seghe sbiancasse tutto il mare.
Gridava Messalina dall'alto dei palazzi:
“lo voglio nella fica trecentomila c.azzi”.
Le rispondea Nerone, dal fondo delle grotte:
“È meglio un c.ulo sano, che cento fiche rotte!”
A lor poi obiettavano i nobili Romani:
“È meglio un bel figone che cento culi sani”.

Si dice che Petronio, l'esteta decadente,
si nichelasse il bischero per renderlo attraente.
Nel latte delle asine, Poppea l'imperatrice,
faceva sempre il bagno, per quanto ci si dice.
Ma una mattina tragica, la storia ci racconta,
sbagliò Poppea le asine coi ciuchi della monta.
Così l'imperatrice, agendo in cotal modo,
si ritrovò da improvvida a nuoto nello sbrodo.

Si dice che Camilla, la vergine romana,
per mantener la madre facesse la puttana.
Pisciavano i romani dall'alto delle arcate,
facendo con l'orina sublimi trogolate.
Allora Vespasiano ebbe un'idea grandiosa:
riempì tutto l'impero d'orinatori a iosa.
Ma questo fatto ebbe delle ripercussioni,
poiché i finocchi invasero codeste costruzioni.

Si dice che Giuseppe, il santo falegname,
per risparmiar la colla, sborrasse sul legname.
E incazzato Gesù Cristo gridava: “Porco zio,
se la Madonna è Vergine, di chi son figlio io?”
Risponde la Madonna, sollevando la sottana:
“Figlio mio non sei vergine, ma figlio di puttana”.
Queste son le historiae di Roma nel passato.
Tra Papa e Parlamento poi c'hanno inculato…
 

astrader

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