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LE TANGENTI
Ma per gli affari che interessano ai soci di Vittorio Emanuele la Finanza non serve, è a Roma che bisogna muovere le acque. I Migliardi confidano in Vittorio Emanuele «il principe tutte cose sblocca» ma poi qualcosa s'inceppa, e Bonazza lo comunica all'erede Savoia il 14 dicembre.
Bonazza: «A Roma hanno bloccato tutto, non so per cosa...».
V. Emanuele: «Bah, perché sono i soliti stronzi!».
Bonazza: «I soliti stronzi italiani anche qua!».
V. Emanuele: «(...) Mi deve dare il prezzo reale».
Bonazza: «Tutto quanto, tutto, tutto».
V. Emanuele: «Il prezzo con la commissione sopra».
Stando a molti altri elementi raccolti dall'accusa, Vittorio Emanuele è coinvolto a pieno titolo nell'affare ed è lui a mettere fretta, come Bonazza dice al segretario dei Savoia, Gian Nicolino Narducci. Il quale sbotta: «Perché lui... ha questa bramìa di guadagnare»; in un altro colloquio è quasi irriverente: «Lui sai, incomincia a pensare a dollari... Sai che Paperone aveva i dollari negli occhi? Lui lo stesso».
L'affare, secondo la ricostruzione di pubblico ministero e giudice, va in porto attraverso la corruzione che giunge fino ai Monopoli di Stato, passando per il mondo politico romano a cui fanno riferimento gli «intermediari» come il «faccendiere» Achille De Luca. Ci sono consegne di soldi filmate dagli investigatori e ci sono accenni a «pasticcini» e «frutta» che nascondono le tangenti. Il 4 febbraio 2005 Gian Nicolino Narducci telefona a De Luca che gli dice: «L'intervento del principe ha sbloccato tutto... Lui, in più verrà servito diversamente, perché gli verrà favorito in altri modi, oltre quelli che ci ha chiesto, hai capito?».
Nel frattempo Vittorio Emanuele aveva avviato altri progetti, compresi affari in Libia di cui parla direttamente con Rocco Migliardi il 25 ottobre 2004.
V. Emanuele: «Glielo voglio dire poi, è sempre... io ho parlato giù, vero? In Libia».
Migliardi: «Sì?».
V. Emanuele: «Con quella gente lì... Tutti d'accordo. Loro sarebbero d'accordo di vederci per dargli l'esclusiva... L'esclusiva totale per quel Paese».
Migliardi: «È una cosa buona».
V. Emanuele: «E che nessun altro possa fare chicchessia, soltanto lei (...). "Il gioco è la cosa che ci diverte di più e c'era già, è stato tolto e noi adesso lo riprendiamo". "Noi" vuol dire il figlio. Il figlio del numero uno di...».
Migliardi: «Mi ha già detto qualcosa lì».
V. Emanuele: «È il figlio di Gheddafi, con cui ho... (...) Dirò che lei è perfettamente d'accordo, che abbiamo visto eccetera, e che siamo perfettamente d'accordo di andare avanti».
Migliardi: «Sì».
V. Emanuele: «Ho chiesto a loro se volevano avere il 49, 51, o meno o di più,. Ha detto "questo è da trattarsi"».
Ma per gli affari che interessano ai soci di Vittorio Emanuele la Finanza non serve, è a Roma che bisogna muovere le acque. I Migliardi confidano in Vittorio Emanuele «il principe tutte cose sblocca» ma poi qualcosa s'inceppa, e Bonazza lo comunica all'erede Savoia il 14 dicembre.
Bonazza: «A Roma hanno bloccato tutto, non so per cosa...».
V. Emanuele: «Bah, perché sono i soliti stronzi!».
Bonazza: «I soliti stronzi italiani anche qua!».
V. Emanuele: «(...) Mi deve dare il prezzo reale».
Bonazza: «Tutto quanto, tutto, tutto».
V. Emanuele: «Il prezzo con la commissione sopra».
Stando a molti altri elementi raccolti dall'accusa, Vittorio Emanuele è coinvolto a pieno titolo nell'affare ed è lui a mettere fretta, come Bonazza dice al segretario dei Savoia, Gian Nicolino Narducci. Il quale sbotta: «Perché lui... ha questa bramìa di guadagnare»; in un altro colloquio è quasi irriverente: «Lui sai, incomincia a pensare a dollari... Sai che Paperone aveva i dollari negli occhi? Lui lo stesso».
L'affare, secondo la ricostruzione di pubblico ministero e giudice, va in porto attraverso la corruzione che giunge fino ai Monopoli di Stato, passando per il mondo politico romano a cui fanno riferimento gli «intermediari» come il «faccendiere» Achille De Luca. Ci sono consegne di soldi filmate dagli investigatori e ci sono accenni a «pasticcini» e «frutta» che nascondono le tangenti. Il 4 febbraio 2005 Gian Nicolino Narducci telefona a De Luca che gli dice: «L'intervento del principe ha sbloccato tutto... Lui, in più verrà servito diversamente, perché gli verrà favorito in altri modi, oltre quelli che ci ha chiesto, hai capito?».
Nel frattempo Vittorio Emanuele aveva avviato altri progetti, compresi affari in Libia di cui parla direttamente con Rocco Migliardi il 25 ottobre 2004.
V. Emanuele: «Glielo voglio dire poi, è sempre... io ho parlato giù, vero? In Libia».
Migliardi: «Sì?».
V. Emanuele: «Con quella gente lì... Tutti d'accordo. Loro sarebbero d'accordo di vederci per dargli l'esclusiva... L'esclusiva totale per quel Paese».
Migliardi: «È una cosa buona».
V. Emanuele: «E che nessun altro possa fare chicchessia, soltanto lei (...). "Il gioco è la cosa che ci diverte di più e c'era già, è stato tolto e noi adesso lo riprendiamo". "Noi" vuol dire il figlio. Il figlio del numero uno di...».
Migliardi: «Mi ha già detto qualcosa lì».
V. Emanuele: «È il figlio di Gheddafi, con cui ho... (...) Dirò che lei è perfettamente d'accordo, che abbiamo visto eccetera, e che siamo perfettamente d'accordo di andare avanti».
Migliardi: «Sì».
V. Emanuele: «Ho chiesto a loro se volevano avere il 49, 51, o meno o di più,. Ha detto "questo è da trattarsi"».