silver01
Nuovo forumer
Appresso riporto l'incipit di un libro che sto scrivendo sulla vicenda del debito greco, sono gradite osservazioni e correzioni. Evito di addentrarmi nei dettagli tecnici della truffa, cerco di esprimere il punto di vista globale di un risparmiatore europeo tradito dai propri leader.
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Nella vicenda del debito greco, chi ha seguito le indicazioni delle agenzie di rating e degli analisti anglosassoni non ha subito danni, mentre i risparmiatori che si sono fidati delle autorità e delle istituzione europee hanno subito danni ingenti, anche oltre l'80% dei propri risparmi.
Per due anni (da inizio 2010 a marzo 2012) la strategia comunicativa dei leader europei ha coinvolto molteplici aspetti, che vanno aldilà di un puro investimento finanziario:
- L'ideale di un'Europa unita, e la sua difesa dagli attacchi della speculazione, in particolare anglosassone.
- La lotta alle agenzie di rating, considerate esse stesse come longa manus della speculazione, il cui strapotere finiva con l'esautorare il ruolo delle istituzioni democratiche europee.
- Il valore simbolico della Grecia come pietra fondante della civiltà Europea e occidentale.
In questa strategia comunicativa gli aspetti finanziari assumevano un aspetto secondario, ma comunque per oltre un anno i leader europei hanno rassicurato i risparmiatori con dichiarazioni ripetute, precise, inequivoche, concordanti, sul fatto che non vi sarebbe stata una ristrutturazione del debito greco tale da arrecare danno ai risparmiatori.
Questa strategia comunicativa ha ottenuto l'effetto di trarre in inganno i risparmiatori, di costringerli a perdite ingenti, maggiori di quanto successo in molti casi noti di "risparmio tradito" (la Parmalat di Callisto Tanzi, Madoff, default Argentina).
Sono stati ingannati anche molti operatori professionali (giornalisti finanziari, associazioni di consumatori), che fino all'ultimo hanno espresso la convinzione che i piccoli risparmiatori non sarebbero stati danneggiati; appresso riporto varie dichiarazioni pubbliche di operatori professionali.
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Nella vicenda del debito greco, chi ha seguito le indicazioni delle agenzie di rating e degli analisti anglosassoni non ha subito danni, mentre i risparmiatori che si sono fidati delle autorità e delle istituzione europee hanno subito danni ingenti, anche oltre l'80% dei propri risparmi.
Per due anni (da inizio 2010 a marzo 2012) la strategia comunicativa dei leader europei ha coinvolto molteplici aspetti, che vanno aldilà di un puro investimento finanziario:
- L'ideale di un'Europa unita, e la sua difesa dagli attacchi della speculazione, in particolare anglosassone.
- La lotta alle agenzie di rating, considerate esse stesse come longa manus della speculazione, il cui strapotere finiva con l'esautorare il ruolo delle istituzioni democratiche europee.
- Il valore simbolico della Grecia come pietra fondante della civiltà Europea e occidentale.
In questa strategia comunicativa gli aspetti finanziari assumevano un aspetto secondario, ma comunque per oltre un anno i leader europei hanno rassicurato i risparmiatori con dichiarazioni ripetute, precise, inequivoche, concordanti, sul fatto che non vi sarebbe stata una ristrutturazione del debito greco tale da arrecare danno ai risparmiatori.
Questa strategia comunicativa ha ottenuto l'effetto di trarre in inganno i risparmiatori, di costringerli a perdite ingenti, maggiori di quanto successo in molti casi noti di "risparmio tradito" (la Parmalat di Callisto Tanzi, Madoff, default Argentina).
Sono stati ingannati anche molti operatori professionali (giornalisti finanziari, associazioni di consumatori), che fino all'ultimo hanno espresso la convinzione che i piccoli risparmiatori non sarebbero stati danneggiati; appresso riporto varie dichiarazioni pubbliche di operatori professionali.