Val
Torniamo alla LIRA
Sarebbe dovuto andare tutto bene e invece a 100 giorni dall’emergenza nazionale,
di straordinario e di bene c’è stato solo l’impegno di tutto il personale sanitario,
che quasi a mani nude hanno fatto l’impossibile per contrastare l’epidemia.
Inutile tornare sulla vergogna delle mascherine, dei guanti, dei ventilatori di tutto quello che non c’era
e che in parte non c’è ancora nonostante le promesse e le rassicurazioni del governo,
dei commissari e dell’esercito di consulenti assoldati per fronteggiare la crisi.
La realtà è che viviamo da tre mesi in un clima di confusione, preoccupazione e isolamento insopportabile,
con una tensione in salita esponenziale, una spaccatura sociale inaccettabile fra statali e privati,
un’economia di sistema che tende al collasso.
Fatto 100 l’indice delle promesse, delle assicurazioni, degli impegni presi con dichiarazioni più teatrali che sostanziali,
saremo sì e no a 20, siamo ancora alle briciole sugli interventi, sulle soluzioni, sui provvedimenti indispensabili e necessari per sostenere e rilanciare il Paese.
Qui non si tratta solo dei decreti modificati in continuazione, delle prese in giro sull’autocertificazione, saremo ormai all’ottavo modello,
della potenza di fuoco mai vista che infatti ancora adesso non s’è vista, delle indecisioni e delle limitazioni dei diritti costituzionali,
si tratta della mancanza di una strategia sulle urgenze fondamentali dell’economia.
Lasciamo fare le papere sui congiunti, sul perché un lontano parente conti di più di un amico fraterno da una vita,
lasciamo stare la scrittura enigmatica dei decreti, il caos sulle riaperture, sulla scuola, sulle messe, gli spostamenti,
ma è sulla strategia politica contro la crisi che siamo a zero.
Insomma c’è poco da chiedere scusa agli italiani, una toppa peggiore del buco,
quando mancano ancora i soldi di marzo e su quelli di aprile non c’è il decreto,
quando dei prestiti in 24 ore dalle banche nemmeno l’ombra
e sulle centinaia di miliardi messi in moto si è solo aperta bocca e dato fiato.
Rispetto agli altri Paesi sull’economia ci ritroviamo poco più che all’anno zero, confusione su tutto, procediamo per mancette,
soldi stiracchiati, contentini, l’unica cosa in cui siamo grandiosi sono le dirette tivù, discorsi solenni e citazioni,
ma dall’altra parte anziché studenti ci sono cittadini con la bottega chiusa, senza fatturato, lavoro e senza quattrini.
Per non parlare delle liti dentro la maggioranza, gli ultimatum ridicoli di Matteo Renzi, le minacce sul Mes dei grillini,
dei contrasti su tutto fra commissari e ministri, fra task force e governo, delle prese in giro all’opposizione, un caos totale e basta.
Ecco perché diciamo non va bene per niente, continuando così anziché bene andrà tutto male,
perché senza una visione reale della crisi e di ciò che serve per fronteggiarla e superarla c’è solo il precipizio altroché scuse agli italiani.
Serve danaro a fondo perduto subito, leva fiscale con storni, vantaggi e compensazioni al posto di cartelle e intimidazioni,
una grande revisione della spesa per recuperare miliardi da erogare per la ripartenza,
il piano di bond Giulio Tremonti e Giovanni Bazoli sottoscritto dagli italiani, serve riaprire adesso dando regole e indicazioni,
ma anche fiducia alla gente stare fermi non è più possibile, soprattutto serve un governo di gente capace e attrezzata
piuttosto di una comitiva litigiosa e abborracciata.
Dove sta scritto che non sarebbe possibile sostituire un governo che in un momento tanto drammatico si dimostra inadeguato,
che, per dirla con Renzi, calpesta la Costituzione, segue il populismo, si dedica solo all’orazione,
semmai è vero esattamente il contrario, del resto il Whatever it takes, come all’economia serve al Paese e alla democrazia.
di straordinario e di bene c’è stato solo l’impegno di tutto il personale sanitario,
che quasi a mani nude hanno fatto l’impossibile per contrastare l’epidemia.
Inutile tornare sulla vergogna delle mascherine, dei guanti, dei ventilatori di tutto quello che non c’era
e che in parte non c’è ancora nonostante le promesse e le rassicurazioni del governo,
dei commissari e dell’esercito di consulenti assoldati per fronteggiare la crisi.
La realtà è che viviamo da tre mesi in un clima di confusione, preoccupazione e isolamento insopportabile,
con una tensione in salita esponenziale, una spaccatura sociale inaccettabile fra statali e privati,
un’economia di sistema che tende al collasso.
Fatto 100 l’indice delle promesse, delle assicurazioni, degli impegni presi con dichiarazioni più teatrali che sostanziali,
saremo sì e no a 20, siamo ancora alle briciole sugli interventi, sulle soluzioni, sui provvedimenti indispensabili e necessari per sostenere e rilanciare il Paese.
Qui non si tratta solo dei decreti modificati in continuazione, delle prese in giro sull’autocertificazione, saremo ormai all’ottavo modello,
della potenza di fuoco mai vista che infatti ancora adesso non s’è vista, delle indecisioni e delle limitazioni dei diritti costituzionali,
si tratta della mancanza di una strategia sulle urgenze fondamentali dell’economia.
Lasciamo fare le papere sui congiunti, sul perché un lontano parente conti di più di un amico fraterno da una vita,
lasciamo stare la scrittura enigmatica dei decreti, il caos sulle riaperture, sulla scuola, sulle messe, gli spostamenti,
ma è sulla strategia politica contro la crisi che siamo a zero.
Insomma c’è poco da chiedere scusa agli italiani, una toppa peggiore del buco,
quando mancano ancora i soldi di marzo e su quelli di aprile non c’è il decreto,
quando dei prestiti in 24 ore dalle banche nemmeno l’ombra
e sulle centinaia di miliardi messi in moto si è solo aperta bocca e dato fiato.
Rispetto agli altri Paesi sull’economia ci ritroviamo poco più che all’anno zero, confusione su tutto, procediamo per mancette,
soldi stiracchiati, contentini, l’unica cosa in cui siamo grandiosi sono le dirette tivù, discorsi solenni e citazioni,
ma dall’altra parte anziché studenti ci sono cittadini con la bottega chiusa, senza fatturato, lavoro e senza quattrini.
Per non parlare delle liti dentro la maggioranza, gli ultimatum ridicoli di Matteo Renzi, le minacce sul Mes dei grillini,
dei contrasti su tutto fra commissari e ministri, fra task force e governo, delle prese in giro all’opposizione, un caos totale e basta.
Ecco perché diciamo non va bene per niente, continuando così anziché bene andrà tutto male,
perché senza una visione reale della crisi e di ciò che serve per fronteggiarla e superarla c’è solo il precipizio altroché scuse agli italiani.
Serve danaro a fondo perduto subito, leva fiscale con storni, vantaggi e compensazioni al posto di cartelle e intimidazioni,
una grande revisione della spesa per recuperare miliardi da erogare per la ripartenza,
il piano di bond Giulio Tremonti e Giovanni Bazoli sottoscritto dagli italiani, serve riaprire adesso dando regole e indicazioni,
ma anche fiducia alla gente stare fermi non è più possibile, soprattutto serve un governo di gente capace e attrezzata
piuttosto di una comitiva litigiosa e abborracciata.
Dove sta scritto che non sarebbe possibile sostituire un governo che in un momento tanto drammatico si dimostra inadeguato,
che, per dirla con Renzi, calpesta la Costituzione, segue il populismo, si dedica solo all’orazione,
semmai è vero esattamente il contrario, del resto il Whatever it takes, come all’economia serve al Paese e alla democrazia.