Oscar Giannino ... 'recessione secca, amici miei.'
Produttività Usa a manetta: l’esatto opposto che da noi, recessione comunque
Oscar Giannino
È assolutamente ovvio che i listini americani oggi non abbiano particolarmente brillato, dopo i dati preliminari sulla produttività americana nel secondo trimestre rilasciati oggi dal Dipartimento del Lavoro. Eppure sono numeri, in apparenza, tali da stappare champagne. Cerchiamo allora di tradurli, visto che confermano in pieno - purtroppo - quanto stiamo scrivendo su questo blog da settimane.
Nel secondo trimestre la produttività in Usa ha segnato un aumento del 6,4%, ben maggiore delle attese degli analisti che si posizionavano su una forbice tra il 5,3% e il 5,5%. È il rialzo più significativo dal terzo trimestre 2003. Ma attenzione, il primo fattore da tenere in considerazione - a conferma di quanto osservato da Seminerio sulle statistiche Usa - è che insieme al dato preliminare sul secondo quarter è stato energicamente rivisto al ribasso il dato del primo trimestre, che passa da un +1,6% a un modestissimo +0,3%. In concomitanza al balzo di produttività, si registra nel secondo trimestre un calo drastico del costo del lavoro per unità oraria: è sceso del 5,8%, quasi triplicando le attese degli analisti, il calo più forte dal secondo trimestre del 2000. E anche qui è stato rivisto al ribasso il dato del primo trimestre: non vi sarebbe stato affatto un aumento del 3%, ma una flessione pari al 2,7%. Ecco spiegate, come vi avevo annunciato, le ottime trimestrali delle società USA: le aziende americane stanno facendo sanamente ed esattamente il contrario di quel che si ritiene opportuno qui da noi in Italia e in Europa, cioè stanno espellendo con la massima energia forza lavoro, pagandola assai meno di prima. In questo fanno bene il loro duro mestiere, che è di adeguarsi in tempi rapidi alle mutate condizioni del mercato per cercare dimettere al riparo il più possibile del proprio conto economico. Ma perché tutto ciò comunque concorra ad una severa recessione invece che alla sua fine, aiuta a capirlo la lettura di
questo articolo semiserio sul Washington Times, nel quale trovate in forma divulgativa considerazioni del tutto analoghe a quelle che giorni fa abbiamo dedotto dal recente report di Comstock Partners. Se la produttività sale per severa contrazione della base produttiva e creando frotte di disoccupati cioè diminuendo il reddito disponibile delle famiglie; se questo a propria volta deve poi energicamente contrarsi anche per riequilibrare i livelli troppo alti di debito toccati in precedenza; e se in più il debito pubblico esplode spiazzando il risparmio privato, allora gli investimenti per tornare ad estendere la produzione mancheranno tanto più, quanto più bassa sarà prevedibile la base dei consumi conseguente. Risultato: recessione secca, amici miei. Chissà se i listini lo capiranno, e soprattutto i banchieri centrali che generosamente li sostengono.