Il piano Draghi
L’edizione europea di Politico ha riferito di averne letto alcuni passaggi, secondo le
anticipazioni pubblicate, piu’ che un piano industriale per l’Unione Europea, quello redatto da Mario Draghi sembra un
piano di guerra. Nelle premesse l’ex presidente del Consiglio evoca i rischi per la sicurezza del Vecchio continente rappresentati dalla Russia: “Con il ritorno della guerra nelle immediate vicinanze dell’UE, l’emergere di nuovi tipi di minacce ibride e un possibile spostamento dell’attenzione geografica e delle esigenze di difesa degli Stati Uniti, l’UE dovrà assumersi una
crescente responsabilità per la propria difesa e sicurezza”, ha scritto Draghi.
Per far fronte alle presunte minacce, nel rapporto viene suggerita la creazione di una
“Autorità per l’industria della difesa”, una sorta di
centrale unica per gli appalti che dovrebbe replicare il modello di
acquisto centralizzato dei vaccini Covid. Una proposta già avanzata da Ursula von Der Leyen, che aveva indicato quella procedura come esempio da seguire, nonostante
l’inchiesta che pende su di lei proprio per le modalità attraverso cui era arrivata alla stipula dei contratti con Pfizer. La famigerata vicenda dei messaggini privati con il capo della multinazionale farmaceutica Albert Bourla.
Tra le altre proposte per
semplificare la vita all’industria delle armi, Mario Draghi propone la rimozione dei divieti per le aziende di accedere ai finanziamenti UE, compresi quelli della Banca europea per gli investimenti e, ciliegina sulla torta,
la modifica dei quadri di finanza sostenibile, ambientali e sociali dell’UE a beneficio del settore. Come dire: vanno bene le politiche green che stanno affossando l’industria europea e rendendo la vita impossibile ai cittadini, ma quando si parla di armi possiamo, anzi dobbiamo, chiudere un occhio.