“L’abbraccio tedesco costringerà i paesi del
continente europeo, presto o tardi, a una nuova
morsa letale!”
“Un suo insuccesso (dell’unione monetaria ndr)
comporterebbe gravi ripercussioni sul funzionamento
del sistema monetario internazionale e
sulle possibilità di avanzamento della costruzione
economica europea”
(citazioni tra il 1978 ed il 1988)
Giorgio Napolitano un uomo chiamato ‘voltafaccia’
Giorgio Napolitano, ritratto di Costantino Rover ©
Eccoci al secondo appuntamento della saga de I TRADITORI DELL’ITALIA.
Dopo il ritratto di
Mario Monti, un nuovo e illustre traditore del Paese: Giorgio Napolitano
Apre con due citazioni, il ritratto di Giorgio Napolitano, l’uomo capriola, l’uomo voltafaccia,
il trasformista che ha sempre vissuto di Stato, come molti altri, soprattutto della sua generazione.
Questa storia non può che cominciare da metà, cioè da quando il Napolitano comunista
ha già alle spalle una lunga carriera politica e di militanza nel Partito Comunista italiano.
Partiamo da qui perché questo punto di partenza ci aiuterà ad unire i puntini di una storia che nessuno è riuscito a capire prima che fosse troppo tardi.
Solo così possiamo comprendere come l’Italia sia stata abbandonata al destino che in tempi di coronavirus si svela come il più triste.
A dire il vero tutta l’evidenza della trappola in cui l’Italia è caduta già decenni fa,
era emersa con il lavoro di retrospettiva svolto dal primo movimento sovranista.
Attenzione non stiamo parlando dei partiti populisti.
Vi sto parlando di qualcosa di cui nessuno di voi ha probabilmente mai sentito parlare prima di ora.
Si tratta di un movimento spontaneo (davvero quella volta) nato dalla detonazione della MMT,
vera e propria bomba assemblata in Italia, dopo averne importato pezzi dagli Stati Uniti, dal Canada e dalla Francia, da
Paolo Barnard.
Il sovranismo di fatto in Italia è nato lì (e morto non appena entrato in contatto con la politica, compresa quella che vi raccontano essere nata dal basso).
Chiusa la partentesi: sul tema trovate tutto in rete.
Ma ciò che si trova in rete, così come nella
emeroteca, è anche la storia di Giorgio Napolitano.
E si trovano tutti i pezzi del puzzle, già assemblati, ora che se ne è quasi uscito di scena.
Giorgio Napolitano contro l’Euro
Anzitutto va ricordato che la circolazione dell’ Euro è iniziata il 1 gennaio 2002,
ma
l’Italia aveva aderito al tasso di cambio “irreversibile” con le altre monete europee
già nel 1998.
Trascorsi i 3 anni di parità con le altre monete aderenti all’Euro, ha finalmente aderito al sistema di circolazione della stessa moneta.
“Si cambi rotta, poiché l’Europa a guida tedesca rischierà di farci sbattere contro gli iceberg:
o ci salviamo tutti o affonderemo insieme.”
Tuonava Giorgio Napolitano riferendosi all’ineluttabile unione monetaria europea.
I passaggi che portarono l’Italia nell’Euro
– Capitolo lungo, quello sulla moneta unica, ma fondamentale per comprendere il tradimento di Napolitano –
Bisogna dire però che l’adesione all’Euro è la conseguenza di scelte fatte in precedenza.
Queste furono: l’adesione al
Sistema Monetario Europeo (SME) del 1979, l’Atto Unico Europeo del 1986 e il Trattato di Maastricht del 1992.
Nel 1972, dopo la decisione di Nixon di sganciare il dollaro dalla convertibilità con l’oro,
alcuni Paesi europei (esclusa l’Inghilterra) decisero di dar vita ad un sistema di cambi semirigidi, chiamato
Serpente monetario Europeo (Sme).
Ciò comportava che le valute dei paesi aderenti avrebbero oscillato entro determinati margini attorno ad una parità centrale, l’
Ecu (unità di conto europea).
Questa parità veniva calcolata come un paniere delle loro monete.
Insomma una cosa tipo le 1936,27 lire a cui fu il cambio con l'Euro.
L’Italia aderì inizialmente a questa parità centrale,
ma ne uscì due anni dopo.
Allora da noi era particolarmente forte il conflitto sociale, e non si riteneva utile ancorare la Lira alle altre valute europee.
In Italia, anziché soffocare il conflitto sociale con l’adesione ad una moneta forte, si preferì realizzare una politica di compromesso
e di riforme simboleggiata dalla politica del
Compromesso storico.
Essa vide per la prima volta il
Partito Comunista partecipare alla co-decisione politica e poi anche la partecipazione alla maggioranza di governo.
Questa politica, pur per certi versi criticata, vide anche la realizzazione di molte riforme, quali l’istituzione delle Regioni
(prime elezioni nel ’75), la concessione del divorzio, l’aborto,
la realizzazione del Servizio Sanitario Nazionale.
Nasce il problema (per gli americani) del compromesso storico
Il compromesso storico e la compartecipazione del Pci al governo italiano, destarono la forte preoccupazione del Governo USA.
Del resto occorre ricordare che in questo periodo siamo ancora in piena guerra fredda.
Questo straordinario evento di fatto era la concretizzazione delle famose
“convergenze parallele” teorizzate da Aldo Moro.
Infatti Moro
“pur rifiutando il totalitarismo comunista” aveva determinato uno spostamento l’Italia più a sinistra
(leggi vicino alle istanze del Partito comunista italiano che viveva sotto l’egida dell’URSS, l’Unione Sovietica).
Il 1978 fu un anno di forti conquiste sindacali e vide anche l’ultima diminuzione del debito pubblico senza privatizzazioni.
Tuttavia il forte movimento sindacale sviluppato in Italia aveva portato anche all’erosione della capacità di profitto delle classi capitalistiche,
e il conflitto si era manifestato, come sempre succede, con una forte inflazione.
Dato che l’Italia aveva iniziato uno spostamento a sinistra,
nasceva perciò l’esigenza, per le classi dominanti,
di trovare uno strumento per “disciplinare” la forza lavoro, le cui conquiste erano ritenute responsabili dell’inflazione.
La necessità di “combattere l’inflazione” fu sostenuta da chi voleva l’adesione al Sistema monetario Europeo,
i cui effetti previsti erano i medesimi che si sono venuti a verificare con l’Euro.
Uno dei principali era sicuramente la compressione salariale come leva per il mantenimento della competitività nel mercato comune.
La sinistra capì bene i rischi che si celavano dietro alla scelta di adesione ad una moneta forte.
L’Italia vuole aderire ad una moneta unica?
Quando, il 12 dicembre 1978, Andreotti si presenta in Parlamento per presentare l’intenzione di aderire immediatamente al sistema monetario europeo.
Eppure, solo poche settimane prima lo stesso Andreotti aveva respinto le richieste della Francia, che invece voleva l’immediato ingresso dell’Italia.
il Pci si riunisce per formulare la propria risposta che verrà comunicata il giorno seguente.
I comunisti giudicheranno l’atto di Andreotti come un tentativo di fare cadere il Governo (e il compromesso storico).
Il no di Giorgio Napolitano
Sarà proprio Giorgio Napolitano a presiedere quella storica riunione.
Ecco cosa emerge
dai verbali:
Per dire il nostro sì allo Sme, scrive Napolitano, chiedevamo tre condizioni:
“Garanzia sui tassi di cambio” (cioè riallineamento periodico del valore delle monete);
“garanzie sui prestiti del Fmi” e “misure di trasferimento di risorse a favore delle economie più deboli”.
Infatti, da che il cambio sarebbe stato a svantaggio delle economie più deboli, questo sarebbe dovuto essere pagato da chi ci avrebbe guadagnato
(cioè dalle economie più forti).
Qui Giorgio Napolitano profetizza:
“Inserendoci in quest’area, nella quale il marco e il governo tedesco hanno un peso di fondo,
dovremo subire un apprezzamento della lira e un sostegno artificiale alla nostra moneta.
Nonostante ci sia concesso un periodo di oscillazione al 6%, saremo costretti a intaccare l’attivo della bilancia dei pagamenti.
Lo Sme determinerà una perdita di competitività dei nostri prodotti e un indebolirsi delle esportazioni.
C’è un attendibile pericolo di ristagno economico”.
Una previsione che più azzeccata non si può.
Giorgio Napolitano nel Pci
Il 13 dicembre 1978, il Partito Comunista Italiano votò contro l’adesione immediata allo Sme, insieme all’estrema sinistra,
mentre il partito socialista si divideva fra favorevoli, contrari e astenuti.
Purtuttavia l’indomani Andreotti confermerà l’ingresso dell’Italia nello Sme.
I giornali tedeschi festeggeranno.
Ancora Giorgio Napolitano:
“Si è finito per mettere il ‘carro’ dell’accordo monetario davanti ai ‘buoi’ di un accordo per le economie”,
anche per “le sollecitazioni pervenuteci dai governi amici”.
Gli “amici” sottintesi, sono i tedeschi.
E aggiunse che se qualcuno avesse voluto,
“far leva sulle gravi difficoltà che possono derivare dalla disciplina del nuovo meccanismo di cambio per porre la sinistra
e il movimento operaio dinanzi alla proposta di una politica di deflazione e di rigore a senso unico,
diciamo subito che si tratta di un calcolo irresponsabile e velleitario, non meno di quelli che hanno spinto pezzi della Dc
a premere per l’ingresso immediato nello Sme in funzione di meschine manovre anticomuniste, destinate a sgonfiarsi rapidamente”
Questa conclusione, purtroppo fu molto meno azzeccata.
Nel 1986 l’Atto Unico Europeo stabilirà il principio della libera circolazione di “persone, merci, servizi e capitali” entro l’Unione Europea.
La novità fondamentale erano le ultime due, perché
il Mercato Comune per le merci già esisteva.
Da fascio a comunista, Napolitano a tempo di record
Si addormenta fascista e si risveglia comunista.
È accaduto sul serio quando, ormai rassegnato alla caduta dei suoi compari di camicia (nera) si converte in tempo record al comunismo.
Nato da famiglia liberale si era tosto infatti iscritto ai gruppi universitari fascisti (GUF), in cui veste i panni del critico teatrale.
Anni dopo avrà il coraggio di simulare che in realtà quella sarebbe stata
una recitazione nel ruolo dell’infiltrato antifascista nel fascismo.
Ma quando le sorti del fascismo sembrano ormai segnate, Napolitano ha un
“grave tormento autocritico”.
Ops! Significa che sta per far accadere qualcosa di grosso!
Infatti entra in contatto con un gruppo di comunisti napoletani e diventa attivista.
Giorgio Napolitano giovane fascista
È il 1945 quando Giorgio Napolitano si iscrive al Partito Comunista Italiano.
Èd è sempre in questo periodo che, dopo lo sbarco degli americani a Napoli, e fa il volontario nella croce rossa americana.
Incontra Henry Kissinger che di lui in seguito dirà: “
È il mio comunista preferito“.
Attenzione ai concatenamenti.
I puntini già cominciano ad unirsi.
Di lì in poi il passo è breve a diventare staliniano.
Intanto appena 8 anni dopo, nel 1953 diventa deputato.
La svolta definitiva
Nel 1956 quando l’URSS invade l’Ungheria con i carri armati. Giorgio Napolitano commenterà così:
l’Urss ha evitato “che nel cuore d’Europa si creasse un focolaio di provocazioni”
ha impedito “che l’Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione” e in definitiva ha salvato “la pace nel mondo”
Poco importa dei 3.000 morti ungheresi. Giorgio Napolitano esportatore di democrazia ante litteram insomma.
Delle dittature comuniste ancora nel 1972, dirà che sono:
“straordinario elevamento del livello di civiltà e di cultura delle masse”
Nonostante ciò nel 1975 chiede di poter andare negli Sati Uniti.
Il permesso gli viene negato
“per non dare un attestato di credibilità al comunismo” ma,
nell’aprile 1978, Giorgio Napolitano,
su raccomandazione del repubblicano Ugo la Malfa e
la mediazione di Andreotti, ci riesce:
va negli USA.
Giorgio Napolitano diventa così il primo comunista italiano in terra d’America.
A preparare il suo viaggio è Enrico Berlinguer.
Ufficialmente è un tour di conferenze nelle università americane.
L’allora ambasciatore Richard Gardner racconterà invece di aver avuto
quattro incontri segreti con lui.
Del resto era già dal 1969 che l’ambasciata americana a Roma aveva creato contatti con il Partito Comunista Italiano,
in vista di una sempre più probabile salita al governo.
Capito perché serviva il
gancio o meglio il pontiere verso il Pci?
Giorgio Napolitano è in America per recapitare il messaggio che il compromesso storico non intrancerà in alcun modo gli interessi degli Stati Uniti
.
Parola di corrispondente dagli USA.
Princeton, Harvard, Yale, Georgetown e John Hopkins University, con il “meeting” al
Council on Foreign Relations, l’associazione di affaristi privati.
In quel consesso dirà:
Il Pci non si oppone più alla Nato come negli anni Sessanta,
mentre lo scopo comune è quello di superare la crisi,
e creare maggiore stabilità in Italia»
L’appoggio ai capitali finanziari
Tornato in Italia, Napolitano darà vita alla corrente interna al Pci dei miglioristi.
Una corrente che su molti punti osteggerà Berlinguer portando di fatto alla spaccatura del partito,
portandolo a rigettare le anacronistiche posizioni rivoluzionarie e riposizionandolo sull’asse della NATO.
Sul finire degli anni 80 il Pci chiuderà i battenti. Nel 1991 gli succederà il Partito Democratico della Sinistra (PDS).
D’improvviso diventerà questo il maggior riferimento politico degli interessi, anche finanziari USA in terra italiana.
Con Napolitano filo europeista anche i potentati economici infatti avranno un aiuto in più nel convergere
verso un mercato europeo destinato a seguire la strada della globalizzazione.
È un fatto prodromico delle riforme nell’ordinamento dello Stato e del mercato del lavoro.
Mani pulite
Ma
è anche una sorta di salvacondotto per quella sinistra, per passare indenne dall’inchiesta di Mani Pulite
che in pochi mesi, a partire dal gennaio del 1992, spazzerà via un’intera classe politica, quella della
Prima Repubblica:
corrotta sì, ma anche troppo autonoma rispetto ai grossi interessi internazionali.
Sembra fatta, ormai il varco per entrare nel mercato italiano svendendo a pezzi il Paese sembra aperto.
Ma a parte le privatizzazioni di grosse fette del patrimonio pubblico e di tutto l’intero settore bancario nazionale,
fatte, ci raccontano, per entrare in Europa, il sacco dell’Italia riesce a metà.
Ci vorranno ancora dei decenni per finire il lavoro (ancora oggi incompiuto), perché in mezzo si frappone l’imprevisto
Silvio Berlusconi,
più dedito agli interessi personali che a quelli internazionali.
Verrà eletto a Presidente del Consiglio a scapito della nomeclatura della sinistra che si era appena allineata ai potentati finanziari provenienti dagli Stati Uniti.
Lui intanto, Giorgio Napolitano, viene premiato da una fulgida carriera politica.
Diventa, prima presidente della camera nel 1992, ministro dell’interno nel governo Prodi del 1996 e presidente della Repubblica 10 anni più tardi, nel 2006.
Dal 1978 in avanti quindi, Napolitano diventa l’uomo degli americani piazzato a sinistra in Italia e, da
Wikileaks:
“miglior amico di Israele in Europa”