DAL 4 MAGGIO USCIREMO SCAGLIONATI. SECONDO ME C'E' UNA VOCALE SBAGLIATA

Rilancio con piacere questo video di Byoblu del ministro della difesa israeliano che si commenta da solo:

e questo sulla situazione in Svizzera sempre di Byoblu:

Senza polemiche mi sembra veramente strano che questi paesi, ma anche Svezia, Danimarca, Corea del Sud, Singapore, ecc.
stiano portando avanti politiche sanitarie assolutamente diverse sul Coronavirus.

Come mai il governo italiano e così diverso nella gestione?

Come mai la Cina con 1.400.000.000 di abitanti concentrati come formiche in città mostruosamente inquinate
e con livelli igienici “molto scarsi” ha “chiuso” meno del 5% del suo territorio e apparentemente ha avuto molti meno morti di noi?

Sono alcune domande cui sarebbe il caso di rispondere!

SEMBRA QUASI…….CHE IN ITALIA CI VOGLIANO TENERE SEGREGATI FINO ALLA DEFINITIVA APPROVAZIONE
E ATTIVAZIONE DEL MES E IL CORONAVIRUS VENGA USATO COME CLAVA PER PRENDERCI PER PAURA E FAME.

In merito allego l’intervista a Crosetto, persona splendida e di ottima competenza economica e macroeconomica,
che spiega in modo perfetto svariati punto “oscuri”… mi tieni aperti i supermercati con le cassiere a 1,5 metri una dall’altra
con in mezzo i clienti con cui si scambiano per ore e ore soldi, ecc., ma artigiani che lavorano addirittura da soli
o aziende con capannoni giganteschi e operai distanziati di decine di metri devono stare chiusi minimo 2 mesi..???

Soprattutto Crosetto spiega in modo perfetto la catastrofe che ci attende a livello occupazionale e produttiva
e le gravissime colpe in questo del governo che a fronte di un blocco produttivo IMPOSTO PER LEGGE da come soluzione
solo la possibilità di fare debito……..no comment, mentre gli altri paesi stanno dando GIUSTAMENTE finanziamenti pubblici a fondo perduto
per salvare occupazione e attività produttive!!

Rilancio anche questa splendida rassegna stampa di Byoblu che fa sapere cose che giornali e tv oscurano
come quella sulla Svezia e quella della Federazione Unitaria Stampa Italiana contro Burioni & C.!!

Inoltre la notizia di Conte che, con ampio anticipo, ha acquistato una marea di dispositivi per se e i propri collaboratori a Palazzo Chigi,
mentre ribadiva che i dispositivi non servivano..……non ci sono parole…”perché io sono io e voi non siete un ca….” diceva il Marchese del Grillo.


Vi allego in merito uno sfogo in diretta che é scappato durante Radio Radio (un’emittente che sta facendo ottima informazione alternativa)
……….l’informazione seria ormai, fortunatamente, sta reagendo allo strapotere dei Virologi del O.M.S.
che in Italia vogliono dettare la linea alla stampa oltre che a un Governo e una maggioranza inetti (o peggio) che ha delegato ad essi la propria funzione:


Sarebbe il caso che i virologi tornassero nei laboratori a capire cosa è successo invece di comandare e dominare l’Italia
”…. come hanno fatto e stanno facendo per la totale assenza di un dibattito serio in cui fosse la politica a decidere
su come gestire la crisi cercando di non far morire di fame e stenti milioni di italiani invece che alcune decine di migliaia di persone
già a forte rischio che, per essere salvate, dovevano essere immediatamente messe in sicurezza, come hanno fatto in Israele ad esempio?

Noi ITALIANI siamo l’unico esempio al mondo di cultura che è riuscita per 25 secoli a produrre in ogni periodo capolavori assoluti
che l’Unesco ha inserito nel patrimonio MONDIALE.

Questa incredibile civiltà sta scomparendo e estinguendosi progressivamente prosciugata da una assurda AUSTERITY PLURIDECENNALE
che sta togliendo sangue (denaro) all’organismo (Italia) contro tutte le basilari leggi MACROECONOMICHE che,
matematica del “salumiere” alla mano, spiegano con sconvolgente evidenza che per diminuire il rapporto debito / PIL
bisogna spendere e più si spende (in modo sano e produttivo) più migliora il rapporto, cioè si RISANA IL PAESE!!

L’UNICO VINCOLO E’ CONTROLLARE IL TASSO DI INTERESSE PER CUI SERVE UNA BANCA CENTRALE PROPRIA A CALMIERARLO,
INSIEME A BANCHE E ENTI PUBBLICI (ESEMPIO L’INPS) CHE INSIEME AI RISPARMIATORI ITALIANI
POSSIEDANO IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO, COME ACCADEVA FINO AL 1981!

Il Coronavirus sarà il punto di svolta per l’Italia: O SI RISORGE CON TECNICI COMPETENTI E PATRIOTTICI
OPPURE SI DIVENTA MISERABILI SERVI DEI TEDESCHI, COME ACCADDE DOPO LE INVASIONI BARBARICHE PER 1 MILLENNIO
(ALLORA ERANO TRIBÙ GERMANICHE AVIDE DELLA NOSTRA RICCHEZZA E QUALITÀ DELLA VITA CHE LORO SI SOGNANO
……….. ESATTAMENTE COME OGGI), CON QUESTO GOVERNO DI TRADITORI DEL PAESE!

VOGLIAMO FARCI UN ALTRO MILLENNIO DI SCHIAVITÙ?
 
Facciamo il punto della "realtà".

Vi presentiamo un video chiarificatore di Alberto Bagnai che presenta l’umiliazione nazionale subita da Conte
ed i punti dell’accordo sul Fondo Europeo per la Ricostruzione, che non c’è
,
e che quando ci sarà sarà una clamorosa presa in giro.

L’Italia, copiando la Spagna, chiedeva un fondo che si basasse, essenzialmente, sulla monetizzazione del debito, con i titoli perpetui.

Un’idea che poteva anche funzionare, benchè poco chiara.

Quello che si è ottenuto è completamente diverso, e non sono neppure gli eurobond.

Leggendo i punti del documento concordatosi viene quindi a sapere che:

  • il Fondo di ricostruzione europeo sarà “Temporaneo” e sussisterà solo per il tempo di esistenza del Covid e per i suoi danni.
  • Per carità, nulla + più definitivo del temporaneo….
  • il fondo emetterà titoli con un rendimento (si presume… perchè viene stabilito fuori dal mercato, pur puntando al mercato..) del 1,5%;
  • ci sarà una parte di prestiti ed una a fondo perduto, ma la parte a fondo perduto saranno PAGATE DA NUOVE TASSE EUROPEE,
  • la Commissione definirà quali spese e quali politiche saranno finanziate dal fondo, quali sono i progetti idonei.
  • I paesi si impegnano ad utilizzare i fondi SOLO per l’emergenza sanitaria e le sue ricadute economiche. C’è una forte CONDIZIONALITA’;
  • i titoli saranno “Perpetui”, ma l’operazione è temporanea, e le tasse sono perpetue…
Insomma praticamente quasi il contrario di quello che si chiedeva e che sarebbe stato necessario.

La via a cui porta questo “Fondo della ricostruzione”, fatto di tasse e di prestiti , è quella del fallimento e di una patrimoniale.

Complimenti a Conte.
 
Il governo italiano è alla ricerca di soldi contanti , per le proprie necessità impellenti di cassa.
Non c'è alcuna razionalità in quello che fa.
Non c'è alcun programma economico.
Non esiste alcuna visione prospettica.
Esiste il "tirammo a campà" usuale.
E poi dopo viene il " ha da passà a nuttata" .
Intanto abbiamo il "volemose bene" ,
perchè "siamo tutti uguali".
Salvo fare figure barbine e da miserabili quando si va in UE "accà nisciuno è fesso" .
Incassando un " speravo, credevo, invece".

Il governo cerca i contanti.
E basta.

Bisogna capirli i paesi "virtuosi" .
Hanno politici che sanno operare adeguatamente per fare bene i propri interessi nazionali.
Hanno un minimo di disciplina, hanno una struttura industriale migliore.
Sfruttano la UE per i loro comodi , senza tanti scrupoli.
L'italia venne accolta, a suo tempo, nella UE sotto pesanti condizioni che già allora si sapeva non potevano esser rispettate.
Da quel momento l'italia è stata sfruttata, condizionata, ulteriormente burocratizzata, ingabbiata, omogeneizzata in un sistema innaturale per il sistema italiano.

I politici che ci hanno portati in questo guazzabuglio sono stati eletti dal popolo dei quasi-sudditi.
Il numero dei poveri, intanto, è regolarmente cresciuto.
E il governo è alla ricerca di fondi, sempre.

Spero che si tocchi in fretta il fondo.
 
Nella sessione della Camera dei Deputati del 4 febbraio 1901 pare che Giovanni Giolitti
abbia pronunciato la famosa frase “Governare l’Italia non è difficile, è inutile!”.

Nel 1932 il giornalista tedesco Emil Ludwig intervistò Benito Mussolini, il quale chiese
“Ma deve essere ben difficile governare gente così individualista ed anarchica come gli italiani!”.

E Mussolini rispose: “Difficile?” Ma per nulla. È semplicemente inutile!”

La sensazione di molti italiani è che l’Italia non sia governata: quando prendiamo un treno o un aereo,
quando usciamo sconsolati da un ufficio pubblico, quando abbiamo a che fare con la giustizia,
quando la disoccupazione e la povertà aumentano, nonostante le eclatanti (e vane) promesse dell’ennesimo governo, dell’ennesimo colore.

Ma se guardiamo alla storia d’Italia, quantomeno ai fatti noti ed appurati, possiamo renderci conto che la verità è un’altra.

Gli italiani dei primi anni del ‘900 facevano la fame, emigravano a decine di migliaia l’anno in America a cercare fortuna.
L’ultima cosa che gli italiani certamente non volevano, e che il governo non avrebbe dovuto fare, era prendere parte ad una guerra.

Ed ecco: l’Italia fece la guerra in Libia nel 1912 e poi entrò nella Prima Guerra Mondiale nel 1915,
conclusasi nel 1918 con un computo di oltre un 1’600’000 morti, fra caduti militari e civili morti per denutrizione
o per l’influenza spagnola, che fece stage in una popolazione ridotta alla fame e senza mezzi per curarsi.

Dopo di che nel 1922 sale al potere Benito Mussolini, il quale esautora il Parlamento “per poter governare”,
dichiara guerra all’Etiopia nel 1935, impone le leggi razziali nel 1938 e porta l’Italia nella Seconda Guerra Mondiale nel 1945,
con un computo di oltre 470’000 morti, oltre ad avere consegnato il paese nelle mani degli USA,
condizione senza alternative durante i trattati di pace a Parigi nel 1947: da allora siamo, con ogni evidenza, una loro colonia.

Certo Mussolini fece anche le bonifiche e le prime autostrade.
E fece anche nel 1936 una buona legge di riforma del sistema bancario.

E’ vero o non è vero che l’Italia non è governabile?

Negli anni ’50, ’60 e ‘70 i vari governi democristiani riuscirono obiettivamente a risollevare l’economia del paese,
aumentando l’occupazione, migliorando il tenore di vita degli italiani, fino a portare l’Italia ad essere fra i primi paesi del mondo a livello di benessere.

Certo: non mancava la corruzione, c’erano le Brigate Rosse, la mafia faceva i suoi affari con la benedizione di Andreotti,
c’erano i soliti mille problemi irrisolti, ma è innegabile che alcuni buoni risultati economici e di benessere furono raggiunti a beneficio di tutti gli italiani.

Dopo l’assassinio di Aldo Moro, a partire dal 1979 e con l’avvento del Pentapartito, è iniziato il declino economico dell’Italia,
prima con l’esplosione del debito pubblico negli anni ’80, quindi, a seguito dei vincoli derivanti dal Trattato di Maastricht,
con l’avvento delle politiche di austerità, con relativi tagli ai servizi pubblici, allo stato sociale e con conseguente crollo economico del paese.

Anche negli ultimi 40 anni non sono mancate le decisioni governative “importanti”:

1979 adesione allo SME (Sistema Monetario Europeo, antenato dell’euro);

1981 privatizzazione della Banca d’Italia (con il famoso “divorzio” di Ciampi ed Andreatta),

1984 abolizione della scala mobile,

1986 Atto unico europeo,

1992 adesione al Trattato di Maastricht,

1992 riforma Amato delle pensioni,

1993 modifica del Testo Unico Bancario,

1994 riforma Dini delle pensioni,

1997 Trattato di Amsterdam,

1998-1999 piano straordinario di privatizzazioni del patrimonio pubblico (Prodi, D’Alema),

2001 Trattato di Nizza,

2004 riforma Maroni delle pensioni,

2007 riforma Prodi delle pensioni,

2009 Trattato di Lisbona (con la cessione di molti poteri prima governativi alla Commissione Europea),

2011 riforma Fornero delle pensioni, 2012 adesione al Meccanismo Europeo di stabilità (MES),

2012 politiche lacrime e sangue di Mario Monti (esodati, creazione di 2 milioni in più di poveri, ecc.),

2014-2015 il jobs act di Renzi ed ora, nel

2020, il governo Conte sta trascinando l’Italia in una ulteriore voragine di debiti verso gli squali della finanza internazionale
(leggasi MES, conornabond, eurobond, Recovery Fund, ecc., tutti nomi esotici per non fare capire agli italiani che stiamo prendendo soldi a strozzo).

Tutto si può dire dei governi italiani e del Parlamento, tranne che non siano in grado di decidere di fare ciò che effettivamente intendevano fare.

Da decenni c’è una sorta di “filo invisibile” che riesce ad imporre le proprie “riforme”
e a governare il paese portandolo in una certa direzione, quella che favorisce l’arricchimento di ristretti gruppi di potere ai danni della popolazione.

L’Italia, quindi, risulta fin troppo governabile da parte dei poteri forti per la tutela dei loro interessi.

Mentre risulta molto poco governata per la tutela degli interessi della popolazione.

Lo slogan che “non si riesce a governare l’Italia” è stato utilizzato e viene utilizzato
per ridurre il potere di controllo del Parlamento sul governo, facendo supporre che il Parlamento sia l’ostacolo,
mentre il Governo è l’organismo che sa decidere per “governare” il paese.

E mai nessuno che si ricordi che il ruolo del Parlamento è proprio quello di rappresentare gli interessi del popolo,
che a volte sono contrari agli interessi dei poteri forti, che possono con maggiore facilità influenzare le decisioni di un governo
o di un uomo solo al comando, come avvenne per l’ingresso nella prima guerra mondiale, come avvenne ai tempi del fascismo
e come avviene più tardi in modo sempre più pervadente a causa dell’adesione ai vari trattati europei,
tramite i quali abbiamo ridotto il potere decisionale del parlamento nazionale, cedendolo alla Commissione Europea o all’Eurogruppo,
i quali hanno il potere di imporre il loro volere sull’Italia, anche se il popolo non è favorevole e anche se il Parlamento,
che dovrebbe rappresentare il popolo, non è favorevole.

Governare l’Italia non è inutile, ma è qualcosa che può essere molto utile e vantaggioso per gli italiani,
a patto che la sovranità popolare, come ci ricorda l’art.1 della Costituzione, sia messa al primo posto.
 
CONSIGLIO UE: UN FLOP IMMAGINABILE E VI DIRANNO CHE E’ STATO UN SUCCESSO.
Quando non arriveranno i soldi capirete tutto, ed avrete solo il MES

Nei prossimi giorni vedrete un distacco fra la comunicazione del governo e la realtà dei fatti.

  • il governo vi dirà che è stato un trionfo, che tutto è andato bene, che c’è un accordo ed il “Reconstruction fund” è entrato negli accordi e che presto arriveranno i soldi;
  • nella realtà non c’è un accordo, ci si è accordati solo nel dire che “E’ necessario trovare una soluzione comune”, ma non c’è accordo sui Coronabond e la Merkel non ha avuto nessun problema, appoggiata dai suoi tre alleati austeri, a spiegare il suo fermo no ad ogni forma di CoronaBond.
Dite che siamo cattivi con Conte e che non ci possiamo lamentare?
Vi presentiamo in questa immagine la traduzione del titolo della Faz tedesca sul risultato dell’incontro:

faz-23-4.jpg


Sottotitolo :

I ministri delle finanze dell’UE stavano negoziando da due settimane.
Ora il pacchetto di SOSTEGNO AI PRESTITI
(Nostro il maiuscolo) per il Coronavirus in Europa ha superato l’ultimo ostacolo.
La Merkel ha difeso il suo no ai titoli di Stato davanti ai capi di stato e di governo.


I 500 miliardi erano il “Pacchetto” o il “Pacco”, vista la dimensione, sono quelli costituiti da prestiti già decisi prima di pasqua, cioè:

  • MES “Light”
  • SURE, prestito per il pagamento della cassa integrazione;
  • BEI, con prestiti per 160-200 miliardi.
Tutte cose già decise e sono solo dei prestiti, onerosi, anche se il costo è limitato, e clausole di rientro per il MES tutte da definire.

In un momento in cui ci sarebbe di mettere nell’economia dei soldi “PURI”, come era nella, pur discutibile, posizione spagnola,
arriva un secco “NEIN” della regina d’Europa.

Che farà adesso Conte ?

Presenterà il tutto come un successo, sicuramente perchè, nel suo ego immenso, lui non può sbagliare.

Inoltre può presentare quella “Logica del Pacchetto” che permetterà ai Cinque Stelle di votare il MES “Dopo averlo letto” ed all’interno di questa logica.

In realtà si può votare anche perchè il pacchetto è inutile: alla fine ci potrà dare, nella migliore delle ipotesi, una settantina di miliardi di prestiti.

Di fronte alla necessità di almeno 200 miliardi a fondo perduto per salvare le nostre aziende, avremo un po’ di liquidità da restituire.

Alla fine l’unico ente che sta facendo qualcosa, ma non abbastanza, è la BCE.

Nonostante tutto vedrete una slinguazzata dei Mass Media di Massa, solo che quando non arriveranno soldi la gente si renderà conto della fregatura.

Cosa accadrà in quel momento?
 
Il dilemma non è solo quando arriveranno le enormi risorse promesse dall’Europa
per il rilancio dell’economia del Vecchio Continente prostrato dalla pandemia.

La tempistica, si sa, è di fondamentale importanza.

Ma accanto alla questione di tempi oltre che del quantitativo reale, il dilemma principale riguarda la destinazione di tale massa di denaro.

Non è un caso che la cancelliera tedesca Angela Merkel, nell’annunciare il via libera al Fondo per la Ripresa,
abbia precisato che i partner europei dovranno discutere e concordare non solo gli indirizzi da dare a queste risorse,
ma anche le tasse e le spese dei singoli Stati.


Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è preoccupato solo di presentare come un grande successo la decisione del Recovery Fund.

Ma non ha speso una sola parola per commentare le parole della Merkel,
che sono apparse ai partiti dell’opposizione come la conferma che non ci saranno soldi dall’Europa
senza un controllo da parte dell’Europa stessa del modo con cui verranno spesi e dei modi con cui dovranno essere restituiti.

L’atteggiamento di Conte è più che comprensibile.

Perché il Fondo per la Ripresa costituisce un’immensa opportunità, ma rappresenta anche un enorme problema politico
per una coalizione di governo profondamente divisa non solo sull’eventualità di un controllo da parte dell’Europa
e di condizioni troppo pesanti per la restituzione, ma lacerata soprattutto sugli indirizzi da dare al flusso di finanziamenti promessi
e che presto o tardi dovrebbero comunque arrivare.

L’opposizione dichiarata di una parte del Movimento 5 Stelle al Mes indica che questa stessa parte
non accoglierà di buon grado gli inevitabili condizionamenti che fanno parte integrante dei finanziamenti.

Ma per Conte questa è forse la difficoltà meno rilevante da superare.

L’ostacolo più grande è di natura ideologica sull’indirizzo da dare al flusso.

Verso la ripresa del modello di sviluppo esistente al momento dello scoppio della pandemia, fondato sul mercato,
o verso un diverso modello di sviluppo che al posto del mercato pone l’assistenza?


Sbaglia chi crede che all’interno della coalizione governativa ci sia un Partito Democratico favorevole
al rilancio del modello fondato sul mercato ed un M5S tutto proiettato verso il modello totalmente assistenziale.

All’interno del maggior partito della sinistra e dell’intera sinistra, infatti, le componenti ideologicamente assistenzialiste non mancano affatto.

E anzi, sono fin troppo presenti con quelle forze ispirate a Papa Francesco e nel mondo dei gesuiti
che rappresentano i loro più autorevoli e tenaci sostenitori e promotori.

Può un governo diviso così profondamente gestire, dopo aver gestito la fase dell’emergenza, quella successiva e più importante della ripresa?

Alla fine della Seconda guerra mondiale il piano di aiuti Usa all’Europa era il frutto di un grande disegno politico,
quello di strappare il Vecchio Continente al modello del totalitarismo comunista e di inserirlo in quello alternativo della libertà delle persone e delle imprese.

Qual è il disegno politico che si trova dietro il Recovery Fund?

La vera crisi dell’Europa è tutta qui!
 
Che il governo canti successo dopo l’eurogruppo è la testimonianza di come sia diversa l’apparenza rispetto alla sostanza,
in parole povere se da una parte è stata accettata la parola urgenza sul recovery bond,
dall’altra si è detto che lo strumento si studierà con molta calma, parliamo di mesi.


Per farla breve entrato da papa, il governo è uscito cardinale, anzi a leggere bene le dichiarazioni della Merkel
sul tema sorge spontaneo un grande patema, perché la cancelliera ha detto che assieme all’eventuale avvio dei covid bond
bisognerà parlare di tasse e spese, sic!

Insomma ammesso che lo sia, si tratta di una vittoria peggiore di quella di Pirro.

Perché non solo ci vorranno mesi per trovare un punto di sintesi interno all’eurogruppo,
ma le condizioni agganciate allo strumento di finanziamento potranno renderlo alla fine, più che un vantaggio un tormento.

La realtà è che siamo alle solite quando dietro una banca centrale non c’è uno stato unico e sovrano
ogni discorso sull’immissione di liquidità diventa una sciarada, un festival di sigle per strumenti non convenzionali,
un tormentone di riunioni e accordi da trovare prima di partire.

Ecco perché l’Italia all’eurogruppo non ha ottenuto alcun successo
e l’unica certezza unita ai dubbi che sappiamo è la disponibilità dei fondi Mes in apparenza senza vincoli,
anche se va ripetuto che sulla mancanza di condizioni andrebbero inserite molte interpretazioni.


Ma al di là della questua verso una Ue che si conferma un ginepraio, perché paradossalmente il dramma del virus e dell’economia
anziché unire sta aumentando le divisioni tra le esigenze delle nazioni, resta la catastrofe italiana in mano ad una maggioranza senza idee.

Qui non si tratta solo dei ritardi, degli annunci per fare effetto, dei provvedimenti spezzettati e centellinati,
si tratta della mancanza assoluta di una visione, della comprensione dei fatti,
della interpretazione intorno alla gravità della situazione, della strategia sul fare.

Parliamoci chiaro anche uno sprovveduto capirebbe l’incapacità di un governo
che sull’economia sta vivendo di tentativi, di approssimazioni, di provvedimenti confusi a macchia di leopardo,
dispositivi che sembrano fatti apposta per ritardare anziché accelerare.


Del resto basterebbe affrontare il tema fiscale per capire come stiamo,
finiti in mano ad un governo che anziché cogliere l’occasione drammatica per proporre una rivoluzione del sistema,
uno stimolo straordinario alla ripartenza, annuncia l’invio di milioni di cartelle ai contribuenti.

Oltretutto con una scusa incredibile perché l’invio sarebbe dovuto all’annullamento dei 2 anni di proroga per l’accertamento,
insomma anziché 7 siamo rimasti a 5, dunque secondo il fisco piuttosto che spalmare nel tempo l’invio delle cartelle si è dovuto concentrarle adesso.

Verrebbe da dire allora meglio arrivare a 10 anni, così lo stato anziché stramazzarci definitivamente e tutti insieme
può decidere di farlo un po’ alla volta, al posto di una ghigliottina la fine lenta della tortura cinese.

Siamo alle solite di una sinistra statalista e assistenzialista che vive d’ossessione delle tasse,
si rifiuta di capire che è proprio dal fisco che bisognerebbe ripartire per superare di slancio una crisi epocale,
uno shock fiscale in questo momento sarebbe la migliore cura possibile.


Per non dire del fatto che uno storno sacrosanto e parziale delle tasse unito ad un abbattimento e alla semplificazione,
rappresenterebbe la miglior maniera per contrastare veramente l’evasione e l’elusione,
creando le condizioni per una ripartenza a razzo di tutto il segmento produttivo.

Ecco perché in questo passaggio devastante per l’economia anziché intimorire i contribuenti, già esasperati,
bisognerebbe offrigli per un verso una pace fiscale definitiva con cui azzerare ogni sospeso,
per l’altro un sistema impositivo semplice, più equo e invogliante del tipo flat tax insomma.

Ma per la sinistra lo sappiamo mentre per le tasse la parola condono è una bestemmia, una faccenda poco morale,
per rimettere in libertà i delinquenti oppure regolarizzare i clandestini entrati contro la legge, è una benedizione,
una comprensione benevola, una cosa giusta e buona.


Di giusto e buono invece per come siamo messi, col pil in caduta libera del 10 percento,
con il segmento produttivo alla fame, dalle aziende agli artigiani, alle partite iva, ai commercianti, agli occasionali,
c’è solo da offrirgli insieme al denaro immediato e in parte a fondo perduto una fiscalità di pace, collaborazione
e di favore e stimolo alla produzione, altroché prestiti e cartelle.

Se non si capisce questo, non ci si rende conto che è soprattutto sul fisco che si gioca la partita della ripresa e del futuro,
della tenuta economica e sociale, di un recupero rapido della crescita nazionale,
si corre il rischio di far saltare in aria il paese e tutto il tessuto delle imprese, intelligenti pauca.
 
Come avevamo previsto, il Consiglio europeo si è risolto in un nulla di fatto
per quanto riguarda i soldi veri per l’emergenza coronavirus – con un fantomatico Recovery fund
di cui si discuterà a giugno e che nel caso si attiverà nel 2021
e soprattutto con una sconfitta per l’Italia, che non fa altro che dire sì al pacchetto dell’Eurogruppo: Mes “light”, Bei, Sure.

Ecco perché il premier Giuseppe Conte ieri sera ha tenuto una conferenza stampa lampo.
Una toccata e fuga. Una fuga dalla realtà, soprattutto.

Perché l’Italia diceva “no al Mes e sì agli eurobond” e invece niente eurobond.

Ma il sì al Mes c’è eccome, con tutto quello che comporta in termini di commissariamento dell’economia,
semmai il governo giallofucsia dovesse fare ricorso a quel Fondo salva Stati che a dispetto del nome gli Stati li rovina.

Una sconfitta dell’Italia spacciata per vittoria.

Un sì al Mes che nemmeno si può sussurrare perché i 5 Stelle sono contrari e Conte ha bisogno di tenerli buoni.

La mini-diretta Facebook di Conte per (non) dire che è successo al vertice Ue

Conte su Facebook fa una mini-diretta in piedi e celebra la vittoria sul Recovery fund,
definito “urgente e necessario” ma che per adesso è solo fuffa e zero euro.

Poi con non poca autoindulgenza afferma: “Devo dire la verità, la nostra iniziativa, con la lettera firmata dagli altri 8 Paesi, è stata molto importante.
Perché uno strumento del genere era assolutamente impensabile fino ad adesso. Renderà la risposta europea – ci auguriamo –
molto più solida, molto più coordinata, molto più efficace”.

Fine: poco più di un minuto per (non) dire quello che è successo veramente al Consiglio europeo.

Durissima la reazione delle opposizioni.
“Approvato il Mes, una drammatica ipoteca sul futuro dell’Italia e dei nostri figli.
Di tutto il resto, come il Recovery fund, si parlerà solo più avanti, ma già si delinea una dipendenza perenne da Berlino e Bruxelles“.

Sconfitta, fallimento, disfatta, oltretutto avendo impedito al Parlamento di votare, violando la legge.
Le promesse del governo di non usare il Mes? Gli impegni, gli attacchi, le promesse di Conte?
Erano solo fake news
. Ladri. Ladri di Futuro, di Democrazia, di Libertà“.

Conte non ha il coraggio di dirlo, ma nel documento finale del Consiglio Ue,
in barba a tutte le dichiarazioni che Conte e il governo hanno fatto, c’è l’attivazione o comunque l’utilizzo del Fondo salva Stati.
E’ come se ci stessero spingendo verso questa trappola”,

“Conte ci aveva abituato a conferenze stampa fiume per decantare le lodi dei suoi provvedimenti, tutti peraltro di scarsissimo impatto.
Il fatto che abbia liquidato in pochi minuti gli esiti di un appuntamento fondamentale è una dimostrazione, temo,
dell’ennesimo buco nell’acqua a livello europeo. Forse in fondo se ne vergogna anche lui“,

Il vero risultato del vertice europeo ?

“Mentre il Fondo per la ripresa viene declinato al futuro e con contorni ancora tutti da definire,
l’unica cosa certa è che tra pochi giorni sarà operativo il Mes con le sue condizionalità tutt’altro che light“.

Dove sono i soldi per gli italiani? Quando arrivano dall’Europa i soldi per ricostruire?“,
chiede a Pd e M5S che esultano, nonostante la sconfitta al vertice Ue.

visto che i soldi non ci sono, siete ridicoli“.


“Ancora una volta l’Ue ha deciso solo di rinviare le decisioni. I grandi dell’Europa hanno deciso di non decidere.
Mentre loro preferiscono rinviare nuovamente ogni scelta, gli italiani aspettano ancora qualcosa di concreto

“Mi è dispiaciuto sentire” da Berlusconi “parole non dico di sostegno, ma di vicinanza ad alcune scelte fatte dal governo di sinistra sul Mes”.
 
Già qualche giorno fa avevamo riportato le dichiarazioni di Guido Salerno Aletta,
colto economista tra i più importanti del nostro Paese, il quale illustrava uno scenario assai possibile di qui a breve tempo:

“L’Unione Europea è ormai sull’orlo di un’implosione in tre tronconi:
uno Euro-mediterraneo, dove ci sarebbe anche l’Italia,
uno del Nord germanocentrico
ed il cosiddetto Gruppo di Visegrad”.

Dopo che Conte ha esultato per il piano del “Recovery Fund”, e per l’apertura della Germania, in molti, però,
hanno visto in questo passaggio il primo step per l’inizio di quel processo perfettamente illustrato da Salerno Aletta.

Come spiega Giuseppe Masala su lantidiplomatico.it,

“l’eventuale istituzionalizzazione del Recovery Plan,
essendo incastonato all’interno del Bilanco Europeo, riguarda tutti i paesi dell’EU compresi quelli che non aderiscono all’euro.
Che sono per la maggior parte (tranne la Svezia) paesi percettori netti della UE,
ovvero paesi che prendono una montagna di soldi rispetto a quanto versano,
quali la Polonia, l’Ungheria, la Cechia, la Bulgaria, la Romania e la Croazia. Sapete questo che significa?”.



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“Significa che la Germania sta massimizzando gli sforzi per salvare questi paesi
e che con gli eventuali recovery bond sommati alla possibilità di svalutare la loro moneta
usciranno da questa crisi non troppo peggio di come ci sono entrati.
Significa in definitiva che la Germania sta dando per perso l’Euro e si sta anche creando quella cintura di satelliti
che grazie agli aiuti avranno convenienza a rimanere legati a Berlino”.


“Detto solo per inciso significa che si rinchiudono in quello che i geopolitici chiamano “pseudo impero” tedesco.
Per come sono messe le cose però è difficile che regga l’asse di Aquisgrana con la Francia.
Quindi si tratta di una Germania che sta lavorando per avere la certezza di tenersi tutta la Mitteleuropa,
il resto lo considerano difficilmente difendibile. L’euro esisterà fino a quando i paesi mediterranei più la Francia resisteranno
a costo di sacrifici sociali enormi. Nel frattempo i tedeschi prenderanno tutto quello che vogliono prendere.
Questo è il progetto a mio modo di vedere”.


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“A livello monetario lo scenario più plausibile è quello di una uscita dall’Eurozona dell’osso tedesco:
Germania, Austria, Olanda, e forse Danimarca che ha mantenuto una sua valuta.

L’euro attuale rimarrebbe per gli altri Paesi della cintura Atlantica e Mediterranea:
Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna, con la guida della Francia
e la partecipazione del Belgio, insieme al Lussemburgo e Malta.
Naturalmente, la prima riforma sarebbe quella della Bce, con la nuova sede nel Lussemburgo,
al fine di trasformarla in una vera Banca centrale, in termini di obiettivi e di strumenti”.

La solita Germania, insomma.
 

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