DAL 4 MAGGIO USCIREMO SCAGLIONATI. SECONDO ME C'E' UNA VOCALE SBAGLIATA

E leggiamo ora cosa scrive " la stampa asseverata al governo". Non quella libera ed indipendente........ma chi sono i buffoni ? Leggete la parte finale.

Il Consiglio riconosce che «questa pandemia sta mettendo a dura prova le nostre società»,
che «il benessere di ogni Stato membro dell’Ue dipende dal benessere dell’intera Ue» e che «ci siamo dentro tutti insieme».

La lotta al coronavirus e alle sue conseguenze «richiederà tempo», ma l’Unione ha
«già fatto molti progressi e intrapreso azioni coraggiose», scrivono nelle conclusioni i capi di Stato e di governo.

I leader europei accolgono con favore la road map comune per il rilancio dell’Unione
in nome di principi importanti come la solidarietà, la coesione e la convergenza .

Così come definiscono i quattro settori d’azione chiave:

un mercato unico pienamente funzionante,
uno sforzo d’investimento senza precedenti,
un’azione a livello globale e
un sistema di governance funzionante.

E, però, prendono altro tempo per il via libera al piano della Commissione che, in un documento fatto circolare alla vigilia,
indicava un fondo per la ripresa per mobilizzare fino a 2 mila miliardi di euro.

I leader europei si sono trovati d’accordo a continuare a seguire la situazione da vicino,
in particolare all’avvicinarsi della stagione delle vacanze per coordinare il più possibile
e assicurare un allentamento graduale e ordinato delle restrizioni.

Purtroppo abbiamo visto che invece gli Sati si stanno muovendo in ordine sparso.

La Svezia non ha mai fatto il lockdown.
L’Austria e la Danimarca hanno già ricominciato ad aprire negozi e attività.
Francia e Germania hanno già annunciato la riapertura delle scuole, ripsettivamente dall’11 maggio e dal 4 maggio.

Dopo l’accordo raggiunto faticosamente dall’ultimo Eurogruppo il 9 aprile,
i capi di Stato e di governo danno l’endorsment a tre importanti reti di sicurezza per i lavoratori, le imprese e i titoli sovrani,
un pacchetto per un totale di 540 miliardi di euro, operativo entro il primo giugno.

Si tratta del programma Sure della Commissione (100 miliardi),
della nuova linea di credito del Mes senza condizionalità (200 miliardi)
e dei finanziamenti messi a disposizione dalla Bei alle pmi (240 miliardi).

E dovrà essere «operativo entro il 1 giugno».

Per la prima volta il Consiglio europeo riconosce e lo scrive nelle sue conclusioni che è
«di massima importanza aumentare l’autonomia strategica dell’Unione e produrre in Europa i prodotti esenziali».

Non si tratta soltanto dei dispositivi sanitari, dalle mascherine ai ventilatori per la respirazione.

Ma anche dei prodotti di prima necessità per cittadini e imprese.

Non è una cosa da poco e implica un ripensamento delle catene di approvvigionamento,
visto che il blocco delle attività in Cina all’inizio dell’anno ha messo sotto pressione
anche le industrie manifatturiere europee che comprano molti componenti dai produttori cinesi.

Insieme al ritorno del protezionismo americano costringerà l’Europa a un serio ripensamento delle catene di valore.

C’è il consenso anche sull’introduzione di un Recovery Fund, definito «necessario e urgente», come voleva l’Italia, ma i dettagli sono rinviati.

La Commissione indicava una potenza di fuoco fino a 2 mila miliardi, legata al bilancio europeo 2021-20127.

Il comunicato finale invece si limita a parlare di un fondo di «magnitudo sufficiente»
e «mirato ai settori e alle parti dell’Europa più colpite, dedicato a questa cresi senza precedenti».

Ma non si dice se saranno prestiti o sussidi.

In un evidente tentativo di prendere tempo, la palla è rimandata alla Commissione,
per un’analisi dei «bisogni esatti» e una proposta adeguata alla sfida.


Alla Commissione si chiede, inoltre, di chiarire il legame con la cornice finanziaria pluriennale della Commissione (MFF),
che comunque dovrà essere adeguata per affrontare la crisi attuale e le sue conseguenze.

In pratica si dovrà discutere come e quanto sarà finanziato e in che modalità saranno distribuite le risorse tra i Paesi membri.

Il Consiglio europeo si è dato appuntamento per il prossimo vertice in video conferenza il prossimo 6 maggio.

Ma poi toccherà all’Eurogruppo, che riunisce i ministri delle Finanze della zona euro, valutare la proposta della Commissione.

Verosimilmente nella riunione del 18 maggio.

Ma probabilmente per arrivare a un accordo condiviso da tutti si dovrà andare all’11 giugno
quando è in programma la successiva riunione del gruppo guidato dal portoghese Mario Centeno.

L’Italia vorrebbe il Recovery Fund operativo già dal 1 luglio.

La Germania (che assumerà la presidenza Ue dal 1 luglio) pensa a gennaio 2021,
quando sarà stato approvato un nuovo bilancio europeo «molto diverso e di dimensioni molto più grandi»,
come ha detto la cancelliera tedesca Angle Merkel.
 
Già oggi abbiamo gli idioti che telefonano alla polizia per dire che uno è seduto sul prato
oppure che sta facendo una corsetta :

"Ieri 17 aprile 2020 sui prati del parchegggio del Centro Meridiane Bennet si assembravano numerose persone. L’area non è presidiata."

"Buongiorno, sono a segnalare nelle vie Salerno, Cassino, Anzio e Mentana la presenza di molte persone nel corso del pomeriggio che non rispettano minimamente le regole imposte per il contenimento della pandemia, approfittando del fatto che queste vie sono particolarmente nascoste. Prego intervenire con le multe del caso."

Domani saremo ridotti così :

Immaginate di essere in coda a fare la spesa e, all’improvviso, scatta un allarme.
Dopo poco arriva la polizia e porta via un cliente.

Scoprite poi che quella persona non aveva la mascherina.

Sembra un inquietante film di fantascienza ma potrebbe essere realtà.

Una start-up di Firenze ha ideato un sistema che, combinando videocamere a sistemi di intelligenza artificiale,
è in grado di analizzare i dati in tempo reale e controllare un determinato spazio, facendo scattare l’allarme se c’è qualcuno che sgarra le regole.

Il sistema è messo a punto per garantire la sicurezza nella cosiddetta “fase 2”,
quella in cui potremo uscire da casa e andare a lavoro, sempre seguendo strette regole.

Ed è appunto per evitare che queste regole vengano infrante che è stato studiato questo sistema,
così come molti altri sono allo studio, cercando di fornire un supporto tecnologico a chi dovrà controllare.

Appositamente studiato per gli esercizi commerciali, la pubblica amministrazione e gli organizzatori di eventi,
il sistema prevede una normalissima webcam, di quelle già usate per i sistemi di sicurezza, e tre diverse applicazioni.

La prima consente di monitorare il numero delle persone presenti in un luogo. Nel caso in cui le persone siano di più, rispetto al numero consentito, scatta l’allarme.

La seconda applicazione, invece, analizza le immagini riprese e, soffermandosi sui visi, verifica se le persone abbiano o meno la mascherina.
Può essere utilizzata all’ingresso dei negozi o degli uffici, facendo scattare un allarme nel caso in cui vi siano persone prive di mascherina.

La terza applicazione, infine, aiuta a gestire le code di attesa, ad esempio quelle fuori dai negozi, per evitare assembramenti.

L’azienda assicura che il sistema rispetta tutte le norme sulla privacy e che, prima di tutto,
non permette la registrazione delle immagini, facendo scattare solo un segnale acustico (allarme) nel caso in cui si verifichi l’evento previsto.

Sembra di essere in un film.

Un app che controllerà i nostri movimenti, un sistema verificherà se indossiamo la mascherina (e se lo facciamo nel modo giusto),
un altro se rispettiamo la distanza mentre siamo in coda al supermercato.

Davvero dovremmo adattarci a tutto questo illudendoci di poter tornare, così, alla normalità?

È questa la normalità che ci aspetta?
 
Sul giornale dei quaqquaraquà si legge :

Conte: “I 27 leader Ue hanno accettato il Recovery fund, fatti progressi impensabili’.
Il ministro Gualtieri (Pd): “Successo per l’Italia”.
Grillo: ‘Forse Europa diventa comunità, Giuseppi apre a qualcosa di nuovo”
 
Sappiamo che fino ad oggi l’attuale governo non ha concesso praticamente nulla alle categorie produttive del paese.

Nessun fondo di aiuto, nessuno sconto sulle scadenze fiscali.

Nulla, salvo il riconoscimento di un misero importo agli autonomi per il solo mese di Marzo,
peraltro attribuito solo nel caso di redditi inferiori ad una certa somma e peraltro a tutt’oggi nemmeno distribuito a tutti gli aventi diritto,
e la sospensione del mutuo prima casa, anche in questo caso solo a certe condizioni.

Le povere imprese, costrette ad interruzioni forzate e distruttive, hanno ottenuto solo il riconoscimento
di un credito di imposta pari al 60 per cento del canone di locazione ed esclusivamente nel caso in cui l’immobile in affitto rientri nella categoria catastale C1.

I famosi miliardi da distribuire a destra e a manca si sono rivelati le solite chimere della politica più impreparata di sempre.

Mentre Germania, Stati Uniti ed altri Paesi d’occidente provvedevano a riconoscere immediatamente
somme consistenti a famiglie e ad imprese nel giro di 24 ore, in Italia, dopo oltre 1 mese dall’avvio della fase emergenziale,
il governo ha previsto il riconoscimento di semplici prestiti a tassi agevolati.

Ma non basta.

La norma di legge – che affida la gestione dei finanziamenti alle banche – non ha imposto alcuna tempistica nella erogazione dei prestiti
con la conseguenza, già denunciata nei giorni scorsi, che ad oggi, malgrado la presentazione di milioni di domande di finanziamento,
praticamente ben pochi hanno ottenuto le somme vitali per coprire le spese e garantire la sopravvivenza di milioni di attività.

Intanto, mentre si aspetta invano una risposta dall’Europa sempre più lontana dai valori comunitari
e che da tempo ha gettato la maschera rivelando la sua maligna identità che solo il governo italiano non vuole riconoscere,
si parla di una fantomatica task-force con personaggi non eletti calati dall’alto.

Di fronte a tale desolazione e tale senso di abbandono per le categorie produttive del Paese
che costituiscono la vera ossatura del sistema economico nazionale
– già in fortissimo disagio da molti anni a causa della crisi economica globale e della insostenibile pressione fiscale -,
apprendere che lo Stato si prepara a fare ripartire la macchina degli Accertamenti, come se nulla fosse,
lascia un senso di perplessità e di rabbia difficilmente contenibile, specie se si considera che la previsione ufficiale Istat è che,
a causa dell’epidemia, l’Italia andrà incontro ad un crollo del PIL non inferiore al 15% praticamente pari a quello della fine della seconda guerra mondiale.

Infatti, è difficile spiegare come sia possibile che nessuno dei nostri politici – anche dell’opposizione –
abbia realizzato la gravità della situazione che stiamo vivendo da anni e che si è irrimediabilmente aggravata con l’emergenza Covid-19.

Non una sola voce si è levata a tutela di imprese ed autonomi dalle aule del parlamento, nemmeno ora.

Nessuna voce, però, si è levata nemmeno dalle associazioni di categoria come Confindustria o gli ordini professionali
che, anzi ed incredibilmente, con il loro silenzio, hanno avallato misure ingiuste che hanno spianato la strada
ad altri provvedimenti sempre più sfacciatamente pro-fisco.

Da anni si parla di riforma fiscale che tuteli in modo adeguato i contribuenti ma l’unico dato concreto che emerge
in modo inoppugnabile sono invece i rafforzamenti dei poteri degli uffici dell’Agenzia delle entrate che, ormai, come noto,
agiscono con prerogative proprie di apparati dittatoriali tanto da essere diventate comuni in Italia espressioni come
dittatura fiscale o Stato di polizia fiscale per riferirsi alla micidiale macchina dell’Erario.

Anche sul fronte giudiziario nulla è stato fatto per riequilibrare il rapporto tra contribuente e fisco
giacché le Commissioni tributarie sono, di fatto, delle vere e proprie propaggini dell’Agenzia delle entrate
in cui i giudizi spesso si riducono a farse con un finale già scritto tanto da ricordare i famigerati tribunali del popolo di staliniana memoria
in cui il borghese di turno affrontava il processo ben consapevole che la sentenza sarebbe stata una sola: la condanna a morte.

E nemmeno la Cassazione ormai riesce ad assicurare indipendenza ed imparzialità se si tiene conto che,
specie negli ultimi anni, è intervenuta sempre a tutela del fisco, stroncando a favore dell’Erario,
tante volte con motivazioni gravemente carenti, dibattiti giuridici su temi delicatissimi quali la corretta notifica degli atti di accertamento
oppure la legittimazione alla firma dei funzionari privi di potere.

Sono stati denunciati questi fatti in molteplici occasioni e oggi si può affermare con certezza che la situazione si è solo aggravata.

E la prova di tale aggravamento è proprio nella notizia che riferita in apertura giacché in nessun Paese civile
in cui il governo abbia a cuore il benessere dei cittadini si sarebbe potuto anche solo immaginare
l’annuncio di accertamenti fiscali in condizioni di emergenza sanitaria e finanziaria nazionale.

Perchè accade questo?

La risposta è che nel corso degli ultimi decenni si è tollerata la crescita della macchina amministrativa
con “mandarini” sempre più potenti che hanno preteso ed ottenuto prerogative (con i relativi tornaconti economici)
sempre più forti che hanno sbilanciato il rapporto tra gli organi politici, rappresentativi della collettività, e l’apparato esecutivo.

Tale squilibrio, aggravato dal delinearsi di una classe politica sempre più impreparata ed incompetente che ha ceduto potere alla burocrazia,
ha determinato, come conseguenza, anche la dilatazione della macchina amministrativa che, ovviamente,
richiede sempre più danaro per sussistere e tali risorse finanziarie si ottengono da due canali:
le tasse – sempre più esorbitanti – e gli accertamenti fiscali, ormai svolti, come detto, con metodi che di democratico e garantistico non hanno nulla.

La fame di danaro di questo Leviatano – ormai senza controllo alcuno – si traduce nella Aggressività dell’Erario
anche in situazioni di emergenza come quella attuale.

L’esortazione – rivolta a politici di buon senso e agli organismi rappresentativi delle categorie produttive –
è di agire con la massima urgenza e decisione per arrestare la deriva burocratica di cui siamo vittime da anni e che non rallenta nemmeno nell’emergenza.

In questi giorni il primo ministro Conte ed il presidente Mattarella ripetono spesso l’espressione “siamo sulla stessa barca”
per sottolineare la comunanza di interesse e di condizioni fra tutti i cittadini nel dramma dell’epidemia Covid-19.

Ma l’impressione – che lascia un forte senso di amaro in bocca – è che purtroppo su questa barca ci siano

passeggeri di serie A, lontani dalla tempesta ed accomodati in cabine confortevoli, e

passeggeri di serie B, ammassati nelle stive invase dall’acqua come sul Titanic e destinati a morte sicura.
 
Non ci crederete, ma da tempo, ho "tagliato" parecchi i clienti tedeschi.
Ed a quelli rimasti ho aumentato i prezzi. Vadano pure da un'altra parte.

Una prestigiosa rivista di economia e management tedesca, Manager Magazin,
ha pubblicato la soluzione per il problema del debito pubblico italiano,
una soluzione, semplice, lineare ed empirica: una bella superpatrimoniale del 14%.

Il discorso è semplice, alla fine ripete il consiglio dato da diversi economisti tedeschi in passato (citiamo dal testo):

Il punto di partenza per le mie considerazioni sono i seguenti fatti (tutti i numeri arrotondati):

  • Gli italiani hanno un patrimonio privato di 9.900 miliardi di euro.

  • Il debito dello stato italiano è di 2500 miliardi di euro.

  • Il PIL italiano prima del coronavirus era di 1.800 miliardi di euro.

  • Una tassa del 20 percento sulla ricchezza privata comporterebbe 1980 miliardi di euro:
  • lo stato avrebbe quindi debiti di 520 miliardi di euro, che corrispondono a meno del 30 percento del PIL.

  • Se si voleva ridurre il debito al 60 percento del PIL, una tassa del 14 percento sulla ricchezza privata era sufficiente per ridurre il debito pubblico.
Perfetto, non è vero?
Una bella patrimoniale del 14% e passano tutti i dolori.

La perfetta ricetta europea, basata sui saldi netti.

Poi il fatto che :

  • non si possa cedere il 14% di un immobile;
  • le famiglie magari non hanno il 14% del valore del proprio immobile in cash e dovrebbero indebitarsi;
  • i beni “Mobili”si chiamano così perchè possono “Sparire”
  • che abbiamo già una patrimoniale, anzi due, la prima si chiama IMU, la seconda bollo sui depositi bancari, e nessuna delle due abbia risolto qualcosa;
Tutto questo passa in seconda fila, insieme al fatto che un’idea del genere farebbe saltare i mercati mobiliari ed immobiliari.

Del resto in una tabella loro guardano solo una colonna, quella del debito pubblico,
pur essendo ben coscienti che il debito totale è quello che è importante:

debito-complessivo.png


Certo i tedeschi, nemici del debito, sono in una posizione molto migliore di tutti gli altri paesi europei, ma neanche noi saremmo messi male.

Un tentativo forzato di far calare il debito pubblico usando la ricchezza privata sarebbe in grado solo di far crescere anche il debito privato.

Però questa idea, fondamentalmente stupida, continua a circolare in Germania e nelle menti italiane collegate in modo automatico a Berlino.

Comunque grazie al MES, al SURE ed al futuro Fondo di Ricostruzione,
tutti debiti da ripagare con più tasse, l’espropriazione si realizzerà o diventerà necessaria.

Sia con aumenti dell’IMU, cioè seguendo la tattica della “Rana Bollita”, o con il taglio secco e brutale,
avremo una nuova patrimoniale per pagare i debiti europei.

L’importante è che ne siate coscienti.
 
LA REALTA' E' QUESTA.

A un anno esatto dal primo assegno di cittadinanza, nessun lavoratore lecchese
che riceve il reddito di cittadinanza è stato ancora ricollocato grazie ai navigator.


Figure professionali selezionate e assunte esclusivamente per facilitare la ricerca di una nuova occupazione
da parte dei percettori del sussidio, a oggi non sono ancora pienamente attive.

Il lungo percorso a ostacoli, verso la totale operatività dei navigator, ha dovuto fin da subito fare i conti
con la lentezza della macchina burocratica italiana.

Infatti, se il primo assegno di sostegno ai nuclei familiari in difficoltà era stato staccato ad aprile 2019,
il concorso per le assunzioni dei navigator era stato bandito solo per il mese di giugno,
con l’arrivo dei vincitori sui territori solamente alla fine di settembre.

Per la nostra provincia dodici navigator, distribuiti nei centri per l’impiego di Lecco e Merate,
con un’età tra i 31 e i 47 anni e provenienti da diverse regioni italiane.

Sono poi stati necessari tre mesi per attivare i rapporti con le aziende lecchesi
e per completare la formazione che ha riguardato le peculiarità del territorio e l’iter di presa in carico dei beneficiari,
dalla verifica delle potenzialità alla realizzazione di un piano volto all’inserimento lavorativo o in un’attività formativa.

Parallelamente la struttura del centro per l’impiego si era attivata per incontrare tutte le persone che percepivano l’assegno di cittadinanza,
andando a verificare se fossero in grado di svolgere un’attività lavorativa e profilandole a seconda delle competenze e capacità,
ottenendo così una lista di 600 lecchesi che ricevono il contributo di cittadinanza e sono pronti per essere rioccupati.

Da gennaio ha così preso avvio “la fase due”, quella in cui i navigator possono muoversi in autonomia e iniziare i ricollocamenti:

«Al rientro dalle ferie di Natale – spiega il responsabile dei centri per l’impiego della provincia di Lecco, Roberto Panzeri –
avevo assegnato ai navigator più di 600 fascicoli con persone da convocare per entrare nello specifico di ogni singolo caso.
Con i loro responsabili dovevano fare una cernita in modo da avere pacchetti omogenei da 50 fascicoli ciascuno.
Non mi risulta che questa operazione sia stata ultimata e poi a febbraio è arrivato il virus che ha bloccato tutto».

Proprio quando si stava entrando nella piena operatività, dunque, l’emergenza coronavirus ha di fatto stoppato le operazioni:

«In questo momento – continua Panzeri - per i navigator non è possibile convocare e incontrare i percettori del reddito
e quindi questa attività è sospesa, come del resto sono ferme tutte le politiche attive.
Alcuni di loro sono tornati al loro comune di residenza e quindi non sono nemmeno più qui in città.
Io continuo a tenermi in contatto, girandogli tutte le comunicazioni e gli aggiornamenti che arrivano dall’Inps,
in attesa che possano riprendere ed entrare nel vivo della loro attività».

Anpal, l’agenzia da cui dipendono i navigator, nelle scorse settimane ha fatto il punto, a livello nazionale, sulla loro attività:

hanno supportato gli operatori dei Centro per l’impiego nella convocazione e accoglienza di 372.855 beneficiari del reddito
e li hanno assistiti nella presa in carico di 151.697 di essi.

Reso noto anche il numero delle persone che hanno avuto un contratto di lavoro dopo aver ottenuto il reddito di cittadinanza: 39.760.
 
Questo articolo è datato 14 agosto 2019

È guerra dei numeri al Mef sugli abusi del reddito di cittadinanza.

Ad accendere la miccia i dati del nucleo per la spesa pubblica della Guardia di Finanza
anticipati dal vice ministro dell’Economia Massimo Garavaglia in un’intervista su ‘Italia Oggi’:
7 beneficiari su 10 non avrebbero diritto all’assegno
.

Parliamo insomma del 70% di chi ha ottenuto il sostegno.

La Gdf – spiega Garavaglia all’Adnkronos – aveva disposto un protocollo di controlli anti-abusi
che prevede analisi delle banche dati incrociando tutta una serie di informazioni, assicurazioni auto ecc.,
dati già predisposti sui potenziali richiedenti”.

I risultati mostrano “la forza degli strumenti di controllo della Gdf e il fatto che il sistema funziona
perché è evasione anche percepire un bonus non dovuto“, aggiunge.

Replica a muso duro del Movimento 5 Stelle. “A Garavaglia diciamo basta sparare cretinate.
Se è a conoscenza di percettori del reddito di cittadinanza che non ne hanno diritto andasse alla Guardia di Finanza a denunciare”, afferma M5S in una nota.

“I numeri comunicati da Garavaglia, secondo il quale il 70% di chi riceve il reddito di cittadinanza non ne avrebbe diritto,
non corrispondono al vero. A me non risulta che la Guardia di Finanza abbia fornito dati in tal senso”,
incalza il viceministro pentastellato dell’Economia Laura Castelli.

E sul duello delle cifre entra in campo l’Inps.

“Abbiamo ricevuto quasi 1,5 milioni di domande di Reddito di cittadinanza e ne sono state accolte più di 922mila.
Ricordo che nella relazione tecnica bollinata dalla Ragioneria Generale dello Stato i nuclei interessati dalla misura sono 1,2 milioni,
quindi molto probabilmente il numero dei percettori dovrebbe ancora crescere”, spiega il presidente Pasquale Tridico.

I controlli incrociati dell’Inps con le banche dati collegate, aggiunge Tridico,
“sono stati massivi e preventivi rispetto all’accoglimento delle domande e la loro efficacia è dimostrata dal fatto
che più di un quarto delle domande è stato respinto. Abbiamo continui contatti con l’Agenzia delle Entrate,
l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, la Guardia di Finanza e le altre Autorità di controllo e l’azione sinergica delle Amministrazioni dello Stato
sta facendo emergere il lavoro nero di chi ha provato comunque a chiedere il reddito di cittadinanza,
anche se la maggior parte di chi lavora a nero non fa domanda di Reddito di cittadinanza”, aggiunge.

In particolare, rileva Tridico, “la Guardia di Finanza ha a disposizione 600mila beneficiari da noi forniti;
di questi esaminerà i profili di rischio, cioè individuerà una piccola parte che, per come selezionata,
è anche possibile raggiunga elevate percentuali di irregolarità, ma questo dimostrerà la bontà
dei sistemi di individuazione del rischio e di controllo adottati, restando poco rilevante rispetto al totale dei beneficiari.
Al momento comunque non ci sono dati”.

Inoltre, conclude il presidente dell’Inps, “se ci sono state truffe come accade a volte con altre prestazioni
(ad es. percettori di Naspi che lavorano a nero o falsi invalidi), saranno severamente perseguite ai sensi di legge”.

Quanto ai dati Inps, in base alle richieste pervenute fino al 31 luglio, sono 1.491.935 le domande presentate:
922.487 sono state accolte, quasi 400mila respinte e circa 170mila in evidenza per ulteriore attività istruttoria.
 
Entrate nel sito INPS e cercate. L'informazione dovrebbe essere accessibile a tutti........

Risultati per quante persone percepiscono il reddito di cittadinanza
Nessun risultato trovato per i criteri di ricerca inseriti.
 
Se possiamo ipotizzare che una parte delle prratiche dei 170.000 in ulteriore attività istruttoria
siano andate a buon fine, possiamo dire che almeno 1.000.000 di persone stanno percependo il reddito di cittadinanza.
(dati agosto 2019) Oggi sono sicuramente dippiù dippiù dippiù.......

Mi sovviene che un ministro abbia dichiarato che dobbiamo regolarizzare i clandestini per mandarli
a lavorare i campi, altrimenti si perdono i raccolti.

Ma se qui abbiamo 1.000.000 e dippiù di percettori che sono in attesa che i navigator diano loro un lavoro,
ma mandiamo questa brava gente a lavorare i campi, così avranno un guadagno maggiore .......

o no ?
 
Vorrei capire anche un'altra cosa.

Se i percettori del reddito sono 1.000.000 eppiùùù , come mai Anpal dice che
gli uffici ne hanno convocati solo 372.855 ????

Gli altri 600/700 mila dove sono ?

E perchè molto meno del 50% sono stati presi in carico ?

Gli altri 221.158 dove sono ? Cosa fanno ?

Ma forse si sommano agli altri 700.000 e lavorano in nero ............
 

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