Val
Torniamo alla LIRA
E leggiamo ora cosa scrive " la stampa asseverata al governo". Non quella libera ed indipendente........ma chi sono i buffoni ? Leggete la parte finale.
Il Consiglio riconosce che «questa pandemia sta mettendo a dura prova le nostre società»,
che «il benessere di ogni Stato membro dell’Ue dipende dal benessere dell’intera Ue» e che «ci siamo dentro tutti insieme».
La lotta al coronavirus e alle sue conseguenze «richiederà tempo», ma l’Unione ha
«già fatto molti progressi e intrapreso azioni coraggiose», scrivono nelle conclusioni i capi di Stato e di governo.
I leader europei accolgono con favore la road map comune per il rilancio dell’Unione
in nome di principi importanti come la solidarietà, la coesione e la convergenza .
Così come definiscono i quattro settori d’azione chiave:
un mercato unico pienamente funzionante,
uno sforzo d’investimento senza precedenti,
un’azione a livello globale e
un sistema di governance funzionante.
E, però, prendono altro tempo per il via libera al piano della Commissione che, in un documento fatto circolare alla vigilia,
indicava un fondo per la ripresa per mobilizzare fino a 2 mila miliardi di euro.
I leader europei si sono trovati d’accordo a continuare a seguire la situazione da vicino,
in particolare all’avvicinarsi della stagione delle vacanze per coordinare il più possibile
e assicurare un allentamento graduale e ordinato delle restrizioni.
Purtroppo abbiamo visto che invece gli Sati si stanno muovendo in ordine sparso.
La Svezia non ha mai fatto il lockdown.
L’Austria e la Danimarca hanno già ricominciato ad aprire negozi e attività.
Francia e Germania hanno già annunciato la riapertura delle scuole, ripsettivamente dall’11 maggio e dal 4 maggio.
Dopo l’accordo raggiunto faticosamente dall’ultimo Eurogruppo il 9 aprile,
i capi di Stato e di governo danno l’endorsment a tre importanti reti di sicurezza per i lavoratori, le imprese e i titoli sovrani,
un pacchetto per un totale di 540 miliardi di euro, operativo entro il primo giugno.
Si tratta del programma Sure della Commissione (100 miliardi),
della nuova linea di credito del Mes senza condizionalità (200 miliardi)
e dei finanziamenti messi a disposizione dalla Bei alle pmi (240 miliardi).
E dovrà essere «operativo entro il 1 giugno».
Per la prima volta il Consiglio europeo riconosce e lo scrive nelle sue conclusioni che è
«di massima importanza aumentare l’autonomia strategica dell’Unione e produrre in Europa i prodotti esenziali».
Non si tratta soltanto dei dispositivi sanitari, dalle mascherine ai ventilatori per la respirazione.
Ma anche dei prodotti di prima necessità per cittadini e imprese.
Non è una cosa da poco e implica un ripensamento delle catene di approvvigionamento,
visto che il blocco delle attività in Cina all’inizio dell’anno ha messo sotto pressione
anche le industrie manifatturiere europee che comprano molti componenti dai produttori cinesi.
Insieme al ritorno del protezionismo americano costringerà l’Europa a un serio ripensamento delle catene di valore.
C’è il consenso anche sull’introduzione di un Recovery Fund, definito «necessario e urgente», come voleva l’Italia, ma i dettagli sono rinviati.
La Commissione indicava una potenza di fuoco fino a 2 mila miliardi, legata al bilancio europeo 2021-20127.
Il comunicato finale invece si limita a parlare di un fondo di «magnitudo sufficiente»
e «mirato ai settori e alle parti dell’Europa più colpite, dedicato a questa cresi senza precedenti».
Ma non si dice se saranno prestiti o sussidi.
In un evidente tentativo di prendere tempo, la palla è rimandata alla Commissione,
per un’analisi dei «bisogni esatti» e una proposta adeguata alla sfida.
Alla Commissione si chiede, inoltre, di chiarire il legame con la cornice finanziaria pluriennale della Commissione (MFF),
che comunque dovrà essere adeguata per affrontare la crisi attuale e le sue conseguenze.
In pratica si dovrà discutere come e quanto sarà finanziato e in che modalità saranno distribuite le risorse tra i Paesi membri.
Il Consiglio europeo si è dato appuntamento per il prossimo vertice in video conferenza il prossimo 6 maggio.
Ma poi toccherà all’Eurogruppo, che riunisce i ministri delle Finanze della zona euro, valutare la proposta della Commissione.
Verosimilmente nella riunione del 18 maggio.
Ma probabilmente per arrivare a un accordo condiviso da tutti si dovrà andare all’11 giugno
quando è in programma la successiva riunione del gruppo guidato dal portoghese Mario Centeno.
L’Italia vorrebbe il Recovery Fund operativo già dal 1 luglio.
La Germania (che assumerà la presidenza Ue dal 1 luglio) pensa a gennaio 2021,
quando sarà stato approvato un nuovo bilancio europeo «molto diverso e di dimensioni molto più grandi»,
come ha detto la cancelliera tedesca Angle Merkel.
Il Consiglio riconosce che «questa pandemia sta mettendo a dura prova le nostre società»,
che «il benessere di ogni Stato membro dell’Ue dipende dal benessere dell’intera Ue» e che «ci siamo dentro tutti insieme».
La lotta al coronavirus e alle sue conseguenze «richiederà tempo», ma l’Unione ha
«già fatto molti progressi e intrapreso azioni coraggiose», scrivono nelle conclusioni i capi di Stato e di governo.
I leader europei accolgono con favore la road map comune per il rilancio dell’Unione
in nome di principi importanti come la solidarietà, la coesione e la convergenza .
Così come definiscono i quattro settori d’azione chiave:
un mercato unico pienamente funzionante,
uno sforzo d’investimento senza precedenti,
un’azione a livello globale e
un sistema di governance funzionante.
E, però, prendono altro tempo per il via libera al piano della Commissione che, in un documento fatto circolare alla vigilia,
indicava un fondo per la ripresa per mobilizzare fino a 2 mila miliardi di euro.
I leader europei si sono trovati d’accordo a continuare a seguire la situazione da vicino,
in particolare all’avvicinarsi della stagione delle vacanze per coordinare il più possibile
e assicurare un allentamento graduale e ordinato delle restrizioni.
Purtroppo abbiamo visto che invece gli Sati si stanno muovendo in ordine sparso.
La Svezia non ha mai fatto il lockdown.
L’Austria e la Danimarca hanno già ricominciato ad aprire negozi e attività.
Francia e Germania hanno già annunciato la riapertura delle scuole, ripsettivamente dall’11 maggio e dal 4 maggio.
Dopo l’accordo raggiunto faticosamente dall’ultimo Eurogruppo il 9 aprile,
i capi di Stato e di governo danno l’endorsment a tre importanti reti di sicurezza per i lavoratori, le imprese e i titoli sovrani,
un pacchetto per un totale di 540 miliardi di euro, operativo entro il primo giugno.
Si tratta del programma Sure della Commissione (100 miliardi),
della nuova linea di credito del Mes senza condizionalità (200 miliardi)
e dei finanziamenti messi a disposizione dalla Bei alle pmi (240 miliardi).
E dovrà essere «operativo entro il 1 giugno».
Per la prima volta il Consiglio europeo riconosce e lo scrive nelle sue conclusioni che è
«di massima importanza aumentare l’autonomia strategica dell’Unione e produrre in Europa i prodotti esenziali».
Non si tratta soltanto dei dispositivi sanitari, dalle mascherine ai ventilatori per la respirazione.
Ma anche dei prodotti di prima necessità per cittadini e imprese.
Non è una cosa da poco e implica un ripensamento delle catene di approvvigionamento,
visto che il blocco delle attività in Cina all’inizio dell’anno ha messo sotto pressione
anche le industrie manifatturiere europee che comprano molti componenti dai produttori cinesi.
Insieme al ritorno del protezionismo americano costringerà l’Europa a un serio ripensamento delle catene di valore.
C’è il consenso anche sull’introduzione di un Recovery Fund, definito «necessario e urgente», come voleva l’Italia, ma i dettagli sono rinviati.
La Commissione indicava una potenza di fuoco fino a 2 mila miliardi, legata al bilancio europeo 2021-20127.
Il comunicato finale invece si limita a parlare di un fondo di «magnitudo sufficiente»
e «mirato ai settori e alle parti dell’Europa più colpite, dedicato a questa cresi senza precedenti».
Ma non si dice se saranno prestiti o sussidi.
In un evidente tentativo di prendere tempo, la palla è rimandata alla Commissione,
per un’analisi dei «bisogni esatti» e una proposta adeguata alla sfida.
Alla Commissione si chiede, inoltre, di chiarire il legame con la cornice finanziaria pluriennale della Commissione (MFF),
che comunque dovrà essere adeguata per affrontare la crisi attuale e le sue conseguenze.
In pratica si dovrà discutere come e quanto sarà finanziato e in che modalità saranno distribuite le risorse tra i Paesi membri.
Il Consiglio europeo si è dato appuntamento per il prossimo vertice in video conferenza il prossimo 6 maggio.
Ma poi toccherà all’Eurogruppo, che riunisce i ministri delle Finanze della zona euro, valutare la proposta della Commissione.
Verosimilmente nella riunione del 18 maggio.
Ma probabilmente per arrivare a un accordo condiviso da tutti si dovrà andare all’11 giugno
quando è in programma la successiva riunione del gruppo guidato dal portoghese Mario Centeno.
L’Italia vorrebbe il Recovery Fund operativo già dal 1 luglio.
La Germania (che assumerà la presidenza Ue dal 1 luglio) pensa a gennaio 2021,
quando sarà stato approvato un nuovo bilancio europeo «molto diverso e di dimensioni molto più grandi»,
come ha detto la cancelliera tedesca Angle Merkel.