dei famosi ETF sulle materie prime creati dalle banche

tontolina

Forumer storico
l'uso dei famosi ETF sulle materie prime creati dalle banche che a causa del roll-over dei contratti futures sottostanti sono di fatto delle truffe per gli investitori privati e fondi che li comprano (i professionisti ne stanno alla larga perchè sanno che sono bufale e usano solo futures, ma le banche per il solo fatto che li controllano e vendono ci fanno miliardi).

tratto da http://www.cobraf.com/blog/default.php?topic_id=6023&reply_id=201923#201923
La Grande Truffa Globale del Petrolio, 50 Volte Maggiore di Madoff



Lettura per il weekend: "la grande truffa globale del Petrolio, 50 volte maggiore di Madoff"
E' un pezzo di Phil Davis che non è uno stupido e ha spiegato cose simili un anno e mezzo fa quando il Petrolio (grafico) è andato da 100 a 150 dollari al barile insistendo per mesi che era una gigantesca truffa e che sarebbe crollato
Questa settimana Davis torna alla carica e spiega tutta la storia dall'inizio, ad esempio il fatto che metà delle transazioni sul petrolio oggi girano sull' Intercontinental Exchange (ICE) posseduto da Goldman Sachs (grafico) (GS), Morgan Stanley (grafico) (MS), British petroleum (BP), Total (grafico) (TOT), Shell (RDS.A), Deutsche Bank (grafico) (DB) and Societe Generale (SCGLY.PK) creato nel 2000 a differenza del Nymex dove il petrolio, gasolio, gas e benzina hanno sempre trattato non richiede la consegna del barile di greggio. Il che è assurdo nelle materie prime, dove lo scopo del future è di vendere e comprare a termine un bene fisico che poi viene consumato
Per 100 anni i mercati delle commodities a NY e Chicago erano a consegna come è naturale, vendi la soya un anno prima ad un certo prezzo oppure compri il petrolio a scadenza sei mesi o un anno e poi alla fine quando scade il contratto viene consegnato il prodotto all'ultimo che lo ha comprato e lo ha tenuto fino in scadenza. All'ICE invece fanno come se fossero solo pezzi di carta e in più è un borsa merci non regolata da nessuno, non ha nessuna autorità che fissa limiti di posizione o impone di pubblicare un report come il COT. Lo scandalo è perà che il prezzo mondiale del petrolio si forma tramite queste transazioni per cui cinque miliardi di persone poi pagano il petrolio 77 dollarri invece che 47 dollari al barile perchè all'ICE e Nymex ci sono stati contratti future scambiati a 77 dollari. Dato che si consumano 80 milioni di barili al giorno nel mondo parliamo di differenze di 3 miliardi di dollari al giorno di costo addizionale.
Notare che l'ICE è stato lanciato nel 2000 ed è ha avuto l'autorizzazione ad aprire come borsa mercia privata fuori da ogni regolamentazione sotto il famigerato Bob Rubin, il Ministro del Tesoro sotto Clinton dal 1996 al 2000, che era ovviamente l'ex-amministratore delegato di Goldman Sachs. Per cui quando GS ha detto che voleva formare lei una borsa merci fuori da ogni autorità di controlo ha detto: "OK, questa è gente fidata, sono amici miei"
In altre parole ogni singolo esperto di energia concorda oggi che il petrolio dovrebbe costare in base alla domanda ed offerta sui 50 dollari perlomeno per la scadenza corrente di dicembre o gennaio perchè la domanda è calata al livello di cinque anni fa, ma il prezzo è risalito da 40 a 80 dollari circa al barile
Non a caso il CEO di GS Lloyd Blankfein è un trader di petrolio, era uno dei trader di J. Aaron la divisione commodities di Goldman e Goldman da 15 anni collabora strettamente con British Petroleum nell'"incornare" il mercato del petrolio tramite in particolare ora l'ICE che hanno creato assieme. In che modo ? se leggi Bloomberg ad esempio impari che da un paio di anni banche di Wall Street e altre società tengono da 100 a 200 milioni di barili stoccati su tanker al largo invece di consegnarli sul mercato per creare una sensazione di penuria artificiale e l'OPEC insiste infatti che fino a quando c'è tutto questo petrolio in mano a JP Morgan, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Barclay's, Deutsche ecc... non ha senso che lei pompi più petrolio
Ci sono diversi altri aspetti come l'uso dei famosi ETF sulle materie prime creati dalle banche che a causa del roll-over dei contratti futures sottostanti sono di fatto delle truffe per gli investitori privati e fondi che li comprano (i professionisti ne stanno alla larga perchè sanno che sono bufale e usano solo futures, ma le banche per il solo fatto che li controllano e vendono ci fanno miliardi).
Ma ad esempio un altro aspetto ancora di questa Mega Truffa Globale del Petrolio tra i più clamorosi e che ho sottolineato dozzine di volte anche io è il fatto che ogni anno praticamente ogni dieci giorni hai sulle maggiori agenzie di stampa e siti di informazione come Reuters, Yahoo, AP e simili un titolo di prima pagina sul "Petrolio !!...." in cui viene sempre citato qualche evento "geopolitico" minaccioso in medio oriente (qualche volta in mancanza di meglio in Nigeria) che mimaccia la crisi.
Da quando l'Iraq ha smesso di funzionare ora è sempre: "...l'Iran che ha minacciato Israele .... e Israle o gli USA che si apprestano ad attaccare le centrali nucleari in Iran..." Ovviamente nella realtà non succede niente da anni, perchè l'Iran non può essere una minaccia per Israele, una nazione che ha già 200 testate atomiche in grado di polverizzare non solo l'Iran ma mezzo mondo da 20 anni e l'America non si sogna dopo i guai in cui è finita già in Iraq e Afganistan di fare niente verso l'Iran. Ma se conti i titoli di prima pagine il "Petrolio e Medio Oriente" appaiono costantemente mese dopo mese ed anno dopo anno e ogni volta puntalmente servono a dare un pretesto per spingere su i futures del petrolio al Nymex e ICE. Da quando seguo il petrolio credo di aver sentito notiziari sul famoso "Stretto di Hormuz" che da un momento all'altro sta per venir bloccato da una guerra tra Iran, Israele e USA facendo esplodere di conseguenza il prezzo del petrolio almeno 200 volte. Il povero Stretto è sempre tranquillo e le petroliere ci passano come 40 anni fa, ma sulle borse merci ha fatto guadagnare miliardi
Questo spiega come mai una società di speculazione e trading come Goldman Sachs (che non è una banca) che negli anni '80 aveva 2 mila persone e guadagnava al massimo un miliardo di dollari oggi ne abbia 35 mila e guadagni 60 miliardi di dollari, come quest'anno. Se riesci a manipolare il prezzo del petrolio su scala mondiale fai dei soldi
 
mi raccomando
investite solo nel Lungo e non fate gli speculatori
imparate da Goldman sachs
quando si è visto che il portafoglio dei mutui non stava producendo la performance desiderata per più di una settimana, scatenò in Goldman Sachs un processo di verifiche culminato con un meeting tra i suoi grandi capi", nel quale si decise di alleggerire la posizione della banca su quel mercato.

tratto da G. Sachs: nemico pubblico?
G. Sachs: nemico pubblico?

Lunedì 23 Novembre 2009 00:02


goldman-sachs2.jpg
di Mario Braconi

Goldman Sachs è la sola tra le banche d'affari sopravvissuta quasi indenne alla crisi finanziaria: pur non essendo la più grande del mondo (30.000 dipendenti, 11 volte di meno della Industrial and Commercial Bank of China), né quella con il bilancio più robusto (totale attività pari a circa 900 miliardi di dollari, contro i 2,4 del colosso britannico HSBC), è di gran lunga la più redditizia (222.000 dollari per addetto - la seconda in classifica, JP Morgan, arriva "appena" a 133.000). Simbolo quintessenziale del liberismo più spericolato, icona del mondo finanziario, conventicola infiltrata nelle stanze dei bottoni dell'universo mondo, c'è chi la chiama Goldmine Sachs ovvero Miniera d'oro - Sachs, chi Government Sachs, ovvero Governo - Sachs.
La banca d'affari fondata a New York nel 1869 da due ebrei bavaresi (Marcus Goldman e Samuel Sachs) è stata per quasi un secolo e mezzo oggetto di ammirazione quanto di odio: il giornalista freelance John Arlidge è riuscito a penetrare all'interno del quartier generale di Goldman Sachs, un edificio anonimo al numero 85 di Broad Street, a New York, e a raccontare la Goldman ai lettori del Sunday Times.
Arlidge intervista Lloyd Blankfein, CEO di Goldman Sachs, nato 54 anni fa nel Bronx da un postino e una receptionist, laureato ad Harvard con borsa di studio. Con una busta paga da 68 milioni di dollari (nel 2007), mezzo miliardo di dollari di azioni della sua banca nella sua custodia personale, un appartamento da 30 milioni di dollari a Central Park West e un buen retiro di 2.000 metri quadri negli Hamptons, Blankfein è uno di quelli che ha risalito la scala sociale a tre gradini alla volta. Parla da iniziato (il che non è poi così strano, visto che è il capo supremo di un'organizzazione che assomiglia più ad una chiesa laica che ad una banca) e la sua autostima è apparentemente illimitata: "Noi (le banche) siamo importanti. Aiutiamo le aziende sostenendole nel processo di reperimento di capitali. Le società creano benessere. Questo crea posti di lavoro, che stimolano nuova crescita e nuovo benessere. Abbiamo una missione sociale". Più una professione di fede che una provocazione, pare.
La situazione patrimoniale di Goldman Sachs è molto diversa da quella delle concorrenti: innanzitutto ancora esiste, cosa che non può dirsi ad esempio di Lehman Brothers (lasciata fallire e poi suddivisa tra Nomura e Barclays), della Bear Stearns (acquistata per pochi dollari dalla JP Morgan grazie anche all'aiuto delle autorità pubbliche americane); inoltre, ha subito perdite accettabili (i mutui le sono costati 1,7 miliardi di dollari), cosa che le ha impedito di fare la fine di Citi (salvata con i soldi pubblici), o di Merrill Lynch (spinta a forza tra le braccia di Bank of America). E poi, pur avendo incassato 10 miliardi di dollari dal TARP (Troubled Asset Relief Program - programma di recupero di attività di difficile liquidazione), li ha restituiti dal Governo con gli interessi (si dice di oltre il 20%). Cosa che peraltro consente alla Goldman di pagare tranquillamente bonus stellari ai suoi dipendenti anche in tempi di crisi e di grande quanto giustificata impopolarità per le banche: per quest'anno sono stati messi da parte a questo scopo 21 miliardi di dollari, pari ad un bonus medio di 700.000 dollari per ogni dipendente, dal CEO all'ultimo dei contabili.
Come ha fatto GS a passare indenne attraverso lo tsunami che ha sbaragliato tutte le sue concorrenti? Se lo si chiede ai suoi dirigenti, come ha fatto Arlidge, le risposte tenderanno all'autoincensamento. Secondo Liz Beshel, madre single quarantenne nonché tesoriera di gruppo (la più giovane nella lunga storia di Goldaman), si sono evitati i danni esplosivi sui subprime grazie ad una politica molto prudente di gestione del rischio. Tutte le posizioni in essere, continua Beshel, sono valutate quotidianamente al loro valore di mercato; quando si è visto che il portafoglio dei mutui non stava producendo la performance desiderata per più di una settimana, "quella che in altre banche sarebbe stata considerata una differenza irrilevante, o addirittura un arrotondamento, scatenò in Goldman Sachs un processo di verifiche culminato con un meeting tra i suoi grandi capi", nel quale si decise di alleggerire la posizione della banca su quel mercato. Certo, vi furono comunque perdite rilevanti, ma stiamo parlando di poco meno di 2 miliardi di dollari (PRIMA REGOLA:TAGLIARE LE PERDITE! si consideri ad esempio che UBS in questo modo ne ha persi quasi 60).
L'infallibilità di Goldman Sachs è uno di quei miti così pervicacemente alimentati, che metterlo in dubbio sembra quasi un'eresia. Goldman ha una sua filosofia, basata su alcuni presupposti: innanzitutto, una patologica attrazione per il denaro. Dice un ex Goldman che la cultura della banca è "completamente ossessionata dal guadagno. Mi sentivo come un asino davanti alla più grossa e succulenta carota che avessi mai immaginato. Il denaro è il metro con cui si misura il tuo successo. Se non compri una casa o una barca più grande, significa che stai rimanendo indietro". In secondo luogo, Goldman alimenta nelle sue persone il culto dell'insicurezza.
Come dice Mr. Sherwood, capo dell'ufficio di Londra, "c'è un clima di costante e profonda paranoia in tutto quello che facciamo". Si dice che i candidati per un posto di lavoro in Goldman vengano sottoposti mediamente a venti colloqui prima di essere assunti, anche se si registrano casi limite in cui le selezioni si sono concluse solo dopo la trentesima intervista. Se ci fosse ancora qualche dubbio sull'osservanza “darwinista” del dipartimento Capitale Umano (non risorse umane, "capitale umano"), è bene sapere che la regola, in GS, è "cresci o te ne vai", non c'è spazio per le mezze tacche.
Il terzo pilastro è quello delle relazioni: per inveterata tradizione, gli ex Goldman Sachs occupano poltrone rilevanti in tutti i gangli del sistema economico, finanziario, politico e mediatico, negli USA come in Europa. Hanno alle spalle una carriera in Goldman Sachs, ad esempio, il segretario del tesoro di Clinton (Hank Paulson), l'attuale presidente e il precedente direttore della Federal Reserve di New York, il capo dello staff dell'attuale Segretario di Stato (Mark Patterson), il consigliere economico di Hillary Clinton, i capi di ieri e di oggi nel New York Stock Exchange (la Borsa di New York), e perfino il capo delle operazioni della SEC (la CONSOB americana). Anche Mario Draghi, attuale Governatore della Banca d'Italia, è un ex Goldman.
Ma per capire veramente che cosa è Goldman Sachs, è necessario allontanarsi dall'ortodossia dei dogmi che essa stessa ammannisce alle folle.



Innanzitutto, uno dei punti di forza della banca è quello di essere contemporaneamente advisor (consulente, non di rado dei Governi) e trader (operatore di mercato). Ciò significa che con una mano fa consulenza ai clienti in grosse operazioni e con l'altra prende posizione su mercati (azioni, obbligazioni, materie prime) sui quali si muove da maestra grazie alla sua esperienza di advisor. Ovviamente, qualsiasi Goldmanite ribatterà citando la mitica regola secondo cui i due bracci del business della banca sono separati da rigorose "muraglie cinesi"; si dice che, se un banchiere d'affari di Goldman entra nella sala operativa della sua stessa banca, verrà immediatamente interrogato dai suoi capi.
A costo di sembrare qualunquisti, questo idilliaco quadretto mostra la corda quando si tenti di rispondere alla domanda: qualora un grosso affare con ritorni da capogiro renda necessario non dico saltare, ma semplicemente anche solo sbirciare dall'altra parte della "muraglia", il tipico uomo (o donna) Goldman - praticamente un tossico del denaro - saprà resistere alla tentazione?


Inoltre, quella che viene spudoratamente spacciata per sagacia nell'interpretazione delle tendenze dei mercati è in realtà la capacità di pompare certi settori per specularvi sopra, salvo poi abbandonarli repentinamente a missione compiuta. Non sono pochi gli analisti che attribuiscono a Goldman Sachs un ruolo essenziale nella creazione di bolle speculative (è stato così per la febbre delle dot.com, per il boom delle materie prime, e poi del mercato immobiliare) dalle quali la banca ha beneficiato con collocamenti azionari e trading sul debito - salvo poi tirarsi indietro subito dopo aver portato a casa il profitto - circa un minuto prima che tutto andasse in malora.

Un altro caso interessante è quello che ruota attorno al destino della AIG (American Investment Group), venditrice dei celebri credit default swaps, assicurazioni sul rischio di fallimento dei prenditori di fondi. Risulta che quando l'AIG, ormai decotta, fu rilevata dal Tesoro e dalla Fed, la prima, inspiegabile mossa del nuovo proprietario pubblico della compagnia assicurativa fu quella di liquidare il 100% del valore dei CDS alle banche che a suo tempo li avevano comprati, questo quando da mesi ormai AIG stava negoziando per pagare solo il 60% del loro valore facciale.
Una differenza che vale 13 miliardi di dollari in più passati direttamente dalle tasche dei contribuenti ai forzieri dei clienti di AIG (tutte le principali banche, tra cui anche Goldman Sachs). Stranamente, al timone della Federal Reserve ai tempi c'era Henri Paulson (ex boss della Goldman Sachs); stranamente Paulson, che pure aveva giurato di non farlo, ha incontrato i suoi ex colleghi del board di Goldman Sachs ad un "evento sociale" a Mosca (un luogo dove ci potrebbero essere problemi di giurisdizione); ancor più stranamente, proprio mentre Paulson lavorava al salvataggio di AIG, i tabulati telefonici provano che, in soli sei giorni, egli si sia sentito ben 24 volte con Blankfein, il nuovo CEO di Goldman Sachs.
Eppure Goldman ha avuto l'arroganza di sostenere pubblicamente che, se pure AIG fosse andata in bancarotta, la banca non sarebbe affondata, dato che era protetta da una combinazione di cassa e di garanzie. Peccato che David Viniar, CFO di GS, si sia rifiutato di rendere note le controparti di questi fantasmatiche operazioni di copertura, cosa che rende "ridicola", nonché controproducente, la sua prova muscolare. Sembra dunque che il vero volto di Goldman Sachs assomigli molto più a quello dipinto dai molti cospirazionisti che alle fattezze rassicuranti che ci propongono i suoi capi.
 

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