OMA - Quel gasdotto non si farà. Il progetto per la realizzazione di South Stream è "chiuso in maniera definitiva". Così l'amministratore delegato di Gazprom, Alexiei Miller, durante un'intervista all'emittente Rossiya-1. Un funerale di un progetto colossale che però non determinerà la fine dell'interesse della Federazione a fornire energia all'Europa. Adesso, infatti, è il tempo di "nuove strategie", dice Miller. A causare lo stop definitivo, secondo
la versione di Vladimir Putin, gli "ostacoli" incontrati da Gazprom per l'avvio dei lavori del gasdotto in Bulgaria. L'azione di Gazprom non rientrava nelle regole europee definite dal cosidetto Terzo Pacchetto Energia.
"Se l'acquirente non vuole che gli porti il prodotto a casa, allora evidentemente dovrà vestirsi e recarsi di persona al negozio. E d'inverno dovrà vestirsi più pesante", ha dichiarato Miller nell'intervista al canale tv. E concedendosi una battuta sulle regole europee che hanno costretto Sofia a sospendere il progetto con perdite calcolate a 400 milioni di euro l'anno, ha dichiarato: "Certo, può portarsi una busta per la spesa, un bel pacchetto, anche il terzo sull'energia, basta stare attenti che poi non si scopra che è del tutto vuoto".
Sullo sfondo, le tensioni dovute alle questione ucraina. In base alla nuova strategia russa, a Kiev verranno fornite solo le quantità di metano necessarie ai consumi interni mentre il transito del gas verso l'Europa sarà assicurato dal gasdotto Nord Stream e tramite la Turchia dove già c'è Blue Stream e dove ora il Cremlino vuole far passare un nuovo gasdotto, in sostituzione di South Stream. Miller lascia poi intendere che se l'Ue pensava di mettere in difficoltà la Russia bloccando South Stream, in un futuro non lontano dovrà fare i conti con regole puramente commerciali e un'Ucraina privata del suo ruolo di paese di transito. Mentre dei 4 miliardi di euro già investiti per South Stream "nulla andrà perduto: questi investimenti serviranno per il progetto di gasdotto sottomarino in Turchia".
La Repubblica