I regola, da scolpirsi....sulla fronte
CONOSCI TE STESSO.
Se non conosci te stesso, ne l'avversario...perderai sempre.
Se conosci te ma non l'avversario....vincerai e perderai alla pari.
Se conosci te stesso e l'avversario....Vincerai sempre.
Studiati......
La finanza comportamentale è una branca relativamente nuova della psicologia che si occupa di studiare il comportamento degli individui di fronte alle scelte di investimento; l'idea alla base di questa disciplina è semplice: i mercati sono costituiti da persone che interagiscono tra loro sulla base sì di informazioni oggettive ma anche della loro personale percezione e interpretazione di queste ultime; a volte il comportamento di una parte o di un gran numero di soggetti esce da modelli propriamente razionali proprio per l'intervenire di fattori psicologici o per l'errata percezione delle informazioni a disposizione.
All'approssimarsi delle ferie estive vorrei trattare in questo articolo alcuni dei casi segnalati dalla finanza comportamentale come pericolosi per le - tasche degli investitori - in modo che i lettori possano appuntarseli e magari meditarli durante il periodo di riposo sotto l'ombrellone o lungo un sentiero di montagna.
Nel seguito elencherò quindi alcuni comportamenti tipici, a volte legati tra loro, che non hanno comunque lo scopo di esaurire tutta la materia*, tra i principali possono essere annoverati:
- istinto gregario: tecnicamente è definito come la tendenza a seguire la massa e ad adattare il proprio pensiero all'opinione prevalente. I casi di istinto gregario in ambito finanziario sono numerosi e si verificano tutte quelle volte che un particolare avvenimento tende ad essere amplificato all'accodarsi di sempre più persone alla tendenza prevalente (che di solito è in acquisto): in ambito micro (una singola azienda interessata) ricordo il caso della somatostatina, ingrediente base della cura Di Bella contro i tumori, che per alcuni mesi del 1998 fece salire alle stelle i corsi di una società che si limitava a distribuire questa sostanza (senza trarre particolari vantaggi da quello che stava accadendo); oppure dei Mondiali di calcio 2002, quando ad ogni vittoria della Nazionale di calcio le azioni della società che produceva le magliette degli Azzurri aumentavano di valori a 2 cifre (nonostante questo business contasse per una percentuale minima delle vendite). Ma i casi più eclatanti di questo fenomeno si verificano quando sono interi settori (livello macro) ad esserne interessati: la bolla dei titoli Internet del 1999-2000 è l'esempio più evidente ed adeguatamente documentato per cui non aggiungerò ulteriori elementi. Mi limito ad osservare che una buona regola per discernere se si è in presenza di questo fenomeno è di valutarne la diffusione a livello di mezzi di comunicazione, quando di un argomento iniziano a parlarne i non addetti ai lavori è il caso di iniziare a preoccuparsi seriamente?.
- distorsione da autoattribuzione: gli esperti la definiscono la tendenza ad attribuirsi il merito di un evento favorevole anche se in realtà le cose non sono andate così. Questo fenomeno è pericoloso soprattutto per i neofiti dell'investimento: se la prima operazione va a buon fine si è portati a credere di essere dei maghi della finanza mentre probabilmente si è trattato di semplice fortuna; se associata a casi di istinto gregario la distorsione da autoattribuzione può diventare ancora più pericolosa perché colpisce di solito una platea più vasta e nello stesso intervallo temporale. In questo caso gli esempi che si possono fare sono più difficili ma se vi è capitato di acquistare un qualsiasi titolo tecnologico nell'autunno 1999 probabilmente avete provato questa sensazione ad inizio 2000. Ciò non significa che se qualcuno investe secondo un metodo che ritiene valido lo debba abbandonare a favore del caso (il famoso lancio delle freccette sul listino di borsa che adesso viene più elegantemente definito metodo Monte Carlo), invito solo i lettori a fare un esame di coscienza e a distinguere, tra gli investimenti di successo che hanno portato a termine, quanti e quali sono dipesi prevalentemente dalle loro capacità o, per chi ne ha tenuto traccia, ad analizzare se si è stati in gr ado di battere il mercato per periodi prolungati e durante congiunture differenti.
- distorsione della rappresentazione: è definita come la tendenza a immaginare parallelismi fra eventi che appaiono simili ma che sono in realtà profondamente diversi. E' capitato a tutti di documentarsi su eventi passati per cercare di meglio prevedere il futuro; questa metodologia è sostanzialmente corretta, nella misura in cui però si tiene conto del fatto che difficilmente due eventi tendono a ripetersi esattamente; se la si applica meccanicisticamente si rischia di cadere facilmente in errore. Gli esempi anche in questo caso sono numerosi, ne ricordo uno forse poco noto ma significativo: dopo il crollo di Wall Street nel 1987 fu da più parti rievocata la grande depressione del 1929; alcuni, sovrapponendo i grafici dell'indice Dow Jones dei due periodi, trovarono un'incredibile somiglianza nei trend sia precedenti che immediatamente successivi il crollo; questa somiglianza terminava però al termine dell'anno in cui il listino scendeva violentemente (con due seguiti opposti: una continuazione del trend decrescente nel 1930 e una ripresa nel 1988 culminata con nuovi massimi nel 1989), chi avesse utilizzato solo le informazioni dei grafici avrebbe ignorato che molti degli altri aspetti della crisi dei mercati erano differenti rispetto a 60 anni prima, compreso il fatto che le autorità di politica monetaria avevano imparato la lezione e avrebbero sostenuto le quotazioni e l'economia reale con riduzioni dei tassi.
- dissonanza cognitiva: gli psicologi la descrivono come la predisposizione ad ignorare le informazioni che non corrispondono alla propria visione del mondo. Questo fenomeno colpisce prevalentemente le persone più sicure di sé o comunque tutti quelli che si definiscono esperti in un determinato campo o settore e che, basandosi su modelli di analisi collaudati, si fidano ciecamente delle indicazioni di questi ultimi, ignorando le informazioni che provengono dal mondo esterno. Anche in questo caso viene in aiuto, a livello di esempio, l'esperienza della bolla Internet del 2000 quando, pur in presenza di un mercato in rapido deterioramento e di notizie di bilancio negative da parte delle società del settore, molti analisti continuavano ad emettere indicazioni di acquisto positive sulla gran parte dei titoli.
Questi comportamenti sono piuttosto generali e possono essere applicati agli investitori più o meno professionisti così come ad altri individui in contesti differenti (psicologia generale); entrando più nello specifico dei comportamenti in presenza di investimenti finanziari si segnalano invece:
- avversione alle perdite: nella psicologia dell'investitore medio è visto come estremamente negativo chiudere una posizione in perdita per questo si preferisce mantenere in portafoglio titoli anche con prospettive future negative invece di liquidarli. In questo caso il prezzo di acquisto diventa la discriminante delle decisioni future mentre in realtà solo i costi futuri (e differenziali) sono rilevanti ai fini delle decisioni di investimento. L'avversione alle perdite produce danni sul medio lungo periodo nel portafoglio degli investitori e, se associata alla dissonanza cognitiva vista prima, paralizza gli investitori impedendogli di vendere azioni che difficilmente sarebbero disposti a comprare.
- ancoraggio: è la tendenza delle persone, di fronte a decisioni complesse, di formarsi un numero o punto di riferimento sulla base del quale effettuare le proprie scelte. Può essere lo stesso prezzo di acquisto, per chi ha già i titoli in portafoglio; oppure si tende a prendere l'andamento passato di un'azione e un valore di questo (minimo, massimo, media di un periodo) come riferimento per le proprie decisioni. Di solito l'ancoraggio è più facilmente utilizzato da chi fa uso dell'analisi tecnica (con osservazione dei trend passati) con i relativi rischi di distorsione della rappresentazione visti in p re cedenza.
Come evitare le trappole della finanza comportamentale? Innanzi tutto diventando coscienti che esistono e ricordando che a volte gli elementi irrazionali prendono il sopravvento su un mondo che, in fondo, è costituito da individui e non da macchine.
Con l'augurio di una buona meditazione e di buone ferie estive
C.G.
Note:
* Per un'esauriente analisi delle tematiche della finanza comportamentale si vedano i vari scritti di Robert Schiller tra i quali segnalo Stock Prices and Social Dinamics e Conversation, Information and Herd Behaviour