L'Italia può diventare in dieci anni il Paese guida dell'Europa. L'Italia può esportare nel mondo la sua bellezza e i suoi prodotti. L'Italia può combattere il declino economico, scommettendo sul futuro. Il tutto a una sola condizione: che la politica faccia le cose sul serio. Come non è avvenuto in questi anni, come non è avvenuto in questi mesi.
La maggioranza si è fatta più piccola e adesso all'opposizione ci sono due professionisti della protesta come Grillo e Berlusconi. O il Governo Letta si mette a fare le cose che servono all'Italia oppure la disoccupazione continuerà a crescere. La crisi continuerà a mordere. E il PD perderà le elezioni. Si dirà: dov'è la novità? Il PD perde sempre le elezioni. Vero, ma vorrei che almeno provassimo a smettere. Come chi combatte con la sigarette: sai, sto cercando di smettere. Se non ci diamo una mossa, chi oggi protesta senza proporre ci stritola. Mi candido e mi metto in gioco perché voglio reagire, perché voglio recuperare la speranza, perché voglio che gli italiani non siano solo orgogliosi del proprio passato. Renderci orgogliosi del futuro: a questo serve la politica.
Credo che questa sia la volta buona. Vi stanno dicendo che tutto è già scritto, che il risultato è già segnato, che non c'è bisogno di partecipare. Vogliono che ve ne stiate a casa, perché se andate a votare lo status quo finisce. Vi prego, ora o mai più. L'8 dicembre abbiamo indetto un referendum sul futuro. E per cambiare l'Italia, bisogna iniziare cambiando il PD.
Vi chiedo di votare per me, certo. Vi chiedo di votarmi prendendo tre impegni.
1. Una radicale riforma delle istituzioni politiche. Legge elettorale chiara come quella per i sindaci, taglio di un miliardo ai costi della politica, regole del gioco che valgono per tutti e non “ad personam”. Il miliardo di euro - certificato - andrà per 500 milioni alla difesa del suolo in un Paese in cui si piangono i morti ma non si interviene sul territorio prima. E per 500 milioni a dare ossigeno, sostegno e anche occupazione nelle aree della disabilità, della marginalità, del sociale. Facciamo sì che la politica dia il buon esempio, facciamo sì che la politica faccia la pace con gli italiani: il taglio di un miliardo di euro è il primo passo.
2. Piano per il lavoro, jobs act. Semplificazione delle regole, garanzie a chi non ne ha (il giovane precario e il cinquantenne cassintegrato sono stati considerati fino ad oggi cittadini di serie B), attrazione degli investimenti e semplificazione delle regole, impiego mirato dei fondi europei. Negli ultimi due mesi i dati della disoccupazione stanno precipitando eppure ci dicono che stia arrivando la ripresa. Ma siamo impazziti? Disoccupazione al 12,7%; disoccupazione giovanile al 42,1%; una donna su due costretta a non lavorare. In questi anni abbiamo fatto molti convegni sul lavoro, ma non abbiamo creato le condizioni perché le aziende creassero posti di lavoro: ora è il momento di cambiare verso.
3. Cambiare le regole dell'Europa. L'Europa è la casa del nostro futuro, ma l'abbiamo lasciata in mano ai tecnici e ai burocrati. Per cambiarla è necessario tenere in ordine i conti, ma portare i nostri valori, che non sono solo valori economici. Un'Europa che sia l'Europa non solo delle banche, ma anche della scuola, del volontariato, del servizio civile, della ricerca, dell'immigrazione, della difesa, dell'energia. Quest'Europa ci serve. Ma senza il contributo dell'Italia e degli italiani non cambierà mai. Basta con il “ce lo chiede l'Europa”, iniziamo noi a dire come vogliamo cambiare le cose.
Questa è la volta buona, ora o mai più.
Il PD è diventato il fulcro del Governo. Siamo la stragrande maggioranza della maggioranza. I nostri alleati (a tempo determinato), anche comprensibilmente, tutto vogliono tranne le elezioni. Io dico: bene, allora mettiamoci alla prova. E mettiamoli alla prova. Vogliono evitare le elezioni perché hanno paura? Benissimo. Allora però governiamo, non rinviamo. Facciamo davvero le cose che dobbiamo fare da vent'anni. Mettiamo tutto il nostro coraggio, la nostra determinazione, la nostra passione. E allora sì che possiamo cambiare verso all'Italia. In questi anni al PD è mancata una guida forte, capace di prendere i voti dei delusi, degli scontenti, dell'altra parte. Ci siamo fatti dettare l'agenda dagli altri, abbiamo inseguito ciò che veniva dall'altra parte. Per favore, adesso basta. Adesso tocca a noi.
Un leader serve, ma non basta. Vi chiedo di dire la vostra, di farvi sentire, di far diventare questa volta la volta buona sul serio. Vi chiedo di scaricare la rubrica del telefono e chiamare uno per uno gli amici e i conoscenti per spiegare perché andrete a votare alle primarie: anche questa è buona politica. Vi chiedo di darci un contributo di idee o economico (abbiamo raccolto al momento circa 80mila euro: se siamo per l'abolizione del finanziamento pubblico, poi si deve essere coerenti e trasparenti): il sito
www.matteorenzi.it è a vostra disposizione. Vi chiedo di organizzare un tavolino in piazza sabato 7 dicembre ultimo giorno della campagna elettorale e di andare incontro alle persone spiegando i motivi per cui vogliamo cambiare verso. Io vado in tv, giro per i teatri, cammino nelle strade della mia città, mi metto in gioco fino in fondo. Se vinciamo noi ho detto chiaro che cosa cambia, ho detto chiaro che cosa faremo. Ma per vincere ho bisogno del contributo di chi vuole davvero cambiare l'Italia.
Qualcuno va in piazza per il Vaffa Day, il giorno dell'insulto.
Qualcuno insegue i ricordi di questi incredibili 20 anni.
Qualcuno fa le primarie e ci mette la faccia.
Se vi va, stavolta è la volta buona.
Un sorriso,
Matteo
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