Sharnin, stai andando di male in peggio. Non mettere in mezzo la tua professione per giudicare qualcuno di cui vedi solo una percentuale irrisoria di personalità. Se ne dedurrebbe che sei una professionista davvero poco seria.
Tu dici
A parte che il geologo, ha ragione genesta, dovrebbe fare il lavoro di geologo. Vabbè.
Quel che lui dice è sbagliato per un semplice motivo: il suolo amazzonico non è suolo .. non ci cresce niente, non puoi coltivare niente.
Il Brasile il problema è che le aree realmente coltivabili sono in mano ai grandi fazenderos. Ci sono aree enormi che non sono affatto coltivate, pur essendo adatte a tale scopo. Il presidente Lula ha fatto di questo argomento un punto del suo programma politico. Dare la terra a chi la puo e la vuole coltivare. Terra buona però, non quella acida e del tutto priva di substrato organico della foresta amazzonica.
Quindi il problema non è certo segare la foresta per chi muore di fame.
La foresta tra l'altro renderebbe molto di più non tagliata; ci sono popolazioni che vivono dei frutti di queta foresta e non parlo solo delle tribu primitive.
In Brasile il problema della fame di spazi non esiste, e non esiste in nessun paese che patisce la fame.
Le cause della fame insomma sono ben altre.
Ricard continua dicendo che non è una tragedia un taglio del 10%.
Per me è una tragedia. In tutti i sensi.
Primo perchè è un qualcosa che non ha reali ragioni, come ti ho detto prima, poi perchè quel 10% è una area pari a lazio, toscana, umbria, marche, e forse un pezzo di emilia messi insieme.
Non è una tragedia?
Sul Monte Vulture .. parlo del monte vulture, ovvero un'area di si e no 50 Km quadrati, c'è una falena meravigliosa chiamata Acantobrahmea europaea.
E' una specie che vive solo lì, un fossile vivente, un meraviglioso mistero visto che tutte le sue sorelle vivono in asia o africa.
Ho fatto un esempio minuscolo ma penso che sia chiaro a cosa alludo.
Quel 10% è una incalcolabile, dolorosa tragedia.
Sempre ricard dice di essere stato nella foresta amazzonica. E che non ha visto la luce del sole. La vita nella foresta amazzonica è a strati ed è lo strato delle cime degli alberi ad essere quello più rilevante.
Gli scorpioni ad es li trovi a 20 m di altezza, non sul terreno.
Non tutti gli habitat sono come il nostro e giudicarli secondo le nostre metriche o i nostri standard è fuorviante.
Detto questo mi rivolgo a te sharnin: in ciascun campo ci sono persone che sono contrarian. E se sei psicologa sai bene di cosa parlo.
Ci sono persone, che in nome del proprio essere contrarian, sono in grado di imporsi una visione della realtà, senza metterla in discussione neppure di fronte all'evidenza.
Tu dici
"Infatti ricard scrive: "da moltissime generazioni l'uomo, per sopravvivere, ha dovuto "crearsi" un habitat adatto. Dal mio punto di vista un conto è dire, per salvare la natura, BASTA FIGLI! E un conto è dire...facciamo morire di fame quelli che sono vivi oggi!
Attualmente, e finchè continua il trend demografico per un poco ancora, nel terzo mondo esiste una fame di spazi (analoga a quella dell'europa pleistocenica) che non si può sacrificare in nome del "prato all'inglese", quando, poi, quel prato all'inglese è molto meno ricco di faune e varietà animali e vegetali di una foresta "giovane".
Se volete veramente fare dell'ecologismo militante NON FATE FIGLI!"
A parte che il geologo, ha ragione genesta, dovrebbe fare il lavoro di geologo. Vabbè.
Quel che lui dice è sbagliato per un semplice motivo: il suolo amazzonico non è suolo .. non ci cresce niente, non puoi coltivare niente.
Il Brasile il problema è che le aree realmente coltivabili sono in mano ai grandi fazenderos. Ci sono aree enormi che non sono affatto coltivate, pur essendo adatte a tale scopo. Il presidente Lula ha fatto di questo argomento un punto del suo programma politico. Dare la terra a chi la puo e la vuole coltivare. Terra buona però, non quella acida e del tutto priva di substrato organico della foresta amazzonica.
Quindi il problema non è certo segare la foresta per chi muore di fame.
La foresta tra l'altro renderebbe molto di più non tagliata; ci sono popolazioni che vivono dei frutti di queta foresta e non parlo solo delle tribu primitive.
In Brasile il problema della fame di spazi non esiste, e non esiste in nessun paese che patisce la fame.
Le cause della fame insomma sono ben altre.
Ricard continua dicendo che non è una tragedia un taglio del 10%.
Per me è una tragedia. In tutti i sensi.
Primo perchè è un qualcosa che non ha reali ragioni, come ti ho detto prima, poi perchè quel 10% è una area pari a lazio, toscana, umbria, marche, e forse un pezzo di emilia messi insieme.
Non è una tragedia?
Sul Monte Vulture .. parlo del monte vulture, ovvero un'area di si e no 50 Km quadrati, c'è una falena meravigliosa chiamata Acantobrahmea europaea.
Rinvenuta nell'area della riserva nel 1963, unica specie europea di un genere per il resto diffuso in Asia e nell'Africa Nord-Orientale e che si riteneva estinta in Europa da almeno 300 milioni di anni.
Questa falena notturna, che vive solo nel ristretto ambito territoriale di un rilievo collinare a sud-ovest dell'edificio vulcanico, rappresenta una vera e propria rarità entomologica.
E' una specie che vive solo lì, un fossile vivente, un meraviglioso mistero visto che tutte le sue sorelle vivono in asia o africa.
Ho fatto un esempio minuscolo ma penso che sia chiaro a cosa alludo.
Quel 10% è una incalcolabile, dolorosa tragedia.
Sempre ricard dice di essere stato nella foresta amazzonica. E che non ha visto la luce del sole. La vita nella foresta amazzonica è a strati ed è lo strato delle cime degli alberi ad essere quello più rilevante.
Gli scorpioni ad es li trovi a 20 m di altezza, non sul terreno.
Non tutti gli habitat sono come il nostro e giudicarli secondo le nostre metriche o i nostri standard è fuorviante.
Detto questo mi rivolgo a te sharnin: in ciascun campo ci sono persone che sono contrarian. E se sei psicologa sai bene di cosa parlo.
Ci sono persone, che in nome del proprio essere contrarian, sono in grado di imporsi una visione della realtà, senza metterla in discussione neppure di fronte all'evidenza.