Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne: 25 novembre 2011

Ho visto la presentazione del libro di iacona mi sembra sulla 7 ed era interessante... ed è bello che se ne parli anche in televisione a ricerca di soluzioni condivise per risolvere questa inaccettabile distruzione di donne
 
Ho visto la presentazione del libro di iacona mi sembra sulla 7 ed era interessante... ed è bello che se ne parli anche in televisione a ricerca di soluzioni condivise per risolvere questa inaccettabile distruzione di donne

:up:
Se qualcuno lo compra e lo legge (tra voi uomini) mi dice che ne pensa?
:bow:
 
Qui, un link con alcune iniziative:

Appuntamenti per il #25novembre

A Brescia si accenderanno candele sotto la Loggia di piazza Loggia tra le 17 e le 18 e presso il centro antiviolenza dove lavoro io alle 17 ci sarà un incontro, con la presentazione del "nostro" libro in tema e la proiezione di un docu-film con successivo dibattito.

Piano piano potete e possiamo aggiungere altre iniziative nelle vostre città

:ciao:
 
E vabbè, "dò anche i numeri"
In Italia nel 2012, non ancora terminato, le vittime della violenza di genere sono 117, per ora.

Al mio centro antiviolenza si sono rivolte, da gennaio a oggi, già 322 donne.
Una cinquantina in più rispetto allo scorso anno.
 
E vabbè, "dò anche i numeri"
In Italia nel 2012, non ancora terminato, le vittime della violenza di genere sono 117, per ora.

Al mio centro antiviolenza si sono rivolte, da gennaio a oggi, già 322 donne.
Una cinquantina in più rispetto allo scorso anno.

50 in più vuol dire (secondo te) che c'è più violenza, o che - a parità di violenza o magar'anchefosse in calo - c'è più coraggio nella denuncia e/o nella richiesta d'aiuto?
 
Qualche parola per ricordare l'importanza della giornata di domani:

Domenica 25 novembre è la “Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne”. Questa giornata è stata stabilita e promossa dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999 invitando governi, organizzazioni internazionali ed ONG ad organizzare attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica su questo fenomeno.

La violenza contro le donne, sia di natura fisica, sessuale o psicologica, è un fenomeno infatti molto esteso nel mondo; viene ormai considerata una violenza di genere (cioè una violenza diretta contro una donna in quanto tale o che colpisce le donne in modo sproporzionato) riconosciuta oggi dalla comunità internazionale come una violazione fondamentale dei diritti umani.

Le tipologie di violenza subite dalla donne sono molto varie: alcune forme si trovano in molte paesi (stupro, violenza domestica, incesto), altre sono più specifiche di alcuni contesti socio-culturali (mutilazioni sessuali, prostituzione forzata, omicidi a causa della dote, stupro di guerra..); in alcune realtà, come quelle dei paesi arabi e nordafricani di cui si sta occupando Amnesty International, le forme di violenza sulla donna sono legate anche a forme di militarismo. (Termina il 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne, la campagna di sms solidale per i diritti delle donne in Medio Oriente e Nordafrica )
Dati forniti da ricerche condotte nei paesi occidentali industrializzati evidenziano che il 20-30% delle donne subisce violenza dal proprio partner o ex-partner. A livello nazionale, un’indagine condotta dall’ISTAT nel 2006, interamente dedicata al fenomeno delle violenza fisica e sessuale contro le donne, ha fornito dati inquietanti rilevando che quasi 7 milioni di donne italiane sono state vittima di violenza (circa il 32%), 7 milioni di violenze psicologiche, 5 milioni di violenze sessuali, 4 milioni di violenze fisiche (19%) , 2 milioni di comportamenti persecutori (stalking), 1 milione di stupri o tentati stupri (5% ).

Solo quest’anno in Italia, si sono verificati oltre cento femminicidi nei primi 11 mesi. Oltre cento donne uccise crudelmente da persone a loro molto vicine, spesso mariti, fidanzati o ex fidanzati. Purtroppo, nonostante questi terribili numeri nazionali ed internazionali, la violenza contro le donne continua ad essere considerata dagli individui, dalle istituzioni sociali e dagli Stati ancora una questione privata.
In Italia alcune associazioni , come l’UDI – Unione Donne in Italia ( UDI - Ultima ora ),l’Associazione Nazionale Volontarie Telefono Rosa – Onlus, l'Associazione D.i.RE -Donne in Rete ( D.i.re donne in rete contro la violenza ) ed altre ancora hanno dato vita al Coordinamento “No More! “ ( NO MORE! Convenzione contro la violenza maschile sulle donne - femminicidio: Le associazioni nazionali che promuovono la Convenzione Nazionale contro la violenza maschile sulle donne - femminicidio )lanciando la Convenzione Nazionale contro la violenza maschile sulle donne – femminicidio ( NO MORE! Convenzione contro la violenza maschile sulle donne - femminicidio ).
La Convenzione “è una proposta politica unitaria aperta all’adesione e alla sottoscrizione di realtà nazionali, locali, e singole persone. La Convenzione invita le Istituzioni nazionali e locali ad un confronto aperto e chiede al governo di verificare l’efficacia e l’attuazione del Piano Nazionale contro la violenza varato dal Governo nel 2011, con revisione del Piano stesso insieme al coordinamento promotore della Convenzione”. Cliccando qui potete trovare l’intero documento della Convenzione Nazionale "No More!" ( NO MORE! Convenzione contro la violenza maschile sulle donne - femminicidio: NO MORE! Convenzione contro la violenza maschile sulle donne - femminicidio - DOCUMENTO )

A partire da questa Domenica verranno promossi, grazie anche al contributo di Snoq -Se non ora quando - una serie di incontri ed iniziative con le associazioni di donne e le realtà civili che hanno condiviso i contenuti di questa proposta. ( La battaglia delle donne perché balliamo in piazza | Snoq )
Per il weekend sono in programma eventi sul tutto il territorio nazionale; potete trovare quello più vicino a voi cercando nella pagina del sito di zeroviolenzadonne .
E’importante il sostegno di tutte e di tutti affinché questa giornata riesca davvero a sensibilizzare quante più persone possibili su questo fenomeno inaccettabile. Iniziamo da qui ( [ame=http://www.youtube.com/watch?v=kuThaGU4Q7s]25 Novembre - Giornata mondiale contro la violenza sulle donne - spot ministero pari opportunità - YouTube[/ame] )
 
Non potete immaginare come mi senta io oggi...

Alcuni articoli on line di questi giorni:

Roma, 24 nov. (TMNews) - In Italia, sette donne su 10 avevano fatto denuncia prima di essere uccise. E' quanto denuncia 'No more!', la Convenzione nazionale contro la violenza maschile sulle donne. L'organizzazione promossa dalle maggiori associazioni italiane che si occupano da anni di violenza contro le donne dice 'No' all'annunciata proposta di legge Buongiorno- Carfagna che punta a un aggravamento delle pene, fino all'ergastolo, per i responsabili di femminicidio.

"Non serve condannare gli uomini all'ergastolo per impedire che altri uomini commettano femminicidio, serve lavorare sulle prevenzione", ha sostenuto Vittoria Tola di 'No more!'. "E' una proposta demagogica perché arriva da un Parlamento a fine legislatura. 7 donne su 10 prima di essere uccise si sono rivolte inutilmente alle forze dell'ordine senza una risposta: chiediamo ai politici e alle istituzioni di lavorare sulle prevenzione, finanziando immediatamente l'attuazione di misure concrete". "Siamo il paese che continua a proporre leggi e a non verificare come e se funzionano. Le leggi - prosegue Tola - e in particolare le leggi penali sono solo una parte della soluzione del problema".

Per questo la Convenzione ha proposto una piattaforma di proposte concrete che da subito permettano alle donne di rivolgersi con fiducia allo Stato per spezzare le catene di violenza. 'No more' chiede una rilevazione dei dati sistematica continuativa, integrata e omogenea, sulla violenza sulle donne-femminicidio, su tutto il territorio nazionale da parte dei diversi servizi coinvolti, la revisione del piano nazionale contro la violenza varato dal governo nel 2011 e infine la formazione permanente di tutti i soggetti che possono concorrere alla prevenzione della violenza contro le donne-femminicidio: forze dell'ordine, personale dei servizi socio sanitari compresi quelli dedicati all'immigrazione, i medici di base, la magistratura, l'avvocatura, i pubblici ministeri e il personale dei tribunali civili, penali e minorili.
 
Napoli città violenta, soprattutto per le donne. È quanto emerge dalla ricerca condotta da un'equipe guidata da Caterina Arcidiacono e Immacolata Di Napoli. Il titolo dell'interessante studio, pubblicato da Franco Angeli, è significativo: «Sono caduta dalle scale...». Lo spiega la professoressa Arcidiacono.
Dalla ricerca emerge che la violenza sulle donne a Napoli è in aumento?
«Sicuramente è in aumento, come tutte le statistiche evidenziano. Comincia tuttavia a delinearsi la parlabilità del fenomeno non più esclusivamente chiuso nel segreto della coppia e della famiglia. Ciò che è evidente dalle statistiche è che il fenomeno riguarda prevalentemente la vita domestica. Per le donne è statisticamente più facile subire violenza in casa da parte di un familiare che per strada da parte di un estraneo. il dato è veramente allarmante».

Quali sono i quartieri o i comuni dove è maggiore?
«Nonostante le apparenze contrarie, e l'opinione del senso comune, il fenomeno risulta ubiquitario nelle diverse classi sociali e nei diversi quartieri. In alcune zone più aperte ai diritti delle donne e al cambiamento sociale sono più evidenti segni di parola del fenomeno. In questo senso ad esempio Fuorigrotta si differenzia dai quartieri del Centro storico».

La violenza subita viene spesso nascosta dalle donne stesse?
«L'affetto e il legame con il partner rendono difficile la denuncia; infatti, come si evince dalla analisi delle denunce vengono portate alla pubblica conoscenza le violenze subite da ex partner e ex fidanzati. Fino a che il legame tiene, forse la speranza del superamento della violenza inibisce la denuncia».

Qual è l'atteggiamento dei parroci che avete ascoltato?
«È ben strano, a fin di bene. I parroci si fanno promotori del benessere famigliare e della armonia della coppia, ma non hanno presente che in tal modo ledono i diritti di base delle donne in quanto essere umani. Il loro invito ad affrontare il problema della violenza nel bene della famiglia, significa di fatto promuovere rassegnazione e accettazione dei soprusi. Essi dicono di essere i primi psicologi, ma in realtà l'intervento psicologico si caratterizza invece, per una promozione dei diritti delle donne all'interno della coppia e della famiglia promuovendo la negoziazione interfamigliare dei bisogni di tutti i suoi membri. La psicologia non è accettazione dei diritti o della opinione di qualcuno sulla pelle dell'altro. Promuovere la rassegnazione e l'accettazione incondizionata significa ledere i diritti di base della persona umana».

E l'atteggiamento dei medici?
«I medici credono nella importanza della formazione e della informazione, pertanto auspicano corsi ad hoc e iniziative di formazione più diffuse lamentano tuttavia il proprio imbarazzo nel trattare un tema di tale rilevanza emozionale e relazionale». Ma il Sud non era una zona di «matriarcato»? «Sì, ma forse è una definizione antropologicamente impropria; infatti, proprio la volontà delle donne di trovare uno spazio per sé piuttosto che come gestrici sacrificali della intera famiglia induce la vulnerabilità dei maschi non più riconosciuti nel ruolo di padre - autorevole. Il nostro matriarcato è sempre stata una forma di riconoscimento dello spazio femminile a cui faceva eco la totale autorevolezza pubblica del maschio di casa».

Quali aiuti per queste donne?
«Comincia ad esserci una forte sensibilizzazione dell'Udi e di molte associazioni e gruppi di donne; la manifestazione di domenica prossima a piazza Vittoria alle 9.30 è un segno di tale mobilitazione cittadina. La psicologa napoletana Elvira Reale ha introdotto un modello di refertazione psicologica per il pronto soccorso e l'assessorato alle pari opportunità del Comune di Napoli ha istituito una rete antiviolenza per tutte le inziative collegate a tale tema alla quale io tra l'altro ho partecipato in rappresentanza del Rettore della Federico II, Massimo Marrelli».

Quale ulteriore fenomeno specifico è rilevante nella ricerca?
«Il fenomeno della violenza psicologica di coppia tra adolescenti e giovani fidanzati è sempre più in aumento come si evince da ricerche effettuate in questi anni. Munoz-Rivas et al. (2007) confermano che la violenza psicologica, definita come aggressione verbale, insieme ad atti di gelosia e di controllo, si presenta come uno standard costante nei rapporti di fidanzamento degli studenti universitari accompagnata dall'idea condivisa delle fidanzate che manifestazioni di gelosia del partner nei loro confronti siano segno di interesse e di amore (Labrador, Fernandez e Rincón,2010). Dallo studio di Fortuna Procentese svolto attraverso interviste a giovani adulti, fidanzati da almeno due anni, emerge che nel tipo di rapporto descritto non prevale né complicità né reciprocità non invadente, manca la capacità di confidarsi e affidarsi all'altro nell'affrontare i problemi che possono emergere a livello individuale. Le relazioni di coppia, così come raccontate dai partecipanti, delineano una tendenza all'asimmetria che ben spiega il riproporsi di un modello di uomo che offre sicurezza alla propria partner in cambio della rinuncia a delle scelte proprie e autonome, in modo da mantenere il controllo della relazione. Le relazioni di coppia, così come raccontate dai partecipanti, delineano una tendenza a essere asimmetriche. La maggior parte degli intervistati, nonostante abbia espresso l'idea che le partner abbiano la possibilità di studiare e lavorare, in realtà, si sentono rispettati e ritengono di non dover assumere il controllo coercitivo delle situazioni, fino a quando, a loro parere l'attività svolta dalle ragazze è ‘‘sotto controllo'' e non consente un reale scambio con l'esterno. Le fidanzate sembrerebbero vivere una condizione di subordinazione, conforme al modello di coppia radicato nel loro contesto socioculturale e familiare. Anzi, i partecipanti hanno sostenuto con forza la naturalezza di tale distinzione e subordinazione della donna, come se l'identità di un genere, e dunque il ruolo di un genere, derivasse da un fatto naturale».

Mirella Armiero
 

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