Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne: 25 novembre 2011

L’Italia è donna e la uccidono ogni tre giorni
24 novembre 2012
By admin
Un giorno dedicato alle donne può essere un importante e necessario momento di riflessione, a patto, però, che non rimanga l’unico. Perché il buio dentro la cella di una prigione infinita non va mai via, ti segue ogni giorno e ogni notte, ti si appiccica addosso anche mentre sei fuori a scrutare il cielo nella tua ora d’aria. Mentre scrivo, sui giornali on-line campeggia la notizia di un’altra donna trovata assassinata in circostanze che sono ancora da chiarire. Un’altra vittima che si aggiunge alle 102 già registrate nel corso del 2012 (un omicidio ogni 3 giorni). Una strage senza fine, una questione nazionale, un’onda di violenza che bagna di sangue l’Italia, da Nord a Sud, nei quartieri degradati come in quelli “alti”, nelle grandi città così come nei piccoli comuni. Quali parole aggiungere alle storie di morte, violenza, umiliazione, paura, angoscia che quotidianamente leggiamo o conosciamo di persona, spesso per caso, altre volte con l’amara constatazione di chi non si capacita dell’esistenza di tanto orrore, tanto disprezzo per la vita umana, per la dignità e la libertà di una donna.

Sono più di 6 milioni e mezzo le donne dai 16 ai 70 anni che, nella loro vita, almeno una volta, hanno subito violenza. Poco più del 6% delle violenze sono commesse da sconosciuti. Il resto avviene in ambito familiare e la quasi totalità di quelle commesse dal partner (marito o fidanzato) o dall’ex non viene denunciata. Sarà sufficiente un giorno per riprendere aria? Basteranno le lodevoli iniziative del 25 novembre a regalare luce a chi vive negli abissi del proprio dolore, della propria schiavitù? No, ma è pur sempre importante che ci siano momenti di coinvolgimento ed educazione, di attenzione riguardo a questa drammatica voragine di civiltà e di umanità all’interno di un Paese apparentemente avanzato.

Solo che poi ci vuole altro, ogni giorno: servono azioni di pressione su chi legifera, affinché metta questo tema al centro della propria agenda, smettendo di rendersi complice di questa turba famelica di assassini, vigliacchi e sadici, e iniziando, da un lato, a porre in atto gli interventi sociali urgenti, come l’aumento del numero di consultori, sportelli di ascolto, centri antiviolenza, strutture di accoglienza dotate di un numero adeguato di posti letto, programmi scolastici di educazione alla sessualità, all’affettività e al rispetto, e, dall’altro, ad approntare misure normative di carattere penale, soprattutto quelle preventive, che possano rendere certa e severa la condanna di chi molesta, perseguita, picchia, violenta o uccide una donna. È necessario fornire il massimo sostegno a chi ha il coraggio e la voglia di denunciare, consapevoli che la denuncia di una donna può salvare la vita di un’altra donna, di una potenziale futura vittima.

Bisogna liberare l’Italia dal virus marcio del maschilismo, dalla logica esasperata ed aberrante del possesso, dai modelli diseducativi che le famiglie e la società veicolano colposamente, dagli schemi convenzionali a cui, troppo spesso, molte donne finiscono per incatenarsi, accettando certi comportamenti, inscrivendoli in una dimensione ”normale”, “comune”, “accettabile”, che in realtà è perversa, folle, malata, visibilmente fuori da ogni logica. Una lotta culturale a cui siamo chiamati tutti noi, in primis gli uomini, anche se ho davvero poca fiducia nella gran parte dei miei colleghi di genere, i quali andrebbero rieducati e privati di tutto quel vocabolario di parole, concetti, atteggiamenti, mentalità che sono il terreno su cui si edifica lo strato culturale che partorisce la violenza e i modelli necessari ad alimentarla.

Modelli che spesso finiscono quasi per apparire “condivisi”, perché ci sono contesti in cui il possesso della propria moglie o compagna, inteso come dominio integrale e autoritario su ogni suo ambito vitale, esteriore ed interiore, viene considerato normale. La violenza nei suoi confronti, per un adulterio o per un semplice bisogno di spazio individuale o per l’esercizio della volontà di chiudere una relazione, è considerata logica, “condivisibile” secondo gli schemi di una società che, malgrado l’apparente emancipazione, conserva una profonda anima bigotta e illiberale, figlia di un radicato dogmatismo cattolico che svilisce da secoli il ruolo della donna e il suo diritto alla libera scelta. Non so quante volte ho sentito dire “se l’è andata a cercare”, di fronte alla notizia di uno stupro nei confronti di una donna che aveva “osato” un abbigliamento meno casto, meno abbottonato, come se la scelta individuale di indossare un abito piuttosto che un altro potesse rendere quasi legittima l’azione prevaricatrice e disumana di un uomo.

Per non parlare poi del dramma silenzioso (almeno per chi non vuol sentire) ma assolutamente palese delle prostitute, di quelle giovani donne massacrate dallo sfruttamento, dagli stupratori e dal sadismo dei clienti che affondano le lame del proprio egoismo nella carne, nell’anima e nella sofferenza di chi, ogni giorno e ogni notte, vede e sente morire un pezzo di sé. Misoginia che diventa poi facilmente omofobia e si scaglia anche contro le trans, ugualmente vittime, ugualmente sole e ugualmente condannate ad una fine silenziosa, alla stregua di uno “scarto” da lasciar scivolare nella discarica della “non-umanità”, dove il maschio ha costruito il suo impero putrido.

È una battaglia, quella a cui siamo chiamati. Una battaglia quotidiana, dispendiosa, difficile, terribile. Una battaglia all’interno di una guerra che vomita orrori, sparge sangue e dolore, costruisce trincee e campi di prigionia, da cui difficilmente si riesce a uscire. Abbiamo l’obbligo di vincerla questa guerra, tutti insieme, perché riguarda tutti noi, le nostre vite, quelle dei nostri cari, delle nostre figlie e dei nostri figli, quelli che ci sono e quelli che verranno. L’Italia è in guerra, non con un nemico straniero, ma con se stessa, con le sue mentalità e alcune sue becere tradizioni, con le sue leggi che non aiutano, non sostengono, non proteggono, con la sua politica indifferente e con il suo welfare in macerie.

Il 25 novembre è una data, quella in cui uno degli eserciti in lotta rivendica, diffonde, parla al popolo, si rivolge a quei cittadini tra i quali si nascondono i nemici più sanguinari. Il giorno dopo si ritornerà ad affrontare il buio, con mille sacrifici e ostacoli, cercando di scrollarlo di dosso a chi ne rimane avvolta, spesso rinunciando ad una via di uscita, troppo angusta e poco visibile, altre volte aspettando che qualcuno porti qualche cerino, una torcia e un po’ di rabbia per mettersi in cammino e provare a credere che la violenza non deve restarle necessariamente accanto finché morte non li separi.

Massimiliano Perna –ilmegafono.org
 
"la bellezza è inaccessibile ad ogni volontà che usi violenza."
Nietzsche

"Il nostro intelletto è generalmente più scopico e verbale che non musicale."
Mathis
 
Adesso vado :ciao:
Allestiamo il buffet per gli ospiti e prepariamo il nostro pomeriggio.
Il saluto di benvenuto agli intervenuti e due parole su questa giornata sono di mia competenza, toccano a me :)
Sono emozionata.
Ci saranno anche i miei figli :), perciò non mi fermerò durante la proiezione del film, inadatto alla loro età.
Abbiamo già pronte le candele da portare e da accendere in Piazza Loggia.
Per me è una giornata a fortissimo impatto emotivo, sono un po' scombussolata.

:ciao:
Buona giornata internazionale contro la violenza alle donne a tutti voi.
Fate, se possibile, nel vostro piccolo, qualcosa anche voi.
:up:
 
Corte di appello assolve genitori che avevano mutilato le figlie

Aggiunto da admin il 25/11/2012.
Tags Articolo Cronaca, Salute, Società
Tags: appello, genitori, giudice, infibulazione, nigeriani








Nella Giornata Internazionale della violenza sulla donna la corte di appello di Venezia ha assolto una coppia di genitori nigeriani che erano stati condannati per aver sottoposto le due figlie alla clitoridectomia ”perche’ il fatto non costituisce reato”.
Per cui oggi sappiamo che l’infibulazione, nonostante sia un reato riconosciuto dalla legge italiana dal 2006, è una pratica che può essere praticata nel nostro paese.
E’ quindi possibile costringere un minore a subire l’amputazione di una parte del suo corpo, rovinandogli la vita per sempre, e passarla liscia.

Si desume inoltre che non è obbligatorio rivolgersi a strutture sanitarie pubbliche, anche una vecchia megera con le mani sporche e armata di lamette o vetri taglienti può operare in tutta tranquillità.
Ci complimentiamo per il giudice che ha deciso questa infamia, si era laureato a Kabul in un corso tenuto dai telebani?
 
Corte di appello assolve genitori che avevano mutilato le figlie

Aggiunto da admin il 25/11/2012.
Tags Articolo Cronaca, Salute, Società
Tags: appello, genitori, giudice, infibulazione, nigeriani








Nella Giornata Internazionale della violenza sulla donna la corte di appello di Venezia ha assolto una coppia di genitori nigeriani che erano stati condannati per aver sottoposto le due figlie alla clitoridectomia ”perche’ il fatto non costituisce reato”.
Per cui oggi sappiamo che l’infibulazione, nonostante sia un reato riconosciuto dalla legge italiana dal 2006, è una pratica che può essere praticata nel nostro paese.
E’ quindi possibile costringere un minore a subire l’amputazione di una parte del suo corpo, rovinandogli la vita per sempre, e passarla liscia.

Si desume inoltre che non è obbligatorio rivolgersi a strutture sanitarie pubbliche, anche una vecchia megera con le mani sporche e armata di lamette o vetri taglienti può operare in tutta tranquillità.
Ci complimentiamo per il giudice che ha deciso questa infamia, si era laureato a Kabul in un corso tenuto dai telebani?

Si potrebbe chiarirgli le idee con una bella amputazione del pene senza anestesia. Tanto il fatto non costituisce reato, mi pare di capire...
 
Ero a conoscenza di questa barbara sentenza.
Mi domando come mai nessuno abbia sottolineato la contraddizione tra la legge del 2006 e la clitoridectomia che i genitori hanno fatto praticare alla figlia.
E mi domando: ma se io vado a tagliare qualcosa al giudice italiano, il fatto costituisce reato?
Ma come possono coesistere il reato di "Lesioni personali" e la legge del 2006 con questa sentenza?

Forse tagliare il clitoride ad una bambina è lecito e tagliare un dito ad un uomo no?
Forse un clitoride (o una bambina) valgono meno di un dito di un uomo?
Non mi pongo nemmeno la domanda sui genitali maschili.
Si sa che in Italia si adora SAN PENE ONNIPOTENTE

che porci maiali schifosi.
:bleah:
 
Ero a conoscenza di questa barbara sentenza.
Mi domando come mai nessuno abbia sottolineato la contraddizione tra la legge del 2006 e la clitoridectomia che i genitori hanno fatto praticare alla figlia.
E mi domando: ma se io vado a tagliare qualcosa al giudice italiano, il fatto costituisce reato?
Ma come possono coesistere il reato di "Lesioni personali" e la legge del 2006 con questa sentenza?

Forse tagliare il clitoride ad una bambina è lecito e tagliare un dito ad un uomo no?
Forse un clitoride (o una bambina) valgono meno di un dito di un uomo?
Non mi pongo nemmeno la domanda sui genitali maschili.
Si sa che in Italia si adora SAN PENE ONNIPOTENTE

che porci maiali schifosi.
:bleah:
Sono assolutamente senza parole :(
 
Corte di appello assolve genitori che avevano mutilato le figlie

Aggiunto da admin il 25/11/2012.
Tags Articolo Cronaca, Salute, Società
Tags: appello, genitori, giudice, infibulazione, nigeriani








Nella Giornata Internazionale della violenza sulla donna la corte di appello di Venezia ha assolto una coppia di genitori nigeriani che erano stati condannati per aver sottoposto le due figlie alla clitoridectomia ”perche’ il fatto non costituisce reato”.
Per cui oggi sappiamo che l’infibulazione, nonostante sia un reato riconosciuto dalla legge italiana dal 2006, è una pratica che può essere praticata nel nostro paese.
E’ quindi possibile costringere un minore a subire l’amputazione di una parte del suo corpo, rovinandogli la vita per sempre, e passarla liscia.

Si desume inoltre che non è obbligatorio rivolgersi a strutture sanitarie pubbliche, anche una vecchia megera con le mani sporche e armata di lamette o vetri taglienti può operare in tutta tranquillità.
Ci complimentiamo per il giudice che ha deciso questa infamia, si era laureato a Kabul in un corso tenuto dai telebani?

E' semplicemente pazzesco. :wall::wall::wall:
 
Ero a conoscenza di questa barbara sentenza.
Mi domando come mai nessuno abbia sottolineato la contraddizione tra la legge del 2006 e la clitoridectomia che i genitori hanno fatto praticare alla figlia.
E mi domando: ma se io vado a tagliare qualcosa al giudice italiano, il fatto costituisce reato?
Ma come possono coesistere il reato di "Lesioni personali" e la legge del 2006 con questa sentenza?
i.
:bleah:

Io l' ho saputo leggendo qui.Impressionante come su queste tematiche ci sia il black out + completo

Ti dico questo:

Sabato sono andato ai vari open day degli istituti superiori ed ho incontrato una professoressa che aveva preparato una slide circa tematiche che riguardano la società, diritti etc.etc. Erano una 40ina di voci circa - ad esempio l' asilo politico. la mutilazione dei genitali femminili,, la prostituzione etcetc.
MA mancava, a mio avviso, la cosa + importante: il Gender gap - L' ho fatto presente, parlando di quanto la UE (ricordi? ne parlammo) in qualche modo e lentissimamente sta cercando di creare migliorare le framework sull' argomento: Le dissi tutto parte da qui ed anche dai genitori; se nn creiamo una cultura che prevede la parità - e lacutlura ripeto è data dal connubio famiglia e scuola- come pensiamo di cambiare le cose? Altrimenti ognuna delle due metà del cielo enteràa automaticamente nella recita della parte, ovvero le ochettine svenevoli ed i bulletti (estremizzando)... e quando la parte + debole capirà che fu un errore è o sarà troppo tardi ... Come finì? arrossì mi farfugliò qualcosa ...

Ovviamente nn andrà a studiare presso quella scuola.
MMa ovviamente nn è questo il punto.
Dovete Dobbiamo a vostra nostra volta pretendere che anche a scuola ci sia la corretta sensibilità sull' argomento.
Si deve.
Io lo faccio in prima persona e l' ho fatto.
La maggiore contro ogni pronostico et previsione (mingherlina ma un carattere che tiene testa ai + scafati) è rapperesentante di istituto ed è abituata a pensare alla parità, rispettando assolutamente la propria femmilità, e nn vorrei nulla di diverso.

Solo così si possono evitare che ci siano ancora giudici o sentenze così.
 
Ultima modifica:
Io l' ho saputo leggendo qui.Impressionante come su queste tematiche ci sia il black out + completo

Ti dico questo:

Sabato sono andato ai vari open day degli istituti superiori ed ho incontrato una professoressa che aveva preparato una slide circa tematiche che riguardano la società, diritti etc.etc. Erano una 40ina di voci circa - ad esempio l' asilo politico. la mutilazione dei genitali femminili,, la prostituzione etcetc.
MA mancava, a mio avviso, la cosa + importante: il Gender gap - L' ho fatto presente, parlando di quanto la UE (ricordi? ne parlammo) in qualche modo e lentissimamente sta cercando di creare migliorare le framework sull' argomento: Le dissi tutto parte da qui ed anche dai genitori; se nn creiamo una cultura che prevede la parità - e lacutlura ripeto è data dal connubio famiglia e scuola- come pensiamo di cambiare le cose? Altrimenti ognuna delle due metà del cielo enteràa automaticamente nella recita della parte, ovvero le ochettine svenevoli ed i bulletti (estremizzando)... e quando la parte + debole capirà che fu un errore è o sarà troppo tardi ... Come finì? arrossì mi farfugliò qualcosa ...

Ovviamente nn andrà a studiare presso quella scuola.
MMa ovviamente nn è questo il punto.
Dovete Dobbiamo a vostra nostra volta pretendere che anche a scuola ci sia la corretta sensibilità sull' argomento.
Si deve.
Io lo faccio in prima persona e l' ho fatto.

La maggiore contro ogni pronostico et previsione (mingherlina ma un carattere che tiene testa ai + scafati) è rapperesentante di istituto ed è abituata a pensare alla parità, rispettando assolutamente la propria femmilità, e nn vorrei nulla di diverso.

Solo così si possono evitare che ci siano ancora giudici o sentenze così.

Sì. Anch'io faccio la mia parte, ma non hai mai l'impressione di essere solo?
Io sì e talvolta mi pesa e mi rattrista moltissimo.
 

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