Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne: 25 novembre 2011

Sì. Anch'io faccio la mia parte, ma non hai mai l'impressione di essere solo?
Io sì e talvolta mi pesa e mi rattrista moltissimo.

Assoltamente si - Nel mentre della cosa di cui sopra, ho ricevuto qualche sguardo meno che amichevole, immagina un pò, proprio da qualche genitore, anche femmina; No, nn mi pesa e nn mi rattrista: mi fa inkazzare e molto - perdona il termine - perchè mi sfugge come mai ancora oggi nn ci sia sensibilità corretta sull' argomento.
Non riesco a capirlo.
Comunque si, fui il solo a parlare di questo argomento e mio malgrado nn sono riuscito a coinvolgere altri genitori nella cosa - fortunamente nn sempre è così.
Il punto è che proprio la cultura ti omologa talmente tanto, che talvolta si diventa parte attiva nel ledere i propri diritti; la mia consapevolezza viene in primis da una madre che, fatto +/- inusuale per quelli della mia generazione, fin da piccolo trattava me e mia sorella in modo assolutamente uguale, mi insegnò e mi fece fare i mestieri di casa, a stirare (cosa che ad onor del vero mia moglia abolì stante la mia acclarata inettitudine) a riattaccarmi i bottoni quando si staccavano e via via di questo passo con discorsi e cose che rcordo perfettamente, mi davano fastidio perchè mi sembrava di essere "diverso" dai miei amichetti di allora- solo dopo capii la preziosità di quell' imprinting ... quindi prosegunendo nel mio vissuto si affievolì da fine adoloscenza in avanti, anche se nn accettavo le discriminazioni tout court;
ma quando diventai padre quasi immediatamente ritornò in me quello che era il mio retaggio, instillato in me da mia mamma. Lo ricordo perfettamente il momento: fu quando vidi la prima volta la mia primogenita - nn ho le parole giuste per descrivere bene cosa. ma so che "vidi" assolutamente ciò che avrei dovuto fare - Mia moglie che fu ai suoi tempi la + giovane dirigente italiana, fu sempre al mio fianco o anche oltre, ben oltre, in questa cosa.

Io guardo le mie figlie e mia moglie, e talvolta penso che le femmine sono i coulored della società odierna: è impensabile, oggi, dare ad un uomo di colore a parità di mansioni, meno soldi (per esempio) rspetto al suo omologo bianco ... ma lo si fa regolarmente con la parte femmina della specie uomo. Credo che anche di questo ne parlammo se nn con te con altri parecchio tempo fa ..(minimi contrattuali e superminini, per esempio, che differiscono in modo significativo tra maschi e femmine tuttora). Ma ovviamente l' aspetto economico è solo la summa, se vogliamo nemmeno la + importante, di tanti aspetti che già da prima, concorrono a realizzare cittadini di serie b.
 
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Il punto è che proprio la cultura ti omologa talmente tanto, che talvolta si diventa parte attiva nel ledere i propri diritti
; la mia consapevolezza viene in primis da una madre che, fatto +/- inusuale per quelli della mia generazione, fin da piccolo trattava me e mia sorella in modo assolutamente uguale, mi insegnò e mi fece fare i mestieri di casa, a stirare (cosa che ad onor del vero mia moglia abolì stante la mia acclarata inettitudine) a riattaccarmi i bottoni quando si staccavano e via via di questo passo con discorsi e cose che rcordo perfettamente, mi davano fastidio perchè mi sembrava di essere "diverso" dai miei amichetti di allora- solo dopo capii la preziosità di quell' imprinting ...

talvolta penso che le femmine sono i coulored della società odierna: è impensabile, oggi, dare ad un uomo di colore a parità di mansioni, meno soldi (per esempio) rspetto al suo omologo bianco ... ma lo si fa regolarmente con la parte femmina della specie uomo. Credo che anche di questo ne parlammo se nn con te con altri parecchio tempo fa ..(minimi contrattuali e superminini, per esempio, che differiscono in modo significativo tra maschi e femmine tuttora). Ma ovviamente l' aspetto economico è solo la summa, se vogliamo nemmeno la + importante, di tanti aspetti che già da prima, concorrono a realizzare cittadini di serie b.

E' forse la prima, la primissima volta che una persona parla in modo talmente identico al mio stesso modo di vivere e sentire da farmi rimanere a bocca aperta
:bow::bow::bow:
 
Mi limito a partecipare al film mattone di domani. Nessun'altra iniziativa mi vedrà presente.
Prima di tutto, ci sono ancora i miei figli e domani hanno un impegno improrogabile e non riesco a demandarlo a nessun altro.
Mi dedicherò alla riflessione, alla lettura e, magari alla scrittura.
 
Un consiglio di lettura

?Chiamarlo amore non si può? ? Un altro genere di comunicazione

In questo 25 novembre, voglio parlare di violenza.

Non lo farò riportando casi di cronaca, o indagando sulle cause, come facciamo sempre dalle pagine di questo blog.

Lo farò parlando ai giovani, o meglio, lasciando che lo facciano le parole di un libro che esce oggi in libreria, ma che ho già avuto l’occasione di leggere, in anteprima.

E già il titolo promette bene. A dispetto di tutti i giornali che quando narrano di violenza insistono ad utilizzare i termini “amore”, “gelosia”, “passione”, questo libro si intitola “Chiamarlo amore non si può” e la promessa del titolo rispettoso e veritiero, viene mantenuta nei racconti che contiene.

Sono ventitré racconti, scritti da ventitré diverse autrici.

Ognuna con il suo modo di scrivere, la sua capacità narrativa, ognuna con uno sguardo diverso, ognuna con un suo stile.
Ventitré modi di vedere la violenza, ventitré sfaccettature, come è giusto che sia, perché la violenza ha tanti volti e in tanti modi la si può riconoscere e vedere.

Il libro si rivolge ai giovani e a me, che scrivo in questo blog, attento alla comunicazione, non sfugge che in copertina vi è stampato: “23 autrici raccontano ai ragazzi e alle ragazze la violenza contro le donne”.

Non aspettatevi un linguaggio eccessivamente edulcorato, ma nemmeno sangue e vittimismo. Non aspettatevi toni forti, toni gridati, scandalistici, ma nemmeno favolette. Ci sono emozioni.
Ci sono emozioni al maschile e al femminile. Emozioni che colpiscono anche un’adulta come me.
E sono le emozioni di chi vive la violenza, ma anche di chi la vede in un’amica, in una madre, di chi la ricorda, di chi vi ha assistito, di chi la teme.

Le storie sono diverse e parlano di ogni tipo di violenza che una donna può subire: stalking, stupro, mutilazioni genitali femminili, violenza psicologica, violenza fisica, femminicidio, turismo sessuale, schiavitù ai canoni di bellezza imposti da altri, anche bullismo, quel bullismo che nasce dalla maldicenze e dalle etichette che si appioppano alle ragazze che non si comportano come vorrebbero le leggi del patriarcato.

I protagonisti dei racconti sono donne adulte, ragazze, ragazzi, bambini e bambine e anche uomini (aguzzini, ma anche vittime di padri violenti, o anche figure positive, come il maestro o come il marito che risolve i litigi con la moglie, facendo attenzione alla sensibilità dei figli). Di volta in volta raccontano i turbamenti dei primi amori, le dinamiche violente nelle relazioni di coppia, le vicende di amiche e genitori, le proprie emozioni, le proprie storie.

Intorno ai protagonisti si muovono varie figure, in molti casi positive, un’apertura alla speranza, un evidenziare che anche quando si è vittime di violenza, qualcuno intorno a noi che potrebbe aiutarci c’è.

Un bel libro, insomma. Un libro che parla di realtà, non di fiabe. Che parla di cultura patriarcale, che la rimarca, la fa notare. Alcuni racconti sono a lieto fine. Altri aprono alla speranza. Alcuni ancora terminano male. E, se v’è qualche piccolissimo cliché, glielo perdoniamo facilmente, perché ha l’enorme merito di non puntare mai dita accusatrici verso chi, nei racconti, subisce la violenza. Nel primo racconto, che parla di uno stupro, i colpevoli sono chiaramente gli stupratori (pur senza – e questa è una delle cose che del libro mi piace – alcuna descrizione di atti violenti), non la ragazzina che è uscita con loro, tanto più grandi di lei, per sentirsi, lei stessa, grande.

Un linguaggio rispettoso delle vittime e del giovane pubblico cui è indirizzato il libro (non prima dei 15/16 anni, comunque), un linguaggio che arriva al punto attraverso le emozioni dei protagonisti. E vi arriva diretto, lucido, consapevole.

Ciliegine sulla torta. Due.

Un passaggio dell’introduzione che qui riporto:

"Come possiamo mai sperare che le nostre bambine e le nostre ragazze siano donne determinate nelle relazioni, sicure di sé e delle proprie scelte (…) se diamo loro solo un certo tipo di modelli? (…) A che serve ridurre la soluzione a mero problema penale, affannarsi a discutere sull’irrevocabilità della querela penale (…) se non si lavora invece sull’educazione? Sulla prevenzione? Se sin da bambine le circondiamo di libri scolastici pieni di stereotipi, di immagini di abuso del corpo femminile, con un linguaggio declinato al maschile che mortifica le donne è davvero inutile. Quanto ai ragazzi, sarebbe più efficace provare a decostruire i modelli familiari, sociali mediatici (…). E riflettiamo anche sul perché la violenza contro le donne sia così diffusa proprio ora che le donne sono apparentemente più forti, più libere, più ricche di opportunità.”

E il fatto che i proventi del libro sono interamente devoluti all’AIDOS che si occupa di sostegno allo sviluppo femminile, in tutti i campi.

Non si lucra, perciò, sulla violenza contro le donne.
 
Quanta ipocrisia!

La vita è competizione.
Competere è "faticoso".
La parità uomo/donna? tutte lo dicono/chiedono ma........

Nella mia (breve) vita ho conosciuto molte "femministe" MA...gratta-gratta, alle femmine, della PARITA' non fregava un.. 0I0; salvo le ECEZIONI, che ESISTONO.

In Politica? > Bresso/Bonino; NON hanno avuto bisogno delle "quote-rosa" per "arrivare" :Dperchè quando si è brave&capaci :bow:

Nell'industria? >Bellisario Marisa (scomparsa prematuramente. SIC.) DIMENTICATA/IGNORATA?


Hai mai visto donne manifestare per la parità nei/davanti ai CANTIERI-EDILI o per altri lavori "umili/faticosi/sporchi/mal pagati??????

io-no!!!!!
Smettetela di fare ciò che NON siete: VITTIME!

P.S. Chi è causa del PROPRIO mal...
 
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La vita è competizione.
Competere è "faticoso".
La parità uomo/donna? tutte lo dicono/chiedono ma........

Nella mia (breve) vita ho conosciuto molte "femministe" MA...gratta-gratta, alle femmine, della PARITA' non fregava un.. 0I0; salvo le ECEZIONI, che ESISTONO.

In Politica? > Bresso/Bonino; NON hanno avuto bisogno delle "quote-rosa" per "arrivare" :Dperchè quando si è brave&capaci :bow:

Nell'industria? >Bellisario Marisa (scomparsa prematuramente. SIC.) DIMENTICATA/IGNOGRATA?


Hai mai visto donne manifestare per la parità nei/davanti ai CANTIERI-EDILI o per altri lavori "umili/faticosi/sporchi/mal pagati??????

io-no!!!!!
Smettetela di fare ciò che NON siete: VITTIME!

Hai messo tanta carne al fuoco che c'entra poco, però io, che sono una signora, ti risponderò:

1) hai conosciuto persone che non erano realmente femministe.
2) non capisco cosa c'entra
3) come il punto due
4) sì, una per tutte Domitila Barrios che tu non sai nemmeno chi sia e tutte coloro che si sono unite a lei, negli anni. Ma è solo un esempio.
5) Vittima in senso sociologico, o vittima in senso giuridico? Nel secondo caso, la persona offesa è vittima. Una donna picchiata, uccisa o violentata è giuridicamente vittima. O no?
6) chiamasi "Victim blaming" e non va bene. Nessuna donna che subisce violenza se l'è voluta. NESSUNA.
 
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Hai messo tanta carne al fuoco che c'entra poco, però io, che sono una signora, ti risponderò:

1) hai conosciuto persone che non erano realmente femministe.
2) non capisco cosa c'entra
3) come il punto due
4) sì, una per tutte Domitila Barrios che tu non sai nemmeno chi sia e tutte coloro che si sono unite a lei, negli anni. Ma è solo un esempio.
5) Vittima in senso sociologico, o vittima in senso giuridico? Nel secondo caso, la persona offesa è vittima. Una donna picchiata, uccisa o violentata è giuridicamente vittima. O no?
6) chiamasi "Victim blaming" e non va bene. Nessuna donna che subisce violenza se l'è voluta. NESSUNA.

CONCORDO!
Solo smettete di fare le vittime! REAGITE! senza aspettare il.. cavaliere-azzurro.
 
CONCORDO!
Solo smettete di fare le vittime! REAGITE! senza aspettare il.. cavaliere-azzurro.

:rolleyes: nel caso non lo sapessi, molte, moltissime associazioni di donne si muovono.
La massima esperta italiana di femminicidio è una ragazza, una giovane avvocata di 30 anni che è stata anche scelta dall'inviata dell'ONU per la relazione sulla CEDAW. La stessa avvocata di cui parlo e numerosissime altre associazioni, ONLUS, gruppi, organizzano svariati momenti di azione in tema.
Purtroppo, del tutto, o quasi, inascoltate dalla politica.
Hai presente il "pacchetto sicurezza" approvato di recente?
Pomposamente chiamato "legge sul femminicidio"....?
Ecco. E' stato scritto e formulato SENZA chiamare nessun esperto/a in tema, in 4 e 4 otto, perché il premier Letta voleva farsi propaganda e, nonostante moltissime voci contrarie alle sue misure si siano alzate, dalla stampa e da ogni parte, se ne sono bellamente fregati e quel decreto è diventato legge.
E guarda che le controproposte c'erano. Non era solo un "dire di no" sterile.

E' solo un esempio. Non è facile, in un mondo pensato al maschile e creato al maschile, dagli uomini, cambiare e far cambiare la testa e la cultura. Anche solo farse prendere sul serio, credimi.
 
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