Credo fermamente che un lavoro DIGNITOSO sia indispensabile per la realizzazione dell'essere umano e per una vita felice quindi userei le risorse disponibili per detassare il più possibile lavoro (l'ideale sarebbe non tassarlo affatto...) ed impresa (la storia delle macchine pigliatutto per me non vale nel lungo periodo: vorrà dire che torneremo a fare gli artigiani, i medici, i poeti, a coltivare i valori del Bello e del Buono ma con uno stipendio sufficiente a far vivere una famiglia....qui sta il punto!). Un contesto favorevole ed opportuno favorirebbe la nascita di professioni e business che ora neanche possiamo immaginare o la rinascita di figure che credevamo appartenere definitivamente al passato. Il vero problema è che la produttività, elemento certo importante, non può diventare l'elemento PIU' importante: un popolo di geni e artisti come quello italico inevitabilmente ne viene mortificato. Lo stato di cose attuale si deve all'abdicazione totale della politica nei confronti della finanza: e qui veniamo al cuore del problema....se non si scardina una volta per tutte la presa di quest'ultima nei confronti dei popoli, sancita in maniera (quasi) incontrovertibile dal potere di indirizzo della prima sulle Banche Centrali, allora qualsiasi riforma sarà gattopardesca.
In sostanza:
1) Chiederei una riforma dell'UE sulla base dei principi di cui sopra: BCE strumento politico asservito al benessere dei popoli e vera solidarietà;
2) Se ciò non fosse possibile (e bada che ancora nessuno ci ha provato...), mi riprenderei la sovranità monetaria, a qualsiasi costo;
3) Procederei con riforme coerenti;
Se proprio devo penalizzare, in qualche misura, il risparmio degli italiani (e questa politica lo penalizzerebbe a favore del lavoro e dell'impresa) vorrei che ciò finanziasse la rinascita del paese e non, come avviene ora, l'elite finanziaria che non ha veri valori e ideali se non quelli di un continuo consolidamento del suo potere.