Era già successo a metà agosto 2022 e ora di nuovo. La paytech
Nexi, quotata a Piazza Affari, attira le mire dei fondi di private equity, a causa di quotazioni di mercato depresse, a fronte di un business che invece va a gonfie vele (si veda
altro articolo di BeBeez). Ieri in serata a rilanciare l’ipotesi è stata
Bloomberg, che parla di una potenziale offerta in arrivo da parte di
CVC Capital Partners. Colosso del private equity, quest’ultimo, che peraltro a sua volta in queste settimane è oggetto di rumor insistenti a proposito di un progetto di quotazione su
Euronext Amsterdam, che potrebbe essere svelato nei prossimi giorni (si veda
altro articolo di BeBeez).
Ad attrarre l’interesse di CVC, che
potrebbe agire in tandem con un coinvestore, magari con
Silverlake (si veda
altro articolo di BeBeez), che si diceva fosse stato in trattative con gli azionisti di Nexi a inizio 2022, sarebbero state, come accennato, le quotazioni del gruppo, che ieri ha chiuso la sessione di Borsa con un +0,1% a
5,756 euro per azione, leggermente al di sopra del
minimo storico toccato il 9 ottobre a 5,482 euro, per una capitalizzazione di poco sopra i
7,55 miliardi di euro. Una cifra che si confronta con il
massimo storico segnato a 19,40 euro per azione nel luglio 2021. La discesa delle quotazioni, quindi, è stata davvero enorme, trainata da un contesto che come noto negli ultimi due anni si è rivelato particolarmente pesante per tutto il settore tech, dopo i picchi di valutazione toccati nel 2021.
Contestualmente, come accennato, Nexi è cresciuta in maniera significativa sul fronte del business e ha condotto anche un’aggressiva campagna di m&a. L’ultima acquisizione è stata annuncaita lo scorso febbraio, quando Nexi ha siglato l’accordo per acquisire dallo spagnolo
Banco Sabadell l’
80% del suo
business merchant acquiring sulla base di un
enterprise value per il 100% di
350 milioni di euro (si veda
altro articolo di BeBeez). Nel giugno 2022 il gruppo aveva invece raggiunto l’intesa con
BPER, sulla partnership strategica in materia di carte di pagamento (si veda
altro articolo di BeBeez). I due gruppi hanno infatti sottoscritto il contratto per il trasferimento a
Nexi Payments del
merchant acquiring (l’attività che consente di addebitare le carte dei clienti e accreditare i conti degli esercenti) e della
gestione POS di BPER e
Banco di Sardegna. Contestualmente Nexi ha acquisito da Banco di Sardegna il
100% di
Numera Sistemi e Informatica, previo carve-out (scorporo) da Numera stessa delle attività non relative alla gestione e assistenza POS. Sempre in materia di merchant acquiring, nell’agosto del 2021 Nexi aveva siglato con
Alpha Services and Holdings, la società capogruppo dell’istituto di credito greco
Alpha Bank, una partnership strategica grazie alla quale la banca greca promuove e distribuisce ai propri clienti le soluzioni sviluppate da Nexi (si veda
altro articolo BeBeez). Ancora prima, nel dicembre 2019, Nexi aveva comprato il merchant acquiring di
Intesa Sanpaolo, che aveva ceduto il relativo ramo d’azienda per
un miliardo di euro a fronte dell’acquisto da parte della stessa banca di una quota del
9,9% (si veda
altro articolo di BeBeez). Successivamente la banca si era diluita al 5,12%, a valle della fusione tra Nexi e Nets e infine lo scorso novembre ha ceduto la sua quota sul mercato, uscendo dal capitale (si veda
altro articolo di BeBeez).
A oggi l’
azionariato di Nexi è ancora saldamente in mano a fondi di private equity. Primo azionista è infatti il fondo
Hellmann & Friedman con il
19,94%, seguito da
CDP Equity con il
13,57%; c’è poi con il
9,42% Mercury UK, la holding che raggruppa le partecipazioni dei fondi di private equity
Advent International, Bain Capital e
Clessidra, che prima della quotazione a PIazza Affari della paytech, ne erano azionisti di riferimento (si veda
altro articolo di BeBeez); e c’è infine con il
2,12% GIC, fondo sovrano di SIngapore.
Ricordiamo che a seguito della fusione per incorporazione in Nexi della danese
Nets, il 1° luglio 2021 (si veda
qui il comunicato stampa), i fondi soci di Nets (
Hellmann & Friedman, GIC, Bain Capital e Advent International) hanno reinvestito e quindi sono diventati soci di Nexi. L’azionariato della paytech si è poi ulteriormente evoluto in coincidenza con la fusione con la
SIA (si veda
altro articolo di BeBeez). Il principale azionista di SIA era infatti
CDP Equity, con l’82,8%, affiancata da
Poste Italiane con il 17,2%. A seguito della fusione, efficace da inizio 2022 (si veda
qui il comunicato stampa), entrambe si sono ritrovate socie di Nexi.
Quanto ai risultati finanziari, il gruppo ha chiuso il
primo semestre 2023 con 1,577 miliardi di euro di ricavi (+8,1% dal primo semestre 2022), un
ebitda di 771,8 milioni (+11,6%) e un
debito finanziario netto di 5,422 miliardi, che implica una leva quindi di 3,2 volte, che a livello pro-forma (includendo le sinergie run-rate) si attesta invece a circa 2,8 volte. Numeri che hanno portato il gruppo a indicare una guidance per fine anno che vede ricavi in crescita del 7% dal 2022 e un ebitda in aumento del 10%, a fronte di una leva di 3 volte o 2,7 volte pro-forma (si veda
qui il comunicato stampa). Il 2022, invece, si era chiuso con 3,26 miliardi di ricavi (+7,1% dal 2021), un ebitda di 1,613 miliardi (+14,2%) e un debito finanziario netto di 5,396 miliardi, con una leva quindi di 3,3 volte o 2,9 volte pro-forma(si veda
qui il comunicato stampa).
Ma se i risultati sono questi, è davvero improbabile che i fondi azionisti di Nexi vogliano svendere il gruppo ai prezzi attuali. Forse è ragionevole immaginare che possa essere seguita quella che ormai è una prassi ben consolidata nel mondo dei grandi operatori di buyout, che quando si trovano ad avere in portafoglio asset che ritengono ancora molto interessanti ma ormai datati per un fondo che magari sta andando verso la fine della propria vita, decidono di lanciare un
fondo cosiddetto di continuazione e vi passano l’asset in questione, con il supporto di investitori vecchi e nuovi investitori specialisti del mercato secondario.