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Corriere della Sera Economia di lunedì 3 ottobre 2011, pagina 6
Euro. Formichina Angela cerca la svolta
di Taino Danilo
Volti Dopo il sì del Bundestag sul Fondo salva stati la leadership della Merkel sembra rafforzata. Nell'Unione. E in casa Euro Formichina Angela cerca la svolta Premiata la sua visione e la sua strategia dei piccoli passi per risolvere la crisi dei debiti sovrani Ma ora la Cancelliera deve alzare il tiro: vuole un governo economico e di bilancio per tutta l'area DI DANILO TAINO in austerità — i prossimi anon userà il bazooka, Angela Merkel, nemmeno ora che ha vinto la battaglia per fare accettare alla sua maggioranza il Fondo salva Stati (Efsf) rafforzato. Glielo chiedono governanti, economisti, analisti, ricordando la famosa battuta dell'ex segretario al Tesoro americano Hank Paulson: «Se hai un bazooka in tasca e la gente lo sa, probabilmente non avrai bisogno di usarlo». Il fatto è che la cancelliera tedesca non vuole un bazooka, uno strumento con il quale mettere in riga mercati e governi finanziariamente indisciplinati, si tratti dei famosi Eurobond o di un Efsf da tremila miliardi. Il voto al Bundestag di giovedì scorso l'ha liberata da una serie di vincoli, che le permetteranno di rafforzare la sua leadership a Berlino e in Europa. Ma il bazooka no. Per più di una ragione. La prima è politica. Pas' sato l'ostacolo della ratifica dell'Efsf da 440 miliardi, uno dei problemi della Germania è di uscire da un ruolo che ben pochi nel Paese amano, quello di salvatore dell'Europa e allo stesso tempo di castigatore dei peccatori. Frau Merkel, e con lei tutto il suo governo, ma anche le opposizioni, non sono tranquilli ad avere messo sul tavolo garanzie per 221 miliardi a salvataggio dei membri dell'Eurozona in difficoltà.
Governo unico Dall'altra parte, non apprezzano nemmeno il fatto di essere coloro che impongono alla Grecia, al Portogallo, all'Irlanda e probabilmente in futuro anche a Italia e Spagna come vivere — ni. Più che un bazooka, dunque, Berlino ha bisogno di qualcosa che le permetta di non essere lo zar e l'affamatore dell'Europa, che la sollevi dall'enorme responsabilità che le è caduta addosso da due-tre anni. In concreto, di una costruzione istituzionale in Europa che garantisca un certo governo economico e di bilancio a tutta l'area euro, un'architettura che controlli i conti pubblici di tutti i 17 Paesi, che imponga sanzioni certe (e non politicamente discusse) a chi esce dai ranghi, che spinga verso l'efficienza e la competitività tutti i Paesi. Diversamente, se Berlino continuerà ad aver sulle spalle il peso dell'Europa, ci sarà solo da indovinare se si ribelleranno prima i greci o i tedeschi. La tattica Il secondo motivo per il quale Frau Merkel non vuole armarsi di bazooka è la sua convinzione profonda che la crisi del debito non si superi con un sol colpo. Ma a piccoli passi. E' la tattica incrementale che nei mesi scorsi le ha portato enormi critiche — «Non ha visione» — ma le ha permesso di coinvolgere il Fondo monetario nella crisi greca (contro l'opposizione durissima di Nicolas Sarkozy e di Jean-Claude Trichet), di fare accettare ad Atene una serie di riforme e ora di convincere il proprio governo, scettico, a sostenere il Fondo salva Stati rafforzato. Andrà dunque avanti su questa strada «incrementalista», che comprende nel tempo la nuova architettura economica dell'Eurozona (e quindi una nuova Ue) da fare approvare dai parlamenti nazionali, su basi democratiche, compreso il cambiamento dei trattati europei e probabilmente della costituzione tedesca. Scuola austriaca Terzo motivo: a differenza di Barack Obama, del suo segretario al Tesoro Tim Geithner, degli economisti Larry Summers e Paul Krugman — che la invitano a essere più generosa e mettere più euro tedeschi sul tavolo — la signora Merkel non è keynesiana. L'area politica alla quale fa riferimento — cioè l'establishment conservatore che ha guidato la ricostruzione e dato vita al mito della stabilità attorno all'indipendenza assoluta della Bundesbank — si ispira al contrario alla scuola austriaca di Friedrich Hayek e all'Ordoliberalismo sviluppato all'università di Friburgo da Walter Eucken, attento agli aspetti sociali ma contrario alle intrusioni dello Stato nell'economia e nei mercati finanziari ben regolati: così è stata impostata a fine Anni Novanta l'Unione monetaria, con una banca centrale indipendente ma un Patto di Stabilità fragile e inutile. Su queste basi, dunque, nessun intervento violento sui mercati: piuttosto, costruzione delle istituzioni per farli funzionare e riaffermazione della Banca centrale europea che non deve fare interventi fiscali ma solo monetari. Non saranno passi facili per Frau Merkel. La crisi del debito europeo resta drammatica e, tra l'altro, il suo metodo incrementale non esclude affatto un default pilotato della Grecia, meglio se sotto l'ombrello dell'Esm, l'European Stability Mechanism che dovrebbe in futuro prendere il posto dell'Efsf: sarà un passaggio delicatissimo. La cosa buona è che giovedì scorso la cancelliera ha dimostrato ai critici di che pasta è fatta. E cosa vuole dire «avere una visione».
*** • 0 Due copioni in scena ad Atene Scenario BENIGNO Scenario CATASTROFICO l Fonte. Tlme/Cortlerfconomla S Avahon ***